Parlo
d'inferno... e mi sembra già di sentire gli sghignazzamenti,
i risolini ironici, i giudizi sprezzanti di tutti i...
superuomini arrivati. Beati loro! Alla convinzione che
l'inferno è una favola, un'invenzione di anime tristi che,
consapevolmente o no, appestano l'aria con queste fantasie
mefitiche. Sull'inferno purtroppo oggi forse si scherza
troppo: fioriscono barzellette e battute che, per lo più,
tendono appunto a svuotare di significato una realtà
ritenuta fantasia e creazione di preti e di gente triste.
Come si può oggi - dicono tanti - parlare ancora d'inferno,
nell'era della tecnica onnipotente e di conquiste quasi
incredibili? Ma, sia detto a scanso di equivoci: lazzi e
sorrisetti ironici e altre cose del genere, non devono
impressionare troppo, perché alla verità non si perviene con
negazioni idiote e ironie stupide. Se tutto il mondo
arrivasse alla pazzia di affermare che il sole è
un'illusione, non per questo il sole cesserebbe di essere.
La verità è indistruttibile ed eterna come Dio, e l'inferno
è una realtà di ragione e di rivelazione, che niente e
nessuno, nonostante i tanti interrogativi che solleva, potrà
vanificare. È vero, molti - e sono soprattutto agnostici,
razionalisti e materialisti e uomini dalla dubbia condotta -
non credono all'inferno, adducendo ragioni su ragioni che
non provano niente. L'inferno - dicono molti di loro - è qui
sulla Terra. E ora diamo la parola a chi - per grazia
speciale di Dio - ha potuto visitare il luogo dell'eterno
castigo.
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giovedì 26 gennaio 2012
Caro Castellucci....
Ecco alcune parole tratte da un’ intervista di Castellucci: dopo aver detto di aver scelto la “religione (in quanto) tema trattato in modo isterico, dogmatico”, per “liberare questo campo da una ingerenza professionale, dei professionisti dello spirito” (evidente allusione polemica alla Chiesa, ndr), prosegue: “il volto di Gesù… è riportare sulla terra …tutto un sistema metafisico, fare incontrare l’escatologico…la escatologia in senso letterale, quindi la merda…illuminare la merda con la luce divina, ma anche il contrario, gettare un po’ di merda sul volto di Dio.”
Caro Castellucci ecco dove andrai se non fermi il tuo blasfemo spettacolo e non ti penti pubblicamente di quello che hai fatto e che stai facendo...
a cura di
Padre Antonio di Monda o.f.m.
1
L'INFERNO VISTO DAI SANTI...
«Non abbiate paura di quelli che
uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete
piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il
corpo nella Geenna» (Mt 10, 28).
«Meglio entrare nella vita monco o
zoppo, che avere due mani e due piedi ed essere gettato nel fuoco
eterno» (Mt 18, 8).
«Se il tuo occhio ti scandalizza,
cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che
essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non
muore e il fuoco non si estingue» (Mc 9, 42).
l
L'inferno visto da Santa Teresa
d'Avila
Monaca e riformatrice del Carmelo, Teresa
di Gesù, nata ad Avila in Spagna il 28 marzo 1515 e morta ad Alba il 4
ottobre 1582, è una dei Santi che ha visto l'inferno. Lo racconta essa
stessa nella vita scritta da lei in questi termini: «Un giorno mentre
ero in orazione; mi trovai tutt'a un tratto trasportata intera
nell'inferno. Compresi che Dio mi voleva far vedere il luogo che i
demoni mi avevano preparato, e che io mi ero meritato con i miei
peccati. Fu una visione che durò pochissimo, ma vivessi anche molti
anni, mi sembra di non poterla più dimenticare. L'ingresso mi pareva un
cunicolo molto lungo e stretto, simile a un forno assai basso, buio e
angusto; il suolo tutto una melma puzzolente piena di rettili schifosi.
In fondo, nel muro, c'era una cavità scavata a modo di nicchia, e in
essa mi sentii rinchiudere strettamente. E quello che allora soffrii
supera ogni umana immaginazione, né mi sembra possibile darne solo
un'idea perché cose che non si sanno descrivere. Basti sapere che quanto
ho detto, di fronte alla realtà sembra cosa piacevole. Sentivo
nell'anima un fuoco che non so descrivere, mentre dolori intollerabili
mi straziavano orrendamente il corpo. Nella mia vita ne ho sofferto
moltissimi, dei più gravi che secondo i medici si possano subire sulla
Terra, perché i miei nervi si erano rattrappiti sino a rendermi storpia,
senza dire dei molti altri di diverso genere, causatimi in parte dal
demonio. Tuttavia, non sono nemmeno da paragonarsi con quanto allora ho
sofferto, specialmente al pensiero che quel tormento doveva essere senza
fine e senza alcuna mitigazione. Ma anche questo era un nulla innanzi
all'agonia dell'anima. Era un'oppressione, un'angoscia, una tristezza
così profonda, un così vivo e disperato dolore che non so come
esprimermi. Dire che si soffrano continue agonie di morte è poco, perché
almeno in morte pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui
è la stessa anima che si fà in brani da sé. Fatto sta che non so trovare
espressioni né per dire di quel fuoco interiore né per far capire la
disperazione che metteva il colmo a così orribili tormenti. Non vedevo
chi me li faceva soffrire, ma mi sentivo ardere e dilacerare, benché il
supplizio peggiore fosse il fuoco e la disperazione interiore. Era un
luogo pestilenziale, nel quale non vi era più speranza di conforto, né
spazio per sedersi o distendersi, rinserrata com'ero in quel buco
praticato nella muraglia. Orribili a vedersi, le pareti mi gravavano
addosso, e mi pareva di soffocare. Non v'era luce, ma tenebre
fittissime; eppure quanto poteva dar pena alla vista si vedeva
ugualmente nonostante l'assenza della luce: cosa che non riuscivo a
comprendere. Per allora Dio non volle mostrarmi di più, ma in un'altra
visione vidi supplizi spaventosissimi, fra cui i castighi di alcuni vizi
in particolare. A vederli parevano assai più terribili, ma non mi
facevano tanta paura perché non li sperimentavo, mentre nella visione di
cui parlo il Signore volle farmi sentire in ispirito quelle pene ed
afflizioni, come se le soffrissi nel corpo [...]. Sentir parlare
dell'inferno è niente. Vero è che io l'ho meditato poche volte perché la
via del timore non è fatta per me, ma è certo che quanto si medita sui
tormenti dell'inferno, su quello che i demoni fanno patire, o che si
legge nei libri, non ha nulla a che fare con la realtà, perché
totalmente diversa, come un ritratto messo a confronto con l'oggetto
ritrattato. Quasi neppure il nostro fuoco si può paragonare con quello
di laggiù. Rimasi spaventatissima e lo sono tuttora mentre scrivo,
benché siano già passati quasi sei anni, tanto da sentirmi agghiacciare
dal terrore qui stesso dove sono. Mi accade intanto che quando sono
afflitta da qualche contraddizione o infermità, basta che mi ricordi di
quella visione perché mi sembrino subito da nulla persuadendomi che ce
ne lamentiamo senza motivo. Questa fu una delle più grandi grazie che il
Signore m'abbia fatto, perché mi ha giovato moltissimo non meno per non
temere le contraddizioni e le pene della vita che per incoraggiarmi a
sopportarle, ringraziando il Signore d'avermi liberata da mali così
terribili ed eterni, come mi pare di dover credere».
l
L'inferno visto da Santa
Veronica
Giuliani
Santa Veronica Giuliani (Orsola) nacque il
27 dicembre 1660. Entrò nel monastero delle Clarisse Cappuccine di Città
di Castello. Morì il 9 luglio 1727. Una visione dell'inferno, avuta nel
1696, è così raccontata da Santa Veronica: «Parvemi che il Signore mi
facesse vedere un luogo oscurissimo; ma dava incendio come fosse stata
una gran fornace. Erano fiamme e fuoco, ma non si vedeva luce; sentivo
stridi e rumori, ma non si vedeva niente; usciva un fetore e fumo
orrendo, ma non vi è, in questa vita, cosa da poter paragonare. In
questo punto, Iddio mi dà una comunicazione sopra l'ingratitudine delle
creature, e quanto gli dispiaccia questo peccato. E qui mi si dimostrò
tutto appassionato, flagellato, coronato di spine, con viva, pesante
croce in spalla. Così mi disse: "Mira e guarda bene questo luogo che non
avrà mai fine. Vi sta, per tormento, la mia giustizia ed il rigoroso mio
sdegno". In questo mentre, mi parve di sentire un gran rumore.
Comparvero tanti demoni: tutti, con catene, tenevano bestie legate di
diverse specie. Le dette bestie, in un subito, divennero creature
(uomini), ma tanto spaventevoli e brutte, che mi davano più terrore
che non erano gli stessi demoni. Io stavo tutta tremante, e mi volevo
accostare dove stava il Signore. Ma, contuttoché vi fosse poco spazio,
non potei mai avvicinarmi più. Il Signore grondava sangue, e sotto quel
grave peso stava. O Dio! Io avrei voluto raccogliere il Sangue, e
pigliare quella Croce, e con grand'ansia desideravo il significato di
tutto. In un istante, quelle creature divennero, di nuovo, in figura di
bestie, e poi, tutte furono precipitate in quel luogo oscurissimo, e
maledicevano Iddio e i Santi. Qui mi si aggiunge un rapimento, e mi
parve che il Signore mi facesse capire, che quel luogo era l'inferno, e
quelle anime erano morte, e, per il peccato, erano divenute come bestie,
e che, fra esse, vi erano anche dei religiosi [...]. Mi pareva di
essere trasportata in un luogo deserto, oscuro e solitario, ove non
sentivo altro che urli, stridi, fischi di serpenti, rumori di catene, di
ruote, di ferri, botti così grandi, che, ad ogni colpo, pensavo
sprofondasse tutto il mondo. E io non aveva sussidi ove rivolgermi; non
potevo parlare; non potevo invitare il Signore. Mi pareva che fosse
luogo di castigo e di sdegno di Dio verso di me, per le tante offese
fatte a Sua Divina Maestà. E avevo davanti di me tutti i miei peccati
[...]. Sentivo un incendio di fuoco, ma non vedevo fiamme; altro che
colpi sopra di me; ma non vedevo nessuno. In un subito, sentivo come una
fiamma di fuoco che si avvicinava a me, e sentivo percuotermi; ma niente
vedevo. Oh! Che pena! Che tormento! Descriverlo non posso; e anche il
sol ricordarmi di ciò, mi fà tremare. Alla fine, fra tante tenebre, mi
parve di vedere un piccolo lume come per aria. A poco a poco, si dilatò
tanto. Mi sembrava che mi sollevasse da tali pene; ma non vedevo altro».
Un'altra visione dell'inferno è del 17 gennaio 1716. La Santa racconta
che in detto giorno fu trasportata da alcuni angeli nell'inferno: «In
un batter d'occhio mi ritrovai in una regione bassa, nera e fetida,
piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti
[...]. Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era
tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme [...]. La
montagna viva era un clamore di maledizioni orribili. Essa era l'inferno
superiore, cioè l'inferno benigno. Infatti, la montagna si spalancò e
nei suoi fianchi aperti vidi una moltitudine di anime e demoni
intrecciati con catene di fuoco. I demoni, estremamente furiosi,
molestavano le anime le quali urlavano disperate. A questa montagna
seguivano altre montagne più orride, le cui viscere erano teatro di
atroci e indescrivibili supplizi. Nel fondo dell'abisso vidi un trono
mostruoso, fatto di demoni terrificanti. Al centro una sedia formata dai
capi dell'abisso. Satana ci sedeva sopra nel suo indescrivibile orrore e
da lì osservava tutti i dannati. Gli angeli mi spiegarono che la visione
di Satana forma il tormento dell'inferno, come la visione di Dio forma
la delizia del Paradiso. Nel frattempo, notai che il muto cuscino della
sedia erano Giuda ed altre anime disperate come lui. Chiesi agli angeli
di chi fossero quelle anime ed ebbi questa terribile risposta: "Essi
furono dignitari della Chiesa e prelati religiosi». E in
quell'abisso, ella vide precipitare una pioggia di anime... Ed ecco
altre visioni della Santa: «Come Dante, anche la nostra Santa, appena
su la soglia, ode urli, voci lamentevoli, bestemmie e maledizioni contro
Dio. Vede mostri, serpenti, fiamme smisurate. È menata per tutto
l'inferno. Precipitano giù, con la furia di densa grandine, le anime dei
nuovi abitatori. E a quest'arrivo, si rinnovano pene sopra pene ai
dannati. In un luogo ancora più profondo trova ammucchiate migliaia di
anime (sono quelle degli assassini), sopra le quali incombe un torchio
con una immensa ruota. La ruota gira e fà tremare tutto l'inferno.
All'improvviso il torchio piomba su le anime, le riduce quasi a una
sola; cosicché ciascuna partecipa alla pena dell'altra. Poi ritornano
come prima. Ci sono parecchie anime con un libro in mano. I demoni le
battono con verghe di fuoco nella bocca, con mazze di ferro sul capo, e
con spuntoni acuti trapassano loro le orecchie. Sono le anime di quei
religiosi bastardi, che adattarono la regola a uso e consumo proprio.
Altre anime sono rinchiuse in sacchetti e infilzate dai diavoli nella
bocca d'un orrendo dragone che in eterno le digruma. Sono le anime degli
avari. Altre gorgogliano tuffate in un lago d'immondizie. Di tratto in
tratto sgusciano fulmini. Le anime restano incenerite, ma dopo
riacquistano lo stato primiero. I peccati che hanno commesso sono i più
gravi che mai vivente può immaginare. Tutte le strade dell'inferno
appaiono sparse di rasoi, di coltelli, di mannaie taglienti. E mostri,
dovunque mostri. E una voce che grida: "Sarà sempre così. Sempre,
sempre, sempre". Veronica è condotta alla presenza di Lucifero. Egli ha
d'intorno le anime più graziate dal cielo, che nulla fecero per Iddio,
per la sua gloria; e tiene sotto i piedi, a guisa di cuscino, e pesta
continuamente le anime di quelli che mancarono ai loro voti. "Via
l'intrusa che ci accresce i tormenti"!, urla furibondo ai suoi ministri.
Levata dall'inferno, Veronica ripete esterrefatta: "O giustizia di Dio,
quanto sei potente"»!
l
L'inferno visto da
Anna Katharina Emmerick
Anna
Caterina Emmerick nacque l'8
settembre 1774 a Flamske bei Coestfeld (Westfalia), ed entrò nel
Monastero di Agnetenberg in Duelmen (Westfalia) delle Canonichesse
Regolari di SantAgostino. Morì a Duelmen il 9 novembre 1824. La
Emmerick tra i tanti doni ricevuti, è famosa soprattutto per le stimmate
e le visioni avute. Ella ebbe una visione dell'inferno quando vide
scendere il Salvatore negli inferi. «Vidi [...] il Salvatore
avvicinarsi, severo, al centro dell'abisso. L'inferno mi apparve come un
immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce quasi
metallica. Sulla sua entrata risaltavano enormi porte nere, con
serrature e catenacci incandescenti. Urla di orrore si elevavano senza
posa da quella voragine paurosa di cui, a un tratto, si sprofondarono le
porte. Così potei vedere un orrido mondo di desolazione e di tenebre.
L'inferno è un carcere di eterna ira, dove si dibattono esseri discordi
e disperati. Mentre nel cielo si gode la gioia e si adora l'Altissimo
dentro giardini ricchi di bellissimi fiori e di frutta squisite che
comunicano la vita, all'inferno invece si sprofondano cavernose
prigioni, si estendono orrendi deserti e si scorgono smisurati laghi
rigurgitanti di mostri paurosi, orribili. Là dentro ferve l'eterna e
terribile discordia dei dannati. Nel cielo invece regna l'unione dei
Santi eternamente beati. L'inferno, al contrario, rinserra quanto il
mondo produce di corruzione e di errore; là imperversa il dolore e si
soffrono quindi supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e
di pene. Ogni dannato ha sempre presente questo pensiero: che i
tormenti, che egli soffre, sono il frutto naturale e giusto dei suoi
misfatti. Quanto si sente e si vede di orribile all'inferno è l'essenza,
la forma interiore del peccato scoperto. Di quel serpe velenoso, che
divora quanti lo fomentarono in seno durante la prova mortale. Tutto
questo si può comprendere quando si vede, ma riesce inesprimibile a
parole. Quando gli Angeli, che scortavano Gesù, avevano abbattuto le
porte infernali, si era sollevato come un subbisso d'imprecazioni,
d'ingiurie, di urla e di lamenti. Alcuni Angeli avevano cacciato altrove
sterminate torme di demoni, i quali avevano poi dovuto riconoscere e
adorare il Redentore. Questo era stato il loro maggior supplizio. Molti
di essi venivano quindi imprigionati dentro una sfera, che risultava di
tanti settori concentrici. Al centro dell'inferno si sprofondava un
abisso tenebroso, dov'era precipitato Lucifero in catene, il quale stava
immerso tra cupi vapori. Tutto ciò era avvenuto secondo determinati
arcani divini.
Seppi che Lucifero dovrà essere scatenato per qualche tempo:
cinquanta o sessant'anni prima dell'anno 2000 di Cristo,
se non erro. Alcuni demoni invece devono essere sciolti prima di
quell'epoca per castigare e sterminare i mondani. Alcuni di essi furono
scatenati ai nostri giorni; altri lo saranno presto. Mentre tratto
questo argomento, le scene infernali le vedo così orripilanti dinanzi ai
miei occhi, che la loro vista potrebbe perfino farmi morire».
l
L'inferno visto da
San Giovanni Bosco
San Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo
d'Asti il 16 agosto 1815, e morì il 31 gennaio 1888. È da tutti
conosciuto il suo straordinario carisma di educatore dei giovani per i
quali istituì pure l'Ordine dei Salesiani. Anch'egli ebbe una visione
dell'inferno che egli stesso raccontò ai giovani. «Mi trovai con la
mia guida (l'Angelo Custode), infondo ad un precipizio che finiva in una
valle oscura. Ed ecco comparire un edificio immenso, avente una porta
altissima, serrata. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo
soffocante mi opprimeva, un fumo grasso, quasi verde, s'innalzava sui
muraglioni dell'edificio e guizze di fiamme sanguigne. Domandai: "Dove
ci troviamo"? "Leggi - mi rispose la guida - l'iscrizione che è sulla
porta"! C'era scritto: "Ubi non est redemptio"!, cioè: "Dove non c'è
redenzione". Intanto vidi precipitare dentro quel baratro [...]
prima un giovane, poi un altro, ed in seguito altri ancora; tutti
avevano scritto in fronte il proprio peccato. Esclamò la guida: "Ecco la
causa precipua di queste dannazioni: i compagni, i libri cattivi e le
perverse abitudini". Gli infelici erano giovani da me conosciuti.
Domandai: "Ma dunque è inutile che si lavori tra i giovani, se tanti
fanno questa fine? Come impedire tanta rovina"? "Coloro che hai visto,
sono ancora in vita; questo però è il loro stato attuale e se morissero,
verrebbero senz'altro qui"! Dopo entrammo nell'edificio; si correva con
la rapidità del baleno. Lessi questa iscrizione: "Ibunt impii in ignem
æternum"!, vale a dire "Gli empi andranno nel fuoco eterno"! "Vieni con
me"!, soggiunse la guida. Mi prese per una mano e mi condusse davanti ad
uno sportello, che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie
d'immensa caverna, piena di fuoco. Certamente quel fuoco sorpassava
mille e mille gradi di calore. Io questa spelonca non ve la posso
descrivere in tutta la sua spaventosa realtà. Intanto, all'improvviso,
vedevo cadere dei giovani nella caverna ardente. La guida disse: "La
trasgressione del sesto comandamento è la causa della rovina eterna di
tanti giovani". "Ma se hanno peccato, si sono però confessati". "Si sono
confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno
confessate male o taciute affatto". Ad esempio, uno aveva commesso
quattro o cinque di questi peccati, ma ne disse solo due o tre. Vi sono
di quelli, che ne hanno commesso uno nella fanciullezza ed ebbero sempre
vergogna di confessarlo, oppure l'hanno confessato male e non hanno
detto tutto. Altri non ebbero il dolore e il proponimento; anzi, taluni,
invece di fare l'esame di coscienza, studiavano il modo di ingannare il
confessore. E chi muore con tale risoluzione, risolve di essere nel
numero dei reprobi e così sarà per tutta l'eternità [...]. "E ora
vuoi vedere perché la misericordia di Dio qui ti ha condotto"? La guida
sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo Oratorio, che io
tutti conoscevo, condannati per questa colpa. Fra essi vi erano di
quelli che in apparenza tengono buona condotta. Continuò la guida:
"Predica dappertutto contro l'immodestia"! Poi parlammo per circa
mezz'ora sulle condizioni necessarie per fare una buona confessione e si
concluse: "Mutare vita! [...] Mutare vita"! "Ora - soggiunse
l'amico - che hai visto i tormenti dei dannati, bisogna che provi anche
tu un poco di inferno"! Usciti dall'orribile edificio, la guida afferrò
la mia mano e toccò l'ultimo muro esterno; io emisi un grido [...].
Cessata la visione, osservai che la mia mano era realmente gonfia e per
una settimana portai la fasciatura».
l
L'inferno visto
dai tre veggenti di
Fatima
I bambini, ai quali apparve la Madonna a
Fatima dal 13 maggio al 13 ottobre 1917, sono Lùcia dos Santos (nata il 22
marzo 1907 e morta il 2005), Francisco (nato l'11 giugno 1908 e morto il
4 aprile 1919) e Jacinta Marto (nata l' 11 marzo 1910 e morta il 20
febbraio 1920). Tra l'altro, la Madonna fece vedere loro
l'inferno. Vedemmo, racconta Lucia, «come un grande mare di fuoco e
immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci
trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano
nell'incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse
insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti - simili al cadere
delle scintille nei grandi incendi - senza peso né equilibrio, tra grida
e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano
tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e
ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come
neri carboni di bracia». Ai piccoli terrorizzati dalla paura, la
Madonna disse: «Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri
peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al
mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi dirò, molte anime si
salveranno e avranno pace». La Madonna disse pure: «Quando recitate il
rosario, dopo ogni mistero dite: "O Gesù mio, perdonateci, liberateci
dall'inferno, portate in cielo tutte le anime, soprattutto quelle più
bisognose"». Da notare che al tempo delle apparizioni
della Madonna, Lucia dos Santos aveva dieci anni, Francisco e Jacinta Marto
rispettivamente nove e sette anni.
l
L'inferno
visto da Suor Maria Josefa Menendez
Suor
Maria Josefa Menendez, religiosa del Sacro Cuore, nacque a Madrid il 4
febbraio 1890 e morì il 29 dicembre 1923. Suor Maria Josefa Menendez
fece varie visite all'inferno. Ecco quanto vede e narra in una di
queste: «In un istante mi trovai nell'inferno, ma senza esservi
trascinata come le altre volte, e proprio come vi devono cadere i
dannati. L'anima vi si precipita da sè stessa, vi si getta come se
desiderasse sparire dalla vista di Dio, per poterlo odiare e maledire.
L'anima mia si lasciò cadere in un abisso, in cui non si poteva vedere
il fondo, perché immenso [...]. Ho visto l'inferno come sempre:
antri e fuoco. Benché non si vedono forme corporali, i tormenti
straziano i dannati come se i corpi fossero presenti e le anime si
riconoscono. Fui spinta in una nicchia di fuoco e schiacciata come tra
piastre scottanti e come se dei ferri e delle punte aguzze arroventate
s'infiggessero nel mio corpo. Ho sentito come se si volesse, senza
riuscirvi, strapparmi la lingua, cosa che mi riduceva agli estremi, con
un atroce dolore. Gli occhi mi sembrava che uscissero dall'orbita, credo
a causa del fuoco che li bruciava orrendamente. Non si può né muovere un
dito per cercare sollievo, né cambiare posizione; il corpo è come
compresso. Le orecchie sono stordite dalle grida confuse, che non
cessano un solo istante. Un odore nauseabondo e ripugnante asfissia ed
invade tutti, come se si bruciasse carne in putrefazione con pece e
zolfo. Tutto questo l'ho provato come le altre volte e, sebbene questi
tormenti siano terribili, sarebbero un nulla se l'anima non soffrisse.
Ma essa soffre in un modo indicibile. Ho visto alcune di queste anime
dannate ruggire per l'eterno supplizio che sanno dover sostenere,
specialmente alle mani. Penso che abbiano rubato, poiché dicevano:
"Dov'è ora quello che hai preso? Maledette mani"! Altre anime
accusavano la propria lingua, gli occhi... Ciascuna ciò che è
stato causa del suo peccato: "Ben pagate sono adesso le delizie che ti
concedevi, o mio corpo! [...] "E sei tu, o corpo, che l'hai
voluto"! [...] Per un istante di piacere un'eternità di dolore!
Mi pare che nell'inferno le anime si accusino specialmente di peccati
d'impurità. Mentre ero in quell'abisso, ho visto precipitare dei mondani
e non si può dire né comprendere le grida che emettevano e i ruggiti
spaventosi che mandavano: "Maledizione eterna! Mi sono ingannata!
Mi sono perduta! Sono qui per sempre, per sempre e non c'è più
rimedio!... Maledizione a me"! Una fanciulla urlava disperatamente,
imprecando contro le cattive soddisfazioni concesse al corpo e
maledicendo i genitori, che le avevano data troppa libertà a seguire la
moda e i divertimenti mondani. Da tre mesi era dannata. Tutto questo che
ho scritto - conclude la Menendez - non è che un'ombra in
paragone a ciò che si soffre nell'inferno».
l
L'inferno
visto da Suor Faustina Kowalska
Kowalska Elena (Maria Faustina) nacque il
25 marzo 1955 a Glogowiec, in Polonia. Entrò nella Congregazione della
Beata Vergine Maria della Misericordia. Per ordine
del suo Direttore spirituale scrisse il diario personale, che intitolò
La Divina Misericordia nell'anima mia. Morì a trentatré anni il 5
ottobre 1938. Anche Suor Faustina Kowalska fece l'esperienza
dell'inferno. Ecco come lei racconta l'evento: «Oggi, sotto la guida
di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. È un luogo di grandi
tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le
varie pene che ho visto: la prima pena, quella che costituisce
l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di
coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà
mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è
una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di
Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante
fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di
loro e vedono tutto il male degli altri e il proprio; la sesta pena è la
compagnia continua di Satana; la settima pena è la tremenda
disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le
bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma
questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le
varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha
peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono
delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si
differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili
torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore
sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta
l'eternità». E aggiunge: «Scrivo questo per ordine di Dio,
affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è,
oppure che nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina Kowalska, per ordine
di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo
alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Quello che ho scritto è una
debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che
la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non
credevano che ci fosse l'inferno».
Note
1
Estratto dall'opera di P.
Antonio Di Monda o.f.m. intitolata L'inferno visto dai
Santi,
Associazione Cattolica Gesù e Maria, Palermo.
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E con lui tutti quelli che lo hanno giustificato con ogni sorta di elucubrazione artistica e pseudo teologica, da ultimo persino avvenire, il giornale della cei, che ha dichiarato che lo spettacolo "non è blasfemo"(vergogna).
RispondiEliminaNon mi meraviglio di quelli che si definiscono atei, ma sinceramente leggere certi articoli (scritti da chi si definisce cattolico), nei quali si afferma che non si tratta di blasfemia e bestemmia ma di "arte", è alquanto desolante. Che arte è sporcare, in ogni senso, non solo materialmente il Volto Santo e così dolce di Nostro Signore Gesù Cristo? e che tipo di emozione potrà mai suscitare sentire e portarsi a casa il "profumo" del c.d. inchiostro/liquame con il quale è stato inondato NSGC? io la chiamerei piuttosto perversione diabolica.....
Sono tutti dei venduti, altrimenti non si spiega!
RispondiEliminaPiuttosto mi chiedo:
Perché Castellucci non adatta il suo spettacolino per gli arabi, mettendo al posto del volto di Cristo l'immagine di un bel Corano???
Perche non lo adatta ai buddisti, mettendo una bella statua di Budda???
Perché non lo adatta agli ebrei, mettendo dei bei simboli ebraici???
Non lo fa forse perché si caca sotto???
Certamente alcuni di questi da me menzionati non gliela avrebbero fatta passare liscia.
Paradosi
GRAZIE GIANLUCA!...
EliminaUn articolo salutare per tutti: troppo importante la meditazione sull'inferno, che oggi non si ascolta più da nessuna parte. E' un monito da rammentare sempre, come facevano i Padri del Deserto con il pensiero della morte fisica, perchè tiene desta la coscienza e favorisce non la paura, ma il Santo Timore di Dio, e l'umiltà di non presumere mai di se stessi...
Ti prego Gianluca, per amore di Gesù che ha dato il Suo Sangue per noi (e per lui), non dare audience a quel servo del demonio !
RispondiEliminaParla quanto vuoi del suo peccato, ammonisci i lettori con severità, dì a tutti la gravità del peccato empio che ferisce il Cuore Divino di Gesù e del Padre Celeste e della Madre Immacolata, apri a tutti lì'abisso della vera Misericordia che è insegnare agli erranti la Via di Gesù, nostra Speranza e Salvezza eterna...ma ti prego, non gli dare audience a quelle nefandezze ! altrimenti gli farai il servizio di renderlo eroe del male, come accade per i malviventi che trovano tanti fans !
Io credo che non dovresti pubblicare un filmato in cui quello sciagurato parla e insegna con protervia luciferina il male, propagando lo scandalo ai piccoli, come onde che arrivano alle estremità del pianeta.
" La Verità vi farà liberi" Cara Ester non si può più tacere, considerando che oramai tutto è pubblico, oggi ricorre anche la giornata del ricordo delle vittime del nazismo,e credo che sia utile, per quanto sia doloroso e scabroso, ricordare le vittime del comunismo, affinchè tutti possano considerare cosa significhi vivere senza Dio...
EliminaGioiamo amici, il segno che il Signore ci ha dato è più che eloquente, Dio è nella Tradizione, non vuole altro, tremino e si convertano gli stolti...
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