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martedì 15 febbraio 2011

SETTE VESCOVI GRECO CATTOLICI CONTRO LA BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

 
Si tratta dell’appello al Santo Padre da parte di sette Vescovi appartenenti alla Chiesa Ortodossa Greco -Cattolica, i quali chiedono formalmente e pubblicamente a Benedetto XVI di NON beatificare Giovanni Paolo II, pena la perdita per la Chiesa della sua cattolicità, dell’infallibilità del Papa e del Primato Petrino. Riceviamo da info@cattolicesimo.com una mail con il seguente messaggio corredato con il sottostante video, che riportiamo.
“GUARDATE QUESTO DOCUMENTO IMPORTANTISSIMO. PER LA PRIMA VOLTA UN GRUPPO DI VESCOVI CON GIURISDIZIONE DICHIARANO CHE SE BENEDETTO XVI BEATIFICHERA' WOJTYLA SARA' IL SEGNO CERTO CHE EGLI NON GODE DELL'INFALLIBILITA', ERGO RATZINGER NON E' VERO PAPA!”




Condivisibili i contenuti, ma non le conclusioni
 
Possiamo essere d'accordo con i contenuti enunciati nel video dal vescovo ortodosso e possiamo anche essere d'accordo sulla inopportunità della dichiarazione di beatificazione di Giovanni Paolo II, il quale commise molti errori a danno della fede cattolica e della sua retta diffusione, fermo restando che la Sua santa accettazione di lunghi anni di pesante sofferenza fisica, fino al portare la croce di una malattia terminale con la quale ha eroicamente sostenuto il mandato Apostolico fino alla morte, potrebbero averLo tanto purificato da condurlo ragionevolmente a santificazione....

Ma quello che assolutamente non condividiamo è la tesi che se l'attuale Papa dovesse ugualmente procedere (forse sbagliando!) a tale beatificazione, automaticamente Egli perderebbe l'infallibilità pontificia. NO! In base a quale principio teologico o canonico Egli smetterebbe di essere il vero Papa? Se un Papa sbaglia, non per questo smette di essere vero Papa. Sarà un "vero Papa che ha sbagliato", non per "ignoranza" (quindi non è in discussione l'infallibilità in materia di Fede, perché magari non consapevole), ma per lucida scelta (nel senso che non sconfesserebbe mai - purtroppo - un esponente del Concilio Vaticano II), quindi potrebbe divenire un Papa indegno, traditore della Fede cattolica e del Signore, perché incapace di scegliere eroicamente la difesa della Sana Dottrina di Cristo, a svantaggio di motivazioni ecclesial -diplomatiche del tutto umane.
Ma sarebbe troppo comodo per un Papa smettere di essere legittimamente tale A CAUSA DEI PROPRI PECCATI, troppo comodo! Egli rimane invece Papa, con tutta la terribile responsabilità dei propri gesti, compiuti DA PAPA, ed in base ai quali riceverà un Giudizio Divino molto più severo rispetto a quello dato ad un laico qualunque, poiché "A CHI MOLTO FU AFFIDATO, SARA' RICHIESTO MOLTO DI PIU'".

Noi siamo Cattolici, e come tali soffriamo vedendo come l'attuale Pontefice stia portando avanti tutti i principi sostenuti dal suo Predecessore ed inorridiamo al pensiero che tra pochi mesi il Papa reitererà l'aberrazione dell'incontro di preghiera, ad Assisi, di tutte le religioni pagane in "comunione" con la Fede Cristiana e segnatamente con la Chiesa Cattolica, ma sappiamo bene che il Papa nonostante tutti gli errori che possa commettere rimane di fronte a Dio il Suo Vicario in terra, con tutta la terribile responsabilità che ciò porta con sé: magari fosse, che le azioni del Papa perdessero la loro gravità di errore, per il fatto che sbagliare Gli togliesse il Primato Petrino....magari così fosse per la Sua anima!....ma la Sua responsabilità resta con tutto il suo peso, nel bene e nel male.

Invece codesti vescovi, forse un po’ nostalgici della Chiesa Ortodossa da cui derivano, battono il tasto del Primato Petrino, grande scoglio che ha sempre diviso la Chiesa Ortodossa da quella Cattolica...Ma la Chiesa Ortodossa è scismatica, perciò eretica e pertanto SCOMUNICATA, anche se Paolo VI tolse la scomunica nella persona del Patriarca Atenagora I, in base al cui gesto, se è per questo, già la Chiesa Cattolica DOVREBBE ESSERE NON PIU' CATTOLICA, ANTICRISTICA, E PRIVA DEL PRIMATO PETRINO E DELL'INFALLIBILITA' PAPALE già da un bel pezzo!!!.. Ma non funziona così! Il gesto apostatico di un singolo papa non annulla di per se stesso la realtà del Primato Petrino.

E interessante che costoro, pur partendo da contenuti e motivazioni autenticamente cattolici, tornino a minacciare il Papa della perdita dell' infallibilità e del Primato Petrino, proprio come gli Ortodossi da cui essi derivano, ed il particolare NON PUO' passare inosservato!.. Ritorno alle origini?...Dunque possibilità di un prossimo scisma di fronte al comportamento apertamente modernista/Vaticano II del Pontefice? Considerando QUANTO il Papa paventi il rischio di scismi, in quest'epoca tutta dedita ad in irenistico ecumenismo, tanto da accettare, per tema di ciò, l'entrata nella Chiesa di movimenti eretici che trascinano dietro di sé gran parte della Gerarchia, c'è da sperare che il Papa faccia qualche passo indietro....


A ulteriore chiarimento dei termini dell'infallibilità Papale, chiariamo appunto che tale infallibilità si esplicita solo nel momento in cui il Sommo Pontefice si esprime parlando EX CATTEDRA, con il preciso intento di dichiarare una Verità di Fede  a favore della Chiesa tutta, palesandone il suo valore eterno ed inappellabile, in forza e per Grazia dello Spirito Santo, da cui è assistito in questo preciso esercizio.
Ma al di fuori di questo preciso esercizio, che non esaurisce in sè tutto il raggio d'azione del Ministero Petrino, Costui può esprimere parole e compiere atti non "magisterialmente" solenni, i quali possono ragionevolmente essere anche passibili di imperfezione e che in quanto tali non implicano la perdita dell'infallibilità, che è prerogativa divina dello Spirito Santo e non della creatura umana che ne è depositaria.  A sostegno di ciò il pronunciamento del Santo Magistero Cattolico:

COSTITUZIONE APOSTOLICA “PASTOR AETERNUS” DEL SOMMO PONTEFICE PIO IX
 “SULL’INFALLIBILITÀ DEL ROMANO PONTEFICE”
 

Capitolo IV - Del Magistero Infallibile del Romano Pontefice

Perciò Noi, mantenendoci fedeli alla tradizione ricevuta dai primordi della fede cristiana, per la gloria di Dio nostro Salvatore, per l’esaltazione della religione Cattolica e per la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa. Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema.
(Dato a Roma, nella pubblica sessione celebrata solennemente nella Basilica Vaticana, nell’anno 1870 dell’Incarnazione del Signore, il 18 luglio, venticinquesimo anno del Nostro Pontificato.)

                                                                                                                            PIO PP. IX

 

Il Vescovo Slipyi
Sopra, il Vescovo simbolo della resistenza alla ‘ostpolitik’ della Roma moderna, cardinale Josef Slipyi, perseguitato da Paolo VI.

Il card. Joseph Slipyi, Primate dell’Ucraina. Dopo decine d’anni di carcere, lager e di lavori forzati, il Cardinale mi confidava: “In ogni istante è fissa nella mia mente l’odissea passata nei lager sovietici e la mia condanna a morte; ma a Roma, dietro le mura del Vaticano, ho vissuto momenti peggiori!”. Davanti al Sinodo, atterrito e sconvolto, il Cardinale affermava: “Su cinquantaquattro milioni di Ucraini, dieci milioni sono morti in seguito a persecuzioni! Il regime sovietico ha soppresso tutte le diocesi! C’è una montagna di cadaveri e non c’è più nessuno, nemmeno nella Chiesa, che difenda la loro memoria. (...) Siamo tornati al tempo delle Catacombe! Migliaia e migliaia di fedeli della Chiesa Ucraina sono deportati in Siberia e fino al Circolo Polare, MA IL VATICANO IGNORA QUESTA TRAGEDIA! Forse i Martiri sarebbero diventati testimoni molesti? Saremmo
noi una palla al piede per la Chiesa?”…
 Brevi note sull’Arcivescovo Dohnal e sui sette Vescovi ucraini:


La personale vicenda di Fra’ Elias Anthony Dohnal, nato nel 1946, è quella di un comune sacerdote cattolico della diocesi di Litoměřice (nell’allora Cescoslovacchia) ivi ordinato nel 1972. Con un passato prima da vicario parrocchiale a Slušovice e Budišov e poi nel Rinnovamento Carismatico.
Promotore di gruppi di preghiera e attivo oppositore per tutti gli anni ’80 dell’occultismo e della teologia progressista, nel 1991 egli avverte una vocazione più eminentemente contemplativa, che lo induce a entrare nell’Ordine Greco-Cattolico di San Basilio il Grande, di cui frequenta il noviziato a Varsavia. In seguito l’Ordine lo assegna al monastero di Trebišov.
Fra’ Donhal chiede di poter fondare un ramo contemplativo all’interno dell’Ordine e il Superiore Generale, Fra’ Dionisio Lachovicz OSBM, gli concede il permesso ad experimentum sotto la sua diretta supervisione, nominando lo stesso Fra’ Donhal quale responsabile della formazione dei novizi, reclutati fra postulanti ch’erano già stati rifiutati dall’Ordine in Polonia.
Nel maggio del 1998, dopo lagnanze e una visita canonica considerata evidentemente negativa dai Superiori, Fra’ Dionisio Lachovicz revoca il permesso che concedeva uno speciale status alla comunità religiosa di Fra’ Donhal. La comunità interpone appello alla Congregazione per le Chiese Orientali, il competente dicastero della Curia Romana, chiedendo di potersi erigere in monastero autonomo dall’Ordine nel territorio della Patriarchia di Prešov (in Slovacchia). Il cui Vescovo, Ivan Hirka, si manifesta però contrario. Nel dicembre del 1998 il Superiore dei Basiliani conferma la soppressione del ramo contemplativo dell’Ordine e i membri della comunità vengono dispersi e assegnati in vari luoghi.
Ma nel 1999 inoltrato mons. Ivan Ljavinec, Esarca della Chiesa greco-cattolica della Repubblica Ceca, chiede all’Ordine basiliano d’insediarvi una sua comunità. D’accordo con l’Arcivescovo di Praga Cardinale Vlk, il Superiore dei Basiliani Lachovicz insedia a Praga un gruppo di monaci, assegnando Fra’ Cirillo Špiřík, suo fratello Metodio (amici e colleghi di noviziato di Fra’ Donhal) e l’ucraino Fra’ Marciano Hitiuk al servizio della parrocchia della Cattedrale praghese.
Nel 2003 i Basiliani e i loro sostenitori protestano vivacemente contro la nomina di un nuovo Esarca per i fedeli di rito greco-cattolico in Cechia, nella persona di mons. Ladislav Hučko, un non ucraino, e giungono a occupare la Cattedrale greco-cattolica.
Consacrato in un’altra chiesa di rito latino, nel 2004 Lachovicz non viene rieletto (il Patriarcato di Kiev è tuttora vacante) ma si dispone la chiusura delle comunità basiliane nella Repubblica Ceca e il contestuale trasferimento dei membri nel monastero di Pidhirtsi, in Ucraina.
Il 3 marzo 2008 Fra’ Donhal annunzia a Benedetto XVI di essere stato consacrato Vescovo, assieme ad altri tre ministri (i monaci basiliani Metodio Riccardo Shpirzhyk, Marciano Basilio Hitiuk e il sacerdote diocesano Roberto Oberhauser) per salvare dall’eresia e dall’apostasia la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, senza dichiarare però l’identità del Vescovo dei Vescovi che avevano proceduto all’ordinazione. Mons. Donhal denunzia contemporaneamente l’appoggio dato dagli altri Vescovi ucraino-cattolici al sincretismo religioso e al falso ecumenismo, nonché all’occultismo e alla propaganda omosessualista.
Tra gli esempi di falso ecumenismo da lui recati, vi è la Dichiarazione di Balamand del 1993, che aveva rigettato l’uniatismo con Roma come metodo per ricercare l’unità fra cattolici e scismatici orientali. Mons. Donhal denunzia inoltre come scismatiche ed eretiche le tesi proclamate in un suo libro dal Cardinale Husar. Forse al contrasto non sono estranee le antiche rivalità all’interno della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina fra monaci studiti e basiliani: i primi (e fra questi, appunto, il Cardinale Lubomyr Husar) favorevoli a relazioni privilegiate con gli scismatici orientali; i secondi invece più proclivi a conservare relazioni speciali con Roma e aperti all’influsso della Chiesa Latina.
Il 23 marzo 2008, domenica di Pasqua, la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina rilascia una dichiarazione, ispirata dal Cardinale Husar, nella quale si ammoniva che ogni consacrazione che avesse avuto luogo non sarebbe stata riconosciuta dalla Chiesa.
Nel giugno 2008 si apre il processo contro i quattro Vescovi ordinati senza mandato romano innanzi al tribunale dell’Eparchia di Sokal-Zhovkva, imputati d’illegale assunzione d’autorità e d’illegale esercizio del sacro ministero, in violazione del canone 1462 del Codice di diritto canonico delle Chiese Orientali; e, ancora, d’incitamento alla ribellione contro la locale gerarchia (in particolare contro il Vescovo Mykhail Koltun e l’Arcivescovo Cardinale Lubomyr Husar) in violazione del canone 1447 e per aver causato, tramite calunnie, ingiustificati e gravi danni alla buona reputazione delle persone sopra menzionate e agli altri membri della gerarchia della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, con ciò violando il canone 1452. La sanzione irrogata è la scomunica maggiore. La sentenza è confermata in appello dal tribunale del Patriarcato ed è resa pubblica il 17 settembre 2008. Il 7 ottobre 2008 anche la Segnatura Apostolica, la suprema istanza giudiziaria della Chiesa Cattolica, rifiuta di accogliere l’appello dei Padri di Pidhirtsi, mantenendo la sentenza di scomunica maggiore inflitta loro dal tribunale del Patriarcato.
Il 15 agosto 2008 sostenitori dei Padri di Pidhirtsi tentano di occupare un edificio di pertinenza dell’amministrazione della Chiesa. In quell’occasione il Cancelliere dell’Eparchia di Stryi muove accuse alle locali autorità di polizia d’intromissione, al fine d’impedire la normale protezione dell’edificio ecclesiastico da parte delle forze dell’ordine.
L’11 agosto 2009 i Vescovi di Pidhirtsi fondano la Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina, dove ortodossa deve intendersi nel senso letterale di retta fede e non già come un cedimento agli scismatici. Tale Chiesa è intesa quale nuova struttura, posta a presidio della Fede cattolica nella Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. Nelle loro dichiarazioni i Vescovi professano la Fede cattolica, incluso il Primato del Romano Pontefice e si dissociano dalle “eresie contemporanee che stanno distruggendo sia la Chiesa d’Oriente che quella d’Occidente”. È del 2010 la scomunica da parte della Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina di 265 professori della Pontificia Università gregoriana.
Dal sito della stessa Chiesa (http://uogcc.org.ua/en/actual/article/?article=2814I ) si evince che i Vescovi di Pidhirtsi hanno interpellato uno ad uno 3.261 Vescovi del mondo, al fine di far loro confessare e proclamare la Fede cattolica, invitandoli a ripudiare contemporaneamente le odierne eresie a far parte dalla Pentecoste (23 maggio) del 2010. Con l’eccezione di un solo Vescovo, nessuno fra i 2.271 Vescovi titolari e 989 Vescovi emeriti interpellati, ha confessato la Fede cattolica. Così facendo — dichiarano i Vescovi di Pidhirtsi — quei Vescovi si sono esclusi dal Corpo Mistico di Cristo, ovvero dalla Chiesa e, a far parte dal 24 maggio 2010, essi sono incorsi nella maledizione di Dio (come da Galati 1, 8-9) avendo tradito Gesù Cristo e proclamato un Vangelo diverso da quello annunziato dagli Apostoli. Ove questi Vescovi apostati ordinassero altri Vescovi o preti, quest’atto sarebbe arbitrario e invalido. I Vescovi di Pidhirtsi invocano da Benedetto XVI di purgare la Chiesa e di riformarla oppure di lasciare il suo ufficio, se questo non fa o non ne è capace.
Nel novembre 2010 a Chortkiv si verifica uno scontro, presso la chiesa della Trasfigurazione, forse nel tentativo di occupare l’edificio, fra una settantina di sostenitori della Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina da un lato (presenti fra gli altri i Vescovi Špiřík e Hitiuk) e parrocchiani della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina dall’altro lato.
Questi i sette Vescovi costituenti la gerarchia della Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina:
- mons. Mychajlo Osidach, ucraino, a capo della Chiesa, è un ex-pope scismatico russo;
afferma di essere stato consacrato Vescovo cattolico in clandestinità nel settembre del 1989 dall’Arcivescovo Volodymyr Sterniuk (1907-1997) e dal Vescovo Filemon Kurchaba (1913-1995) mentre ancora infuriava sull’Ucraina il flagello comunista; dall’aprile 2010 non compare più nell’Annuario Pontificio quale Vescovo cattolico riconosciuto da Roma.
- mons. Elias Anthony Dohnal, Vicario, monaco basiliano.
- mons. Marciano Basilio Hitiuk, Segretario, monaco basiliano.
- mons. Metodio Riccardo Špiřík, monaco basiliano.
- mons. Timoteo Sojka, monaco basiliano.
- mons. Basilio Kolodi, monaco basiliano.
- mons. Roberto Samuele Oberhauser, sacerdote dell’Eparchia di Ivano-Frankivsk, in Ucraina.
Špiřík, Sojka, Kolodi e Oberhauser sono anch’essi membri del Sinodo della Chiesa Ortodossa Greco-Cattolica Ucraina.


Anna Rita Onofri...Gianluca Cruccas. 

9 commenti:

  1. sono perfettamente d'accordo con voi, ma sarebbe interessante far notare ancora ai progressisti che il papa non è sempre infallibile ed è per questi motivo che la conclusione di questo intervento è errato, mentre oggi i neomodernisti ci obbligano a seguire il papa qualunque sia la sua opinione.
    Ma delle due una perchè se fosse sempre infallibile (cosa poi del tutto illogica e evangelicamente impossibile) questi sette vescovi avrebbero ragione.
    Mentre occorre con forza ribadire quando il papa è infallibile!
    Saluti a voi

    RispondiElimina
  2. Scusate l'OT ma ritengo l'argomento meritevole di un successivo thread. Segnalo l'articolo apparso oggi su http://disputationes-theologicae.blogspot.com/ dal titolo:

    L’Osservatore Romano attacca la “Dominus Jesus” e l’ “Ecclesia Dei”?


    "L’Osservatore Romano degli ultimi tempi sembra uscire dalla sua tradizionale prudenza e dal deferente omaggio alla Sede Apostolica, per darsi ad iniziative di taglio variegato, ma a ben vedere tutte sulla stessa linea editoriale. In un articolo del 2 febbraio 2011, dal titolo “Una più avvertita esigenza di trasparenza e di semplificazione”, interviene addirittura il vice redattore del giornale Carlo di Cicco. Commentando e apprezzando uno studio recente sulla materia, si intrattiene su alcune meditazioni canoniche quanto alle strane situazioni di alcuni nuovi Istituti di vita consacrata. Dopo lunghe circonvoluzioni verbali su certe società religiose, alcune delle quali poco note e dallo stile di vita veramente singolare, si arriva a quello che sembra essere il vero bersaglio: le famigerate società dipendenti da quello “strano organismo” meglio noto col nome d’ “Ecclesia Dei”."

    ...

    "Quel che sarebbe da riprendere in considerazione sarebbero gli effettivi poteri della Commissione, nel passato e nel presente, prospettando addirittura una riesamina retroattiva. L’articolista poi - non si capisce bene se parlando ex abundantia cordis o facendo sue le conclusioni dei canonisti citati - non senza una certa audace sfrontatezza, scrive che gli Istituti che dipendono dalla citata Commissione sarebbero ancora passibili di un esame di controllo sulla loro ortodossia (!). Per comprendere a che punto la realtà oltrepassi la fantasia riportiamo le parole testuali: “Per quanto riguarda gli istituti approvati dalla “Ecclesia Dei”, si potrebbe studiare se, una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale, l'approvazione non possa essere concessa dalla stessa Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, un po' come quando si chiedeva il nulla osta del Sant'Uffizio per l'approvazione degli istituti religiosi”."

    Sottolineo: "...una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale..."!
    Sinceramente, non ho parole!

    RispondiElimina
  3. Per Stettino:
    Hai ragione carissimo,
    mancava questa precisazione, che ho provveduto ad aggiungere all'articolo.
    :-)

    RispondiElimina
  4. Grazie Cesare,
    stiamo preparando un thread per dare risonanza al fatto.

    RispondiElimina
  5. X Cesare

    Anche questa è modernità... insomma, ci vuole un ministro dell Semplificazione Normativa come Calderoli, che cancelli le leggi vecchie e lasci solo quelle nuove....

    In questo caso le encicliche vecchie...una tagliatina qua e là per togliere il vecchio...

    Scusate, ma da quale Papa possimao cominciare a sforbiciare?

    (badate bene che ho scritto con tono volutamente delirante, è solo una brutta battuta, perchè davvero ogni giorno è ricco di modernità... a tal punto che io non ci capisco più niente)

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  6. Una beatificazione non è infallibile, una eventuale canonizzazione invece si...
    Quindi speriamo ci si fermi alla prima, se no i vescovi ucraini non avrebbero tutti i torti.

    Resta comunque il fatto che anche un beato "tecnicamente" è in cielo ad intermediare per noi, mentre un eretico non è neppure nella Comunione dei Santi...
    Evidentemente la Chiesa moderna ha le idee piuttosto confuse...

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  7. @ a.rita

    Grazie.

    @ Alessio

    Fatico sempre più a riconoscere nell'attuale la Chiesa Cattolica nella quale sono stato battezzato.
    Si tratta, ovviamente, di un disagio che riguarda soltanto alcuni (purtroppo) appartenenti alla mia generazione, quella cioè di chi ha avuto esperienza, personalmente, della Chiesa pre-concilio VII passata la quale non rimarranno più testimoni oculari.
    Basti pensare che già la quasi totalità dei sacerdoti che celebrano secondo il MP non hanno mai assistito alla S.Messa così come veniva celebrata prima del concilio e comunque, la celebrano (se) autorizzati dai Vescovi dopo presentazione da parte di un 'gruppo' della richiesta che contiene, 'spontaneamente' s'intende, l'accettazione senza riserva alcuna del Concilio Vaticano II.

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  8. Stai tranquillo, non sei il solo a sentirti un "fossile" cattolico...:)Pensa, seppur vista da piccola, ho ancora dei ricordi della S.Messa tridentina e del prete che la celebrava. E' morto giovane, riposi in pace, ma il Signore ha voluto farlo riposare proprio accanto ai miei bisnonni e così ogni volta che vado al cimitero, prego sempre anche per lui e chiedo preghiere per la mia famiglia. Torneranno i tempi in cui l'unico rito sarà quello di sempre, non quello "straordinario" come oggi definito,ma Dio solo sa se ci saremo ancora, io lo spero...
    Patrizia

    RispondiElimina
  9. L'apertura alle chiese non cattoliche e ai fratelli lontani (anche quelli cattolici) sembra essere una gran fatica che il Vaticano non è pronto ad affrontare. Mi spiace, ma qui sì che si può parlare di politica vaticanense e dei suoi ministri presi più dalle lodi del mondo e dal potere che da Cristo.

    Claudio

    RispondiElimina

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