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domenica 29 gennaio 2012

"E' impossibile che Dio accetti tutte queste bestemmie e sacrilegi che si fanno con­tro la Sua Gloria, la Sua Maestà! Ha molta pa­zienza, ma verrà un giorno, quando verrà io non lo so, verrà un giorno la punizione."

Splendida conferenza di Monsignor Levebvre del 1975, sull'identificazione del Novus Ordo Missae con la Messa di Lutero. Facciamo notare che quelle particolarità della Messa di Lutero (come l'intera Preghiera Eucaristica cantata, compresa la Consacrazione) che non furono inserite nel Novus Ordo, sono invece presenti nell'Eucarestia celebrata dal Cammino Neocatecumenale, ulteriormente protestantizzata rispetto alla Messa di Paolo VI. (Il sottolineato è originale, mentre il grassetto è stato inserito da noi per evidenziare la perfetta uguaglianza tra la dottrina di Lutero e quella di Kiko Arguello)

LA MESSA DI LUTERO
Marcel lefebvre Conferenza 
tenuta a Firenze il 15 Febbraio 1975

Parlerò questa sera della Messa di Lutero e della Messa del nuovo rito. Perché questo paragone fra la Nuova Messa e la Messa di Lutero? Per­ché lo dice la storia: la storia oggettiva non è di mia creazione. (Monsignore mostra un libro su Lutero, pubblicato nel 1911: "Dal Luteranesimo al Protestantesimo" - di Leon Cristiani). Questo libro tratta della riforma liturgica di Lutero. E' scritto in un tempo in cui l'autore non conosce­va né la nostra crisi, né il nuovo rito; l'ha  per ciò scritto senza secondi fini.
Prima di tutto vorrei fare la sintesi dei principi  fondamentali della Messa, per richiama­re alla nostra memoria la bellezza, la profonda grandezza spirituale della nostra Messa, il po­sto della nostra Messa nella nostra Santa Chiesa. Che cosa di più bello Nostro Signore Gesù Cristo poteva dare all'umanità, di più prezioso, di più santo, alla Sua Santa Chiesa, alla Sua Sposa, la Chiesa, sul Calvario, quando moriva sulla Croce? Il Suo Sacrificio.
Il Suo Sacrificio: la Sua Persona che conti­nua il Suo Sacrificio, Egli l'ha dato alla Chiesa nel momento in cui moriva sulla Croce. Da allora questo Sacrificio era destinato a perpetuarsi e a rimanere attraverso i secoli, nel modo in cui Egli l'aveva istituito, contemporaneamente al Sacerdozio.


Quando, nella Santa Cena, Gesù ha istituito il Sacerdozio, lo ha istituito per il Sacrificio, il Sacrificio della Croce, poiché questo Sacrificio è la sorgente di tutti i meriti, di tutte le grazie, di tutti i Sacramenti: e' la sorgente di tutta la ricchezza della Chiesa. Questo dobbiamo ricordarcelo, avere sempre presente questa realtà: realtà divina.
Dunque è  il Sacrificio della Croce che si rinnova sui nostri altari e il Sacerdozio è in rapporto, in relazione essenziale con il Sacrificio. Non si comprende il Sacerdozio senza il Sa­crificio, poiché  il Sacerdozio e' fatto per il Sacrificio. Potremmo anche dire: e' l'Incarnazione di Gesù Cristo attraverso i secoli:  usque ad  finem  temporum  il Sacrificio della Messa verrà offerto.


Se Gesù Cristo ha voluto questo Sacrificio, Egli ha voluto anche esserne la Vittima, se dun­que è il Sacrificio della Croce che continua, Egli ha voluto che la Vittima sia sempre la stessa, che sia Egli stesso la Vittima. Per essere la Vittima, Egli deve essere presente, realmente presente sui nostri altari. Se Egli non e' presen­te, se non vi e' la Presenza reale sui nostri al­tari, non c'è la Vittima, non c'è il Sacerdozio. Tutto e' unito: Sacerdozio, Sacrificio, Vittima, Presenza Reale, dunque: Transustanziazione.
Questo è il "cuore" del tesoro -  il più grande, il più ricco - che Nostro Signore abbia dato alla Sua Sposa, la Chiesa, e a tutta l'umanità'. E così possiamo comprendere come Lutero quando ha voluto trasformare, cambiare questi principi, abbia cominciato dall'attaccare il Sacerdozio: co­me fanno i modernisti. Poiché Lutero sapeva bene che se il Sacerdozio sparisse, non ci sarebbe più il Sacrificio, non ci sarebbe più la Vittima, non ci sarebbe più niente nella Chiesa, non ci sarebbe più la fonte di grazie.
Come ha fatto Lutero per dire che non ci sarebbe stato più? Ha detto: "Non c'è diffe­renza fra i preti e i laici. Il Sacerdozio è universale". Sono queste le idee che propagava. Diceva inoltre che ci sono tre muri che circondano la Chiesa per difenderla: il prime muro è questa differenza fra i preti e ì laici. (Monsignore leg­ge:) "L'affermazione che il Papa, i vescovi, i preti, i religiosi compongono lo stato ecclesiasti­co, mentre i principi, i signori, gli artigiani, i contadini compongono lo stato secolare, è una pura invenzione e una menzogna"- dice Lutero. Questa differenza fra i preti e i laici è dunque un'invenzione e una menzogna. Ecco le parole di Lutero: "In verità' tutti i cristiani appartengo­no allo stato ecclesiastico". Non c'è’ differenza, c'è soltanto la differenza della funzione, del servizio. Tutti i fedeli hanno il Sacerdozio, in­sieme al carattere battesimale; tutti i cristia­ni sono preti, e i preti non hanno un carattere speciale, non esiste un Sacramento speciale per i preti, ma il loro carattere sacerdotale deriva dal carattere del Battesimo.

Celebrazione Eucaristica della setta eretica Neocatecumenale presieduta dallo sconcertante Cardinale Rylko, tale celebrazione assolutamente non Cattolica è potuta nascere, nella mente dell'impenitente ed eretico fondatore di tale setta,  "Kiko Arguello", grazie alla nascita del "Novus Ordo Missae".
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Così si spiega an­che questa laicizzazione dei preti:  non vogliono più avere un abito particolare, non vogliono più essere distinti dai fedeli,  perché tutti sono preti e perché i fedeli debbono scegliere i loro preti, eleggere i loro preti.
Questi furono i principi di Lutero, che prosegue: "Se un Papa o un vescovo dà l'unzione, fa delle tonsure, ordina, consacra o dà un abito differente ai laici o ai preti, crea degli imbroglioni". Tutti sono consacrati preti dal Battesimo: i progressisti dei nostri tempi non sono de­gli innovatori!
Ce' un nuovo libro sui Sacramenti, uscito a Parigi nel gennaio di quest'anno, sotto l'autorità dell'Arcivescovo, il Cardinale Marty. E' usci­to in questi giorni: gli autori hanno scoperto otto sacramenti, non più sette, perché l'ottavo sacramento è  la professione religiosa. Si dice chiaramente in questo libro che tutti i fedeli sono preti e che il carattere del prete viene dal carattere del Battesimo. Gli autori hanno dovuto leggere Lutero, divenuto per essi un Pa­dre della Chiesa.
Lutero ha fatto ancora un altro passo avanti, dopo la soppressione del Sacerdozio. Non ha più creduto né alla Transustanziazione, né al Sacrificio. Afferma chiaramente che la Messa non è un Sacrificio, ma è una Comunione. Possiamo chiamare la Messa: Comunione, Cena, Eucaristia, tutto meno che Sacrificio; di conseguenza non c'è  più Vittima, né Presenza Reale, ma solamen­te una presenza spirituale, un ricordo o una Comunione. Per questa ragione Lutero ha sempre combattuto le Messe private; è questo uno dei pri­mi provvedimenti presi, perché una Messa priva­ta  non è una Comunione, mentre è necessario che i fedeli comunichino tra loro. Dunque la Messa privata non è conforme alla verità e quindi bi­sogna sopprimere tutte le Messe private.
Lutero chiamava l'Eucarestia "Sacramento del pane". "L'Eucarestia, diceva, è divenuta una deprecabile corruzione. Questa "corruzione" della Messa è dovuta al fatto di averla trasforma­ta in un Sacrificio". Dobbiamo constatare che oggi non si parla più di Sacrificio della Messa nei bollettini diocesani o parrocchiali, ma di Eucarestia, di Comunione, di Cena. Quale singo­lare avvicinamento alle tesi di Lutero!



Lo stesso Lutero, ha ancora fatto una di­stinzione fra gli scopi del Sacrificio della Messa. Ha detto che uno dei fini della Messa è di rendere grazie a Dio. L'Eucarestia è  un "Sacrificium laudis", ma non un Sacrificium expiationis, quindi non un Sacrificio di espiazione, ma di lode, di Eucarestia. Ed e' per questo che se certi protestanti parlano ancora di Sacrificio, non lo intendono certo nel senso di un Sacrifi­cio espiatorio che rimette i peccati: mentre questo è  uno dei fini principali del Sacrificio della Messa.
E' per questo che i protestanti moderni accettano il nuovo rito della Messa, perché essi dicono - e questo fu stampato su una rivista della diocesi di Strasburgo che riferiva di una riunione di protestanti della Confessione di Augsbourg _  "ora, col nuovo rito, è possibile pregare con i cattolici." (Da l'"Eglise èn Alsace" 8-12-73 e 1-1-74). "Infatti, con le forme attuali della celebrazione eucaristica della Chiesa catto­lica e con le convergenze teologiche presenti, molti ostacoli che potevano impedire a un protestante di partecipare alla celebrazione eucari­stica, sono in via di sparizione e ora è possibile a un protestante riconoscere nella celebrazione eucaristica cattolica la Cena istituita dal Signore. Noi teniamo all'utilizzazione del­le nuove preghiere eucaristiche che hanno il vantaggio di sfumare la teologia del Sacrifi­cio". E' chiaro! Due settimane fa, sono andato in Inghilterra e ho appreso che un vescovo an­glicano ha adottato il nuovo rito cattolico per tutta la sua diocesi. Egli ha dichiarato: "Questo nuovo rito è  perfettamente conforme alle nostre idee protestanti". E' dunque chiaro che per i protestanti non ci sono più difficoltà per adottare il nuovo rito. Perché non adottano l'antico rito? E' quello che ha domandato il signor Salleron ai padri di Taizé: "Perché dite che oggi voi potete adottare il nuovo rito e non l'antico?" C'è dunque una differenza tra il nuovo e l'antico e questa differenza  è  essenziale  non è una differenza accidentale, per cui essi non ac­cettano di dire l'antico rito, con tutte le preghiere che sono preziose e che illuminano vera­mente la finalità del Sacrificio: propiziatorio, espiatorio, eucaristico e latreutico. E' questa la finalità' del Sacrificio della Messa cattoli­ca che, chiara nell'antico rito, non lo è più  nel nuovo rito, perché non c'è più l''Offertorio. Ed e' per questo che Lutero non ha voluto l'Of­fertorio nel suo rito. Vediamo come Lutero ha iniziato la sua nuova Messa,  la sua riforma. La prima Messa evangelica fu attuata nella notte dal 24 al 25 dicem­bre 1521. In questa prima Messa evangelica,  do­po la predica sull'Eucarestia,  è stata presentata la comunione sotto le due specie,  come obbligatoria,  e la confessione come inutile, essendo sufficiente la fede. Poi Karlstadt, suo discepolo, si è presentato all'altare in abiti secola­ri, ha recitato il Confiteor, ha iniziato la Messa di prima, ma solamente fino al Vangelo; infatti l'Offertorio e l'Elevazione sono stati sop­pressi   (pag.  282)   e questo dimostra che  tutto quello che significava l'idea del Sacrificio è stato soppresso. Alla consacrazione è seguita la Comunione e molti assistenti avevano bevuto e mangiato e anche preso dell'acquavite prima di comunicarsi e hanno dato la comunione sotto le due specie, e il pane in mano.
Una delle ostie sfugge e cade sul vestito di un fedele. Un prete la raccoglie; un'altra cade in terra e Karlstadt dice ai laici di rac­coglierla e siccome si rifiutano, per rispetto o per timore, dice: "Resti pure dove si trova, poco importa, purché non ci si cammini sopra". Poco dopo la raccoglie lui stesso (pag. 282). Numerose persone erano contente della novità e molti erano quelli che venivano ad assistere a questa nuova Messa evangelica perché una parte era detta in lingua tedesca ed essi dicevano che la comprendevano meglio. E i monasteri comincia­rono a vuotarsi. Lutero aveva dichiarato: "Conserverò il mio abito e le mie abitudini di mona­co". Alcuni monaci restarono in convento, ma la maggior parte uscì e si sposò. Una grande anar­chia regnava fra i preti. Ognuno diceva la Messa come voleva. Il Consiglio non sapeva più che co­sa fare (pag. 285) e prese la risoluzione di stabilire una nuova liturgia, di non lasciar più  la piena libertà e di mettere un po' di ordine. La maniera di dire la Messa doveva essere la seguen­te: l'Introito, il Gloria, l'Epistola, il Vange­lo, il Sanctus; poi avrebbe dovuto seguire una predica. L'Offertorio e il Canone erano soppres­si e il prete recitava l'istituzione della Cena. La diceva ad alta voce, in tedesco dava la Co­munione sotto le due specie. Poi veniva l'Agnus Dei e il Benedicamus Domino, per terminare.
  

Le modificazioni della Consacrazione appor­tate nel Novus Ordo sono simili a quelle intro­dotte da Lutero: le parole essenziali della Con­sacrazione non sono più solamente le parole del­la forma come noi le abbiamo sempre conosciute: "Hoc est Corpus meum". "Hic est calix Sanguinis mei". Con le parole che seguono. No! Ormai le parole essenziali cominciano così: "Egli prese il pane" fino a, dopo la Consacrazione del vino,"Hoc facite in Meam commemorationem". Lutero ha detto la stessa cosa. Perché? Perché si legge il racconto della Cena che: "E' un racconto non un'azione,  non un Sacrificio,  non un'azione sacrificale: e' un semplice memoriale". Per quale ragione i nostri innovatori hanno copiato da Lutero?
Lutero inoltre dice: "Le Messe e le Vigilie sono finite. L'Ufficio sarà  invece mantenuto come il Mattutino, le Ore, i Vespri, e Compieta, ma solamente l'Ufficio feriale. Non si festeggerà' più un Santo che non sia espressamente nominato nelle Scritture" (pag. 309). Ha dunque cambiato completamente il Calendario, esattamente come hanno fatto adesso...
Possiamo dunque concludere: la trasformazione attuale è identica a quella di Lutero. Un ultimo esempio è quello delle parole della consacra­zione del pane: "Hoc est Corpus meum quod pro vobis tradetur".  Lutero ha, anche lui, aggiunto queste ultime parole, perché, precisamente, queste parole sono quelle della Cena. Riteneva infatti che la Cena non fosse un Sacrificio,  ma un pasto.
Ora il Concilio di Trento dice esplicitamente: Chi afferma che la Cena non è un Sacrificio sia anatema. La Cena fu un Sacrificio. E la no­stra Messa è la continuazione della Cena,  perché la Cena fu un Sacrificio. Vi si nota già la sepa­razione anticipata del Corpo e del Sangue di Ge­sù Cristo. Il Sacrificio era  significato da questa separazione, ma Lutero afferma: "No, la Cena non e' un Sacrificio", ed è  per questo che noi dobbiamo ripetere solo le parole che Nostro Si­gnore ha detto nella  Cena. Cioè: "Hoc est Corpus meum quod pro vobis tradetur", che sarà  offerto per voi sulla Croce.
Perché aver così servilmente imitato Lutero nella nuova Messa? La sola spiegazione che si possa dare è quella dell'ecumenismo. Perché, senza questo motivo, non si può' capire affatto que­sta riforma. Essa non ha assolutamente alcun vantaggio né teologico né pastorale. Nessun vantag­gio se non quello di avvicinarci ai protestanti. 




Il 10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori protestanti che hanno collaborato all'elaborazione del Novus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: ...Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della fede”)... (cfr. R. Coomaraswamy, Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici...
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Si può legittimamente pensare che per questa ra­gione i protestanti sono stati invitati nella Commissione di riforma liturgica, per farci sapere se erano soddisfatti o no, se c'era qualche cosa che non piaceva loro, se essi potevano o no pregare con noi. Mi sembra che non ci possa essere stato altro motivo per la presenza dei prote­stanti nella Commissione di riforma della Messa. Ma come possiamo immaginare che dei protestanti, che non hanno la nostra fede, possano essere in­vitati in una Commissione per una riforma della nostra Messa, del nostro Sacrificio, di ciò che noi abbiamo di più bello, di più ricco in tutta la nostra Chiesa, l'oggetto più perfetto della nostra fede?
Lutero, nel gennaio 1526, faceva stampare un nuovo rituale per le cerimonie della Messa. Nella sua mente voleva la libertà  totale. Dice­va (pag. 314): "Se fosse possibile vorrei dare  la libertà totale ai preti di fare il rito che essi vogliono; ma allora nasce il pericolo di abuso, occorre stabilire dei regolamenti". Ma la sua idea era la libertà totale e anche l'ugua­glianza fra i preti e i fedeli. E così tutti i fedeli erano preti e potevano anche essi avere delle idee per creare le forme del culto. Allo­ra tutti insieme: Quelli che sono preti, quelli che hanno una funzione speciale, quelli che so­no scelti fra i fedeli, tutti insieme possono fare prova di creatività' del culto.
Ma siccome tutto ciò era un po' difficile, perché causava troppo disordine, allora ha scritto un rituale. Diceva inoltre: "L'uso del lati­no è  facoltativo". Non era assolutamente contro il latino, voleva anzi che i bambini imparasse­ro il latino. Ma diceva pure: "Il desiderio dei laici ordinari di avere una Messa in tedesco è  perfettamente legittimo". Tuttavia ci sono del­le persone che vengono in Chiesa per vedere del nuovo, per vedere delle cose nuove, ma questi non sono veramente cristiani, sono dei curiosi come saremmo noi se andassimo dai Turchi o dai pagani.
"La domenica ha luogo la Messa". Ma Lutero mantiene il nome di Messa con un po' di ripugnanza. I paramenti sacri e i ceri sono ancora man­tenuti provvisoriamente. Si comincia con l'In­troito in tedesco, poi il Kyrie, poi una Colletta cantata dal celebrante, rivolto ancora verso l'altare, non verso il popolo. Ma per l'Episto­la e il Vangelo, cantati in tedesco, ci si svolgerà' verso il popolo e allora tutti cantano il Credo in lingua volgare (pag. 316).

"Il celebrante pronuncierà una parafrasi del Pater, un'esortazione alla Comunione, poi seguirà la Consacrazione.  Sarà cantata in tedesco con queste parole: "Nostro Signore Gesù Cristo, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, rese grazie e lo spezzò e lo presentò ai suoi discepoli e disse:"Prendete e mangiate, questo e’ il mio Corpo che è offerto per voi". Hoc est Corpus meum quod pro vobis tradetur - queste sono le parole esatte - "Fate questo, ogni volta lo farete, in mia memoria". Nella stessa maniera prese anche il calice, dopo che ebbe mangiato e disse: "Prendete e bevete  tutti,  questo è il calice, un nuovo Testamento nel mio Sangue che è versato per voi per la remissione dei peccati". Non ha detto pro vobis et pro multis, ha fatto sparire le parole pro multis e anche mysterium fidei. (pag.317)
 Mysterium fidei e pro multis sono spariti. ".....Che è versato per voi per la remissione dei peccati; fate questo tutte le volte che berrete questo calice in memoria di me". Queste le parole che Lutero diceva essere la Consacrazione, quindi le parole essenziali corrispondono esattamente a quelle del Documento della Congregazione del Culto. La sola parola in più è quella pro multis, che è restata nel documento del Vaticano. Ma tutte le parole come quelle che sono dette prima: "Nostro Signore, nella notte in cui fu tradito prese il pane", queste parole non sono nella forma; mai la Chiesa ha detto che le parole che precedono la Consacrazione fanno parte della forma del Sacramento.
 Dopo l'Elevazione, che Lutero ha mantenuto fino al 1542, veniva la Comunione nella mano. Un'ultima orazione - la Colletta - terminava la Messa, come il Postcommunio dei cattolici. (pag. 317-318)
Evidentemente Lutero non  ha accettato il Celibato, ed ha votato contro i voti religiosi. Voleva la fine di queste usanze della Chiesa. Poi una cosa assai curiosa è che ebbe sempre un pò paura delle riforme che aveva fatto. I suoi discepoli andavano avanti più velocemente di lui, mentre egli era sempre un po' timoroso.  Di­ceva ai suoi discepoli: "Io condanno la nuova pratica di dare l'Eucarestia da mano a mano, come pure l'uso inconsiderato della Comunione sotto le due specie". Questo nei primi tempi, poi accettò; ma nel primo momento gli sembrava che la Comunione nella mano non fosse una buona co­sa.
E dopo aver detto che la Confessione non era più necessaria, anche per chi aveva gravi peccati, ha esitato e diceva: "La confessione è  buona, ma se il Papa mi chiedesse di confessar­mi, io non lo farei, io non voglio farlo, ma io non voglio nemmeno che qualcuno mi proibisca questa confessione segreta. Io non permetterei ha nessuno di sopprimermi questa confessione se­greta. Io non la lascerei per tutti i tesori della terra, perché io so quanta forza e consola­zione mi ha dato....."
Lutero era roso dai rimorsi, ma tuttavia era divorato dal bisogno di fare del nuovo, di cambiare tutto, di andare contro il Papa, con­tro la Chiesa romana, contro il dogma. Egli ha perciò continuato la sua riforma.
E' evidente che la riforma liturgica attuale si ispira alla riforma di Lutero. L'ho detto a Roma a molti Cardinali: "La vostra nuova Mes­sa è la Messa di Lutero". Mi  hanno risposto: "Ma allora è eretica!"  Ed io ho soggiunto: No, non è eretica, ma ambivalente, equivoca, perché uno può dirla con la fede cattolica integrale del Sacrificio, della Presenza Reale, della Transu­stanziazione, e un altro può anche dirla senza avere questa intenzione e allora la Messa non e' pili valida. Le parole che egli pronuncia e i gèsti che fa non lo contraddicono. Essa è equivo­ca, certamente equivoca. E certamente Lutero,per molti anni, l'ha detta validamente, quando non era ancora contro il Sacrificio, quando era an­cora pili o meno cattolico, ma più tardi, quando ha rifiutato il Sacrificio, il Sacerdozio, la Presenza Reale, allora la sua Messa non era più valida.
Le parole che egli pronuncia e i gesti che fa non lo contraddicono. Essa è equivoca, certamente equivoca. E certamente Lutero, per molti anni, l'ha detta validamente, quando non era ancora contro il Sacrificio, quando era ancora più o meno cattolico, ma più tardi, quando ha rifiutato il Sacrificio, il Sacerdozio, la Presenza Reale, allora la sua messa non era più valida.
Ma come può una Messa essere così equivo­ca? E' impossibile arrivare  a   questo   con   il   ri­to   antico, perché questo e' chiaro. Tutto l'Offertorio esprime con chiarezza ciò che facciamo. L'Offertorio è una definizione del Sacrificio della Messa. Per questo Lutero era contra­rio all'Offertorio, perché era troppo evidente e per questo ha fatto i cambiamenti nel Canone, per non chiarire se era un racconto o una azio­ne. E noi, invece sappiamo che la Consacrazione e'un'azione sacrificale.
Noi sappiamo, che nei nostri antichi Messali, prima del Communicantes, è scritto infra actionemper cui non è un racconto, né un memo­riale, un semplice memoriale.  E'  un'azione, una azione sacrificale.
Tutti questi cambiamenti nel nuovo rito sono veramente pericolosi,  perché, poco a poco, soprattutto per i giovani preti che non hanno più l'idea del Sacrificio, della Presenza Reale, della Transustanziazione,  per i quali tutto ciò non significa più niente, questi giovani preti perdono l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa e non dicono più Messe valide: non c'è più la Presenza Reale.
Certamente i preti di una certa età,  quan­do celebrano secondo il nuovo rito, hanno anco­ra la fede di sempre.  Hanno detto la Messa con l'antico rito per tanti anni, hanno mantenuto le stesse intenzioni, si può  dunque pensare che la loro Messa sia valida. Ma, nella misura in cui queste intenzioni se ne vanno,  scompaiono, in questa stessa misura,  le Messe non saranno più valide.
Hanno voluto avvicinarsi ai protestanti, ma sono i cattolici che sono divenuti protestanti e non i protestanti che sono divenuti cattolici. Questo e' evidente, nessuno può dire il contra­rio.
Se cinque cardinali e quindici vescovi sono andati al "Concilio dei giovani"  a Taizé,  come possono questi giovani sapere che cos'è il cattolicesimo e quello che e' il protestantesimo? Alcuni hanno ricevuto la Comunione dai protestanti,   altri dai cattolici.

Quando il Cardinale Willbrands e' andato a Ginevra,   al Consiglio ecumenico delle Chiese, ha dichiarato: "Noi dobbiamo riabilitare LUTERO". L'ha detto come inviato della Santa Sede!
Guardate la Confessione. Cos'è divenuta la Confessione, il Sacramento della penitenza, con questa assoluzione collettiva? E' forse una ma­niera pastorale di dire ai fedeli: "Vi abbiamo dato l'assoluzione collettiva, potete comunicarvi e quando ne avrete l'occasione, se avete dei peccati gravi, vi confesserete entro sei mesi o un anno..." Chi può chiamare questo modo di agire pastorale? Quale idea ci si può fare del peccato grave?
E la Cresima. Il Sacramento della Cresima si trova in un'identica situazione. Io penso veramente che le parole del libro dei Sacramenti della Commissione dell'Arcivescovo di Parigi, che costituiscono la forma,  rendono il Sacramento invalido. Perché? Perché non c'è più la significazione del Sacramento nella forma.  Il Vescovo quando amministra il Sacramento della Cresima, dice: "Signo te, signo Crucis et confirmo te chrismate_salutis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti” e “ Confirmo te chrismate salutis..  La Cresima: "Confirmo te".
Ora essi dicono:   "Io  ti segno con la Croce e ricevi lo Spirito Santo". Essi devono precisare che essa è la grazia speciale del Sacramento col quale si dà lo Spirito Santo. Se non si pronunciano queste parole: "Ego  te con firmo in no­mine Patris..., non si dà il Sacramento!   L'ho detto anche ai Cardinali,  poiché' essi mi hanno dichiarato:   "Voi amministrate la Cresima,  quan­do non avete il diritto di  farlo!   -  "Io lo fac­cio PERCHE'   I  FEDELI  TEMONO CHE I LORO BAMBINI NON ABBIANO LA GRAZIA DELLA CRESIMA PERCHE'   HANNO UN DUBBIO SULLA VALIDITÀ  DEL SACRAMENTO CHE SI AMMINISTRA ORA NELLE CHIESE,  NON SI  SA PIÙ  SE E'  UN SACRAMENTO O NO.  ALLORA PER AVERE ALMENO QUESTA SICUREZZA DI AVERE VERAMENTE LA GRA­ZIA,  MI  SI DOMANDA DI AMMINISTRARE LA CRESIMA, E IO LO FACCIO PERCHE'   MI  SEMBRA DI NON POTER RIFIUTARE A QUELLI  CHE MI DOMANDANO LA CRESIMA VALIDA, PERCHE'  ESSI ABBIANO ALMENO LA GRAZIA, ANCHE SE QUESTO NON E'   LECITO, PERCHE’  NOI  SIAMO IN UN TEMPO  IN CUI  IL DIRITTO DIVINO NATURALE E SOPRANNATURALE PASSA AVANTI AL DIRITTO POSITIVO ECCLESIASTICO, QUANDO QUESTO VI  SI OPPONE ANZI­CHÉ  ESSERNE IL CANALE.
Noi ci troviamo in una crisi straordinaria.
Noi non possiamo seguire queste riforme. Dove sono i buoni frutti di queste riforme? Io me lo domando veramente! La riforma liturgica, la ri­forma dei seminari, la riforma delle congrega­zioni religiose, tutti questi capitoli generali! Dove sono messe attualmente queste povere congregazioni? Tutto se ne va...! Non ci sono più novizi,  non ci sono più vocazioni..!
Essi riconoscono che non ci sono più voca­zioni. Il Cardinale Arcivescovo di Cincinnati l'ha riconosciuto al Sinodo dei Vescovi a Roma:  "Nei nostri paesi - rappresentava tutti i paesi anglofoni - non ci sono più  vocazioni  perché  i giovani  non sanno più che cosa è il prete". Noi dobbiamo rimanere nella Tradizione. Solamente la Tradizione ci dà veramente la grazia, ci dà veramente la continuità  nella Chiesa. Se noi abbandoniamo la Tradizione, contribuiamo alla de­molizione della Chiesa.
Io l'ho detto anche a quei Cardinali: "Non vedete nel Concilio che lo Schema della libertà religiosa è uno Schema contraddittorio? Nella prima parte dello Schema si dice: "Niente e' cam­biato nella Tradizione" e nell'interno dello Schema tutto e' contrario alla Tradizione. E' contrario a quanto hanno detto Gregorio XVI, Pio IX e Leone XIII".
Allora bisogna scegliere! O siamo d'accordo con la libertà religiosa del Concilio e dun­que siamo contrari a quello che hanno detto questi Papi, oppure siamo d'accordo con questi Pa­pi e allora non siamo più d'accordo con quanto è stato detto nello Schema sulla libertà reli­giosa. E' impossibile essere d'accordo con tutti e due. Ed io ho aggiunto: "IO SCELGO LA TRA­DIZIONE, IO SONO PER LE TRADIZIONI E NON PER QUESTE NOVITÀ' CHE RAPPRESENTANO IL LIBERALISMO. NIENTE ALTRO CHE IL LIBERALISMO CHE FU CONDANNATO DA TUTTI I PONTEFICI DURANTE UN SECOLO E MEZZO. QUESTO LIBERALISMO E' ENTRATO NELLA CHIESA ATTRAVERSO IL CONCILIO: LA LIBERTA', L'UGUAGLIANZA  E LA FRATERNITÀ' .
LA LIBERTA’ : la libertà religiosa;  LA FRA­TERNITÀ': l'ecumenismo;  L'UGUAGLIANZA: la collegialità. E questi SONO I TRE PRINCIPI DEL LIBE­RALISMO, CHE DISCENDE DAI FILOSOFI DEL XVIII SECOLO ED E' SFOCIATO NELLA RIVOLUZIONE FRANCESE.
QUESTE SONO LE IDEE ENTRATE NEL CONCILIO CON LE PAROLE EQUIVOCHE. E ORA NOI ANDIAMO ALLA ROVINA: LA ROVINA DELLA CHIESA, POICHÉ' QUESTE IDEE SONO ASSOLUTAMENTE CONTRO LA NATURA E CON­TRO LA FEDE. NON CE' FRA DI NOI, NON CE' UNA VERA UGUAGLIANZA. IL PAPA LEONE XIII L'HA COSI' BEN DETTO, CHIARAMENTE, NELLA SUA ENCICLICA SULLA LIBERTA'.
POI LA FRATERNITÀ! SE NON CE' UN PADRE, OVE TROVEREMO LA FRATERNITÀ? SE NON C’E’ UN PADRE, NON CE' DIO; COME POTREMO ALLORA ESSERE FRATELLI? COME POTREMO ESSERE FRATELLI SENZA PADRE COMUNE? IMPOSSIBILE! DOBBIAMO ABBRACCIARE TUTTI I NEMICI DELIA CHIESA: I COMUNISTI, I MASSONI, I BUDDISTI E TUTTI COLORO CHE SONO CONTRO LA CHIESA?



CE'  UN DECRETO DI UNA SETTIMANA FA, IL QUALE DICE CHE ORA NON CE'  PIÙ'  LA SCOMUNICA PER UN CATTOLICO CHE ENTRI NELLA FRAMMASSONERIA.  MA DOVE'  LA CHIESA? QUESTO E'  IMPOSSIBILE! I NEMICI TRADIZIONALI DELLA CHIESA, COLORO CHE VOGLIONO DISTRUGGERE I PAESI CATTOLICI! CHI HA DISTRUTTO IL PORTOGALLO? CHI C'ERA IN CILE? E ORA NEL SUD-VIETNAM: PERCHE' SONO CATTOLICI! ALLORA BI­SOGNA DISTRUGGERE QUESTI STATI!  L'AUSTRIA DU­RANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE, L'UNGHERIA, LA POLONIA...... I  FRAMMASSONI VOGLIONO LA DISTRUZIONE DEI PAESI CATTOLICI. CHE NE SARA'  ENTRO UN ANNO DELLA SPAGNA,  DELL'ITALIA, ECC....? PERCHE' LA CHIESA APRE LE BRACCIA A TUTTE QUESTE PERSO­NE CHE SONO SUOI DICHIARATI NEMICI?
Certamente noi dobbiamo pregare,  pregare; e' un assalto del demonio contro la Chiesa quale non abbiamo mai visto. Dobbiamo pregare Nostra Signora,  la Beatissima Vergine Maria,  di venire in nostro soccorso, perché veramente non sappiamo cosa avverrà domani.  In verità' sembra che tutta questa rovina avrà effetti terribili per il per il mondo. E' impossibile che Dio accetti tutte queste bestemmie e sacrilegi che si fanno con­tro la Sua Gloria,  la Sua Maestà!   Ha molta pa­zienza,  ma verrà un giorno, quando verrà io non lo so,  verrà un giorno la punizione, perché tutti questi regolamenti, le leggi sull'aborto, che noi troviamo in tanti paesi, il divorzio in Italia, tutta questa rovina della legge morale, rovina della verità; e' veramente difficile crede­re che tutto ciò possa essere fatto senza che un giorno Dio parli!
Allora, dobbiamo domandare a Dio la misericordia per noi e per i nostri fratelli; ma dob­biamo lottare, combattere. Combattere per man­tenere la Tradizione e non avere paura. Mantenere, soprattutto, il rito della nostra Santa Messa, perché essa e' il FONDAMENTO DELLA CHIESA e della civiltà cristiana. Quando non ci sarà' più una vera Messa nella Chiesa, la Chiesa sarà fi­nita.
Dobbiamo perciò' conservare questo rito, questo Sacrificio.  Tutte le nostre Chiese sono state costruite per questa Messa, non per un'altra Messa;   per il Sacrificio_della_Messa, non per una Cena,  per un pasto,  per un Memoriale,  per una Comunione, noPer il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo che continua sui nostri altari! E' per questo che i nostri padri hanno costruito le nostre belle Chiese, non per una Ce­na, non per un Memoriale, no !
Io conto sulle vostre preghiere per i miei seminari, per fare dei miei seminaristi dei veri preti che abbiano la fede e che possano perciò amministrare i veri Sacramenti e il vero Sacrificio della Messa. Grazie.

"La Messa di Lutero" Testo Pro manuscripto - Collana "Arcangelo San Michele"




23 commenti:

  1. Tempo fa trovai una spiegazione "spirituale" sul rinascimento. Inziava con una domanda:

    Perché il rinascimento quasi ovunque è stato uno scoppio di produzioni artistiche di vario tipo e genere?

    La risposta fu:

    Nel momento in cui la vita spirituale si contrasse e si preferì passare dalla contemplazione medioevale all'attivismo e all'esterismo, crollò un mondo tradizionale. Tutte le energie umane che prima erano concentrate per l'edificazione dello spirito, esplosero come una bomba atomica nel rinascimento con le sue creazioni artistiche.

    Il rinascimento, come ben sappiamo, finì per esaurirsi rapidamente in un'inquietudine e ansia esistenziale:

    "Chi vuol esser lieto sia del doman non v'è certezza" (Lorenzo il Magnifico).

    Questo fenomeno riguarda identicamente il passaggio tra pre-concilio e post-concilio. C'indica anche il futuro: i conciliari sono destinati ad esaurirsi e a impelagarsi nelle loro stesse contraddizioni.

    Speriamo solo che quanto rimarrà ancora in piedi sia sufficiente per fare rinascere tutto.

    Paradosi

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  2. errata - corrige: esterismo - esteriorismo

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  3. Vorrei lasciare questo commento affinchè serva da monito a tanti cattolici e anche a persone non cattoliche,che comunque credono in una giustizia civile e in un cammino di verità.
    Io provengo da una famiglia cattolica,la mia famiglia non mi ha mai imposto nulla,non mi ha mai soffocato nel mio pensiero nè nelle mie scelte e di questo ringrazio ogni giorno.
    Crescendo,come tutti ho percorso un cammino,ho frequentato da ragazzo anche gruppi di preghiera,gruppi vocazionali,poi a un certo punto mi sono allontanato dagli ambienti ecclesiastici,solo per l'ipocrisia e la falsità che vi trovavo,poichè non tolleravo più alcuni comportamenti che erano molto diversi da quello che avevo appreso in precedenza.
    Sono nipote di un sacerdote cattolico,segretario personale di sua santità ma non dell'attuale papa.Venne via dal Vaticano e si dedicò alla sua precedente parrocchia perchè riteneva ci fosse qualcosa in quegli ambienti che lo turbava e non gli sembrava il posto adatto a lui.
    Mio zio era una persona molto colta e intelligente,ma soprattutto nutriva un amore per Dio smisurato.
    Ricordo molto bene il suo volto e lo sguardo profondo,ero praticamente un ragazzino,ma il ricordo è molto nitido,ogni volta andavo a visitarlo mi regalava un libro,antropologia,semiologia....
    Devo dire che mi sono serviti molto quei libri,in vita mia, pur non avendo seguito studi approfonditi o conseguito lauree sono stato avvicinato ad ambienti di cui ignoravo l'esistenza,ma col tempo,nella mia ricerca della verità ho imparato a capire,quanto a riconoscere ed a evitare.
    La semiologia è servita quindi a qualcosa....
    Ad oggi riesco a riconoscere taluni ambienti e persone con il semplice uso del buon senso,poichè i simboli a volte sono occultati.
    Ho fatto un viaggio di recente in una nazione che fino ad ora non avevo ben considerato,il Portogallo;sono andato da degli amici a cui avevo promesso che avrei fatto visita.
    Ho viaggiato in largo e in lungo percorrendo più di 5000km,come mi è solito fare quando compio un viaggio all'estero in una nazione europea,mi piace confrontarmi e parlare con le persone del luogo,conoscere i loro usi e costumi e sentirmi raccontare il mondo sotto altri punti di vista diversi dal mio.
    Ho notato che il Portogallo è una nazione veramente particolare sotto molti punti di vista e chi lo conosce bene capisce sicuramente a cosa mi riferisco.
    Ho visitato innumerevoli santuari e castelli di ogni sorta compreso il castello di Tomar,irrinunciabile tappa poichè rappresenta uno dei castelli templari più grandi e importanti d'Europa,tuttavia,tappe famose a parte ho notato luoghi non menzionati che mi sono sembrati più importanti di quelli citati nelle guide,come spesso è accaduto nei viaggi che ho compiuto,poichè a un certo punto del viaggio decido di andare a casaccio e trovo luoghi significativi e di rilevanza storica che a volte mi lasciano stupefatto.

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  4. CONTINUA
    A un certo punto ho notato la segnalazione per Fatima e ho chiesto ai miei compagni di fare tappa lì,dopotutto avevamo visitato tutte le chiese,i monasteri e i castelli della nazione,potevamo far tappa anche a quel santuario un po' per curiosità e un po' perchè a quel punto avremmo finito il giro.
    Premetto che i miei compagni di viaggio sono persone piuttosto scettiche,come me non frequentano più da quando erano dei ragazzini pur rimanendo cattolici.
    Abbiamo subito notato che Fatima è un luogo deserto e non il solito santuario gremito dai fedeli,le persone in silenzio e in piccoli gruppi si alternano ordinate in una calma paradossale.
    Il santuario di un bianco semplice domina la piazza antistante con sobrietà e senza sfarzi,solo un evento mi ha fatto sussultare,un qualcosa che con potenza mi ha attraversato il corpo,la pelle dal cuoio capelluto alle braccia e alle gambe mi si è coperta interamente di brividi e questo è durato per un po';decisamente una sensazione mai provata,non un semplice brivido di freddo,poichè nonostante fosse ottobre c'erano 32 gradi,nè di stupore,vista la sobrietà del santuario,ma qualcos'altro che ha provocato in me quel fenomeno e allo stesso tempo non mi ha turbato,ma al contrario mi ha fatto sentire bene;non la mia stessa sensazione ma lo stesso una sensazione di rilassamento e gioia ha suscitato in qualche altro mio compagno di viaggio che dopo quest'esperienza si è posto sull'esistenza di Dio o meno qulche dubbio e in quel preciso momento sull'esistenza di un'entità superiore che evidentemente aveva fatto sentire la propria presenza.
    I non credenti la possono chiamare come vogliono,entità o altro,io non ho dubbi,da allora la chiamo Madonna.
    Conosco molte persone fra cui anche neocatecumenali che frequentano il santuario di Medjugorje,ma se devo dire la verità,nonostante mi abbiano invitato ad andare,ho sempre rifiutato,per via di una mia sensazione che può essere anche sbagliata,ma che mi invita a ritenere che in quel luogo non ci sia nulla di sacro.
    Sicuramente fra i frequentatori molti sono in buona fede,anzi da quello che ho potuto osservare lo asserisco,ma ho notato simboli e persone che non si addicono a un luogo di culto mariano e da cui mi tengo ben lontano.
    Inoltre a Fatima è stata eretta una chiesa moderna o se vogliamo chiamarla col suo vero nome "un tempio" circolare di un bianco per nulla sobrio,ma accecante come la luce che non proviene da Dio,al cui interno ho notato una chiara simbologia che nulla ha a che fare con il sacro e che con la sua presenza offende il sacro e il santuario stesso.
    Comunque non occorre conoscere la simbologia,basta un po' di buon senso per capire che quella costruzione è lì per profanare,ragione per cui oggi più di ieri il messaggio di Fatima sia quello da prendere in considerazione e da cui la chiesa sta prendendo silenziosamente le distanze.Dovremmo interrogarci tutti su questo....
    Il popolo di fedeli silenziosi di Fatima,contro il popolo di fedeli chiassosi e mediatici di Medjugorje,non occorre nè una laurea,nè di conoscere i simboli per trovare la verità.
    Mi scuso con tutti voi per essermi allargato così nei commenti e auguro a tutti un buon proseguimento.

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    1. La ringrazio per il Suo contributo, le volevo chiedere cosa pensa in merito all'articolo in cui si ripropongono gli insegnamenti di Monsignor Lefebvre...

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    2. Mi associo alla richiesta di Gianluca...

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  5. Il commento del signore anonimo è rapidamente riassumibile in questi due elementi:

    - sensazione positiva di una possibile presenza trascendente in un santuario mariano
    - sensazione negativa o di assenza in altri luoghi o chiese moderniste.

    Questa è la "bussola" che regola l'orientamento di uno spirito religioso. Le parole possono essere tante, in ogni dove e in ogni campo, ma non sostituiscono queste sensazioni primordiali che possono toccare gli uomini di buona volontà.

    Anzi! A volte le molte parole sconclusionate (come il caso kikiano) sono in grado di elevare una spessa cortina fumogena per confondere o annullare questa "strumentazione di bordo".

    Dunque bisogna tornare a questo genere di percezioni e sono esattamente "queste" che distinguono la genuinità di un luogo sacro dalla sua artefazione.

    Mai come oggi il demonio scimmiotta Dio e ci sono tanti fessi che ci cadono, neocatecumenali in testa!

    Se uno ha questi elementi fondamentali (che sono sempre dono di grazia) è in grado pure di comprendere immediatamente e apprezzare chi, nella Chiesa, è autentico testimone da chi non lo è. E' pure in grado di comprendere che oggi il Vaticano è immerso nelle tenebre.

    Paradosi

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    1. Mi permetto di aggiungere qualcosa a quello che hai scritto:
      sensazioni e percezioni si fondando su immaginazione e sensibilità e queste sono facoltà soggette all'azione diretta del maligno.
      Il maligno può facilmente fuorviare queste facoltà con chi è in grazia e a maggior ragione con chi non lo è e che magari nulla sa di discernimento spirituale.
      Ne abbiamo difatti l'evidenza con quelle migliaia e migliaia di persone sprovvedute che hanno "ottime sensazioni" anche in posti chiaramente falsi come ad esempio mediugorie, o altri...io metterei la ragione sempre prima della sensazione, la ragione sotto il lume della retta Fede nella tradizione, in totale Grazia...credo che a quel punto le probabilità di discernimento siano buone.

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    2. Gentile Ghergon,

      grazie per la tua precisazione.
      Tuttavia conoscendo abbastanza bene tale argomento mi permetto di precisarlo ulteriormente.

      L'attività spirituale, quella direttamente soggetta all'azione dello Spirito, sfugge al demonio come scriverò meglio e, comunque, dovrebbe essere soggetta al cosiddetto "discernimento degli spiriti".

      E' proprio del demonio far leva sull'immaginazione e sulla sensibilità, come hai detto bene. Non a caso gli antichi asceti - ripresi, ad esempio, da un san Giovanni della Croce - comprendono che solo attraverso il nulla (dell'immaginazione e della sensibilità) si giunge al Tutto (di Dio).

      Quanto io intendo per "bussola interiore" è esattamente l' "occhio del cuore", se si può usare quest'espressione cara ai greci, ossia l' "intelletto", altrimenti qualificato come "nous". L'occhio del cuore è la parte più interna dell'uomo, quella nella quale l'uomo "sente" Dio.

      Ed è con quella parte che l'Apostolo Filippo negli Atti, "sente" dove Dio lo deve mandare. E' quella parte che, attivata dalla Grazia, dona il senso soprannaturale delle cose ed è in grado di "restaurare la Chiesa", come venne detto a san Francesco.

      Se l'occhio dell'anima è spento, il prodotto è una teologia decaduta, una chiesa decaduta, una gerarchia ladra e quasi criminale, un gregge disperso e rovinato...

      E' l'occhio dell'anima attivo che rende lo stesso fedele "soldato" di Dio, e "profeta", ossia in grado di comprendere cos'abbia il "sapore" di Dio e cosa no. Il "sesus fidei" e il "sesus fidelium" derivano da questo, non da ragioni puramente esteriori.

      Il demonio non è in grado di dare il sapore della Grazia semplicemente perché è il disgraziato per eccellenza. Per questo non può che colpire su altri centri molto più superficiali, come l'immaginazione, la fantasia, la sensibilità...

      Attraverso l'immaginazione e la sensibilità Eva disse che il frutto del peccato le pareva "buono". Se lo avesse visto con l' "occhio del cuore", nella Grazia, avrebbe immediatamente compreso che non era così.

      Disgraziatamente il nostro mondo è praticamente privo di uomini realmente spirituali. Alla vera spiritualità - basata sull'attivazione di questo "senso interno" - si è sostituito un surrogato che fa leva su immaginazione, sensibilità e sensualità. In altre parole si usano gli stessi canali che utilizza il demonio per assoggettare gli uomini.

      Guardiamoci attorno e noteremo come anche tutti i movimenti ecclesiali - tutti, NESSUNO ESCLUSO - fanno leva sugli stessi canali sui quali il demonio lavora!

      L'occhio dell'anima, ossia quello che la Scrittura qualifica come il "cuore" è totalmente smarrito, atrofizzato, spento.

      Di conseguenza è totalmente smarrito l'antico detto secondo il quale il demonio sollecita la mente, mentre Dio sollecita il cuore.

      I risultati si notano e sono devastanti. Le stesse chiese sono divenute "case dell'ateismo".

      Paradosi

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    3. Altro piccolo appunto per Ghergon.

      Tu giustamente fai appello alla "ragione" illuminanta dalla fede nella Grazia di Dio.

      Rilevo un piccolo particolare, tutt'altro che privo di importanza, però.

      In greco per indicare "ragione" si usano due termini: "dianoia" e "nous".

      La "dianoia" è la ragione logico-deduttiva, la ragione discorsiva, quella usata in tutte le discipline universitarie, per intenderci.

      Il "nous", come ho sopra meglio qualificato, è la "ragione-intelletto", altrimenti detto "occhio del cuore". Al "nous" appartiene propriamente la parte spirituale che supera ogni logica e, per questo, può aprirsi a Dio senza renderlo un semplice prodotto della logica (dunque un idolo).

      La teologia dell'epoca immediatamente precedente alla crisi luterana, purtroppo, era divenuta teologia puramente logica, dunque secca, priva di spirito.

      Tommaso d'Aquino era un uomo che si alimentava nella pietà e sapeva offrire la differenza tra un sistema logico di pensiero e quanto lo supera infinitamente.

      Forse proprio per questo ebbe ad un certo punto la tentazione d'incenerire la sua stessa opera ritenendola paglia. L'intenzione dimostra non solo la qualità dell'uomo ma il fatto che in lui era chiara l'enorme differenza tra la ragione-logica e la ragione-spirito-nous-intelletto.

      Dopo tutto ciò si offusca o si perde. In varie epoche tutto ciò si è smarrito. Anche attualmente tutto ciò è perso. E ciò, d'altronde, mostra la differenza intercorrente tra i grandi e gli epigoni...

      Paradosi

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  6. A proposito di chiese nuove e adeguamenti liturgici, l'altro giorno entrai per curiosità in una chiesa non molto lontana da casa mia che non avevo mai visitato qui a Roma. La chiesa è stata costruita prima del CVII, nei primi decenni del novecento, quindi non una chiesa antichissima, infatti al suo interno ha conservato una chiara struttura cattolica, e anche il nuovo altare tuttavia non è così male. Mi accorgo però che sul vecchio altare sormontato dal Tabernacolo come era solito prima del Concilio, non era acceso il lume rosso, simbolo della presenza del SS.Sacramento. GIrando per la Chiesa alla ricerca di tale lume, mi accorgo infine che al lato della navata sinistra c'era una porticina, tipo quelle delle sagrestie per intenderci, e sopra vi era scritto "Cappella dedicata alla preghiera e all'adorazione", allora ho capito che il SS.Sacramento era stato messo lì. Entrando, la cappella era buia e piuttosto piccola, ma ancora non riuscivo a vedere il lume rosso. Avanzando lo trovai finalmente, era letteralmente nascosto in un angolino, al buio e solo. Che tristezza ho pensato, Gesù spodestato dal centro dell'Altare e messo nascosto in una stanzetta al buio e solo. In queste "operazioni di ricerca" mi sono venute in mente le parole di Maria Maddalena al sepolcro "Hanno portato via il corpo del mio Signore e non so dove l'abbiano messo".. Andrea

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    1. Guarda carissimo Andrea...
      hai avuto lo stesso pensiero che espresse un giorno Sua Santità Pio XII, riguardo al modernismo che stava fatalmente penetrando nella Chiesa.

      Pio XII riguardo ai tempi futuri, profetizzò:
      “Sono preoccupato per il messaggio che ha dato la Beata Vergine a Lucia di Fatima. Questo insistere da parte di Maria, sui pericoli che minacciano la Chiesa, è un avvertimento divino contro il suicidio di alterare la fede, nella Sua Liturgia, la sua Teologia e la Sua anima… Sento tutt’intorno a me questi innovatori che desiderano smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, rigettare i suoi ornamenti e farla sentire in colpa per il Suo passato. Verrà un giorno in cui il mondo civilizzato negherà il proprio Dio, quando la Chiesa dubiterà come dubitò Pietro. Sarà allora tentata di credere che l’uomo è diventato Dio. Nelle nostre chiese, i Cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta. Come Maria Maddalena, in lacrime dinanzi alla tomba vuota, si chiederanno: Dove lo anno portato? ”

      http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2011/06/un-eretico-catechista-neocatecumenale.html

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    2. Profezia avverata, dunque! A questo punto è certo e sicuro che pure Roma è divenuta o, sta per divenire tra pochissimo, la sede dell'Anticristo.

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  7. Tornando all'argomento dell'articolo, da cui ci siamo allontanati...
    C'è una "parolina" che Mons. Lefebvre usa in questa analisi comparativa fra la nuova Messa e la messa di Lutero, che mi ha fatto comprendere un aspetto della predicazione kikiana, che ricevetti, e che non avevo mai compreso nel suo inganno.

    Questa parolina è MEMORIALE. Kiko (e quindi tutti i suoi catechisti) insegna che la Messa è un MEMORIALE. Lui spiega che il termine MEMORIALE non significa semplice ricordo, semplice racconto, semplicemente un fare memoria, ma il MEMORIALE è come la riattualizzazione storica, presente, attuale, di quello che si sta rievocando liturgicamente. Quindi, secondo questa spiegazione, essendo il MEMORIALE una rivivificazione, corrisponderebbe all'applicazione del termine(cattolico) di Sacramento eucaristico, cioè di Presenza reale del Corpo e Sangue di Cristo. Quando Kiko insegna questo, ovviamente fa credere che questa sia dottrina della Chiesa.

    Ma se andiamo a vedere le parole di Mons. Lefebvre, ci accorgiamo che Monsignore non da al termine MEMORIALE lo stesso significato. Egli appunto identifica il termine MEMORIALE con "racconto", "memoria", "ricordo". Rileggiamo le sue parole:

    "L'Offertorio è una definizione del Sacrificio della Messa. Per questo Lutero era contra­rio all'Offertorio, perché era troppo evidente e per questo ha fatto i cambiamenti nel Canone, per non chiarire se era un racconto o una azio­ne. E noi, invece sappiamo che la Consacrazione è un'azione sacrificale.
    Noi sappiamo, che nei nostri antichi Messali, prima del Communicantes, è scritto "infra actionem", per cui non è un racconto, né un MEMORIALE, un semplice MEMORIALE. E' un'azione, una azione sacrificale."

    Bene, siccome in materia di Dottrina cattolica io mi fido più di Mons. Lefebvre che di Kiko Arguello, deduco che il significato cattolico del termine MEMORIALE sia quello di "racconto" e non "riattualizzazione". Allora mi chiedo: che dottrina sta insegnando Kiko? Forse quella protestante? Nemmeno. Perchè se andiamo a leggere le frasi di Lutero, ci accorgiamo che anche Lutero dava al termine MEMORIALE il significato di semplice "racconto". Rileggiamo:

    No! Ormai(nel Novus Ordo)le parole essenziali (della Consacrazione)cominciano così: "Egli prese il pane..." fino a, dopo la Consacrazione del vino,"Hoc facite in Meam commemorationem". Lutero ha detto la stessa cosa. Perché? Perché si legge il racconto della Cena che: (dice Lutero:)"E' un RACCONTO, non un'azione, non un Sacrificio, non un'azione sacrificale: e' un semplice MEMORIALE".

    Quindi Kiko, riguardo al termine MEMORIALE, non insegna nè la dottrina cattolica, nè quella protestante.Che dottrina sarà, allora, quella che Kiko insegna sul Corpo e Sangue di Cristo? Che tipo di Presenza reale sta insegnando, se non ricorre alla Dottrina cattolica?
    (continua)

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    1. Gentile Anna Rita,

      Il termine "memoriale" non dovrebbe coincidere con il termine "memoria", dal momento che sono parole distinte. Il fatto d'essere distinte dovrebbe far sospettare che il loro campo semantico non possa essere identico (altrimenti a qual pro fare una parola in più?).

      Nei seminari cattolici, nei corsi liturgici, s'insegna che il memoriale è una riattualizzazione. Non è un puro racconto, il rinnovarsi di una memoria di un fatto passato, ma il ripresentarsi di quel fatto passato, tale e quale è avvenuto, in forma misteriosa ma reale. [Non tutto ciò che dice Kiko è automanticamente sbagliato. Egli, esattamente come gli eretici, mescola cose vere con cose false].

      Il termine "memoriale" che ricorre nella teologia sacramentaria successiva al Vaticano II, è teso a dimostrare che, al momento della Messa, non avviene la ripetizione del sacrificio di Cristo ma la sua semplice ripresentazione. (La "ripetizione" del sacrificio di Cristo era sempre stata criticata dai Protestanti).

      Monsignor Lefebvre utilizza il linguaggio tradizionale: nella Messa avviene un'"azione". Allora uno si potrebbe chiedere: quest'azione si ripete o si ripresenta?

      Io sono dell'avviso che bisogna considerare il fondamento di tutto ciò: la Messa ci dona lo stesso sacrificio di Cristo. Oggi, purtroppo, non si discute più tanto su certi dettagli ma è persa la base stessa, il senso sacrificale della Messa.

      Così, se uno vuole può discutere sulla disposizione delle tegole del tetto ma non deve smarrire il fatto che alla base della casa c'è chi cerca di demolirne (o ne ha già demolite) le mura.

      Paradosi

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    2. Il termine "memoriale", però, si presta un poco troppo, noto, ad un uso riduttivo, come semplice "memoria". Su questo mons. Lefebvre aveva visto bene.

      Paradosi

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    3. Carissimo Paradosi...
      non avevo teminato la mia riflessione....comunque ti ringrazio della precisazione, perché conferma quanto avevo compreso. Che semanticamente "memoriale" e "memoria" siano non esattamente uguali è evidente: il primo è una derivazione del secondo, che ne costituisce la radice: infatti per tradurre "memoriale" avevo scritto "fare memoria di..." e questo è l'esatto significato che la Dottrina Cattolica di sempre e quella luterana hanno da sempre dato al termine in questione.

      Il fatto poi che la teologia sacramentaria successiva al Vaticano II e, di conseguenza, i corsi liturgici degli attuali seminari cattolici insegnino invece che il memoriale sia una riattualizzazione (come dice anche Kiko),conferma quello che pensavo: questa è la dottrina ebraica che viene insegnata quando si illustra, nell'Haggadàh di Pasqua, tutta la celebrazione del Sèder Pasquale, cioè della cena ebraica.

      Poiché il movimento liturgico rinnovatore, che era alla base della Riforma liturgica del Vaticano II, tendeva a far riemergere nella Messa le radici ebraiche del Cristianesimo, e con esse la concezione liturgica ebraica (la giudaizzazione del Cristianesimo operata dai vari Padre Pedro Farnes, Don Bernard Botte, Odo Casel, Louis Bouyer, Paul Ricoeur, Carl Barth), si sono volute prendere in prestito dalle credenze giudaiche le valenze liturgiche di Israele, e si sono applicate ai termini della Dottrina Cristiana. Ecco perché sembra che Kiko dica cose vere: perché predica semplicemente la dottrina giudaico-cattolica postconciliare, ma che cattolica più non è...

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    4. Infatti il fatto che la sacramentaria post conciliare insegni quello che sostenevano anche i protestanti, cioè il rifiuto della "ripetizione" dell'azione sacrificale, prediligendo solo l'aspetto della "ripresentazione", mi da molto da pensare.... Mentre è innegabile che un'azione sacrificale compiuta oggi, storicamente "ripete", proprio perché sacramentalmente lo riattualizza.

      (Ma la parola "ripresentazione" insegnata nei seminari attuali non va bene comunque, è EQUIVOCA, come Lefebvre diceva della nuova Messa, perché può significare sia "riattualizzare", ma anche "ri-presentare" semplicemente una cosa passata, cioè raccontarla. Perciò è doppiamente interpretabile, o in chiave cattolica o in chiave protestante. E ci risiamo con l'eterno problema dell'ambiguità.)

      Certo che il linguaggio tradizionale è il più giusto, perché è il più diretto e non si presta a fraintendimenti!.. Infatti il problema è che si è voluto mischiare insieme il bagaglio tradizionale della Madre Chiesa con la concezione liturgica giudaica (imperfetta, perché solo figura profetica della Realtà cristiana che è Cristo), passando per la corruzione teologica protestante, utilizzata dai progressisti per il "ritorno alle figure/radici ebraiche".

      Purtroppo, carissimo, non sono affatto dettagli, perché è proprio a causa di questa corruzione teologica e liturgica della riforma e del linguaggio adottato nell'insegnamento attuale che, come dicevi, si è cercato dalle fondamenta di demolire le mura dell'edificio liturgico. E si sa...la lex orandi modifica nel tempo la lex credendi.

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  8. Continuo la mia precedente riflessione...
    La "dottrina" che Kiko e Carmen insegnano riguardo alla loro eucarestia, è quella ebraica dell'Haggadàh pasquale. Quando Carmen ripercorre tutti i momenti del Sèder pasquale ebraico, cioè della cena ebraica, sostenendo che quella celebrazione sia E DEBBA RIMANERE, alla base della Messa Cattolica, lei per spiegare perchè la Messa sia un memoriale, dice che nel Sèder pasquale, tutto, ogni più piccolo segno, è un MEMORIALE, e fa molti esempi: la presenza sul tavolo dell'agnello arrostito "è un memoriale", le erbe amare sono "un memoriale", lo stesso candelabro ebraico "è un memoriale".

    ....Cioè attribuisce a quegli oggetti la proprietà di rendere reale la Presenza di Jahvè in quella stanza, e di riattualizzare in quella notte l'evento dell'uscita dall'Egitto e dalla schiavitù. In pratica, lei da al memoriale il significato che noi cattolici diamo al Sacramento: Presenza reale divina, ed azione realmente presente di Dio.

    Infatti lei usa come sinonimo di memoriale la parola "sacramento" e giunge a dire che la Menoràh sul tavolo era un Sacramento(!), cioè era il segno visibile della Presenza reale di Jahvè in quella stanza. Dice chiaramente che tutta quella cena era un Sacramento, per tutti i segni visibili presenti sul tavolo e per tutto le preghiere e frasi rituali che venivano pronunciate, e che in quella cena si faceva presente la "Shekinàh del Signore", cioè la Presenza Reale di Dio. Vale a dire che nella cena ebraica Dio era presente come per noi è presente Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento!

    Ma qui c'è un inganno micidiale: ammesso e non concesso che Dio si facesse realmente presente in quei riti, va detto che Dio Padre non si è mai incarnato, perciò la sua Presenza al massimo era esclusivamente spirituale, mentre Gesù Eucaristico è presente anche fisicamente: Corpo, Sangue, Anima e Divinità! Quindi è profondamente scorretto e menzognero far credere che il memoriale giudaico sia identico al Sacramento Cattolico.

    In realtà perchè Carmen dice questo? Dove vuole andare a parare? Carmen vuole ridurre il Sacramento Cristiano a memoriale giudaico per far credere che anche la Presenza sacramentale di Cristo sia solo spirituale (come quella di Lahvè nel memoriale giudaico)e che alla fine della Celerazione la Presenza di Cristo svanisca, come svaniva la presenza di Dio alla fine della cena ebraica. Ecco spiegato perchè Kiko e Carmen negano l'Adorazione del Santissimo fuori dalla Messa, ecco perchè non si inginocchiano mai davanti ad un Tabernacolo (perchè secondo loro dentro non c'è nessuno), ecco perchè sostengono che la Presenza eucaristica "non è fine a se stessa, ma è in funzione della Pasqua, della celebrazione del Mistero pasquale", ecco perchè sostengono che la Messa sia un banchetto che celebra il Mistero pasquale e non un Sacrificio espiatorio e propiziatorio.

    Quindi Kiko predica la "dottrina" giudaica del Memoriale pasquale ebraico per insinuare una visione della Presenza Reale di Cristo esclusivamente spiritualistica e transitoria, cosa che alla fine si identifica alla posizione dei luterani,e che non alla Fede Cattolica.

    Ma la cosa più incredibile di tutto questo è che lo stesso tentativo di giudaizzazione della dottrina del Sacramento dell'Altare, è stato messo in atto anche nella Chiesa, con la Riforma Liturgica del Concilio, che ha stravolto del tutto il Canone Romano trasformandolo con il Novus Ordo in una striminzita caricatura di Messa, ripetendo la Messa di Lutero con alcune rimembranze ebraiche, come la Berakàh che oggi nella nuova Messa sostituisce l' Offertorio Cattolico.

    In conclusione: Kiko inganna insegnando dottrine giudaiche e stravolgendo la teologia cattolica, ma secondo la Chiesa conciliare lui insegna "cose vere", perchè sono le stesse insegnate dalla Chiesa, oggi.

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  9. Cara Anna Rita,

    le questioni che poni non sono di lana caprina.

    "Memoriale" è utilizzato dagli ebrei anche per rievocare la fuga in Egitto e sinceramente non so se in questo caso non si debba intendere piuttosto come "memoria".

    Il termine è dunque ambiguo ma, come tale, ha affascinato il Cattolicesimo postconciliare il quale ama utilizzare termini vaghi per dare l'idea di abbracciare tutti, finendo per non abbracciare neppure se stesso. E' il cosiddetto "circiterismo" di romaniana memoria.

    Il termine "actio", azione, si presta, effettivamente a quanto avviene sull'altare: Cristo che muore in Croce. Può dare l'idea che Cristo torni a crocefiggersi infinite volte, tante quante sono le Messe celebrate. In realtà è l'unico sacrificio che agisce, in forma misteriosa ma efficace.

    Se noti che alcuni interpretano questo con il termine di "memoriale". Altri, invece, intendono per "memoriale" tutta un'altra cosa. Il primo caso è ortodosso, gli altri no.

    Questa discussione mi fa ricordare la diffidenza avuta dai Padri, nei primi secoli, verso i termini ambigui della teologia. A volte li usavano precisandoli, molte altre volte preferivano non usarli.

    Oggi non si precisa e non si accantona. Si usa e basta lasciando ad ognuno la libertà di pensare quel che vuole con il caos che inevitabilmente ne segue.

    Paradosi

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  10. Cmq Kiko e Carmen, dal punto di vista teologico, sono delle nullità.

    Dal punto di vista spirituale sono puri abbagli, come l'angelo di luce che non porta a Dio evocato da san Paolo.

    Dal punto di vista umano sono dei furbi calcolatori.

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  11. QUOTO AMPIAMENTE IL SEGUENTE PASSO:


    "ammesso e non concesso che Dio si facesse realmente presente in quei riti, va detto che Dio Padre non si è mai incarnato, perciò la sua Presenza al massimo era esclusivamente spirituale, mentre Gesù Eucaristico è presente anche fisicamente: Corpo, Sangue, Anima e Divinità! Quindi è profondamente scorretto e menzognero far credere che il memoriale giudaico sia identico al Sacramento Cattolico".

    Paradosi

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  12. "Quindi è profondamente scorretto e menzognero far credere che il memoriale giudaico sia identico al Sacramento Cattolico.

    Loro invece abbassano il Sacramento e con questo tutta la Rivelazione neotestamentaria per innalzare l'Ebraismo e con esso la "preparazione" la Vangelo e a Cristo.

    Anche da questo si vede, EVIDENTEMENTE, che sono una eresia di tipo giudaizzante.

    Paradosi

    (consiglio di raccogliere queste considerazioni, riscrivendole in modo semplice ed ordinato, anche se penso che molto è stato già fatto dal padre Zoffoli. Le parole passano ma la carta rimane, se non la bruciano!).

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