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sabato 8 dicembre 2012

8 Dicembre 2013. "IN CONCEPTIÓNE IMMACULATA BEATÆ MARIÆ VÍRGINIS"...

Tota pulchra es María:
et mácula originális non est in te. Allelúia.

Tutta bella sei, o Maria:
e nessuna macchia originale è in te. Allelúia.

Deus, qui per immaculátam Vírginis Conceptiónem
dignum Fílio tuo habitáculum praeparásti:
quaésumus;
ut, qui ex morte eiúsdem Fílii tui praevísa,
eam ab omni labe praeservásti,
nos quoque mundos eius intercessióne
ad te perveniíre concédas.
Per eúmdem Dóminum nostrum Iesum Christum,
Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat,
in unitáte Spíritus Sancti, Deus,
per ómnia sécula seculórum.


O Dio, che mediante l'immacolata concezione della Vergine,
preparasti al Figlio tuo una degna dimora:
Ti preghiamo;
affinché, come in previsione della morte del medesimo
tuo Figlio preservasti lei da ogni macchia,
così ancora Tu conceda a noi, per sua intercessione
di giungere a Te purificati.
Per lo stesso Signore nostro Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
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ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Cant. 4, 7 - Tota pulchra es, Maria: et mácula originális non est in te. Allelúia.  
Cantico 4, 7 - Sei tutta bella, o Maria: e in te non v’è macchia originale. Allelúia. 

EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam, 1, 26-28 

In illo témpore: Missus est Ángelus Gábriel a Deo in civitátem Galilǽæ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Ióseph, de domo David, et nomen Vírginis Maria. Et ingréssus Ángelus ad eam dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: Benedícta tu in muliéribus.
M. - Laus tibi Christe. 

In quel tempo nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".
M. - Laus tibi Christe. 
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 O vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura Dai «Discorsi» di sant'Anselmo, vescovo
(Disc. 52; PL 158, 955-956)

 
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell'uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall'oppressione e avevano perso vivezza per l'abuso di coloro che s'erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellire dall'uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall'alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl'inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te. 

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