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mercoledì 30 marzo 2011

CARD. SIRI: Al Concilio un Gruppo di “Contro-Impostazione”. C’è stata, dunque, una chiara volontà, da parte di questo gruppo, di manipolare e stravolgere il Concilio”...

Al Concilio un Gruppo di “Contro-Impostazione”
“Un gruppo molto potente, che voleva avvicinare la Chiesa ai protestanti, si riunì, in un modo non del tutto legittimo, in una certa parte d’Europa.

La loro linea era contro l’impostazione voluta da Giovanni XXIII e contro il Magistero tradizionale della Chiesa Cattolica. L’elezione dei membri di due terzi delle Commissioni del Concilio fu “guidata” da tale gruppo. Tutto fu “orchestrato” da loro, scegliendo in tutto il mondo quelli che più si conformavano ad un indirizzo modernista e progressista, escludendone gli altri. La lista “cattolica” alternativa che il Card. Siri presentò, fu da loro fatta bocciare.

C’è stata, dunque, una chiara volontà, da parte di questo gruppo, di manipolare e stravolgere il Concilio”. Questa intervista esplosiva, rilasciata dal Card. Siri il 17 gennaio 1985, a causa delle polemiche strumentali dei media progressisti su un giudizio del Card. Ratzinger sugli anni del post-concilio, fu deciso di rimandarne la pubblicazione che avvenne dopo la morte del Cardinale, grande campione dell’ortodossia. Si tratta di una testimonianza preziosa perché viene da una persona che è sempre vissuta in piena comunione con la Chiesa. “Esiste un diritto dell’intero popolo di Dio perché gli venga esplicitato con chiarezza ed oggettività che cosa sia stato il Vaticano II. Ne va della fede e dell’autentica testimonianza cristiana. Che non tutto, a tale riguardo, sia limpido e trasparente come uno zampillo d’altissima quota, s’avverte anche, o tra le righe o addirittura con esplicite denunce, in qualche autorevole intervento” (Brunero Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II, Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, 2009, p. 17).
Il Concilio Ecumenico, modernista Vaticano II..

L’idea di convocare un Concilio era già affiorata durante il pontificato di Pio XII. Perché venne accantonata?
SIRI: Sì, era già affiorata. Ma, nonostante io fossi molto vicino a Pio XII, non me ne ha mai parlato. /…/ Il Concilio venne convocato da Giovanni XXIII. Chi glielo suggerì, o per lo meno richiamò alla memoria, fu il cardinal Ruffini (Arcivescovo di Palermo), il 16 dicembre del 1958, a distanza di quasi due mesi dalla sua elezione. Il Papa se ne entusiasmò e ne colse l’idea. /…/ Non so però cosa successe il 25 gennaio del 1959. Ma l’idea del Concilio già girava. Pio XII, credo, aveva anche costituito una piccola commissione che silenziosamente studiasse la proposta. Era una cosa che stava lievitando.

Una volta disse che fu nelle prime riunioni della Commissione per gli Affari straordinari (o “per le grane” come lei la definì) e in quelle del Consiglio di presidenza che il Concilio prese un determinato iter piuttosto che un altro. Cosa intendeva precisamente?
SIRI: Quando è iniziato il Concilio ero membro della commissione cardinalizia per gli Affari straordinari, definita da Papa Giovanni “la testa del Concilio”. Durò solo per la prima sessione e fu soppressa da Paolo VI che diede via all’attività di venti cardinali: i dodici componenti il Consiglio di presidenza del Concilio (di cui feci parte anch’io), i quattro moderatori del Concilio stesso e i quattro coordinatori. Questi venti cardinali rappresentavano il nerbo del Concilio, perché le grandi questioni, i grandi dibattiti, le grandi risoluzioni furono prese in questa commissione che si riuniva quasi tutte le settimane. Chi non conosce i verbali di questo Consiglio credo che non possa scrivere la vera storia del Concilio.


In occasione di alcune conferenze che tenne a Cannes nel ‘69 lei lanciò una pesantissima accusa: denunciò l’esistenza di una “contro impostazione” del Concilio...
SIRI: Come ha avuto i testi delle due conferenze?

Sono stati pubblicati recentemente nel primo volume delle sue opere.
SIRI: Quelle conferenze non avrebbero dovuto essere divulgate. Erano però tra i miei dattiloscritti. /…/ Non posso far altro comunque che confermare quanto dissi.

Un gruppo molto potente - lei disse – si era organizzato in
SIRI: Sì. Si riunì, in un modo non del tutto legittimo, in una certa parte d’Europa. La prova evidente la ebbi quando si dovettero eleggere i due terzi dei membri delle commissioni.

Vuol forse dire che l’elezione dei membri nelle commissioni fu “guidata” da tale gruppo?
SIRI: Sì, ne sono certo. È stata orchestrata da loro, scegliendo in tutto il mondo quelli che più si conformavano ad un certo indirizzo e escludendone gli altri. Io presentai allora una lista alternativa definita “cattolica” perché i membri dovevano essere eletti in numero proporzionale al numero dei cattolici esistenti nei rispettivi paesi. Ma loro la fecero bocciare.

Sono accuse di non poco conto. Ne parlò con Giovanni XXIII?
SIRI: Sì, anche lui si rese conto del pericolo costituito da tale gruppo; in una lunga udienza mi disse chiaramente che non era «affatto contento del Concilio».

Quali erano secondo lei i fini specifici di questo gruppo?
SIRI: Forse avvicinare la Chiesa ai protestanti e rendere in tal modo più facile il loro ritorno. Ma può darsi che li stia giustificando troppo.



Lo definisce un gruppo di “controimpostazione conciliare”. L’aggettivo “contro” che valenza ha? Era “contro” l’impostazione voluta da Giovanni XXIII, “contro” il Magistero tradizionale della Chiesa cattolica o, più semplicemente, “contro” una visione tradizionalista della Chiesa che in Concilio ebbe i suoi leaders oltre che in lei nei cardinali Ruffini e Ottaviani?
SIRI: Contro l’impostazione voluta da Giovanni XXIII. Certo. Contro il Magistero tradizionale della Chiesa. Sicuro. Si formò tra noi un gruppo? Loro erano una corrente, la quale provocò necessariamente una controcorrente.



Il teologo Schillebeeckx ha affermato in un’intervista al settimanale spagnolo Vida Nueva che l’orientamento di cui lei fece parte era minoritario, ma riuscì ad influenzare il Concilio perché molto agguerrito, e soprattutto perché assecondato da Paolo VI.
SIRI: Una minoranza la nostra? Ma il Concilio erano i 2500 Padri che vi hanno partecipato e che votavano. E votavano bene. Di questi, solo 500 presero la parola almeno una volta. Tutti gli altri, ed erano i quattro quinti, erano lì, attenti, e giudicavano. Ed erano loro la maggioranza. La maggioranza silenziosa, ma che faceva il Concilio. E i documenti del Concilio furono tutti approvati quasi all’unanimità. Non si comprende il Concilio se non si comprende questo. Schillebeeckx faceva parte del Concilio come “esperto” dell’episcopato olandese. Io ero alla tribuna della presidenza e gli esperti erano nella tribuna alla mia destra. Li vedevo bene. Anzi, non li vedevo affatto: non c’erano quasi mai. Erano sempre in giro per Roma a tenere conferenze, dibattiti, assemblee. A parlare di tutto. A tentare di influenzare maldestramente i Padri conciliari.

Alla ripresa dei lavori dopo la morte di Giovanni XXIII, ci fu subito «una delle maggiori e sorde lotte che abbiano caratterizzato il Vaticano II», come lei la definì. Fu il dibattito sul “De Ecclesia” che culminerà nella “Lumen Gentium”, il cui nucleo era la collegialità episcopale.
SIRI: Risuscitando gli errori di Basilea e le opposizioni al Vaticano I, si tentò di sminuire, o forse anche negare, il Primato del Papa. Lo strumento di cui ci si servì per tale scopo fu l’idea della collegialità episcopale. La collegialità è sempre esistita, ma l’intento era di condurla ad un piano di completa parità col Primato di Pietro se non addirittura ad essere un limite per il Primato stesso. Me ne accorsi in una delle sedute della Commissione preparatoria centrale del Concilio, quando un Padre pronunciò l’espressione «cogubernatio Ecclesiae». Lui stesso deve essersi accorto di aver detto troppo, perché subito l’attenuò con un termine meno impegnativo. Era un concetto errato. Come già si sapeva, e come poi ha precisato il Vaticano II, il Collegio Episcopale e il Papa sono due soggetti del potere supremo, ma il Collegio, per essere ed agire come tale, deve essere col Papa e sotto il Papa, mentre il Papa stesso ha un potere personale che non ha alcun bisogno, per essere tale, del Collegio Episcopale. Fu proprio questo il particolare su cui si è serrata la lotta. E la lotta fu dura. È proprio il Primato del Romano Pontefice a garantire tutto: senza di quello sarebbe la distruzione. Se vogliamo stabilire una gradazione tra i problemi e le crisi suscitate nel post-concilio, ritengo che questo abbia il primo posto. Mi ricordo che una volta mi recai da Pio XII e notai sulla sua scrivania, perfettamente sgombra, due testi: uno era sulla collegialità. Mi chiese che cosa ne pensassi: «Santità - risposi - lo getti via. Io l’ho letto e non c’è niente di buono».

Si trattava forse del libro di Padre Congar, “Vera e falsa riforma della Chiesa”?
SIRI: Preferisco non rispondere. In Concilio, comunque, quando vidi la ferocia dell’attacco al Primato di Pietro, preparai un intervento. Allora ero ammalato, soffrivo di labirintite, non riuscivo contemporaneamente a leggere e a parlare. Appena cominciavo sopraggiungeva una crisi e mi accasciavo al suolo. Era un lunedì.
Il termine del dibattito era previsto per mercoledì mattina. Mi rivolsi ai “quattro cavalieri dell’Apocalisse”, i quattro moderatori che sedevano proprio sotto di noi, e mi feci iscrivere a parlare per ultimo: chi parla per ultimo ha “più ragione”. Preparai un testo di 10-15 righe. Mi rivolsi al Card. Ruffini, che sedeva alla mia sinistra, dicendogli: «Mercoledì prenderò la parola, non riuscirò a terminare perché cadrò prima. Non curarti di me, ho già il mio segretario che mi sorreggerà, ma prendi i fogli e finisci tu il discorso».
Il giorno seguente, il martedì mattina, entrò in aula il Segretario generale del Concilio, Pericle Felici: lesse un discorso a nome del Papa. Era l’intervento che avrei voluto fare io. Dissi al Card. Ruffini: «Oggi ho visto l’intervento dello Spirito Santo sul Concilio».

Nella discussione sul “De Episcopis” il suo amico Cardinal Ottaviani contestò non solo la funzione indicativa della votazione del 30 ottobre 1963 sulla collegialità, ma anche la sua legittimità, mettendo in pratica sotto accusa i moderatori stessi.
SIRI: È difficile dare una valutazione sui moderatori. Molto difficile.
Solo Agagianian raccoglieva l’approvazione e l’assenso di tutti. Ottaviani era un vero difensore della fede, ma aveva una caratteristica (non lo chiamo un difetto): si scaldava. E questo irritava gli altri. Un giorno Alfrink, presidente di turno, gli tolse addirittura la parola.

E il Concilio applaudì.
SIRI: No, non si può dire che applaudì. Ci fu qua e là... ma non fu un applauso dell’Assemblea. Il gesto di Alfrink non fu approvato della grande maggioranza, e recò una certa pena. Ottaviani era allora a capo del Sant’Uffizio: non se la presero con la persona ma con l’ufficio. Ottaviani quando si metteva in moto sembrava un ippopotamo. Una persona cara, eravamo tanto amici, un uomo di Dio. È stato parecchi anni cieco, eppure sempre sereno.

L’opposizione alla Curia non era dunque così diffusa.
SIRI: Sono di quelle cose di cui si parla per passare il tempo mentre si prende il caffé. /…/ Io dissi al cardinal Ottaviani: «Se capita un’altra volta che le facciano l’affronto di toglierle la parola, dica: “Sentite, state zitti voi, altrimenti io vado dal Papa a chiedere che mi dia la facoltà di sciogliere i segreti, perché so tutti i vostri affari”. Vedrà che finisce tutto».



A due anni dall’ inizio dei lavori conciliari, ci fu la discussione della “Dichiarazione sulla libertà religiosa”; la Chiesa non rivendicava solo il diritto di praticare la propria religione, ma anche che chiunque potesse osservare il suo culto verso Dio in modo pubblico e privato.
SIRI: Il “De Libertate Religiosasi limitava a questo aspetto: lo stato non può intervenire per piegare a suo piacimento la coscienza religiosa. Fu una cosa generale. /…/


Fu in seguito a quel documento che nacque la contestazione del vescovo Lefebvre...
SIRI: La genesi del documento fu la volontà di fare un’indiretta condanna del comunismo, attraverso la solenne proibizione dei mezzi coercitivi «da parte di singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia volontà umana» nei rapporti tra gli uomini e l’attività religiosa. Lo spiegai a Lefebvre, tanto che lo convinsi ad accettare tutto il Concilio, poi dissi al Papa: «Lo riceva e prepariamo un comunicato di tre righe in cui si dia notizia dell’udienza e si dica che
Lefebvre ha regolato le sue pendenze con la Chiesa». Ma poi le cose andarono per le lunghe e sorsero altri problemi. /…/

In questo post-concilio uno degli aspetti più interessanti è il fiorire di nuovi movimenti ecclesiali. Cosa ne pensa?
SIRI: Tutta la piazza è piena di erba, erbacce, fiori ed alberi belli. Più volte ho sollecitato la Cei a mettere un po’ d’ordine ma finora non ha approvato nessun decreto a riguardo. Con la Fuci sono in lite da 54 anni. Ero loro assistente e mi hanno mandato via. E vedo che ancora non hanno abbandonato il loro concetto intellettualistico della fede. Ma i due movimenti più importanti in Italia sono i Focolari e Comunione e Liberazione.
Sono ottimi. A dire il vero quand’ero presidente della Cei venne intentato un processo al movimento dei Focolari. Su 20 votanti, diciotto non erano convinti dell’impostazione dei Focolari, e votarono Deleatur. Solo due erano a favore. Ma dei due che votarono non deleatur uno era il cardinal Pastore. L’altro, Montini" .
(a cura di Stefano Maria Pace e Paolo Biondi - Rivista "30 Giorni", n° 6, Giugno 1989, pp. 70-75).



E di quello che disse il cardinale Siri eccone una riprova della deriva che ha preso la Chiesa post Conciliare...

IL DELIRIO DI OLEGGIO: CHI FERMERA' GLI ABUSI LITURGICI?

Articolo di Francesco Colafemmina...


Non ci sono parole! Guardate questo video: riguarda la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Oleggio e il parroco don Giuseppe Galliano. Mentre la Chiesa dialoga con atei e non credenti, si consumano sempre più potenti lacerazioni e abusi liturgici. Chi e quando interverrà per correggere con paterno amore gli errori di una mentalità protestante penetrata nel seno della Chiesa?



Se non vi è bastato, andate a guardarvi il video dell' "Effusione dello Spirito Santo" di domenica scorsa...


Ma volete proprio sapere cosa pensa questo sacerdote carismatico e cosa va predicando ai suoi fedeli? Ebbene, leggete questo estratto della sua omelia, scaricabile dal sito del gruppo carismatico:

"Gesù non è l’Uomo del culto, è l’Uomo della vita. Gesù non battezza, non celebra la Messa, non confessa, non dà l’Unzione degli infermi, non celebra matrimoni o funerali. Gesù non fa tutto quello che costituisce l’apparato liturgico cultuale di ogni religione, anche della nostra. Gesù è l’Uomo della vita, porta il Divino nella vita. Noi, come Chiesa, abbiamo un apparato liturgico: la Messa, le Liturgie varie, alle quali si dà un’importanza esagerata, come se fosse il fine, non il mezzo.
Con questo versetto si vuole evidenziare che le varie liturgie sono un mezzo, per arrivare al fine, che è l’esperienza del Divino. La Messa è una cena con Gesù. Il Sacramento del matrimonio, a parte i due sposi, che celebrano le loro nozze, è un’esperienza di guarigione dell’Amore. Il funerale è un’esperienza di guarigione dalla perdita delle persone care. Significa, quindi, celebrare il Sacramento e le altre Liturgie, per farle passare nella vita."

Soddisfatti?

5 commenti:

  1. Spero che il Signore mi perdoni per aver preso parte molto attiva a queste nefaste, irriverenti e blasfeme assemblee totalmente in linea con il libero esame protestante.
    CVCRCI

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  2. come è vero il detto: "prima o poi la verità viene a galla!!"
    queste parole del card. Siri ne è una dimostrazione per quel che concerne i lavori e le cospirazioni successe al vaticano II. Però quello che non capisco è come e perchè in base a che cosa (forse per mancanza di informazioni)ad un certo punto dica che il movimento dei focolari è ottimo. spero che si sia espresso male il Cardinale o che sia io colui che ha mal interpretato.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Molto interessante questa intervista. Illuminante. Non capisco la vostra posizione però. Siri è forse il rappresentante più illustre dei tradizionalisti che rimasero "in comunione con Roma" (sappiamo che la Fraternità San Pio X non è né si considera scismatica). Voi in questo sito sostenete una linea opposta e oltranzista. Addirittura vi opponete alla conciliazione.

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    Risposte
    1. Vi opponete alla regolarizzazione canonica, dicevo. Essa non va intesa come un compromesso dottrinale. Se bisogna dogmaticamente accettare tutte le dottrine non infallibili del Concilio, e il rifiuto di ciò da parte della Fraternità motiva il suo permanere nella non regolarità canonica, allora dovrebbero essere nella stessa condizione anche mons. Gherardini, che è invece uno stimato e cattolicissimo teologo in comunione con le gerarchie di Roma, il prof. De Mattei, il prof. Pasqualucci. Costoro sono in piena comunione col Papa e i vescovi eppure continuano a sostenere le proprie idee. Riguardo a Siri, egli ha un'altra prospettiva ancora. Egli non si oppose alle dottrine conciliari, ma le interpretò alla luce della Tradizione. Egli non dice che la collegialità è un'eresia etc. ma dice qual è la sua corretta interpretazione. Quello che non capisco è a proposito della libertà religiosa. Capisco che ci sia stata all'origine della Dignitatis Humanae una volontà anticomunista, ma per come essa esce dal concilio ci sono dei problemi. Essa afferma che tutti gli uomini hanno diritto alla libertà religiosa, ossia non solo a non subire coercizione a proposito della fede (è giusto dire che la Chiesa condanna le conversioni forzate), ma anche a celebrare in pubblico e in privato il loro culto, nei limiti della civiltà ovviamente (quindi niente culti con sacrifici umani o che prevedono cose violente o sovversive). Ma quale culto? Non lo specifica. Se dicesse il culto cristiano sarebbe perfettamente ortodossa. Pare che per Siri voglia dire: lo Stato laico non ha diritto a coercere a proposito della fede e del culto. Ma ha diritto a coercere i culti falsi (omnes di gentium daemonia)? E se è così per lo Stato Laico, com'è per quello cattolico? Ma il documento non fa questi distinguo. Si limita ad affermare che tutti gli uomini hanno questo diritto di culto, senza distinzione dell'oggetto di questo culto, se Vero o falso. Non è un diritto negativo (lo Stato non ha questo diritto), ma uno positivo (tutti gli uomini hanno questo diritto). Forse se si avesse la versione completa dell'intervista si potrebbe per lo meno dedurre la posizione di Siri, che potrebbe illuminare i dubbiosi.
      Christus regnat!

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