CARD. SIRI: Al Concilio un Gruppo di “Contro-Impostazione”. C’è stata, dunque, una chiara volontà, da parte di questo gruppo, di manipolare e stravolgere il Concilio”...
Al Concilio un Gruppo di “Contro-Impostazione”
“Un gruppo molto potente, che voleva avvicinare la Chiesa ai protestanti, si riunì, in un modo non del tutto legittimo, in una certa parte d’Europa.
La loro linea era contro l’impostazione voluta da Giovanni XXIII e contro il Magistero tradizionale della Chiesa Cattolica. L’elezione dei membri di dueterzi delle Commissioni del Concilio fu “guidata” da tale gruppo. Tutto fu “orchestrato” da loro, scegliendo in tutto il mondo quelli che più si conformavano ad un indirizzo modernista e progressista, escludendone gli altri. La lista “cattolica” alternativa che il Card. Siri presentò, fu da loro fatta bocciare.
C’è stata, dunque, una chiara volontà, da parte di questo gruppo, di manipolare e stravolgere il Concilio”. Questa intervista esplosiva, rilasciata dalCard. Siri il 17 gennaio 1985, a causa delle polemiche strumentali dei media progressisti su un giudizio del Card. Ratzinger sugli anni del post-concilio,fu deciso di rimandarne la pubblicazione che avvenne dopo la morte del Cardinale, grande campione dell’ortodossia. Si tratta di una testimonianza preziosaperché viene da una persona che è sempre vissuta in piena comunione con la Chiesa. “Esiste un diritto dell’intero popolo di Dio perché gli venga esplicitato con chiarezza ed oggettività che cosa sia stato il Vaticano II. Ne va della fede e dell’autentica testimonianza cristiana. Che non tutto, a taleriguardo, sia limpido e trasparente come uno zampillo d’altissima quota, s’avverte anche, o tra le righe o addirittura con esplicite denunce, in qualcheautorevole intervento” (Brunero Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II, Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, 2009, p. 17).
Il Concilio Ecumenico, modernista Vaticano II..
L’idea di convocare un Concilio era giàaffiorata durante il pontificato di Pio XII.Perché venne accantonata?
SIRI: Sì, era già affiorata. Ma, nonostanteio fossi molto vicino aPio XII, non me ne ha mai parlato./…/ Il Concilio venne convocato da GiovanniXXIII. Chi glielo suggerì, o per lomeno richiamò alla memoria, fu il cardinalRuffini (Arcivescovo di Palermo), il 16dicembre del 1958, a distanza di quasi duemesi dalla sua elezione. Il Papa se ne entusiasmòe ne colse l’idea. /…/ Non so però cosasuccesse il 25 gennaio del 1959. Ma l’ideadel Concilio già girava. Pio XII, credo, avevaanche costituito una piccola commissioneche silenziosamente studiasse la proposta.Era una cosa che stava lievitando.
Una volta disse che fu nelle primeriunioni della Commissione per gli Affaristraordinari (o “per le grane” comelei la definì) e in quelle del Consiglio dipresidenza che il Concilio prese un determinatoiter piuttosto che un altro. Cosaintendeva precisamente?
SIRI: Quando è iniziato il Concilio eromembro della commissione cardinaliziaper gli Affari straordinari, definita da PapaGiovanni “la testa del Concilio”. Durò soloper la prima sessione e fu soppressa daPaolo VI che diede via all’attività di venticardinali: i dodici componenti il Consigliodi presidenza del Concilio (di cui feci parteanch’io), i quattro moderatori del Conciliostesso e i quattro coordinatori. Questi venticardinali rappresentavano il nerbo del Concilio,perché le grandi questioni, i grandidibattiti, le grandi risoluzioni furono presein questa commissione che si riuniva quasitutte le settimane. Chi non conosce i verbalidi questo Consiglio credo che non possascrivere la vera storia del Concilio.
In occasione di alcune conferenze chetenne a Cannes nel ‘69 lei lanciò una pesantissimaaccusa: denunciò l’esistenza diuna “contro impostazione” del Concilio...
SIRI: Come ha avuto i testi delle dueconferenze?
Sono stati pubblicati recentemente nelprimo volume delle sue opere.
SIRI: Quelle conferenze non avrebberodovuto essere divulgate. Erano però tra imiei dattiloscritti. /…/ Non posso far altrocomunque che confermare quanto dissi.
Un gruppo molto potente - lei disse – siera organizzato in…
SIRI: Sì. Si riunì, in un modo nondel tutto legittimo, in una certa parted’Europa. La prova evidente la ebbiquando si dovettero eleggere i due terzidei membri delle commissioni.
Vuol forse dire che l’elezione deimembri nelle commissioni fu “guidata”da tale gruppo?
SIRI: Sì, ne sono certo. È stata orchestratada loro, scegliendo in tuttoil mondo quelli che più si conformavanoad un certo indirizzo e escludendonegli altri. Io presentai allora unalista alternativa definita “cattolica” perchéi membri dovevano essere eletti in numeroproporzionale al numero dei cattolici esistentinei rispettivi paesi. Ma loro la fecerobocciare.
Sono accuse di non poco conto. Ne parlòcon Giovanni XXIII?
SIRI: Sì, anche lui si rese conto delpericolo costituito da tale gruppo; in unalunga udienza mi disse chiaramente chenon era «affatto contento del Concilio».
Quali erano secondo lei i fini specifici diquesto gruppo?
SIRI: Forse avvicinare la Chiesa ai protestantie rendere in tal modo più facile illoro ritorno. Ma può darsi che li stia giustificando troppo.
Lo definisce un gruppo di “controimpostazioneconciliare”. L’aggettivo “contro”che valenza ha? Era “contro” l’impostazione voluta da Giovanni XXIII, “contro”il Magistero tradizionale della Chiesacattolica o, più semplicemente, “contro”una visione tradizionalista della Chiesache in Concilio ebbe i suoi leaders oltreche in lei nei cardinali Ruffini e Ottaviani?
SIRI: Contro l’impostazione voluta daGiovanni XXIII. Certo. Contro il Magistero tradizionale della Chiesa. Sicuro. Siformò tra noi un gruppo? Loro erano unacorrente, la quale provocò necessariamenteuna controcorrente.
Il teologo Schillebeeckx ha affermatoin un’intervista al settimanale spagnoloVida Nueva che l’orientamento di cui lei fece parte era minoritario, ma riuscì adinfluenzare il Concilio perché molto agguerrito,e soprattutto perché assecondatoda Paolo VI.
SIRI: Una minoranza la nostra? Mail Concilio erano i 2500 Padri che vi hannopartecipato e che votavano. E votavanobene. Di questi, solo 500 presero la parolaalmeno una volta. Tutti gli altri, ed erano iquattro quinti, erano lì, attenti, e giudicavano.Ed erano loro la maggioranza. La maggioranzasilenziosa, ma che faceva il Concilio. E i documenti del Concilio furonotutti approvati quasi all’unanimità. Non sicomprende il Concilio se non si comprende questo. Schillebeeckx faceva parte del Conciliocome “esperto” dell’episcopato olandese.Io ero alla tribuna della presidenza e gli esperti erano nella tribuna alla mia destra.Li vedevo bene. Anzi, non li vedevo affatto:non c’erano quasi mai. Erano sempre ingiro per Roma a tenere conferenze, dibattiti,assemblee. A parlare di tutto. A tentaredi influenzare maldestramente i Padriconciliari.
Alla ripresa dei lavori dopo la morte diGiovanni XXIII, ci fu subito «una dellemaggiori e sorde lotte che abbiano caratterizzatoil Vaticano II», come lei la definì. Fu il dibattito sul “De Ecclesia” checulminerà nella “Lumen Gentium”, il cuinucleo era la collegialità episcopale. SIRI: Risuscitando gli errori di Basileae le opposizioni al Vaticano I, si tentò disminuire, o forse anche negare, il Primatodel Papa. Lo strumento di cui ci si servìper tale scopo fu l’idea della collegialitàepiscopale. La collegialità è sempre esistita,ma l’intento era di condurla ad un piano dicompleta parità col Primato di Pietro senon addirittura ad essere un limite per il Primato stesso.Me ne accorsi in una delle sedute dellaCommissione preparatoria centrale delConcilio, quando un Padre pronunciòl’espressione «cogubernatio Ecclesiae». Luistesso deve essersi accorto di aver detto troppo,perché subito l’attenuò con un terminemeno impegnativo. Era un concetto errato.Come già si sapeva, e come poi ha precisatoil Vaticano II, il Collegio Episcopale e ilPapa sono due soggetti del potere supremo,ma il Collegio, per essere ed agire come tale,deve essere col Papa e sotto il Papa, mentreil Papa stesso ha un potere personale chenon ha alcun bisogno, per essere tale, del Collegio Episcopale. Fu proprio questo ilparticolare su cui si è serrata la lotta. E lalotta fu dura. È proprio il Primato del Romano Pontefice a garantire tutto: senza diquello sarebbe la distruzione. Se vogliamostabilire una gradazione tra i problemi e lecrisi suscitate nel post-concilio, ritengoche questo abbia il primo posto. Mi ricordoche una volta mi recai da Pio XII e notaisulla sua scrivania, perfettamente sgombra,due testi: uno era sulla collegialità. Mi chiese che cosa ne pensassi: «Santità - risposi -lo getti via. Io l’ho letto e non c’è niente dibuono».
Si trattava forse del libro di Padre Congar,“Vera e falsa riforma della Chiesa”?
SIRI: Preferisco non rispondere. In Concilio,comunque, quando vidi la ferociadell’attacco al Primato di Pietro, preparaiun intervento. Allora ero ammalato, soffrivodi labirintite, non riuscivo contemporaneamentea leggere e a parlare.Appena cominciavo sopraggiungeva unacrisi e mi accasciavo al suolo. Era un lunedì.
Il termine del dibattito era previsto permercoledì mattina. Mi rivolsi ai “quattro cavalieridell’Apocalisse”, i quattro moderatoriche sedevano proprio sotto di noi, e mi feciiscrivere a parlare per ultimo: chi parla perultimo ha “più ragione”. Preparai un testo di10-15 righe. Mi rivolsi al Card. Ruffini, chesedeva alla mia sinistra, dicendogli: «Mercoledìprenderò la parola, non riuscirò a terminareperché cadrò prima. Non curarti di me,ho già il mio segretario che mi sorreggerà,ma prendi i fogli e finisci tu il discorso».
Il giorno seguente, il martedì mattina, entròin aula il Segretario generale del Concilio,Pericle Felici: lesse un discorso a nome delPapa. Era l’intervento che avrei volutofare io. Dissi al Card. Ruffini:«Oggi ho visto l’intervento dello SpiritoSanto sul Concilio».
Nella discussione sul “De Episcopis”il suo amico Cardinal Ottavianicontestò non solo la funzioneindicativa della votazione del 30ottobre 1963 sulla collegialità, maanche la sua legittimità, mettendoin pratica sotto accusa i moderatoristessi.
SIRI: È difficile dare una valutazionesui moderatori. Molto difficile.
Solo Agagianian raccoglieva l’approvazionee l’assenso di tutti. Ottavianiera un vero difensore della fede, maaveva una caratteristica (non lo chiamo undifetto): si scaldava. E questo irritava gli altri.Un giorno Alfrink, presidente di turno,gli tolse addirittura la parola.
E il Concilio applaudì. SIRI: No, non si può dire che applaudì.Ci fu qua e là... ma non fu un applausodell’Assemblea. Il gesto di Alfrink non fuapprovato della grande maggioranza, e recòuna certa pena. Ottaviani era allora a capodel Sant’Uffizio: non se la presero con lapersona ma con l’ufficio. Ottaviani quandosi metteva in moto sembrava un ippopotamo.Una persona cara, eravamo tanto amici, un uomo di Dio. È stato parecchianni cieco, eppure sempre sereno.
L’opposizione alla Curia non era dunquecosì diffusa. SIRI: Sono di quelle cose di cui si parlaper passare il tempo mentre si prende ilcaffé. /…/ Io dissi al cardinal Ottaviani: «Secapita un’altra volta che le facciano l’affrontodi toglierle la parola, dica: “Sentite, statezitti voi, altrimenti io vado dal Papa a chiedereche mi dia la facoltà di sciogliere i segreti,perché so tutti i vostri affari”. Vedrà che finisce tutto».
A due anni dall’ inizio dei lavori conciliari,ci fu la discussione della “Dichiarazionesulla libertà religiosa”; la Chiesa nonrivendicava solo il diritto di praticare lapropria religione, ma anche che chiunquepotesse osservare il suo culto verso Dio in modo pubblico e privato.
SIRI: Il “De Libertate Religiosa” si limitavaa questo aspetto: lo stato non puòintervenire per piegare a suo piacimentola coscienza religiosa. Fu una cosa generale./…/
Fu in seguito a quel documento chenacque la contestazione del vescovo Lefebvre...
SIRI: La genesi del documento fu la volontàdi fare un’indiretta condanna del comunismo,attraverso la solenne proibizionedei mezzi coercitivi «da parte di singoli individui,di gruppi sociali e di qualsivogliavolontà umana» nei rapporti tra gli uominie l’attività religiosa. Lo spiegai a Lefebvre,tanto che lo convinsi ad accettare tuttoil Concilio, poi dissi al Papa: «Lo riceva eprepariamo un comunicato di tre righe incui si dia notizia dell’udienza e si dica che
Lefebvre ha regolato le sue pendenze conla Chiesa». Ma poi le cose andarono per lelunghe e sorsero altri problemi. /…/
In questo post-concilio uno degli aspettipiù interessanti è il fiorire di nuovi movimentiecclesiali. Cosa ne pensa? SIRI: Tutta la piazza è piena di erba,erbacce, fiori ed alberi belli. Più volte hosollecitato la Cei a mettere un po’ d’ordinema finora non ha approvato nessun decretoa riguardo. Con la Fuci sono in lite da 54 anni. Ero loro assistente e mi hanno mandatovia. E vedo che ancora non hanno abbandonatoil loro concetto intellettualistico della fede. Ma i due movimenti più importantiin Italia sono i Focolari e Comunionee Liberazione.
Sono ottimi. A dire il vero quand’eropresidente della Cei venne intentato unprocesso al movimento dei Focolari. Su 20votanti, diciotto non erano convinti dell’impostazionedei Focolari, e votarono Deleatur.Solo due erano a favore. Ma dei dueche votarono non deleatur uno era il cardinalPastore. L’altro, Montini" .
(a cura di StefanoMaria Pace e Paolo Biondi - Rivista "30Giorni", n° 6, Giugno 1989, pp. 70-75).
E di quello che disse il cardinale Siri eccone una riprova della deriva che ha preso la Chiesa post Conciliare...
Non ci sono parole! Guardate questo video: riguarda la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Oleggio e il parroco don Giuseppe Galliano. Mentre la Chiesa dialoga con atei e non credenti, si consumano sempre più potenti lacerazioni e abusi liturgici. Chi e quando interverrà per correggere con paterno amore gli errori di una mentalità protestante penetrata nel seno della Chiesa?
Ma volete proprio sapere cosa pensa questo sacerdote carismatico e cosa va predicando ai suoi fedeli? Ebbene, leggete questo estratto della sua omelia, scaricabile dal sito del gruppo carismatico:
"Gesù non è l’Uomo del culto, è l’Uomo della vita. Gesù non battezza, non celebra la Messa, non confessa, non dà l’Unzione degli infermi, non celebra matrimoni o funerali. Gesù non fa tutto quello che costituisce l’apparato liturgico cultuale di ogni religione, anche della nostra. Gesù è l’Uomo della vita, porta il Divino nella vita. Noi, come Chiesa, abbiamo un apparato liturgico: la Messa, le Liturgie varie, alle quali si dà un’importanza esagerata, come se fosse il fine, non il mezzo.
Con questo versetto si vuole evidenziare che le varie liturgie sono un mezzo, per arrivare al fine, che è l’esperienza del Divino. La Messa è una cena con Gesù. Il Sacramento del matrimonio, a parte i due sposi, che celebrano le loro nozze, è un’esperienza di guarigione dell’Amore. Il funerale è un’esperienza di guarigione dalla perdita delle persone care. Significa, quindi, celebrare il Sacramento e le altre Liturgie, per farle passare nella vita."
Spero che il Signore mi perdoni per aver preso parte molto attiva a queste nefaste, irriverenti e blasfeme assemblee totalmente in linea con il libero esame protestante. CVCRCI
come è vero il detto: "prima o poi la verità viene a galla!!" queste parole del card. Siri ne è una dimostrazione per quel che concerne i lavori e le cospirazioni successe al vaticano II. Però quello che non capisco è come e perchè in base a che cosa (forse per mancanza di informazioni)ad un certo punto dica che il movimento dei focolari è ottimo. spero che si sia espresso male il Cardinale o che sia io colui che ha mal interpretato.
Molto interessante questa intervista. Illuminante. Non capisco la vostra posizione però. Siri è forse il rappresentante più illustre dei tradizionalisti che rimasero "in comunione con Roma" (sappiamo che la Fraternità San Pio X non è né si considera scismatica). Voi in questo sito sostenete una linea opposta e oltranzista. Addirittura vi opponete alla conciliazione.
Vi opponete alla regolarizzazione canonica, dicevo. Essa non va intesa come un compromesso dottrinale. Se bisogna dogmaticamente accettare tutte le dottrine non infallibili del Concilio, e il rifiuto di ciò da parte della Fraternità motiva il suo permanere nella non regolarità canonica, allora dovrebbero essere nella stessa condizione anche mons. Gherardini, che è invece uno stimato e cattolicissimo teologo in comunione con le gerarchie di Roma, il prof. De Mattei, il prof. Pasqualucci. Costoro sono in piena comunione col Papa e i vescovi eppure continuano a sostenere le proprie idee. Riguardo a Siri, egli ha un'altra prospettiva ancora. Egli non si oppose alle dottrine conciliari, ma le interpretò alla luce della Tradizione. Egli non dice che la collegialità è un'eresia etc. ma dice qual è la sua corretta interpretazione. Quello che non capisco è a proposito della libertà religiosa. Capisco che ci sia stata all'origine della Dignitatis Humanae una volontà anticomunista, ma per come essa esce dal concilio ci sono dei problemi. Essa afferma che tutti gli uomini hanno diritto alla libertà religiosa, ossia non solo a non subire coercizione a proposito della fede (è giusto dire che la Chiesa condanna le conversioni forzate), ma anche a celebrare in pubblico e in privato il loro culto, nei limiti della civiltà ovviamente (quindi niente culti con sacrifici umani o che prevedono cose violente o sovversive). Ma quale culto? Non lo specifica. Se dicesse il culto cristiano sarebbe perfettamente ortodossa. Pare che per Siri voglia dire: lo Stato laico non ha diritto a coercere a proposito della fede e del culto. Ma ha diritto a coercere i culti falsi (omnes di gentium daemonia)? E se è così per lo Stato Laico, com'è per quello cattolico? Ma il documento non fa questi distinguo. Si limita ad affermare che tutti gli uomini hanno questo diritto di culto, senza distinzione dell'oggetto di questo culto, se Vero o falso. Non è un diritto negativo (lo Stato non ha questo diritto), ma uno positivo (tutti gli uomini hanno questo diritto). Forse se si avesse la versione completa dell'intervista si potrebbe per lo meno dedurre la posizione di Siri, che potrebbe illuminare i dubbiosi. Christus regnat!
Spero che il Signore mi perdoni per aver preso parte molto attiva a queste nefaste, irriverenti e blasfeme assemblee totalmente in linea con il libero esame protestante.
RispondiEliminaCVCRCI
come è vero il detto: "prima o poi la verità viene a galla!!"
RispondiEliminaqueste parole del card. Siri ne è una dimostrazione per quel che concerne i lavori e le cospirazioni successe al vaticano II. Però quello che non capisco è come e perchè in base a che cosa (forse per mancanza di informazioni)ad un certo punto dica che il movimento dei focolari è ottimo. spero che si sia espresso male il Cardinale o che sia io colui che ha mal interpretato.
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RispondiEliminaMolto interessante questa intervista. Illuminante. Non capisco la vostra posizione però. Siri è forse il rappresentante più illustre dei tradizionalisti che rimasero "in comunione con Roma" (sappiamo che la Fraternità San Pio X non è né si considera scismatica). Voi in questo sito sostenete una linea opposta e oltranzista. Addirittura vi opponete alla conciliazione.
RispondiEliminaVi opponete alla regolarizzazione canonica, dicevo. Essa non va intesa come un compromesso dottrinale. Se bisogna dogmaticamente accettare tutte le dottrine non infallibili del Concilio, e il rifiuto di ciò da parte della Fraternità motiva il suo permanere nella non regolarità canonica, allora dovrebbero essere nella stessa condizione anche mons. Gherardini, che è invece uno stimato e cattolicissimo teologo in comunione con le gerarchie di Roma, il prof. De Mattei, il prof. Pasqualucci. Costoro sono in piena comunione col Papa e i vescovi eppure continuano a sostenere le proprie idee. Riguardo a Siri, egli ha un'altra prospettiva ancora. Egli non si oppose alle dottrine conciliari, ma le interpretò alla luce della Tradizione. Egli non dice che la collegialità è un'eresia etc. ma dice qual è la sua corretta interpretazione. Quello che non capisco è a proposito della libertà religiosa. Capisco che ci sia stata all'origine della Dignitatis Humanae una volontà anticomunista, ma per come essa esce dal concilio ci sono dei problemi. Essa afferma che tutti gli uomini hanno diritto alla libertà religiosa, ossia non solo a non subire coercizione a proposito della fede (è giusto dire che la Chiesa condanna le conversioni forzate), ma anche a celebrare in pubblico e in privato il loro culto, nei limiti della civiltà ovviamente (quindi niente culti con sacrifici umani o che prevedono cose violente o sovversive). Ma quale culto? Non lo specifica. Se dicesse il culto cristiano sarebbe perfettamente ortodossa. Pare che per Siri voglia dire: lo Stato laico non ha diritto a coercere a proposito della fede e del culto. Ma ha diritto a coercere i culti falsi (omnes di gentium daemonia)? E se è così per lo Stato Laico, com'è per quello cattolico? Ma il documento non fa questi distinguo. Si limita ad affermare che tutti gli uomini hanno questo diritto di culto, senza distinzione dell'oggetto di questo culto, se Vero o falso. Non è un diritto negativo (lo Stato non ha questo diritto), ma uno positivo (tutti gli uomini hanno questo diritto). Forse se si avesse la versione completa dell'intervista si potrebbe per lo meno dedurre la posizione di Siri, che potrebbe illuminare i dubbiosi.
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