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domenica 25 dicembre 2011

Abbiamo il Santo prottettore del Blog...Papa Benedetto XIV disse di lui "Fu crudelmente messo a morte in odio alla fede". Un grande Santo martire preso in odio dalla Gerarchia modernista conciliare...

 
Nel giorno Santissimo di Natale in cui è nato il Nostro Redentore ci siamo imbattuti, grazie al nostro carissimo amico Mario, nella figura luminosa del Santo Simonino, un giovane bambino Cristiano ucciso,in un rituale ebraico, a Trento all'incirca nel 1475. Ebbene questo luminosissimo  Santo è stato cancellato dalla Gerarchia corrotta Conciliare lo stesso giorno che fù firmato il documento massonico "Nostra Aetate". come non prendere ad esempio questo piccolo grande martire cattolico per prenderlo a protezione  del nostro blog?

San Simone da Trento
(festa liturgica 24 marzo)

Simone di Trento fu martirizzato il 23 marzo 1475. Dopo un'accurata inchiesta la Chiesa riconobbe la realtà del martirio dell'innocente fanciullo. Nel 1584 il suo nome fu iscritto nel Martirologio romano col titolo di Santo su ordine di Papa Gregorio XIII; nel 1588 Papa Sisto V concesse per la diocesi di Trento Messa e Officio proprio del Beato Simonino. La Bolla Beatus Andreas del 22 febbraio 1755 del Papa Benedetto XIV riconobbe nuovamente il culto prestato a san Simonino XIV affermando che "fu crudelmente messo a morte in odio alla fede", culto confermato da innumerevoli miracoli. Il popolo di Trento ha venerato il suo piccolo patrono fino ai giorni nostri.
 Bolla Beatus Andreas di Papa Benedetto XIV...
 ...Poi, però, tutto divenne chiaro. Sotto la consultazione delle prove, l'atto di omicidio insieme con la sua motivazione è stata provata, ed è anche certo che gli assassini erano ebrei, che emerge dai documenti del procedimento, che oggi sono ancora conservati negli archivi segreti di Engelsburg. Come abbiamo mostrato nel nostro lavoro di De Canonisatione, Libro 3, Capitolo 15, nr. 6, Papa Sisto IV, da un breve papale ha quindi approvato la celebrazione della Messa e l'Ufficio nel suo nome [Simone], da leggere nel giorno stabilito in città e il vescovato intero di Trento, per l'onore della Simon beato, e (il Papa) inoltre concessa l'indulgenza plenaria a tutti coloro che, avendo avuto il sacramento della Confessione e della Comunione, visitare la chiesa in cui sono venerate le sue reliquie nel suo giorno dell'anno.


San Simonino

«“Tu sei crocefisso e trafitto come Gesù l'appeso, in ignominia e vergogna come Gesù”. Per i partecipanti al rito sembra che l'infante cristiano avesse perduto la sua identità (se mai l'aveva posseduta ai loro occhi) e si fosse trasformato in Gesù “crocifisso e appeso”»
(Ariel Toaff, Pasque di sangue, ed. il Mulino, 2007, p. 196)

 Conferenza di don Francesco Ricossa - Superiore dell'Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia - sul libro censurato di Toaff. Trento 17.03.2007, in cui si parla del Beato Simonino...

1° Parte


2° Parte




3° Parte

4° Parte


5° Parte

6° Parte


Documenti su san Simonino da Trento

Documento n. 1 - Dall'Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 640 (edizione del 1953): Simone di Trento, santo, martire. Bambino di 20 mesi (secondo altri di due anni e mezzo), figlio di un conciatore di Trento, scomparso la sera del Giovedì Santo (23 marzo) 1475, e ritrovato cadavere con orribili mutilazioni la domenica seguente in un canale che scorreva sotto la casa di uno dei maggiorenti ebrei della città. L'opinione pubblica e il processo immediatamente aperto dal principe vescovo Giovanni Hinderbach attribuirono agli Ebrei la colpa dell'uccisione fatta a scopo rituale. Quattordici di essi in seguito al processo e alle deposizioni furono giustiziati, gli altri, con una legge che rimase in vigore fino alla secolarizzazione, furono messi al bando dal Principato. Al piccolo Simone, che i Trentini venerarono tosto come martire, la S. Sede concesse nel 1588 il culto liturgico e l'iscrizione nel Martirologio romano. Festa il 24 marzo.

Documento n. 2 - Dal Breviario Romano, Proprio dell'Arcidiocesi di Trento, testi delle Lezioni del II Notturno:
IV Lezione - Simone di Trento, nato da genitori pii, non aveva compiuto ancora 29 mesi della sua età quando di nascosto fu rapito dalla casa paterna da un ebreo di nome Tobia che era stato corrotto con del denaro da altri Giudei. Costoro, infatti, avevano deciso di uccidere un fanciullo cristiano poiché, per loro, si avvicinava la Pasqua, così da poter mescolare il sangue del fanciullo agli azzimi, operazione che essi reputavano essere gratissima a Dio. Il fanciullo sequestrato fu condotto nella casa di Samuele nella quale si erano radunati molti Giudei. Favoriti dal silenzio della notte, da questa casa lo portarono nella Sinagoga e qui gli tolsero le vesti, gli fasciarono la bocca in modo che non si sentissero le grida e, subito dopo, tirando le sue braccia da una parte e dall'altra lo misero come in croce e in guisa di lupi famelici praticarono crudeli sevizie sul tenero corpo tanto da cambiare il suo aspetto.
V Lezione - Il più crudele fra questi, dopo aver colpito il volto (visibile tutt'oggi nonostante i supplizi) tagliò con una verga la sua fronte di bambino. Un altro, con un arnese, gli strappò un brandello di carne dalla mascella. Nel contempo ve n'era un terzo che pestava crudelmente i brandelli di carne. Il sangue che fuoriusciva dalla pelle veniva raccolto per usi abominevoli. Qualche altro persecutore, onde evitare che il bambino soffrisse per pochi istanti morendo soffocato, per qualche attimo allentava il bavaglio, facendo attenzione che non si sentissero le grida, per poi restringerlo. Cominciarono in seguito tutti a forare, con aghi appuntiti le povere membra, quasi morte, un po' in tutto il corpo gridando che quell'offesa essi la facevano a Gesù, che i Cristiani adorano come Dio. Nello stesso modo in cui i loro padri avevano affisso in croce Gesù, anche loro martirizzavano ora quel fanciullo. Queste bestie molto selvagge godevano nel guardare i rivoli di sangue che uscivano da tutto il corpo e cadevano lasciando macchie ovunque. Finché il povero martire, dopo circa un'ora d'agonia rimise lo spirito a Dio nella decima calenda di Aprile dell'Anno del Signore 1475.
VI Lezione - Questi uomini empi, poiché avevano capito di essere sospettati dal popolo che cercava il fanciullo, rivestirono con i suoi indumenti il corpo esanime e lo gettarono nel fiume che scorreva lì sotto. Subito denunziarono al Vescovo Giovanni di avere ritrovato quel corpo così straziato nelle torbide acque. Per questo motivo fu inviato ad indagare il prefetto della città che per tre giorni interi rimase presso di loro. (Era infatti la Domenica di Resurrezione). Alla fine dei tre giorni egli capì che quel tremendo misfatto era stato perpetrato da loro, li fece imprigionare, interrogare e, dopo che ebbero confessato, infine li condannò a giustissime pene. In seguito con pubblico decreto vennero scomunicate ed interdette tutte le genti empie della città e del contado di Trento. Il piccolo corpo dell'innocente fanciullo fu portato in processione alla Chiesa di S. Pietro con grande concorso di folla. Il popolo lo tiene in grande venerazione per i suoi clamorosi miracoli compiuti non solo in Trento, ma anche fuori dalla città.


Documento n. 3 - Dal Martirologio Romano (Typis Polyglottis Vaticanis, 1956):
Nono Kalendas Aprilis (23/III). Tridenti passio sancti Simeonis pueri, a Judæis sævissime trucidati, qui multis postea miraculis coruscavit.





La verità su San Simonino e le condanne rituali Simonino, caso da riaprire Il professor Ariel Toaff non ha esitazioni: «Il caso del Simonino va riaperto, perché c'è ragione di ritenere verosimile l'infanticidio rituale»

di Zenone Sovilla


Fonte: L’Adige, 8 febbraio 2007

Il professor Ariel Toaff non ha esitazioni: «Il caso del Simonino va riaperto, perché c'è ragione di ritenere verosimile l'infanticidio rituale. Dopo otto anni di ricerche, ritengo di aver dimostrato che quella di Trento è una delle rare vicende che non si possono liquidare semplicemente come frutto delle diffuse calunnie antisemite».
La tesi è frutto di una ricerca storica sfociata nel volume Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali (Il Mulino, 364 pagine, 25 euro), atteso oggi in libreria, che prima ancora di uscire ha suscitato reazioni di segno contrastante, compresa una protesta della comunità ebraica italiana cui appartiene lo stesso autore, che è anche docente universitario di storia in Israele.


Professor Toaff, oggi la ricostruzione storiografica dell'episodio del piccolo Simone assolve la comunità ebraica trentina (venuta dalla Germania) e inscrive gli avvenimenti nel vasto ambito della propaganda antigiudaica. Al punto da ritenere false, in quanto estorte sotto dettatura tramite sevizie, le stesse confessioni degli ebrei accusati di aver ucciso il bimbo per utilizzarne il sangue nei riti pasquali di quel marzo del 1475. Lei, ora, ritiene di avere elementi per considerare veritiere quelle deposizioni: su che cosa basa le sue conclusioni?


«Innanzitutto, bisogna contestualizzare. L'ebraismo germanico veniva da un periodo massacrante, aveva subito persecuzioni spietate in seguito alle crociate: uccisioni di donne e bambini, conversioni forzate, violenze crudeli. Si pensi che le madri arrivavano a sopprimere i figli, che i maestri assassinavano i discepoli, pur di evitare che fossero trascinati al fonte battesimale dai cristiani. Dopo questi fatti, alcune frange minoritarie svilupparono un forte desiderio di vendetta, speculare a quanto avevano subìto. In particolare, si trattava di comunità riconducibili all'epicentro ashkenazita dell'area di Norimberga, come quella presente a Trento».


Veniamo al processo per la morte di Simone...


«In sostanza, l'analisi di quegli atti e di altri documenti mi spinge a considerare inverosimile che i giudici avessero potuto mettere in bocca agli imputati, che si esprimevano in una sorta di ebraico tedesco, racconti così densi di riferimenti precisi alla tradizione, ai riti, alla memoria di queste comunità di area germanica. Non è possibile che i funzionari pubblici conoscessero tutto ciò, quindi quelle testimonianze non potevano essere frutto di un'estorsione né una proiezione del pensiero dei giudici».


Come ha proceduto in questo suo lavoro di analisi storico-filologica?


«Ho cominciato tralasciando gli aspetti più problematici della questione: la Pasqua, il sangue per le azzime di Pesach eccetera. Così ho verificato che per tutto il resto vi sono riscontri storici al cento per cento. Per fare un esempio, un teste menziona un conoscente, tale Asher, un ebreo condannato a Venezia per usura: ho controllato ed era tutto vero. A questo punto, mi sono concentrato sulle celebrazioni pasquali e ho comparato le deposizioni trentine con i testi delle comunità ebraiche presenti all'epoca in Germania: anche qui la corrispondenza è perfetta».


Rimaneva il nucleo della controversia: l'ipotesi di omicidio rituale...



«Sì, l'ultimo scoglio erano le testimonianze che facevano riferimento proprio al sacrificio del Simonino. Ed è qui che l'aspetto linguistico diventa fondamentale. Era un ebraico storpiato che si diceva aggiungesse un alone esotico e satanico su queste comunità. L'ho riportato alla pronuncia non italiana ma tedesca, ho cercato le possibili varianti semantiche e ho ricostruito riferimenti a un certo ambiente norimberghese dell'ebraismo. In questo modo è emerso chiaramente che il discorso in ebraico ashkenazita degli ebrei di Trento non poteva essere stato indotto da non appartenenti alla comunità. E dunque le confessioni si possono ritenere credibili. Non dimentichiamo che stiamo parlando di una minoranza di fondamentalisti che non erano rappresentativi dell'intera galassia religiosa: il mondo ebraico di allora era variegato quanto quello islamico oggi, che al suo interno alberga pure piccole frange di terroristi».


Quindi lei sostiene che il caso di Trento fu un'eccezione e non nega affatto che gli ebrei in linea generale sono stati vittime di una calunnia storica anche in relazione agli infanticidi...


«Certo, la grande maggioranza degli episodi di cui parliamo è stata attribuita impropriamente agli ebrei, in forza di una propaganda alimentata da gruppi di potere religioso, cattolici o musulmani. Se il caso di Cogne fosse avvenuto nel '400, la vulgata avrebbe incolpato gli ebrei. In realtà, per quanto mi risulta, da noi a essere problematica è proprio la singola vicenda di Trento: me ne occupo in otto capitoli del mio libro, nei quali una lunga serie di elementi conforta chiaramente la tesi che l'infanticidio sia effettivamente accaduto».


Una conclusione che ha destato un certo sgomento nella comunità ebraica, a cominciare da suo padre, rabbino emerito di Roma...


«Hanno protestato prima ancora di leggere il libro. Immagino che anche a Trento ci siano state reazioni. Io sono pronto al confronto, ma prima desidero che l'interlocutore si informi sulle mie ricerche. Chi mi risponde ricordando, tra l'altro, che la tradizione ebraica proibiva l'uso di sangue umano nei rituali non aggiunge nulla di serio all'analisi scientifica: qui stiamo parlando di schegge fanatiche che infrangevano quel divieto. D'altra parte, diversi colleghi che si sono avvicinati al mio lavoro concordano con la mia ricostruzione circa la presenza di quelle comunità ebraiche violentemente anticristiane che al loro interno contavano presenze assai virulente e aggressive. Al limite, può esserci qualcuno che conserva perplessità sull'ultimo anello della mia ricostruzione, cioè sull'omicidio rituale. Per parte mia, invece, ritengo non vi sia margine di dubbio sul piano storiografico. Perciò credo che a Trento sarebbe corretto riaprire quel capitolo sulla base dei nuovi elementi contenuti nel mio libro».


Condanna dal mondo ebraico italiano per il libro di Ariel Toaff, figlio del rabbino emerito di Roma, Elio.
Questi, con tutti e undici i rabbini e il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, firma un documento di condanna delle tesi sostenute da Ariel Toaff, professore della Bar-Illan University in Israele, nel libro Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali (Il Mulino). Ovvero l'uso nel Medioevo di sangue cristiano per impastare il pane azzimo per la festa di Pesach, la Pasqua ebraica. Tesi «sconvolgenti» che ridanno fiato a uno degli argomenti più usati dall'antisemitismo, sulla scia della storia di Simone, bambino cristiano di Trento, morto nel 1475 e della cui uccisione furono accusati gli ebrei locali. Nel 1588 papa Sisto V autorizzò il culto del Simonino «martire» e solo nel 1965 una revisione del processo scagionò gli ebrei ritenendo false ed estorte con la tortura le confessioni. Ora Ariel Toaff, che ha studiato i processi agli ebrei in varie zone d'Europa, scrive che dal 1100 al 1500, nell'area compresa fra il Reno, il Danubio e l'Adige, alcune crocifissioni di bambini cristiani avvennero davvero, a opera di una minoranza di ebrei ashkenaziti fondamentalisti che sfidò il dettame biblico. Contro queste tesi i rabbini italiani ricordano che non è mai esistita nella tradizione ebraica «alcuna prescrizione né alcuna consuetudine che consenta di utilizzare sangue umano ritualmente». Un uso - hanno aggiunto - che è anzi considerato «con orrore», «è assolutamente improprio usare delle dichiarazioni estorte sotto tortura secoli fa -hanno aggiunto- per costruire tesi storiche tanto originali quanto aberranti». Ariel Toaff ha definito «obbrobriosa» la dichiarazione dei rabbini: «Se, prima di giudicare, avessero letto il libro se la sarebbero tranquillamente potuta risparmiare. E mi dispiace che abbiano trascinato anche mio padre».

Zenone Sovilla


  Notizie per i devoti di san Simonino



Ai giudici del processo per la morte di Simonino, interessati a conoscere i motivi per cui essi portavano nel fodero, appeso al fianco, due coltelli, sia Samuele sia Mosè «il Vecchio» spiegavano, senza dare segni d'insofferenza, quello che ai loro occhi era di lapalissiana evidenza. Un coltello serviva a tagliare la carne commestibile, mentre l'altro era riservato ai latticini. Proprio nelle acque della forra, che attraversava la canova di Samuele, il 23 marzo, vigilia della Pasqua del 1475, anno del giubileo, veniva trovato il corpo martoriato di Simonino, un bambino di due anni, figlio del conciapelli Andrea Lomferdorm. Dal tragico ritrovamento partiva l'inchiesta, che avrebbe portato all'incriminazione degli ebrei di Trento come sospetti del rapimento e dell'uccisione del bambino, al loro interrogatorio nel Castello del Buonconsiglio e alla loro condanna, dopo che avevano confessato sotto tortura di essere stati i responsabili del triste maleficio.

(citato da: Ariel Toaff, Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali, edizioni Il Mulino, 2007).


La cappella in cui fu martirizzato san Simonino da Trento (festa liturgica il 24 marzo) è stata recentemente venduta ai diretti interessati; la sua prossima inaugurazione sarà un "evento di portata internazionale":

http://www.associazionelatorre.com/2011/11/sacrilegio-a-trento-la-chiesa-di-s-simonino-diverra-sinagoga/
Il culto pubblico che la città di Trento rendeva al suo patrono  San Simonino, innocente e martire, nel giorno della sua festa
 

Il culto a S Simonio

La processione nel giorno della festa del Santo

il Culto del santo

L'urna con le reliquie del Santo passa per le vie della città di trento

urna
L'urna con le reliquie del Santo
strumenti passione

Gli strumenti della passione del Santo


ANTIPHONAE

1 Cantate Domino, laudate Dominum, quia liberavit animam pauperis de manu malorum.
2 Quasi olocausti hostiam accepit illum, et in tempore erit respectus illius.
3 Visus est oculis insipientium mori, ille autem est in pace.
4 Laudate pueri Dominimi, laudate nomen Domini, humilia respicit in coelo, et in terra.
5 Coronavit illum gloria, et honore; placita enim fuit ei anima illius.
6 Ecce quomodo computatus est inter filios Dei, et inter Sanctos sors illius est.

HYMNUS AD LAUDES ET VESPERAS

PUER beate patriam
Ingressus aeternam, prius
Quam fìrmiori presseris
Terrae solum vestigio.

Dum tu simul cum parvulis
Ab rege caesis impio
Illic triumphas lusibus
Laetis, et agnum circuis.

Amica verte lumina
Ad haec tua incunabula,
Et nos precando subleva
Ad te, tuumque gaudium.

Deo Patri sit gloria,
Ejusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito,
Et nunc, et in perpetuum. Amen.

HYMNUS AD MATUTINUM.

SCELESTUS haurit sanguinem
Judaeus integerrimum.
Nec guttur obstrictum potest
Lenire ludus questibus.

Sed hostis immanissimus
Tibi nequivit tam pio
Prodesse corde, quam fera
Crudelitate profuit.

Tu nempe mundi lacrymis
Praereptus emisti bona
Immensa parvo impendio,
O nosque Simon adjuva.

Laus, et perennis gloria
Deo Patri, et Filio
Sancto simul Paraclito
In saeculorum scecula. Amen.

Oratio Deus, innocentiae restitutor, prò cujus nomine beatus Innocens Simon acerbissimae mortis supplicio a perfidis Judaeis interemptus est: praesta nobis, quaesumus; ut ejus intercedentibus meritis, ab hujus vitae contagis impolluti ad caelestem patriam pervenire valeamus. Qui vivis et regnas.
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 Altro Santo martirizzato dalla "sinagoga di satana"

IL BEATO LORENZINO
DA MAROSTICA,
MARTIRIZZA
TO DUE VOLTE


Nella ridente cittadina veneta di Marostica, conosciuta in tutto il mondo per la storica partita a scacchi, le autoritá della Chiesa conciliare stanno realizzando, nella quasi indifferenza generale, l'ennesimo delitto nei confronti della religione cattolica.
Stiamo parlando della decisione del vescovo di Vicenza, Mons. Nonis, di proibire il culto multi secolare al Beato Lorenzino Sossio da Marostica. Il motivo? Il Beato Lorenzino é colpevole... di essere stato martirizzato dai Giudei.
Chi scrive é andato di persona sul posto per permettere ai lettori di essere informati dettagliatamente su questa vergognosa vicenda.

Il martirio del Beato Lorenzino


Sfogliamo insieme un opuscoletto scritto nel 1885 da Monsignor G. Ronconi, "Il Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e nel Culto"(1), ristampato nel 1954 con 1' imprimatur del Vicario generale di Vicenza, don Francesco Snichelotto, quindi in piena regola con la disciplina ecclesiastica.
Mons. Ronconi inizia col narrare le vicende familiari del beato Lorenzino.
Siamo nel 1480: Giorgio Sossio, un umile carbonaio originario di Bassano del Grappa, si trasferisce nel paesino di Valrovina, sulle montagne sopra Bassano, appartenete al distretto di Marostica della Repubblica di San Marco. A Valrovina Giorgio Sossio sposa Maria dei Rosa. Nasce il loro primogenito che viene battezzato col nome di Lorenzino, pur essendo i suoi ignari del fatto che il piccolo avrebbe ricevuto, come il suo santo patrono, la palma del martirio.
"Era il Venerdí Santo: 5 aprile dell'anno 1485. Lorenzino - scrive il Monsignore - toccava l'etá di cinque anni. Si era allontanato alquanto dalla casa paterna con altri fanciulli (...) Smarrita la strada, vagando di sentiero in sentiero, s'internó in un bosco, perdendo ogni orientamento. (...) Nel giorno che la pietá cristiana consacra alla morte di Cristo, vagavano per quei luoghi degli ebrei, con il truce disegno di trovare tra i cristiani una vittima da sacrificare in odio a Cristo..." (2).
Mons. Ronconi continua descrivendo come i Giudei "lo videro e pensarono di fare il colpo sicuro (...) trascinandolo presso un antico e diroccato abituro, che ancor oggi si chiama Ca' Lugo. Spogliatolo delle vesti, l'appoggiarono con il dorso al tronco di una grossa quercia, gli tirarono indietro le braccia e poi gli legarono le mani e i piedi in forma di crocifisso" (3).
La furia degli aggressori si scatena sul piccolo cristiano: "La tenera età, le lacrime, i gemiti, lo spasimo di tutte le membra, non valsero a placare quei discendenti dei crocifissoti di Cristo, che inveirono ancor più verso il piccino, finché questi, mancandogli le forze, con il pallore mortale sul volto, piegò la dissanguata testa e morì. Allora, staccatolo dalla quercia lo seppellirono, coprendo con terra, sassi e fogliami l'insanguinato cadavere. Poi si dileguarono "(4).
La scena, continua il Ronconi, fu vista dall'alto di un colle vicino da un eremita che si precipitò sul luogo del martirio: "La terra era insanguinata e rosseggiante era la quercia e non molto lontano il cadavere del Fanciullo non bene coperto. Anzi un suo braccio, fuori dal terreno, era alzato in aria e pareva accennasse al cielo ove l'anima sua era salita a gloria immortale " (5). L'eremita avvisa un pastore che a sua volta "avvisò subito quelli di Valrovina che accorsero in massa (6). Tra lo strazio dei genitori, gli abitanti "inorriditi e in pari tempo sdegnati" recuperano il corpicino martoriato che viene sepolto nel cimitero "comune in quel tempo a Valrovina e a Marostica"(7).

L' omicidio rituale

A questo punto l'Autore interrompe la narrazione del martirio del Beato Lorenzino per ricordare che "l'uccisione di Lorenzino Sossio non era il primo caso del genere. Dieci anni prima, cioè nel 1475 - precisa Mons. Ronconi - gli Ebrei avevano trucidato nel Trentino, durante la Settimana Santa un bambino di circa due anni e mezzo chiamato Simone.
(...) Inoltre anche nella diocesi di Bressanone, nel villaggio Rinnese, un altro fanciullo, chiamato Andrea, venne martirizzato dagli stessi ebrei e per gli stessi fini, e gli fu concessa dalla S. Sede Messa propria e Ufficio. Altri fanciulli ancora subirono la stessa fine, come si può vedere nel Bollario di Benedetto XIV"(8).
Dunque i tre piccoli martiri, il Beato Lorenzino, San Simonino di Trento e il Beato Andrea da Rimi, sono stati tutti uccisi dagli Ebrei durante la Settimana Santa. Perché? E' la stessa domanda che si pose don Giuseppe Pavani, l'autore del libretto "S. Domenichino del Val, chierichetto martire" (9), un altro fanciullo ucciso dai giudei durante il Sacro Triduo: "Ma perché tante uccisioni di fanciulli e di bambini cristiani? Perché - spiegava don Tavani, rivolgendosi ai piccoli chierichetti - gli ebrei in certi loro riti tenebrosi facevano uso di sangue cristiano, e preferivano a questo scopo il sangue di piccoli innocenti " (10).
Si tratta dell'omicidio rituale praticato dagli Ebrei nel corso dei secoli: uccidere dei fanciulli cristiani in occasione di certe festività per usare poi il loro sangue in alcuni riti talmuduci. Prima di continuare la lettura della vita del Beato Lorenzino è bene precisare le cose a riguardo di questo argomento, basandoci essenzialmente su due documenti: il primo si riferisce a uno studio de La Civiltà Cattolica, l'autorevole rivista dei Gesuiti, il secondo a uno studio di Monsignor Umberto Benigni, storico di talento, fondatore del Sodalitium pianum auspicato da San Pio X per poter applicare concretamente le indicazioni contenute nella enciclica Pascendi contro gli adepti del Modernismo.

11 documento della Civiltà cattolica

Nel 1893 La Civiltà cattolica (quando era ancora cattolica) pubblicò un'importante studio sull'omicidio rituale giudaico ripreso poi, anche recentemente, da alcune riviste cattoliche. In questo studio, dopo aver esaminato i processi relativi all'uccisione di San Simonino a Trento nel XV secolo e all'omicidio del padre cappuccino Tommaso da Calangiano a Damasco nel XIX secolo, La Civiltà cattolica scrive:
"Orbene, se si raffrontano i due processi, nel primo dei quali son otto e nel secondo sedici i rei convinti e confessi, oltre a buon numero di testimoni, tutti giudei, vedrassi con meraviglia come, malgrado la distanza di quattro secoli che li divide, le confessioni e le testimonianze deposte in essi quanto al rito e all'uso del sangue cristiano si corrispondono a capello"...
1°) Dai due processi comparati insieme risulta con evidenza che l'assassinio di un cristiano non solamente è riputato lecito, ma è comandato ai giudei dalla legge talmudico-rabbinica. siccome già vedemmo nel precedente articolo, in cui riportammo le stesse parole del Talmud e dei dottori ebrei.
2°) Lo scopo del detto assassinio non è solamente far onta a Cristo e danno al cristianesimo, sebbene anche a questo si miri; ma è soprattutto adempiere un dovere reliigoso, qual è celebrare degnamente le due feste del Purim e della Pasqua, facendo uso in esse del sangue cristiano. Laonde il processo di Damasco ci fa sapere che i giudei, mentre scannavano il P. Tommaso, erano festanti, come
quelli che credevano di fare con quell' assassinio cosa graditissima a Dio e meritoria di vita eterna.
3°) Nelle feste del Purim, per avviso dei rabbini e degli altri giudei processati, si può far uso del sangue di qualsivoglia cristiano, ma per le feste Pasquali vuol essere il sangue di un fanciullo che non abbia oltrepassato i sette anni di età, e la cui immolazione scusi quella dell' agnello.
4°) Le azimelle, giudaicamente ammanierate con quel saporetto di sangue cristiano, si regalano nelle feste del Purim ai non giudei, massime a quei cristiani che fossero (così per modo di dire) conoscenti ed amici; ma nelle feste pasquali si mangiano per ben sette giorni dai soli giudei.
5°) Questo è il segreto del solo padre di famiglia. cui spetta introdurre nella pasta degli azimi,
all' insaputa della moglie e dei figlioli, un pò di sangue o fresco o coagulato e ridotto in polvere.
ó°) Egli deve altresi nella cena pasquale versare qualche goccia di quel sangue nel vino che mesce alla famiglia e benedirne anche la mensa (Oh che cara benedizione!).
7°) Il sangue è migliore e il sacrificio del fanciullo è più accetto a Dio, (come affermava nel processo di Trento il Rabbino Mosè vecchio di 80 anni), quando si fa nei giorni più prossimi alla Pasqua.
8°) Perché il sangue di un bambino cristiano sia acconcio al rito e proficuo alla salute dell' anima giudaica, conviene che il bimbo muoia tra i tormenti, come appunto accadde all' innocente Simoncino e a tanti altri uccisi a punta di spilli, o tagliuzzati a membro a membro, o crocifissi. (...)
11°) L' uso rituale e il mistero del sangue solo si trova scritto nei codici orientali, mentre negli occidentali venne soppresso per tema dei governi cristiani, e sostituito dalla pratica e tradizione orale.
- 12°) Finalmente il detto rito è generale presso gli ebrei osservanti della loro legge (talmudica), e rimonta ai primi secoli del cristianesimo.
Tali sono in sostanza le confessioni concordi dei rabbini e degli altri giudei esaminati in gran numero nei due processi di Trento e di Damasco "(11).

La testimonianza dei rabbini convertiti

La Civiltà cattolica prosegue citando "l'autorità di tre altri Rabbini convertiti al cristianesimo, cioè di Paolo Medici, di Giovanni da Feltre e di Teofito o Neofito monaco moldavo. (...) Paolo Medici - continua la rivista dei Padri Gesuiti - nella sua opera intitolata Riti e costumi degli ebrei (a pag. 323 6° ediz. di Torino - Tip. Borri 1874) confermò le frequenti uccisioni dei fanciulli cristiani; Giovanni da Feltre dichiarò solennemente innanzi al potestà di Milano l'uso che i giudei facevano del sangue cristiano (cf. La Civiltà cattolica Serie II vol. VIII, p. 230 e segg.); e Teofito ne spiegava il mistero nelle sue Rivelazioni scritte in lingua moldava e rese di pubblica ragione nel 1803 (...) tradotte in italiano dal Prof. N. F. S. e pubblicate a Prato nel 1883 sotto il seguente titolo Riti ebraici della moderna Sinagoga (...).
L'ex-Rabbino moldavo (...) schiettamente confessa il rito sanguinario e l'uso che egli stesso, prima della sua conversione, aveva fatto del sangue cristiano, e le sue confessioni mirabilmente concordano con le deposizioni di altri rabbini e giudei processati a Trento, in Damasco e altrove".
La Civiltà cattolica continua a riportare la terribile testimonianza dell'ex-rabbino imitatore di S. Paolo che da feroce persecutore dei cristiani divenne zelante difensore della religione contro i suoi ex-correligionari: "Codesto segreto del sangue, egli dice, non è conosciuto da tutti gli ebrei, ma dai soli Laham (dottori) o rabbini, e dagli scribi e farisei, che però si chiamano conservatori del mistero del sangue (...). Questi solo a voce lo comunicano ai padri di famiglia; i quali lo tramandano a quel figliolo che conoscono più capace del segreto, atterendolo con orrende minacce dallo svelarlo altrui" (...) "Quando io pervenni - continua Teofito - all' età di 13 anni, il mio padre, presomi in disparte, da solo a solo, dopo avermi istruito e sempre più inculcato l'odio contro i cristiani, come cosa da Dio comandata, fino ad ammazzarli e raccogliere il sangue... Figlio mio, mi disse, (dandomi un bacio) ti ho fatto il più intimo mio confidente ed un altro me stesso; e messami una corona in capo, mi diè la spiegazione del mistero... ".
"Il che conferma - prosegue ancora La Civiltà cattolica - quanto dicemmo nel precedente articolo, cioè che l'uccisione dei cristiani e l'uso del loro sangue è un precetto della legge talmudica, un dovere di coscienza, un rito religioso... ". 'Gli ebrei - concludendo a riferire la testimonianza dell' ex rabbino moldavo - sono più contenti quando possono ammazzare bambini; perché sono innocenti e vergini, e quindi perfetta figura di Gesù Cristo; e li ammazzano nella Pasqua, acciocché possano meglio rappresentare la passione di Gesù Cristo".
Vi è poi un'altro aspetto importante, sottolinea ancora La Civiltà cattolica, che spinge i giudei ad "avere tanta sete di sangue cristiano": le prescrizioni della Cabala, che promette guarigioni e altri benefici praticando superstizioni e sortilegi, che prevedono appunto l'uso del sangue cristiano

Lo studio di Monsignor Benigni.

Anche Monsignor Umberto Benigni, nella sua monumentale Storia sociale della Chiesa (12), tratta del problema dell'omicidio rituale giudaico. Col rigore dello storico serio inizia a definire la natura e i caratteri distintivi dell'omicidio rituale, cioé "una vera cerimonia cultuale", che lo differenzierebbe da altri "omicidi commessi in seguito all' odio inveterato degli ebrei contro il nome cristiano" senza "una mentalità rituale" (ad esempio il martirio di S. Stefano e di tutti gli altri cristiani uccisi dai giudei durante i primi secoli della Chiesa).
Mons. Benigni suddivide gli omicidi rituali in due categorie: impliciti e espliciti. Implicito è "il supplizio di un cristiano messo a morte dagli Ebrei durante la Settimana Santa, in memoria e in odio della Passione di Cristo, soprattutto se questo martirio riproducesse le diverse fasi della flagellazione, del' incoronazione di spine e la crocifissione del Redentore ...con la persuasione di fare cosa grata a Dio". Sarebbe invece un omicidio rituale esplicito "se il sangue del martire o uno dei suoi organi fossero utilizzati in una cerimonia giudaica, officiale o superstiziosa o per un qualsiasi fine di propiziazione ".
Prima di continuare la sua investigazione, il prelato fa notare che "l'omicidio rituale può non essere necessariamente né sempre l'effetto di un odio personale" riferendosi (come già indicato dai rabbini convertiti citati da La Civiltà cattolica) alla pratica di certe sette ebraiche; quindi "questa pratica superstiziosa non è assolutamente comune a tutti gli ebrei da cui deriva ( per gli ebrei delle sette incriminate) una distinzione facile a fare, tra un odio comune a tutti i loro correligionari e la loro superstizione particolare".
Mons. Benigni esamina allora la lunga lista degli omicidi rituali più famosi: da quello commesso a Blois nel 1071 sino a quello del 1791 in Transilvania, percorrendo una settantina di casi registrati in tutti i Paesi europei.

La palma del martirio riconosciuta dalla Chiesa

Tra tutti questi episodi di bambini martirizzati, la Santa Chiesa, nella sua proverbiale prudenza, solamente in alcuni casi ha elevato le vittime agli onori degli altari (questo non significa che la Chiesa non ritiene gli altri fanciulli come martiri, ma che si limita a dire che quelli beatificati lo sono sicuramente; come a Lourdes dove su oltre 2.500 guarigioni riconosciute dai medici come miracolose, le autorità ecclesiastiche hanno considerato come veri miracoli solamente 62 casi).Essi sono, oltre al Beato Lorenzino, di cui torneremo a parlare tra non molto:
- San Domenichino del Val, crocifisso con chiodi alle mani e ai piedi nella Settimana Santa del 1250 a Saragozza; il corpo era venerato nella cattedrale dove una lapide ammoniva: "Questa Santa Chiesa Metropolitana volle qui deposta la salma del bimbo Domenico ... Sottoposto all'estremo supplizio qui a Saragozza dietro ordine della Sinagoga degli ebrei fu confitto con chiodi a una parete e infine gli fu trapassato da un lato il petto con una spada. Sofferse gloriosamente il martirio il dì XXXI Agosto MCCL" (13). Nel 1805 Pio VIII confermava il culto; festa il 31 agosto. Il card. Merry del Val apparteneva alla stessa famiglia del Santo.
- il Beato Andrea, seviziato nel 1462 nel paesino tirolese di Rinn, vicino a Innsbruck, particolarmente venerato in tutto il Tirolo; Benedetto XIV nel 1755 confermava il culto, concedendo un ufficio liturgico proprio; festa il 12 luglio.
- San Simonino, martirizzato a Trento nel 1475, di cui esistono i processi originali dai quali appare che gli Ebrei di Trento, responsabili dell'omicidio rituale di S. Simonino, ne rivelarono molte altri commessi dai giudei allo stesso scopo rituale in Tirolo, in Lombardia, nel Veneto e in altri luoghi dell'Italia, della Germania, della Polonia, ecc. Il suo nome è inserito nel Martirologio romano, in data 24 marzo: "Il nono delle calende d'aprile a Trento la passione di San Simone, fanciullo, trucidato crudelmente dai Giudei, autore di molti miracoli". Roma concesse una Messa e un Ufficio proprio (14).
- il Beato Cristobal della Guardia, "l'infame sacrilegio fu eseguito nella Settimana Santa del 1491 " a Toledo, beatificato da Pio VII nel 1805, festa il 26 settembre.
Inoltre vi è un culto multi secolare locale per:
- il Beato Riccardo, immolato il giovedì santo del 1179 nel castello di Pointoise, in Francia; in seguito al processo fu riconosciuto il martirio ed è venerato tra i santi della arcidiocesi di Parigi il 25 marzo (15).
- il Beato Ugo di Lincoln, martirizzato in Inghilterra nel 1225. Nel Medioevo fu composta l'opera sacra Passio pueri Hugonis de Lincolna (16).
- il Beato Werner, immolato dagli Ebrei nel 1287, a Oberwezel, nella diocesi di Treveri, festeggiato il 19 aprile (17).
- il Beato Enrico, "crudelmente martirizzato" a Monaco nel 1345, venerato nella diocesi.
- il Beato Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco, ucciso ritualmente nel 1480. - il Beato Simonino, ucciso a Vilna, in Lituania nel 1592; sul suo corpo si contarono più di 170 ferite.

Altri argomenti

Dopo aver esaminato questa lunga lista di delitti di fanciulli cristiani attribuiti a omicidi rituali giudaici, Mons. Benigni passa a quello che chiama "la critica" della questione, argomentando come:
1) nessuno possa negare che "l'ebraismo, sottomesso alla lettera e allo spirito del Talmud, abbia realmente vissuto in un'atmosfera di odio implacabile contro i cristiani"; inoltre in "un'epoca di più rudezza e di ferocità"non è sorprendente che "certe sette giudee più fanatiche" abbiano potuto praticare "l'omicidio religioso, in forma più o meno rituale;
2) pur ammettendo che tra le centinaia di casi elencati ve ne siano alcuni dubbi quanto alla loro veridicità, sembra impossibile di pensare che "tutti e ciascuno tra le centinaia di fatti raccolti dalla storia ... siano falsi assolutamente in blocco ", tanto più che emergono delle "linee caratteristiche" comuni che "hanno tutta l'apparenza della realtà".
Esaminando poi gli argomenti dei "difensori della cattiva causa ebraica" secondo i quali alcuni papi non avrebbero creduto all'esistenza dell'omicidio rituale ebraico, Mons. Benigni taglia corto: "Un Papa parla come Papa quando ci dice , ma quando asserisce di non credere all'omicidio rituale, parla come uomo, si tratta solamente di una ".
E allora Monsignor Benigni considera proprio tutti gli atti pontifici relativi al culto dei fanciulli martiri, annotando che:
1) "La Santa Sede non ha mai fatto dichiarazioni neganti il fatto dell'omicidio rituale ".
2) "A più riprese, solennemente, la Santa Sede ha riconosciuto la realtà storica del delitto implicitamente rituale (cioè l'assassinio di un fanciullo cristiano in occasione della Settimana Santa, per un rinnovamento dei supplizi della Passione di Cristo sul corpo del martire) ".
"E questo spirito - prosegue il prelato - come questo parere della Roma papale, appare alle intelligenze oneste, competenti e informate, come il verdetto stesso della storia". Mons. Benigni termina con le ultime obiezioni relative all'omicidio rituale esplicito (l'uso del sangue per i riti segreti): "Noi ameremmo, per l'onore dell'umanità, poterne negare categoricamente la realtà: ma contro vi sono due fatti gravi".
Il primo è che questa accusa cristiana lanciata contro i giudei è millenaria, costante e si è "perpetuata e rinnovata" nel corso dei secoli: ritroviamo qui il giudizio de La Civiltà Cattolica, sulla molteplicità dei casi incriminati e l'omogeneità degli elementi che li caratterizzano, malgrado epoche e nazioni differenti. Il che fà appunto supporre che si tratta dell'osservanza di un qualcosa di ben definito, e rigorosamente precisato.
Inoltre, continua Mons. Benigni, vi è un altro elemento determinante (anch'esso già messo in luce dalle colonne del La Civiltà Cattolica) relativo all' uso del sangue cristiano per "dei fini extra-rituali ", come rimedio medicinale. "Gli Ebrei del Medio Evo raccolsero ...questa orientale, e poi greco-romana di usare il sangue umano come "rimedio" medicinale; l'adottarono, come del resto adottarono tutte le superstizioni dell'alchimia, dell'astrologia, dell'occultismo, che fanno uso del sangue umano. I filtri magici a base di sangue cristiano abbondarono per gli incantesimi, divinazioni, scoperte dei segreti della natura".
Il Benigni arriva dunque alla conclusione della sua investigazione: l'uso di sangue cristiano da parte dei giudei "sarebbe difficile negarlo categoricamente davanti la moltitudine di testimonianze raccolte attraverso le epoche. Queste testimonianze in effetti potrebbero contraddirsi quanto alfine ricercato dall'omicidio: gli uni ci hanno visto la finalità del (medicinale), gli altri hanno creduto all'intenzione rituale; ma tutti concordano quanto a questo fatto tangibile e per conseguenza incontenstabile dell'uso fatto dai Giudei di sangue cristiano'
"Ecco le ragioni che ci impediscono di credere assolutamente finita in senso negativo questa questione dell'omicidio propriamente rituale tra i giudei ".
Evidentemente nei casi dei fanciulli beatificati, i Sommi Pontefici hanno riconosciuto come causa del delitto non un semplice uso superstizioso del sangue cristiano, essendo "questi fanciulli uccisi in odio al cristianesimo e che sono, da tempo imme-morabile, in qualche città o diocesi in possesso del culto pubblico con la scienza, con la tolleranza o addirittura con la positiva approvazione degli Ordinari ", come insegnò Benedetto XIV nel suo Bollario (tomo IV, costituzione 43).

Il culto al beato Lorenzino

Dopo questa lunga precisazione - mi auguro sufficiente (18) - sul fatto storico dell'omicidio rituale e dell'uso del sangue cristiano da parte dei Giudei, ritorniamo alla vita del Beato Lorenzino, illustrando la propagazione del suo culto.
Mons. Ronconi sottolinea il fatto che anche "nel cimitero deve era stato sepolto, il cadavere del piccolo martire fu trovato con un braccio sopra la terra e la mano alzata verso il Cielo" (19).
Per ben due volte il braccio fu sepolto ma ogni volta tornava a uscire da terra rivolto al cielo. La seconda volta addirittura sopra la terra vi era "il corpo del piccolo Martire con la solita mano destra alzata" (20) che sprigionava una gran luce.
Il corpo risultava incorrotto. La popolazione allora esclamò: "Questo è il corpo di un Santo che Dio vuole glorificare: portiamolo in chiesa, collochiamolo in un luogo dove si possa tributargli onore e venerazione" (21).
Ma in quale chiesa portarlo? Valrovina, Marostica e Bassano si contendevano la preziosa reliquia. Si caricò allora il corpicino su un carro trasportato da due giovenche "le quali dovevano essere lasciate libere di andare dove l'istinto le avesse condotte" (22).
La Provvidenza li condusse in direzione di Marostica, tra il tripudio dei fedeli di quella città. Le giovenche si arrestarono nei pressi della chiesa francescana di S. Sebastiano: era il 28 aprile del 1485.
Da allora il corpo, rimasto incorrotto sino ad oggi, fu venerato con grande fede dal popolo cristiano.
Quando le leggi empie dei "liberatori" napoleonici fecero chiudere tutti i conventi con le loro chiese, il corpo del Beato Lorenzino fu trasportato dalla chiesa conventuale alla vicina Pieve dedicata a S. Maria Assunta, fuori dalle mura cittadine, dove è tuttora (ma non per molto, come vedremo), mentre la mano destra fu concessa alla chiesa parrocchiale di Valrovina.
Il Ronconi sottolinea come nel corso dei secoli la Chiesa approvò il culto popolare, spontaneo, genuino che fu sempre attribuito al fanciullo martire. Ventiquattro vescovi della diocesi avevano "riconosciuto e approvato il culto al Martire bambino" (23).
Nel 1602 Mons. Corner, vescovo di Padova, "ordinò la raccolta degli atti necessari per la canonizzazione" ma una volta arrivato a Roma morì e la causa non ebbe luogo.
Finalmente "nel 1867 a Roma fu pubblicato il decreto che confermava (perché ad immemorabili) il culto al B. Lorenzino ". Pio IX concesse anche "al clero vicentino e padovano l' Ufficiatura propria del Beato, fissando la festa liturgica il 15 aprile e la festa esterna cittadina la seconda domenica dopo Pasqua" (24).
In occasione del IV centenario del martirio (1885) presenziò alle funzioni il cardinale Patriarca di Venezia.

La potente intercessione del Santo fanciullo

Il culto al piccolo martire continuò e aumentò col passare dei secoli. Durante le ultime, terribili giornate della seconda guerra mondiale, quando il Nord Italia era sconvolto dalle bombe angloamericane e dalle scorribande delle bande partigiane, la popolazione di Marostica si strinse attorno al suo Santo pronunciando un voto solenne: "O beato Lorenzino, salvaci, salvaci ... salvaci dai pericoli della guerra e quanto prima una cappella sorgerà al tuo nome perché si dica ai nostri figli quanto è potente la tua piccola mano e quanto ami i tuoi devoti. O B. Lorenzino, salvaci... ".
"Il Beato Lorenzino - annota il Ronconi - esaudì l'accorata e umile supplica dei suoi fedeli devoti. Marostica con i suoi abitanti rimase illesa in mezzo all'uragano ...e i Marosticensi mantennero la promessa" (25).
Fu così progettata e costruita immediatamente una nuova cappella laterale nella parrocchiale di S. Maria Assunta per ospitare il corpicino sempre incorrotto del Martire.
L'inaugurazione avvenne nell' aprile del 1947: la descrizione lasciataci dal Ronconi è commovente e la riportiamo interamente per sottolineare il contrasto con le direttive delle attuali autorità ecclesiastiche.
La data dell'inaugurazione fu fissata alla "seconda domenica dopo Pasqua, festa annuale del beato. Fin dalla domenica in Albis (la prima dopo Pasqua), 13 aprile, cominciarono i preparativi delle solenni onoranze con predicazioni e preghiere. In quei giorni, tra i fedeli che gremivano la Chiesa, particolare commozione suscitò la traslazione dell'urna... Portato da quattro reduci, il corpo del Beato attraversò la Chiesa e fu deposto nella Sua nuova dimora. Fu un momento indimenticabile quello in cui l'Arciprete Don Casto Poletto, visibilmente commosso, rievocando i tristi momenti della guerra, rivolse il primo e pubblico ringraziamento al piccolo Martire, che tanto aveva fatto per i cittadini di Marostica.
Le solennità cominciarono il venerdì sera con l'arrivo di S. E. Mons. Socche Vescovo di Reggio Emilia (ex vicario di Marostica) ... Al sabato sera, tra una festa di luci e di suoni, arrivò anche il vescovo diocesano S. E. Mons. Zinato... La domenica 20 aprile, tra un popolo stipatissimo e proveniente anche dai paesi vicini, pontificò solennemente il vescovo diocesano. Nel pomeriggio, dopo i vesperi pontificali, dinanzi all' urna del Beato Martire, informa solenne, il voto fu sciolto" (26).
Nei libri devozionali del vicentino si possono trovare il triduo di preghiere al Beato ("...offristi il Tuo tenero corpo all'ira nefanda dei nemici di Cristo...") e la "Preghiera dei bambini al B. Lorenzino Sossio" ("...per lo strazio delle Tue membra purissime, che i perfidi giudei martoriarono in odio al nome cristiano...") (27).
A Marostica la cappella contenente l'urna del martire è sempre stata meta dei fedeli, gente semplice animata da una grande fede, che amava lasciare ceri e fiori in onore del Santo fanciullo. La processione annuale manifestava la profonda devozione popolare, con le strade gremite in onore del martire, in una profusione di luci e canti. A Valrovina nella chiesa parrocchiale i fedeli veneravano il prezioso braccio destro del Santo e si assiepavano ogni anno nel luogo del martirio, in mezzo ai boschi, dove una cappellina ricorda il tragico evento. Sia a Marostica che a Valrovina una strada comunale è dedicata al "Beato Lorenzino", così pure la scuola materna adiacente alla chiesa di Marostica.

Il revisionismo storico dei modernisti

Oggi le cose sono cambiate e rischiano di peggiorare ulteriormente.
Quello che state per leggere è stato visto e sentito in prima persona dal sottoscritto, andato sul posto per interpellare il "popolo di Dio" di Marostica e Valrovina che sta soffrendo impotente davanti alla prevaricazione del clero conciliare.
Sulle prime la popolazione mi guardava con diffidenza, pensando che fossi uno dei preti "revisionisti" che vogliono eliminare il culto del B. Lorenzino. Addirittura una signora sessantenne, vedendomi scattare delle foto, mi aveva redarguito dalla finestra e poi, vedendomi devoto al "loro" santo, era corsa a cercare un santino per farmene omaggio. La perpetua mi spiega che il vescovo ha iniziato con abolire la processione annuale ("che era proprio bella, con dei luminari stupendi"), poi il parroco ha fatto togliere ceri e fiori dalla cappella dove si conserva l'urna e l'urna stessa non si apre più per permettere di venerare il corpicino incorrotto e adesso vogliono addirittura portare via il corpo! "Vogliono portarci via il nostro santo, fate qualcosa! Se può scriva a Roma... ".
Chiedo il motivo di tanto accanimento... "Sono gli ebrei che protestano: ogni anno quando facevamo la processione, il vescovo di Vicenza riceveva telefonate da ebrei di mezza Italia: Milano, Roma, Firenze ... Ma noi non preghiamo San Lorenzino per fanatismo (alludendo probabilmente all'accusa di antisemitismo, ndr), ma perché è il nostro santo, lo abbiamo sempre pregato... " raccontandomi poi la devozione delle mamme, gli ex-voto, la pietà popolare, sincera, profonda, frutto della Tradizione cattolica. A Valrovina le scene si ripetono: fotografando la celletta costruita dove un tempo sorgeva la casa dei Sossio, i vicini di casa mi guardano con sospetto e poi iniziano a protestare per il disegno di sopprimere il culto al Beato: "Mi hanno sempre insegnato che sono stati gli ebrei a ucciderlo, là nel bosco. Adesso dicono che non è vero... " barbotta un settantenne. E una vispa signora quarantenne sfida la pioggia (pioveva a dirotto) pur di cercare le chiavi della chiesa e permettermi di venerare il braccio miracoloso.
La reliquia è esposta in una cappella laterale: è impressionante vedere questo piccolo, esile braccio rimasto incorrotto dopo tanti secoli. Mi preme allora giungere sul luogo del martirio "ma guardi che è nel bosco, non si può arrivare in auto" mi spiegano. Mi inoltro nel bosco su una strada sterrata per circa due chilometri, poi sono costretto a proseguire a piedi per un altro chilometro, sotto la pioggia.
Mi trovo finalmente di fronte alla cappellina sorta sul luogo esatto del martirio. Ai suoi piedi vi sono fiori freschi e ceri accesi: la fede popolare resiste malgrado i cattivi pastori. Dietro la robusta cancellata che protegge la celletta rimango esterefatto nel vedere un pannello col disegno di grande prato con delle farfalle svolazzanti e una piccola immagine del B. Lorenzino in gloria. La Provvidenza ha voluto che poco tempo dopo dei benemeriti ignoti rimuovessero il pannello, ridando alla luce l'affresco originale che rappresenta il fanciullo crocifisso su un albero attorniato da due giudei (riconoscibili dai tratti somatici, in particolare dal setto nasale) che lo seviziano con delle tenaglie ed altri strumenti. Evidentemente il pannello con le farfalle è più ecumenico...
Tornato a Marostica incontro il parroco, avvolto in un completino grigio-topo. Gioco al turista ignaro e chiedo chi sia il santo contenuto nell'urna: "non è un santo, si tratta di una mistificazione storica", rammaricandosi di come "a Trento sia stato più facile" (!!!) (riferendosi all'abolizione del culto di S. Simonino). Allora la Chiesa ha sbagliato nel beatificarlo? `Il vescovo lo vuol far togliere (SIC!), bisogna obbedire".

Il veto della Sinagoga

Per la verità, l'abolizione del culto del B. Lorenzino non è una iniziativa personale del vescovo vicentino, quanto piuttosto di una decisione romana che ha già colpito gli altri piccoli martiri.
A Trento, il vescovo Gottardi con un decreto del 28.05.1965 "sospendeva qualsiasi forma di culto pubblico" di San Simonino, trafugando il corpo del martire dall'urna esposta nella chiesa di San Pietro, per poi nasconderlo; un giurista lo ha definito un vero e proprio occultamento di cadavere. L'urna è stata poi messa in un angolino con dentro un beffardo cartello che, discolpando da ogni responsabilità gli Ebrei, riporta tra l'altro: "Serie ricerche storiche hanno smentito tale versione dei fatti... ", invitando comunque a pregare San Simonino (ma se non è santo perché bisogna pregarlo?) per "quanti sono ingiustamente perseguitati". La rivista paolina Jesus recentemente ha trattato dell'argomento parlando di un"falso beato" (28).
Anche nel paesino tirolese di Rinn, nel 1985, le reliquie del Beato Andrea (un tempo esposte sotto l'altar maggiore) sono state fatte rimuovere dal vescovo diocesano, Mons. Stecher, perchè "La Chiesa aveva commesso un pesante errore nel beatificare il fanciullo di Rinn..." (!!!) (29) e poste in fondo alla chiesa, dietro una squallida lapide che informa che Andrea è stato rapito da sconosciuti (!) e che la colpa è stata ingiustamente attribuita ai Giudei (30). Sono spariti i numerosi ex voto e sulla roccia dove fu martirizzato la sua statua è stata sostituita da una di Gesù orante. Il culto è vietato, ma ogni anno i cattolici tirolesi si riuniscono nella chiesetta di Rinn per pregare il Martire.
A Marina di Massa la parrocchia di Poveromo-Ronchi era dedicata a S. Domenichino: anche qui il vescovo locale ha provveduto, nel dicembre 1970, all'epurazione, cancellando ogni riferimento al Santo spagnolo; in un'opera di propaganda filo-ebraica si legge: "E' soppresso, solo in questo anno, il culto di Domenichino del Val, pseudo-santo epseudo-martire" (31). Nell'estate del 1990 si constatava ancora la devozione popolare per San Dominichino e allora il parroco riceveva del vescovo di Massa, Carrara e Pontremoli una incredibile lettera riportata del Corriere della Sera: "Deve scomparire, nell'ambito della pietà popolare, ogni riferimento al bimbo spagnolo. A suo tempo si potrà modificare anche il nome della parrocchia "(32) . Nella missiva si vietava anche la diffusione dei santini recanti l'immagine del piccolo martire.
Il Corriere della Sera, dopo aver sottolineato che "I parrocchiani sono sconcertati. Erano affezionati alla piccola, stupenda chiesetta che portava il nome del martire", ammetteva che "il martire non sarebbe gradito alle comunità ebraiche nazionali ed estere ".
Stranamente a Marostica le cose sono andate per le lunghe, anche se fin dal 1972 la rivista Shalom chiedeva a gran voce la soppressione del culto del Beato Lorenzino (33).
E' eloquente il fatto che le comunità ebraiche abbiano richiesto e ottenuto dalla gerarchia cattolica di sopprimere il culto ai fanciulli cristiani uccisi dai giudei, dopo aver chiesto e ottenuto durante il Concilio Vaticano II di essere discolpati dall'accusa di deicidio.
Se infatti il Vaticano modernista è pronto a riconoscere il popolo ebraico non responsabile della crocifissione di Nostro Signore, andando così contro la Sacra Scrittura, il Magistero, e la Storia, perché non negare anche gli omicidi rituali ebraici e quindi il martirio di questi piccoli cristiani?
Così i gerarchi conciliari, da buoni fratelli minori, non fanno altro che imitare i loro fratelli maggiori, procurando un secondo martirio a questi Santi Fanciulli.

Fermiamo questa empietà!

Davanti al progetto di eliminare il culto pubblico del Beato Lorenzino invitiamo i lettori a indirizzare al vescovo di Vicenza e al parroco di Marostica delle lettere di protesta, sollecitando il mantenimento del culto multi secolare al Martire in ossequio alla verità storica e alla fede cristiana. Le lettere potranno essere indirizzate a:
S.E.R. Mons. Nonis
Curia Vescovile 36100 - Vicenza e al:
M.R. Parroco
Chiesa S. Maria Assunta 36063 Marostica (VI).
La bella orazione del Postcommunio della Messa propria del Beato Lorenzino ci aiuti a impegnarci con fiducia e fermezza per la difesa della religione cattolica dagli assalti dei suoi nemici esterni ed interni:
"O Dio, per il cui disprezzo gli empi giudei inflissero un genere di crudelissima morte all'innocente fanciullo e martire Lorenzino, concedi ai tuoi fedeli che venerano piamente la Sua memoria in terra, di conseguire il frutto della Tua passione in cielo" (34).

NOTE:

(1) Mons. G. Ronconi, "Il Beato Lorenzino da Marostica nella Storia e nel Culto", Tip. Ars et Religio, Vedelago (TV) 1954.
(2) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 10 (3) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 11 (4) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 11 (5) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 12. (6) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 13. (7) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 13. (8) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 14.
(9) Don G. Pavani, "S. Domenichino del Val, Chierichetto Martire ", Ed. Piccolo Clero, Parma 1963. (10) Don G. Pavani, op. cit., pag. 18.
(11) "La morale giudaica e il mistero del sangue", in La Civiltà cattolica , serie XV, vol. V, fase. 102 del 12 gennaio 1893, pag. 269 e seguenti.
(12) Mons. Umberto Benigni, "Storia sociale della Chiesa", ed. Vallardi, Milano 1922, vol. IV, t. I, app. III, pag. 369 e seguenti.
(13) Don G. Pavani, op. cit., pag. 42.
(14) Per il martirio di S. Simonino rimandiamo alla lettura della "Storia del Beato Simone da Trento, compilata sui processi autentiti istituiti contro gli Ebrei e sopra altri documenti contemporanei dal Sac. Giuseppe Divina - Parroco di S. Pietro - Canonico Onorario della Cattedrale di Trenta ", Trento 1902, Tip. Ed. Artigianelli, Vol. 1 e II.
(15) Albert Monniot, "Le crime rituel chez les les Juifs", Paris Terqui 1914, pag. 146
(16) Henri Desportes, "Le mystere du sang chez les Juifs de tous les temps", Paris Savine 1890, pag. 105.
(17) Albert Monniot, op. cit., pag. 159.
(18) Chi fosse tentato a rifiutare l'evidenza storica può riflettere anche sulla notizia riportata dai maggiori quotidiani nazionali (non sospetti di antisemitismo) della strage nella moschea di Hebron lo scorso anno in occasione della festa ebraica del Purim ad opera del terrorista giudeo B. Goldstein. repubblica del 4.03.94 scriveva: "Per i coloni più fanatici è tutto scritto nei sacri testi. Massacrando decine di nemici inginocchiati in preghiera il dottor Goldstein non ha fatto altro che tradurre nella realtà il precetto di Dio... " e cioè sacrificare degli uomini proprio il giorno del Purim. Il Corriere della Sera del 4.03.95 ricordava inoltre che "Nel '92, a due anni dalla strage della spianata del Tempio, 20 arabi uccisi e 20 feriti, il bollettino ciclostilato del Kach era uscito con un editoriale dal titolo , ricordando appunto i settanta buoi che venivano sacri reati durante la festa del Succot. I buoi, in questo caso, erano i dimostranti palestinesi ". Su Il Corriere della Sera del 4.03.1994 si legge inoltre che il Goldstein, di professione medico, durante la guerra del Libano "si rifiutò categoricamente di curare i non ebrei".
(19) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 16.
(20) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 17.
(21) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 17.
(22) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 18.
(23) Mons. G. Ronconi, op. cit- pag. 28.
(24) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 29.
(25) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 33.
(26) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 37.
(27) Mons. G. Ronconi, op. cit., pag. 60.
(28) Jesus, gennaio 1995, pag. 66.
(29) Le Chardonnet, N. 54 - Marzo 1990.
(30) Kaplan Gottfried Melzer, "Das selige Kind Andreas von Rinn", Durach 1989, pag. 83.
(31) Di Nola, "Antisemitismo in Italia 19621 1972 ", Vallecchi Editore 1973, pag. 168.
(32) Il Corriere della Sera del 21.07.1990.
(33) Shalom, luglio/agosto, M. Nardello, Il presunto martirio del beato Lorenzino Sossio da Marostica, in Archivio Veneto, serie V, vol XCV, 1972
(34) Mons. G. Ronconni, op. cit. pag. 56.

6 commenti:

  1. BlaisePascal

    Auguri di Buon Natale e complimenti per eservi affidati alla protezione luminosa del Santo Simonino, un bellissimo modo di rendere grazie a Dio.

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  2. Buon natale anche a te e alla tua famiglia...

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  3. E' con grandissima pena e dispiacere che scopro ora che a Trento la ex cappella di San Simonino, ora degradato per ragioni politiche ecumenali, frutto del dogma della sacra Shoà,sarà venduta ad ebrei per farci un centro di cultura ebraica...Uno schiaffo del genere alla comunità cattolica si poteva fare soltanto di questi nostri tempi in cui viene aborrito un monsignore che si azzarda a porre dubbi ed i papi accolgono a sorrisi i membri ebraici del B'rnai-B'rith ! Signore, dove siamo arrivati? E' già il fondo dell'abisso o la caduta continua ancora? Signore salvaci! Maria, Madre di Dio e Madre nostra, soccorri la Chiesa!

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  4. Invio i testi propri per l' ufficio di s. Simonino dal proprio di trento:

    http://muniatintrantes.blogspot.com/
    d. Luciano

    ANTIPHONAE

    1 Cantate Domino, laudate Dominum, quia liberavit animam pauperis de manu malorum.
    2 Quasi olocausti hostiam accepit illum, et in tempore erit respectus illius.
    3 Visus est oculis insipientium mori, ille autem est in pace.
    4 Laudate pueri Dominimi, laudate nomen Domini, humilia respicit in coelo, et in terra.
    5 Coronavit illum gloria, et honore; placita enim fuit ei anima illius.
    6 Ecce quomodo computatus est inter filios Dei, et inter Sanctos sors illius est.


    HYMNUS AD LAUDES ET VESPERAS

    PUER beate patriam
    Ingressus aeternam, prius
    Quam fìrmiori presseris
    Terrae solum vestigio.


    Dum tu simul cum parvulis
    Ab rege caesis impio
    Illic triumphas lusibus
    Laetis, et agnum circuis.


    Amica verte lumina
    Ad haec tua incunabula,
    Et nos precando subleva
    Ad te, tuumque gaudium.


    Deo Patri sit gloria,
    Ejusque soli Filio,
    Cum Spiritu Paraclito,
    Et nunc, et in perpetuum. Amen.


    HYMNUS AD MATUTINUM.

    SCELESTUS haurit sanguinem
    Judaeus integerrimum.
    Nec guttur obstrictum potest
    Lenire ludus questibus.


    Sed hostis immanissimus
    Tibi nequivit tam pio
    Prodesse corde, quam fera
    Crudelitate profuit.


    Tu nempe mundi lacrymis
    Praereptus emisti bona
    Immensa parvo impendio,
    O nosque Simon adjuva.


    Laus, et perennis gloria
    Deo Patri, et Filio
    Sancto simul Paraclito
    In saeculorum scecula. Amen.


    Oratio Deus, innocentiae restitutor, prò cujus nomine beatus Innocens Simon acerbissimae mortis supplicio a perfidis Judaeis interemptus est: praesta nobis, quaesumus; ut ejus intercedentibus meritis, ab hujus vitae contagis impolluti ad caelestem patriam pervenire valeamus. Qui vivis et regnas.

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  5. Un carissimo augurio a tutti di Sante Feste nel Signore, un abbraccio a Mardu, ed un ringraziamento a Don Luciano, per la preziosa e graditissima collaborazione!

    Quando Gianluca mi ha prospettato di prendere San Simonino come Santo Protettore del blog non ci ho pensato nemmeno un nanosecondo, ed ho accettato con immensa gioia! Non avevamo ancora dedicato il blog a qualche Santo, tranne naturalmente che consacrare blog e sito ai Sacratissimi Cuori di Gesù e Maria. E penso che in quest'epoca di profonda iniquità e di tenebra non poteva esserci idea più luminosa che quella di porsi sotto la protezione dell'infanzia martirizzata, dell'innocenza doppiamente testimoniata, con la purezza tipica dell'età e con il sacrificio del Martirio subito a causa del Nome di Gesù. Io vorrei a protettori del blog tutti questi piccoli torturati dai giudei nei secoli, vorrei non uno, ma tutta la lista al completo!

    Questi sono i nuovi SANTI INNOCENTI, trucidati dai nuovi "ERODE" di questo tristissimo tempo di giudaizzazione della Chiesa. La quale si è miseramente prostituita ai poteri ebraici di questo secolo, svendendo la sua Dottrina, la sua Liturgia, la sua Teologia, i suoi Santi Martiri, e financo il suo Iddio Benedetto, per formare un'accolita di rinnegati, insieme ingannatori del popolo di Dio, ignaro dell'incubo di Menzogna di cui viene precipitato dai suoi stessi pastori. Costoro assaggeranno l'Ira divina e la sua Giustizia, con la mercede che spetta ai bugiardi, agli ipocriti e ai profanatori.

    Ringrazio il Dio Bambino, Incarnato per la salvezza dell'uomo, per averci donato come Protettore questo Santo piccolino, nel giorno benedetto del Santo Natale. Ricordiamoci di pregare San Simonino e tutti i suoi fratellini Martiri. La loro Santità assoluta ha ottenuto moltissimi grandi Miracoli.

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  6. voi antisemitici profanate il nome santo di Dio.

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