Pubblichiamo un’attenta e chiara analisi di uno dei nostri pubblicisti di punta, scrittore e autore di interessanti studi e libri inerenti il Cattolicesimo, la crisi nella Chiesa, i Segreti di Fatima. Fu segretario personale di Mgr. Antonio de Castro Mayer, amico  di Mons. Lefebvre,


presente alle consacrazioni episcopali del 1988, di cui detiene tutta la documentazione. Dispone di un archivio dal quale in moltissime circostanze ha ripreso gli spunti dei suoi apprezzati articoli, condividendoli con noi di Agerecontra.it  A.M.D.G. (per Maggior Gloria di Dio).


 

di Arai Daniele

Nei tempi dell’illuminismo abbagliante, che liquidò sommariamente la metafisica e il cui democratismo operò la rottura innaturale tra Stato e Chiesa, si ruppe anche il rapporto stretto tra fede, ragione, storia e interventi divini nel mondo umano.
Il rapporto che il pensiero religioso, non solo cattolico, dava per scontato, una volta rotto, lasciò delle sfere vaganti. Esse furono subito accampate da specialisti laici o clericali e al posto dei saggi di visione universale sono apparsi in un lampo governanti e scienziati dalla visione micrometrica.
I più riusciti di questi specialisti, quelli spinti su nella scalata della notorietà, devono anticipare in TV le loro iniziative e ricerche fondate sulla non esistenza di Dio e della Sua legge.
Tanto per fare un esempio abbiamo avuto il virtuale Odifreddi che dall’alto delle sue prove scientifiche dichiara l’inesistenza storica di Gesù Cristo, che non risulta da quasi nessun libro canonico della moderna «scienza storica».
A questo punto, i cattolici per contestare questa enorme scoperta dovrebbero anch’essi dedicarsi alla microstoria, lasciando da parte quella «leggenda» mal raccontata dell’Incarnazione del Verbo, la cui parola evangelica ha modellato la vita e la storia terrena e per la cui testimonianza innumerevole persone sono morte in ogni tempo e luogo. Ma la scienza è la scienza e non si sfugge ai suoi eccelsi dogmi. Così essi hanno inferto un duro colpo ai lettori del Talmud e ai vari dotti secolari detrattori di Gesù, che si sono sfiancati nell’ostinata negazione della resurrezione e divinità di Cristo; che non sarebbe mai esistito!
Naturalmente il nuovo scientismo avanza nell’onda della totale alienazione della realtà primordiale per cui l’essere umano non può conoscere da sé né la sua origine, né il suo stato terreno e neppure la sua ragion d’essere e perciò da sempre osserva i fatti che bucano il naturale per avere risposte nel soprannaturale. Ma tali «sciocche contemplazioni» sarebbero state abolite, grazie a Dio, dall’agnosticismo, che ormai guida il mondo per l’infelicità dei popoli. Disgrazia immane, poiché è impossibile ben guidare la vita di uomini ignorando la natura dell’uomo, fatto di corpo e di un’anima spirituale e immortale.
Qui, come cattolici di testa dura, piantata in un corpo animato da uno spirito a immagine e somiglianza di Dio, torniamo alla puerilità e allo scandalo della fede nel Verbo divino, che spiega tutti nell’Uno che È.

Le Sacre Scritture trattano di politica?
Il problema umano di governare la vita dipende dalla conoscenza della natura umana, del suo stato presente, del suo fine: cosa li può spiegare? Le scienze virtuali delle Hack o di Rita Levi Montalcini, o degli Odifreddi di turno?
Le Sacre Scritture rivelando l’origine e il fine dell’essere umano rivelano, oltre al Decalogo per il comportamento personale, anche i princìpi di governo per la società umana.
Ciò è detto qui per chiarire un punto essenziale del cristianesimo: le forme di governo possono essere molte, ma i princìpi che li devono orientare sono unici, fondati sulla legge naturale e divina.
Anche la società umana, come l’individuo, è fatta da corpo e anima, da un ordine materiale soggetto a un ordine spirituale; quest’ultimo, trascendendo i meri interessi materiali dell’uomo, è la guida essenziale per giungere al destino finale di uomini e società.
L’Antico Testamento contiene le parole rivolte dal Signore al profeta Samuele, cui il popolo chiedeva un re: «Loro non hanno rigettato te, ma Me, affinché Io non regnassi su di loro»! (Deuteronomio 7, 12, Re 8,12).
Non era saggio, dunque, volere un governo semplicemente umano quando si era già provveduto a una forma superiore di governo. Ma gli ebrei, allora, con il pensiero dei gentili, volevano un re, rigettando il paterno governo di Dio esercitato attraverso Samuele, vale a dire il governo del saggio!
Dice San Gregorio: «A questi uomini che non fanno conto dei diritti di Dio, si propongono i diritti degli uomini, e a questi che hanno disprezzato i consigli di clemenza e di salute del loro Dio, si annunciano i duri pesi della servitù sotto gli uomini».

Quale sarebbe il governo ideale in terra?
Per la religione divina, il governo ideale in terra è quello che distingue ma non disgiunge i due poteri, in modo tale che i princìpi spirituali regolino il potere temporale, e che tutto avvenga secondo il disegno della libertà umana voluta da Dio.
La Provvidenza divina ha per secoli provveduto il popolo eletto di un governo esercitato attraverso un Profeta, che La rappresentava, ma che fu respinto dal popolo che voleva un re conquistatore; fu un oltraggio al dono divino, che ebbe per conseguenza il degrado del potere, che poi avrebbe liquidato una lunga serie di profeti (Matteo 5, 11-12; Luca 11, 47-48) che denunciavano il falso profetismo di pace (Matteo 23, 34-36); e un gran numero di passi evangelici simili.
Il passaggio biblico di Samuele è qui ricordato poiché applicabile al momento storico in cui le nazioni moderne hanno separato lo Stato dalla Chiesa, cancellando la legge divina. Poteva la Chiesa non stigmatizzare tale «mostruosità» (San Pio X) e accettarla passivamente senza cadere in una grave contraddizione religiosa?
Nel Discorso «Vi ringrazio», ai membri dell’Unione Apostolica, San Pio X, il 18 novembre 1912, diceva: «Il Papa è il guardiano del dogma e della morale; è il depositario dei princìpi che formano onesta la famiglia, grandi le nazioni, sante le anime, è il consigliere dei principi e dei popoli, è il capo sotto dal quale nessuno si sente tiranneggiato, perché rappresenta Dio stesso; è il Padre per eccellenza che in sé riunisce tutto ciò che vi può essere di amorevole, di tenero, di divino».

Oggi, è l’Occidente, ex cristiano, appoggiato dal Vaticano, ex cattolico, ad attribuire all’Islam l’errore antidemocratico di questo legame, che in verità deriva dalla legge naturale.
Nei tempi moderni è svanito nelle menti, anche clericali, il legame naturale tra fede e Stato, implicito nella legge naturale e divina. Oggi la missione di Benedetto XVI è: “In un dialogo da intensificare con l’Islam dovremo tener presente il fatto che il mondo musulmano si trova oggi con grande urgenza davanti a un compito molto simile a quello che ai cristiani fu imposto a partire dai tempi dell’illuminismo e che il Concilio Vaticano II, come frutto di una lunga ricerca faticosa, ha portato a soluzioni concrete per la Chiesa cattolica (!?). Si tratta dell’atteggiamento che la comunità dei fedeli deve assumere di fronte alle convinzioni e alle esigenze affermatesi nell’illuminismo (22.12.06). Quindi alla Cristianità mancherebbero i princìpi dell’illuminismo, mancanti ora solo all’Islam! Ecco la “fede” avariata con cui questi pastori intendono contaminare il mondo col democratismo dell’ONU e dell’URI.
Papa Leone XIII alla conoscenza del Segreto di La Salette, dove era profetizzato che Roma perderà la Fede e diverrà la sede dell’Anticristo, e di un avviso soprannaturale nello stesso senso, ha redatto l’esorcismo invocando San Michele Arcangelo con queste parole: “Le orde astuziosissime han¬no riempito di amarezza la Chiesa, Sposa Immacolata dell’Agnello, e l’hanno inebria¬ta con l’assenzio; si sono messi in opera per realizzare tutti i loro empi disegni. Là, dove è costituita la Sede del Beatissimo Pietro e Cattedra della Verità per illumina¬re i popoli, là, hanno collocato il trono dell’’abominazione della loro empietà, affin¬ché, ferito il Pastore, le pecore fossero di¬sperse!” Ciò riguarda il nostro tempo ed è «più chiaro» dal 1960.
La Chiesa cattolica apostolica romana professa la religione del divino intervento nel mondo. Perciò la Chiesa, a differenza di tutte le altre organizzazioni religiose del mondo, non rivendica solo la sua origine divina, ma anche il fatto di essere una società perfetta, un’istituzione d’ordine monarchico nel mondo umano, che si governa con leggi proprie, fondate sui princìpi che devono, in ogni società, guidare la vita umana verso il suo fine ultimo.
Dopo queste premesse sulla realtà cattolica, universale, si capisce che la rivoluzione mondiale ha sempre mirato più a quest’istituzione della fede che alle fortezze o bastiglie dei re; più al pensiero religioso che ai sistemi politici. La sua avanzata diviene «irreversibile» occupando Roma, sede della fede cristiana.
Ecco il preludio per i fatti apocalittici finali che riguardano la Babilonia ecumeno-mondialista.
Non si può capire la storia della rivoluzione occidentale limitandosi alla Francia, alla Russia o all’America, ma ignorando il suo bersaglio più alto: Roma, dove fu stabilita la sede della Chiesa, istituzione divino – umana.
Quando, dunque, il cattolico parla di rivoluzioni in genere, deve avere in mente la rivoluzione nella Sede delle chiavi profetizzata nelle Sacre Scritture e datata nel nostro tempo dal segreto della Madonna di Fatima. Si capisce allora perché questo suo segreto rientra nella persecuzione scatenata dagli errori rivoluzionari in tutto il mondo. E il risultato è quello del Cristianesimo come la religione più perseguitata nel mondo odierno, perfino nei paesi ex cristiani che guardavano a Roma.
La grande Babilonia, che si è prostituita con ogni «illuminismo» mondano, però, cadrà fragorosamente. «Infine, il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce che disse: «E’ compiuto». Vi furono allora lampi, voci e tuoni e un terremoto talmente grande, che mai è avvenuto da quando l’umanità è apparsa sulla terra, per cui la grande città si scisse in tre parti e le città delle nazioni crollarono. E fu fatta menzione davanti a Dio della grande Babilonia, affinché le fosse dato da bere il calice del vino della sua ira furente…» (Ap. 16, 17-19; 17, 5).