Recentemente Fellay ha dichiarato che la situazione con Roma era tornata ai primi anni di vita della Fraternità San Pio X , il che sembrava indicare che gli ignobili tentativi di fare un "accordo" con gli assasini della fede, modernisti, i quali si sono insinuati nelle Sacre mura Vaticane, fosse interrotto, ma dalle ultime notize sembrerebbe invece che i contatti con gli usurpatori modernisti siano proseguiti nonostante i proclami contrari. Subito sotto proponiamo una notizia del sito Le Forum Catholique, che parla di un contatto del modernista Di Noia con la dirigenza della San Pio X, mentre nel sito Radio Cristianidad, apprendiamo che Padre Alain Nély, secondo assistente di Fellay, si sarebbe recato, alla fine di Dicembre, negli uffici dell'Ecclesia Dei. Ora staremo a vedere come informeranno i numerosi fedeli della Fraternità San Pio X su questi ulteriori dialoghi con gli assasini della fede....
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Riposte Catholique 18 gennaio 2013
- L'espulsione di Mons. Williamson annuncia ineluttabilmente una
scissione nella FSSPX. Tuttavia, ciò non rinserra i ranghi della
maggioranza dei suoi preti intorno a Mons. Fellay, la cui linea di
condotta è poco leggibile.
Lo statu quo può durare a lungo ? Per la FSSPX la scelta finirà con
l'imporsi o con l'essere imposta, scelta tra riconoscimento canonico e
rottura (senza grandi conseguenze immediate per le sue forme di
apostolato e seminari, ma ormai senza uscita dal punto di vista umano).
Ogni prete della Fraternità San Pio X ha appena ricevuto una lunga lettera di Mons. Di Noia, Vice-Presidente della Commissione Ecclesia Dei.
Il rappresentante del Papa prende atto dell'immutato disaccordo tra la
Santa Sede e la FSSPX : la Santa Sede pensa che occorre interpretare i
testi del Concilio alla luce della Tradizione ; la FSSPX pensa che
alcuni insegnamenti del Vaticano II sono erronei. L'intero problema,
immutato, è di rendere gestibile questo disaccordo.
Con l'aiuto dei testi di San Paolo, Sant'Agostino, San Tommaso, Mons. Di
Noia propone dunque un nuovo approccio, spirituale. Egli chiede che le
due parti procedano, ognuna dal canto suo, ad un esame di coscienza in
tema di umiltà, dolcezza, pazienza, carità. La FSSPX pensa che ciò non
possa escludere, tenuto conto delle questioni dottrinali in gioco, il
rigore della confessione della fede. In proporzione, il frazionamento
della fede, della catechesi, delle pratiche sacramentali, porta molta
acqua al suo mulino. Per contro, è vero, si potrebbe dire che il
continuo degrado della situazione della fede cattolica è un invito
pressante a lasciare il suo splendido isolamento e a ricongiungersi ai
ranghi ufficiali dei soccorritori negli stessi luoghi pieni di rovine.
L'abbozzo della soluzione concreta è lasciato, senza dubbio
volontariamente, in una certa indeterminatezza da Mons. Di Noia. Di
sfuggita egli ricorda che Roma attende da Mons. Fellay una risposta al
documento consegnatogli il 14 giugno scorso. Ma, peraltro, egli propone
alla FSSPX un processo che ha le caratteristiche di una transazione :
- Da una parte, la FSSPX ritroverebbe il carisma positivo
dei suoi primi anni a Friburgo e ad Écône (essa si adopererebbe a
riformare ciò che dev'esserlo innanzitutto attraverso la formazione di
preti tradizionali destinandoli per un magistero conforme alla loro
formazione).
- Ma d'altra parte, la FSSPX, che
continua a ritenere che alcuni passaggi dell'insegnamento del Vaticano
II non possono essere conciliati col magistero anteriore, potrà
discuterli, con la riserva :
- di evitare di ricorrere per principio ai mass media;
- di non ergersi a magistero parallelo;
- di presentare sempre le obiezioni in maniera positiva e costruttiva;
- di fondare tutte le sue analisi su basi teologiche profonde e ampie.
Restrizioni che appartengono al tipo di riserve puramente formali. Si fa riferimento all'Istruzione Donum veritatis
sulla vocazione ecclesiale del teologo (24 maggio 1990). Certamente
ciò tende a voler ridurre le contestazioni del Vaticano II, nella forma
che esse possono prendere, a semplici divergenze teologiche, ma ciò
significa anche ammettere divergenze pubbliche nello sfondo.
Cosa può proporre di più la Santa Sede ? La FSSPX può ritenere che non le si conceda abbastanza ?
Sicuramente essa può tentare di guadagnare ancora un po' di tempo. Ma lo
statu quo istituzionale (FSSPX né scomunicata né riconosciuta) non può
protrarsi all'infinito. Quando cesserà, essa dovrà gestire una
situazione nuova, sia quella dopo-rottura per una durata ormai
indefinita, sia quella successiva al riconoscimento canonico. Ciò
significa che lo statu quo interno alla Fraternità è esso stesso a dover
essere modificato.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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