Il Concilio Vaticano II è l’apostasia che viene dal liberalismo. Si tratta di una vera e propria RIVOLUZIONE IN TIARA E CAPPA, di un BRIGANTAGGIO che ha istituito il sincretismo religioso, distrutto il diritto pubblico della chiesa, abolito il Regno Sociale di Nostro signore Gesù Cristo, aperto al pacifismo, ai massoni, ai
comunisti e all’ebraismo talmudico.
Monsignore Lefebvre ha fatto tutto il possibile per spiegare alle autorità che quello non era un concilio ma un brigantaggio. Alla fine ha saputo valutare che per il bene di tutti era meglio non andare più a discutere (Mt 15,14). Lei ha pensato il contrario ed è ritornato alla Roma modernista. Diceva di aver posto Lei le condizioni per le trattative e di stabilire la tabella di marcia dei suoi interlocutori. Adesso la situazione è cambiata. La patata bollente cioè il preambolo dottrinale è Lei che ce l’ha ora in mano. Il preambolo dottrinale Le è stato rimesso in occasione dell’incontro con il Card. Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 14 settembre 2011. Il comunicato stampa della Santa Sede dice in proposito: Tale Preambolo enuncia alcuni principi dottrinali e criteri di interpretazione della dottrina cattolica, necessari per garantire la fedeltà al Magistero della Chiesa e il ‘sentire cum Ecclesia’, lasciando nel medesimo tempo alla legittima discussione lo studio e la spiegazione teologica di singole espressioni o formulazioni presenti nei documenti del Concilio Vaticano II e del Magistero successivo.
Lei sa che il pontificio consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi ha dato tramite il suo consultore, il padre Paul Durand un’ interpretazione del significato di questo preambolo dottrinale: richiede infatti “ il rispetto ‘en bloc’ del Concilio Vaticano II cioè la sua autenticità e la legittimità del suo insegnamento. … in compenso si è autorizzati a lavorare sull’interpretazione del Concilio”.
Eccellenza, il padre Paul Durand, consultore del pontifico consglio ed interprete dei testi legislativi spiega anche in che senso è concesso ai tradizionalisti la ‘legittima discussione’. Dice:“è un metodo di dialogo che viene utilizzato anche nel dialogo ecumenico con le altre confessioni cristiane. Ma il preambolo dottrinale è il minimo imprescindibile”.
(La Croix, 14 sett. 2011)
Non mi sembra che i due anni di dialogo vietato da Mgr Lefebvre con la Roma modernista abbiano portato frutti buoni. Non penso che i Suoi interlocutori si siano convinti che il Concilio Vaticano II è la causa diretta della crisi attuale della chiesa, che si trattava di un vero e proprio brigantaggio, una rivoluzione in tiara e cappa, e che dunque non può essere un concilio legittimo, ancora meno quel momento storico nel quale il Signore continuava a parlare agli uomini come richiede il preambolo dottrinale; e che neanche la foglia di fico della denominazione ‘concilio pastorale’ non lo salva. Non perché è pastorale un concilio può contraddire il magistero ordinario universale. Ora nel suo insieme il concilio è quella torta avvelenata di cui sappiamo cosa se ne fa una mamma che non vuole avvelenare i suoi figli. O forse non insegna più questa verità nei seminari? Si ricorda cosa scrisse Mgr Lefebvre nel libro ‘lo hanno detronizzato’ all’inizio della quarta parte intitolata appunto: “il concilio Vaticano II una rivoluzione in tiara e cappa”, al capitolo XXIV (“il brigantaggio del concilio”)? Scrisse a proposito dei redattori degli schemi conciliari: “… devo confessare che non siamo riusciti a purificare il concilio dello spirito liberale e modernista che impregnava la maggior parte degli schemi. I redattori, in realtà erano proprio gli esperti e i Padri macchiati di questo spirito. Ora che volete fare, quando un documento è, in tutto il suo insieme, redatto con uno spirito falso, è praticamente impossibile ripulirlo di questo spirito; bisognerebbe ricomporlo completamente per dargli uno spirito cattolico”.
L’unica lettura del Concilio Vaticano II nella luce della Tradizione è la sua condanna. Nessun atto magisteriale, ordinario o straordinario che sia può fregiarsi di quel titolo se contiene errori o anche soltanto ambiguità come lo insegna Pio VI nella bolla Auctorem Fidei del 28 agosto 1794: Essi conoscevano bene l’arte maliziosa propria degli innovatori, i quali, temendo di offendere le orecchie dei cattolici, si adoperano per coprire sotto fraudolenti giri di parole i lacci delle loro astuzie, affinché l’errore, nascosto fra senso e senso (San Leone M., Lettera 129 dell’edizione Baller), s’insinui negli animi più facilmente e avvenga che – alterata la verità della sentenza per mezzo di una brevissima aggiunta o variante – la testimonianza che doveva portare la salute, a seguito di una certa sottile modifica, conduca alla morte. Se questa involuta e fallace maniera di dissertare è viziosa in qualsiasi manifestazione oratoria, in nessun modo è da praticare in un Sinodo, il cui primo merito deve consistere nell’adottare nell’insegnamento un’espressione talmente chiara e limpida che non lasci spazio al pericolo di contrasti.
Nel 2011 non voleva contatti ufficiali con la Roma modernista e voleva aspettare che si convertisse , e invece ha intavolato lo stesso trattative ufficiali, “perché – come Lei suol dire spesso- qualche cosa a Roma era cambiato”; poi disse che avrebbe convertito Roma tramite i colloqui, e intanto Benedetto XVI riconvoca Assisi III. Mi sembra che Lei sia veramente caduto nella trappola che Mgr Lefebvre chiamava: “illusione puerile”. Il Pastore Tedesco la sta vincendo sul San-Bernardo.
Le auguro una coraggiosa retromarcia sulle tre trappole: i colloqui ‘teologici’, la revoca delle scomuniche e il Motu Proprio Summorum Pontificum del 2007.
Le auguro inoltre di applicare il suggerimento che diede Mgr Lefebvre ai seminaristi, ai sacerdoti e ai fedeli affrontando con prudenza e saggezza il problema dell’autorità nella chiesa conciliare, vero preambolo teologico della situazione attuale. Nella conferenza spirituale del 15 aprile 1986 disse Quando il papa è eretico, è ancora papa? Non lo so, non risolvo la questione! Ma voi stessi potete porvi la domanda. Penso che ogni uomo sensato debba porsi questa domanda. Non so. Allora, è urgente parlarne adesso?..Evidentemente si può anche non parlarne… Possiamo parlarne fra di noi, privatamente, nei nostri uffici, nelle nostre conversazioni private, fra seminaristi, fra sacerdoti, e così… Bisogna parlarne ai fedeli? Allora tanti dicono: ‘no, non ne parli ai fedeli. Ne rimarrebbero scandalizzati. Sarà tremendo, porterà molto lontano…’. Bene. Ho detto ai sacerdoti, a Parigi, quando li avevo riuniti, ho detto a voi stessi, ve ne ho già parlato, ho detto. Io penso che pian pianino bisogna comunque dare un po’ di spiegazioni ai fedeli… . Non dico che bisogna farlo i maniera cruda, gettandolo loro in pasto per spaventarli..no. Ma penso che comunque e precisamente si tratti di una questione di fede. I fedeli non devono perdere la fede. Abbiamo il compito di conservare la fede dei nostri fedeli, di preservarla. Perderanno la fede … anche i nostri tradizionalisti. Pochi giorni dopo, durante l’omelia di Pasqua registrata (e che doveva essere pubblicata poco tempo fa) ha ripetuto questo concetto.
Certo non si perde la fede in un solo giorno. La si perde progressivamente. Ma vede, eccellenza, Lei dice di essere d’accordo con Benedetto XVI sulla Santissima Trinità, ripete nell’intervista del 15 settembre che “quando si tratta di dogme,come quello della SS.Trinità, siamo evidentemente d’accordo allorché lo troviamo richiamato nel Vaticano II”. Ma è veramente sicuro voler fare riferimento a un brigantaggio, a una rivoluzione, per confessare la fede? Farebbe dunque anche riferimento al sinodo di Pistoia per giustificare la Sua fede? Ha considerato la SS.Trinità nel contesto del concilio Vaticano II?La parola SS.Trinità nel concilio vaticano II ha un significato diverso da quello cattolico.
Rinunci, la supplico a tutti questi allacciamenti con la Roma modernista, per la salvaguardia della fede Sua, dei sacerdoti e dei fedeli che si affidano a Lei!
Don Floriano Abrahamowicz.
Chiedere di accettare come "preambolo" proprio una situazione (il Concilio)che è quella che ha generato la devastazione o, quanto meno, lo spaccamento della Chiesa,è proprio voler far cadere nella trappola! Se mons Lefebvre è diventato "scismatico" proprio per il Concilio, accettare la validità del Concilio, come preambolo, significa rendere nulle le conseguenze del Concilio, tra cui lo "scisma" di Lefebvre (personalmente non lo trovo scisma,bensì tutela della vera Chiesa, ma adotto lo schema mentale dei papofili ere-ticenti).Speriamo che le parole di mons Abrahamovicz, che dal nome sembrerebbe di origine ebraica,( quindi ne saprebbe molto di lusinghe ed astuzie,e come tutti gli ebrei convertiti sarebbe tra i meravigliosi paladini dell'ortodossia cattolica)vengano ascoltate.
RispondiEliminaDevo dire che ieri con un mio amico non abbiamo usato la parola patata bollente ma la gerarchia romana si è posta con le spalle al riparo e ha messo comunque in condizioni la FSSPX di essere quasi sempre dalla parte del torto, in effetti, seppur lodevoli, questi colloqui non li vedo fruttiferi sarebbe stato meglio rimanere ai margini (ma in realtà dentro) che cercare di entrare, cedere di un solo passo porterebbe alla perdita della fede.
RispondiEliminaOra come dar torto a don Floriano, pensiamo davvero che roma si sia convertita, che rinunci così al conciliabolo II?
Il dialogo, il compromesso sono l'arma più devstante del demonio.
Io comunque dico che la FSSPX non cederà.
CVCRCI
Infatti non ha ceduto!
RispondiEliminaDeo Gratias
http://www.dici.org/en/documents/comunicato-della-casa-generalizia-della-fraternita-sacerdotale-san-pio-x/
Beh era giusto riprovarci certo è che se Monsignor Fellay sperava di convertire il Vaticano...
RispondiEliminaAccettare il CVII significa porsi fuori dalla comunione con Cristo.
Ecco per chi non l'ha già letta un'analisi chiara e ben dettagliata:
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9946782