Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam. P Luc. 1, 41-50.
In
illo témpore: Repléta est Spíritu Sancto Elisabeth et exclamávit voce
magna, et dixit: Benedícta tu inter mulíeres, et benedíctus fructus
ventris tui. Et unde hoc mihi ut véniat mater Dómini mei ad me? Ecce
enim ut facta est vox salutatiónis tuæ in áuribus meis, exsultávit in
gáudio infans in útero meo. Et beáta, quæ credidísti, quóniam
perficiéntur ea, quæ dicta sunt tibi a Dómino. Et ait María: Magníficat
ánima mea Dóminum; et exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo; quia
respéxit humilitátem ancíllæ suæ, ecce enim ex hoc beátam me dicent
omnes generatiónes. Quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum
nomen ejus, et misericórdia ejus a progénie in progénies timéntibus eum.
M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo:
Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, e ad alta voce esclamò:
Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno! Donde a
me questo onore che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, infatti,
che appena il tuo saluto è giunto alle mie orecchie, il bimbo ha
trasalito nel mio seno. Beata te, che hai creduto che si compirebbero le
cose che ti furono dette dal Signore! E Maria rispose: L’ànima mia
magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore,
perché ha guardato all’umiltà della sua serva; ed ecco che da ora tutte
le generazioni mi diranno beata. Perché grandi cose mi ha fatto colui
che è potente, e santo è il suo nome, e la sua misericordia si estende
di generazione in generazione su chi lo teme. M. - Laus tibi Christe.
Venerabile Pio XII, l'ultimo Sommo Pontefice veramente cattolico...
"Per la gloria di Dio onnipotente che alla vergine Maria ha concesso la sua speciale benevolenza, per l'onore di suo Figlio, Re immortale dei secoli e trionfatore sul peccato e sulla morte, per l'accrescimento della gloria della sua augusta Madre e per il piacere e il giubilo di tutta la Chiesa, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei beati Apostoli San Pietro e San Paolo e con la nostra, pronunciamo, dichiariamo e definiamo esser dogma divinamente rivelato che: l'Immacolata Madre di Dio, da sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrestre, fu assunta in corpo e anima alla gloria celeste.
LA GLORIFICAZIONE DI MARIA CON L'ASSUNZIONE AL CIELO IN ANIMA E CORPO
Il
munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di
provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili
disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini
dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto
cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28).
Il
Nostro pontificato, come anche l'età presente, è assillato da tante
cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e
l'aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande
conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente
più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine
Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore
e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie
amorosissimamente l'ufficio di madre verso i redenti dal sangue di
Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore
impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.
Dio,
infatti, che da tutta l'eternità guarda Maria vergine, con particolare
pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal
4, 4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che
risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con
somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e
piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e
sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato
posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea
assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.
Questo
privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro
predecessore Pio IX, d'immortale memoria, definì solennemente il dogma
dell'immacolata concezione dell'augusta Madre di Dio. Questi due
privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua
morte ha vinto il peccato e la morte, e sull'uno e sull'altra riporta
vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente
col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti
il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà
giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte
si dissolvono, e soltanto nell'ultimo giorno si ricongiungeranno
ciascuno con la propria anima gloriosa.
Ma
da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella
per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua
concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare
nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del
suo corpo solo alla fine del mondo.
Plebiscito unanime
Per
questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio
Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i
fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe
stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della
corporea assunzione al cielo di Maria vergine.
Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all'apostolica sede questa definizione.
In
seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma
aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per
questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi
teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato,
sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate
all'insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell'orbe
cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia
internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce
che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il
dogma dell'assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne
seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede
apostolica che questa verità fosse solennemente definita.
In
questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i
quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa
Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo
pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte
migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di
persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai
venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle
parrocchie.
Per la qual cosa,
mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra
mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così
importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le
forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e
intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le
petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice
memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede
apostolica circa l'assunzione della beatissima vergine Maria al cielo.(2)
Messe papale de la proclamation du dogme de l'Assomption, 1er novembre 1950.
Il magistero della chiesa
Ma
poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo
opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i
venerabili fratelli nell'episcopato che Ci esprimessero apertamente il
loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera
[enciclica Deiparae Virginis Mariae,
in cui chiedevamo: «Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia
sapienza e prudenza ritenete che l'assunzione corporea della beatissima
Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro
clero e il vostro popolo lo desiderate».
E coloro che «lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio» (At
20, 28) hanno dato all'una e all'altra domanda una risposta pressoché
unanimemente affermativa. Questo «singolare consenso, dell'episcopato
cattolico e dei fedeli»,(3)
nel ritenere definibile, come dogma di fede, l'assunzione corporea al
cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del
magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo
cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo
certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e
contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa,
perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse.(4) Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l'assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv
14, 26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare
perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza
contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. «Infatti, come
insegna il concilio Vaticano, ai successori di Pietro non fu promesso lo
Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova
dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente
ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli,
ossia il deposito della fede».(5)
Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa
si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l'assunzione
corporea della beata vergine Maria al cielo, - la quale, quanto alla
celeste glorificazione del corpo virgineo dell'augusta Madre di Dio, non
poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze
naturali è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa
debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso
concilio Vaticano, «debbono essere credute per fede divina e cattolica
tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o
trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a
credere come rivelate da Dio».(6)
Di
questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall'antichità lungo il
corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede
si andò manifestando sempre più chiaramente.
I
fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s.
Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio,
menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si
avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché
un'acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo
divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà
nell'ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò
non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto
alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in
putredine e in cenere l'augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi,
illuminati dalla divina grazia e spinti dall'amore verso colei che è
Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre
più chiara l'armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo
Iddio ha elargito all'alma Socia del nostro Redentore, e che hanno
raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato,
eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto.
L'omaggio dei fedeli
Questa
stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a
Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi
esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli
occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre
città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e
patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l'approvazione
della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale
privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è
tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia
meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell'assunzione
della beatissima Vergine.
La liturgia delle chiese d'oriente e d'occidente
Ma
in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei
fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall'antichità si
celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui
infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di
attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo
anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo
magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non
piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della
dottrina cristiana».(7)
Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell'Assunzione di santa Maria,
si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la
vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro
corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose
consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri
privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio
insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano
I, d'immortale memoria, mandò all'imperatore Carlo Magno. In esso
infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la
festività di questo giorno, in cui la santa Madre
di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli
della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da
lei».(8)
Ciò
che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei
libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è
espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano,
per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile
mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini». E
nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l'assunzione
corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche
con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale,
prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: «A te
Dio, re dell'universo, concesse cose che sono al disopra della natura;
poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò
incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò».(9)
La festa dell'Assunta
Il
fatto poi che la sede apostolica, erede dell'ufficio affidato al
Principe degli apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf. Lc
22, 32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa,
stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di
questo mistero. Così la festa dell'Assunzione dal posto onorevole che
ebbe fin dall'inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in
seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro
predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione
stazionale per le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l'Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria.(10)
In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si
celebrava sotto il titolo dell'Assunzione della beata Genitrice di Dio,
una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l'ottava; e in tale
circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli.(11)
Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall'obbligo
del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s.
Niccolò I, ove parla dei principali digiuni «che la santa chiesa romana
ricevette dall'antichità ed osserva tuttora».(12)
Ma
poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la
suppone, e da questa derivano, come frutti dall'albero, le pratiche del
culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi
rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da
prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e
ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e
approfondirono il senso e l'oggetto, dichiarando specialmente ciò che
spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè
che oggetto della festa non era soltanto l'incorruzione del corpo
esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e
la sua celeste «glorificazione», a somiglianza del suo unigenito Gesù
Cristo.
La voce dei santi padri
Così
s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di
questa tradizione, considerando l'assunzione corporea dell'alma Madre di
Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa
eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato
illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il
suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel
suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini.
Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era
necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce,
ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune
nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era
necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e
da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».(13)
Queste
espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle
di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e
precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero
altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano
di Costantinopoli trovava consentanea l'incorruzione e l'assunzione al
cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina
maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo
verginale: «Tu, come fu scritto, apparisci "in bellezza", e il tuo corpo
verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché
anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere;
trasformato bensì, in quanto umano, nell'eccelsa vita della
incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato
della pienezza della vita».(14)
E un altro antico scrittore dice: «Come gloriosissima Madre di Cristo,
nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, è da lui
vivificata, rivestita di corpo in un'eterna incorruttibilità con lui,
che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da
lui solo».(15)
Con
l'estendersi e l'affermarsi della festa liturgica, i pastori della
chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere
di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della
festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.
L'insegnamento dei teologi
Tra
i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più
addentro nelle verità rivelate e mostrare l'accordo tra la ragione
teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio
dell'assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che
ci sono insegnate dalla sacra Scrittura.
Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi
in germe in questo: che Gesù ha voluto l'assunzione di Maria al cielo
per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di
tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità
divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità,
superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l'intima
unione di Maria col suo Figlio; e quell'amore sommo che il Figlio
portava alla sua degnissima Madre.
Frequentemente poi s'incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(16)
per illustrare la loro fede nell'assunzione si servono, con una certa
libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto
alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole
del Salmista: «Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l'Arca della tua
santificazione» (Sal 131, 8), e vedono nell'Arca dell'Alleanza
fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una
immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni
corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso
scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste
e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44, 10.14-16),
nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una
colonna di fumo dagli aromi di mirra e d'incenso» per essere incoronata
(Ct 3, 6; cf. 4, 8; 6, 9). L'una e l'altra vengono proposte come
figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo,
è innalzata alla reggia dei cieli.
Inoltre
i dottori scolastici videro adombrata l'assunzione della vergine Madre
di Dio, non solo in varie figure dell'Antico Testamento, ma anche in
quella Donna vestita di sole, che l'apostolo Giovanni contemplò
nell'isola di Patmos (Ap 12, 1s). Così pure, fra i detti del
Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole
«Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne»
(Lc 1, 28), poiché vedevano nel mistero dell'assunzione un
complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e
una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva.
Perciò
sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di
Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; - non
si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, - perché
realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di
altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e
benedetta fra le donne (Lc 1, 28). Lei sola meritò di concepire
Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo
al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».(17)
Tra
i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi
scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e
confermarono la pia sentenza dell'assunzione, occupa un posto speciale
il dottore evangelico, s. Antonio da Padova. Nella festa
dell'Assunzione, commentando le parole d'Isaia: «Glorificherò il luogo
dove posano i miei piedi» (Is 60, 13), affermò con sicurezza che
il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre
dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha
chiaramente - dice - che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in
cui fu il luogo dei piedi del Signore». Perciò scrive il Salmista:
«Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l'Arca della tua
santificazione». Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla
sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così «risorse anche
dall'Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine
Madre fu assunta al talamo celeste».(18)
La dottrina di s. Alberto Magno e di s. Tommaso d'Aquino
Quando
nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo
splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa
verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la
liturgia e la ragione teologica, conclude: «Da
queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima
Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli
angeli. E ciò crediamo assolutamente vero».(19)
E in un discorso tenuto il giorno dell'Annunciazione di Maria,
spiegando queste parole del saluto dell'angelo: «Ave, o piena di grazia
...», il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e
dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla
quale Eva fu soggetta.(20)
Il
dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché
non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta
che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa
cattolica che insieme all'anima è stato assunto al cielo anche il corpo
di Maria.(21)
L'interpretazione di s. Bonaventura
Dello
stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene
assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla
violazione del pudore e dell'integrità verginale nella concezione e nel
parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e
cenere.(22)
Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata
Vergine queste parole della s. Scrittura: «Chi è costei che sale dal
deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8,
5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste)
corporalmente. ... Poiché infatti ... la beatitudine non sarebbe piena,
se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l'anima, ma il
composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e
l'anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione».(23)
Il pensiero della Scolastica nel secolo XV
Nella
tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena,
riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi
del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a
riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori
precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina
Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell'anima e del
corpo - per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata
dal Re dei cieli - esige apertamente che «Maria non debba essere se non
dov'è Cristo»;(24)
inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in
cielo l'anima e il corpo, come dell'uomo, così anche della donna; infine
il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione
dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un
argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile».(25)
La conferma dei più recenti scrittori sacri
In
tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori
furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai
secoli passati, s. Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe
credere che l'arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello
Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che
quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l'alimentò, lo portò,
o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».(26)
Parimenti
s. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare
che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato,
col quale ai figli s'impone di onorare i propri genitori, si pone questa
domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla
vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso
?».(27)
E
s. Alfonso scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione,
perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella
carne verginale, di cui egli si era già vestito».(28)
Chiarito
però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono
dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle
quali si dimostra la somma convenienza dell'assunzione corporea della
beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede
della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza
(cf. Ef 5, 27), la quale è detta dall'apostolo «colonna e fondamento della verità» (1 Tm
3, 15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non
dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non
pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa
la glorificazione non solo dell'anima, ma anche del corpo e dopo aver
rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente
questo mistero mariano dell'assunzione, dice: «Questa sentenza è
ammessa già da alcuni secoli ed è issata talmente nell'anima dei pii
fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il
corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati
con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e
animati da spirito non già cattolico, ma eretico».(29)
Contemporaneamente
il dottore esimio, posta come norma della mariologia che «i misteri
della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati
secondo le leggi ordinarie, ma secondo l'onnipotenza di Dio, supposta la
convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o
ripugnanza da parte della s. Scrittura»(30)
fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero
dell'assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi
con la stessa fermezza d'animo, con cui doveva credersi l'immacolata
concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due
verità potessero essere definite.
Tutte
queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno
come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma
Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe
della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo
questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima,
ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo
nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal
momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come
osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno
Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto
onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve
credere che lo abbia realmente fatto.
Maria è la nuova Eva
Ma
in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene
presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo
Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico
infernale, che, com'è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3,
15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla
morte, sempre congiunti negli scritti dell'apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor
15, 21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di
Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche
per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere
con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo
stesso apostolo, «quando... questo corpo mortale sarà rivestito
dell'immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è
stata assorbita la morte nella vittoria» (1 Cor 15, 54).
In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto»(31)
di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata
nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha
riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla
fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere
preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il
suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo,
dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei
secoli (cf. 1 Tm 1, 17).
Le ragioni del nuovo dogma
Poiché
la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce
infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei
secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i
vescovi dell'orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia
definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell'assunzione
corporea della beatissima vergine Maria al cielo - verità fondata sulla
s. Scrittura, insita profondamente nell'animo dei fedeli, confermata
dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona
con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo
studio della scienza e sapienza dei teologi - riteniamo giunto il
momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare
solennemente questo privilegio di Maria vergine.
Noi,
che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio
della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante
tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato
tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente
sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che
questa solenne proclamazione e definizione dell'assunzione sarà di
grande vantaggio all'umanità intera, perché renderà gloria alla
santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da
vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano
stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il
cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a
desiderare l'unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l'aumento del
proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di
quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che
mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre
meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all'esercizio
della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il
materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di
sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando
guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a
quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la
fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più
operosa la fede nella nostra risurrezione.
La
coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l'Anno
santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci
permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa
fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un
monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.
La solenne definizione
«Pertanto,
dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la
luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha
riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo
Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a
maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta
la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi
apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo
essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre
vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla
gloria celeste in anima e corpo».
Perciò,
se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio
volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto
meno alla fede divina e cattolica.
Affinché
poi questa Nostra definizione dell'assunzione corporea di Maria vergine
al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo
voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica;
comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti
dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona
costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti
la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o
mostrata.
A nessuno dunque sia
lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e
definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse
di tentarlo, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e
dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato
a Roma, presso S. Pietro, nell'anno del massimo giubileo 1950, 1°
novembre, festa di tutti i santi, nell'anno dodicesimo del Nostro
pontificato.
Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica, così definendo abbiamo sottoscritto
(1) PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.
La
glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata
profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo
il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma
soprattutto il linguaggio della liturgia dell'Oriente e dell'Occidente. I
santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia,
nelle feste dell'Assunta parlano chiaramente della risurrezione e
glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e
accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento,
dimostrano l'armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza
di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie
contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa
universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua
suprema autorità.
(2) Petitiones de Assumptione corporea B. Virginis Mariae in Caelum definienda ad S. Sedem delatae, 2 voll., Typis Polyglottis Vaticanis, 1942.
(3) Bulla Ineffabilis Deus: Acta PiiIX, pars I, vol. 1, p. 615; EE 2/app.
(4) Cf. CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 4: COD 808-809.
(5) CONC. VAT. I, Const. dogm. Pastor aeternus de Ecclesia Christi, c. 4: COD 816.
(6) CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 3: COD 807.
(7) Litt. enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), p. 541; EE 6/475.
(12) Responsa Nicolai Papae I ad consulta Bulgarorum, 13 nov. 866.
(13) S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 14; cf. etiam ibid., n. 3.
(14) S. GERMANUS CONST., In sanctae Dei Genetricis Dormitionem, sermo I.
(15) Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.
(16) Cf. S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 2, 11; Encomium in Dormitionem... (S. Modesto Hierosol. attributum).
(17) AMEDEUS LAUSANNENSIS, De Beatae Virginis obitu, Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram.
(18) S. ANTONIUS PATAV., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo.
(19) S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive quaestiones super Evang. "Missus est", q. 132.
(20) S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de sanctis, sermo XV: In Annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q. 132. ,
(21) Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12, q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3, sol. 1 et 2.
(22) Cf. S. BONAVENTURA, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5.
(23) S BONAVENTURA, De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1.
(24) S. BERNARDINUS SENENSIS, In Assumptione B.M. Virginis, sermo 2.
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