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domenica 1 gennaio 2012

"SI SI NO NO" risponde all' "inconcludente" Don Cavalcoli...

Fonte: Chiesa e post Concilio: Risposta a Padre Cavalcoli, da parte di “Sì si no no”.

Su Riscossa Cristiana è apparsa, nei giorni scorsi, una Lettera Aperta di don Giovanni Cavalcoli, ( lo stesso che accusò di protestantesimo la Comunità San Pio X) al periodico antimodernista “Sì sì no no ”. Il Blog "Chiesa e post Concilio" riceve  da “Sì sì no no”  la risposta a questa lettera. Pubblichiamo ciò che il sito SI si no no ha risposto all'inconcludente don Cavalcoli.

Reverendo Padre Giovanni Cavalcoli, rispondiamo volentieri alla sua lettera inviataci per il Santo Natale 2011.



Il Concilio Vaticano II non ha voluto “definire ed obbligare a credere” (cfr. Concilio Vaticano I, DB 1800)[1]  e quindi non ha voluto impegnare l’infallibilità, perciò può essere fallibile. La Chiesa è indefettibile e Dio non permette che nel suo insegnamento dogmatico o infallibilmente assistito vi possano essere errori(2) .
Il soggetto Chiesa è sempre uno, Ella è e sarà sempre “colonna e sostegno di verità”, anche se l’oggetto o dottrina da Lei insegnata può essere molteplice quanto al ‘modo’ e alla ‘materia’. Ora il Concilio Vaticano II è “pastorale” (come hanno detto esplicitamente papa GIOVANNI XXIII e papa PAOLO VI(3), diversamente da certi teologi, i quali non sono la Chiesa docente e che invece lo dogmatizzano). Quindi la dottrina del Vaticano II è diversa quanto al ‘modo’ da quella dei XX Concili precedenti ed in alcuni casi se ne allontana anche quanto alla ‘sostanza’. 
Noi crediamo all’indefettibilità del soggetto Chiesa ed anche all’infallibilità della dottrina insegnata da Essa, ma alle condizioni poste dal Concilio Vaticano I, non a quelle poste dai teologi. Ora la volontà di definire una dottrina come divinamente rivelata e di obbligare i fedeli a crederla di Fede per la salvezza eterna è insegnata infallibilmente dal Concilio Vaticano I (DB, 1800). 
Quando la Chiesa insegna verità di Fede il Soggetto insegnante e l’Oggetto insegnato sono divinamente e infallibilmente assistiti. Su questo non abbiamo mai avuto nessun dubbio. Come lei scrive giustamente nella sua lettera in questione “l’oggetto insegnato di Fede è regola del soggetto Chiesa”. Quindi il Magistero non è un Assoluto e deve trasmettere la dottrina rivelata da Dio, senza cambiarla. La Rivelazione è la regola del Magistero. Mentre lei, Reverendo Padre, tende a fare del Magistero anche non infallibilmente assistito un Assoluto, indipendente dalla Fede. 
Quando, alcune linee dopo, lei scrive che “negare l’infallibilità del Magistero è contro la Fede e quindi eretico”, contraddice quel che ha scritto sopra e che abbiamo appena citato e non completa la definizione del Magistero infallibile. Secondo il Vaticano I la volontà di definire e di obbligare a credere è necessaria per l’assistenza infallibile da parte di Dio al Magistero (DB, 1800). Lei in alcuni casi tende a sostituirsi, in buona fede, al Magistero e scomunica o dichiara eretico a destra e a manca, promulgando nuove definizioni dogmatiche in rottura con quelle della Chiesa. 
Cristo non ha ingannato la Chiesa quando Le ha promesso di assisterla “sino alla fine del mondo”, ma vi sono vari tipi di assistenza e non tutti sono infallibili. 
Alcune dottrine del Concilio Vaticano II ci sembrano erronee, ma la parola ultima autoritativamente spetta alla Chiesa docente, non a noi e nemmeno a lei. 
Infine lei scrive: “è assolutamente indimostrabile che la continuità non c’è”. Per cortesia ci spieghi - senza negare il principio di non contraddizione - dove sta la continuità tra la Fede cattolica e l’insegnamento del Concilio Vaticano II e del post-concilio nei seguenti quattro punti:
 
  1. Gaudium et spes n° 12: «tutte le cose che esistono su questa terra sono ordinate e finalizzate all’uomo come al loro centro e fine», si potrebbe intendere questa pericope in maniera ortodossa, qualora tutte le cose inanimate, vegetali ed animali fossero ordinate all’uomo e questi a Dio, ma Gaudium et spes n° 24 specifica che «L’uomo su questa terra è la sola creatura che Dio ha voluto per se stessa (propter seipsam)». [su questo blog se ne parla qui -ndR]. Questo errore va letto alla luce del pancristismo teilhardiano di Gaudium et spes n° 22  [su questo blog se ne parla qui -ndR] : «per il fatto stesso che il Verbo si è incarnato ha unito a Sé ogni uomo». Si badi bene: ogni uomo non ogni natura umana. 
  2. Durante “l’omelia nella 9a Sessione del Concilio Vaticano II”, il 7 dicembre del 1965, PAPA MONTINI giunse a proclamare: «la religione del Dio che si è fatto uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Tale poteva essere; ma non è avvenuto. […]. Una simpatia immensa verso ogni uomo e non verso la natura umana, ha pervaso tutto il Concilio. Dategli merito almeno in questo, voi umanisti moderni, che rifiutate le verità, le quali trascendono la natura delle cose terrestri, e riconoscete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, più di tutti, abbiamo il culto dell’uomo»(4) . Attenzione! “Tutto il Concilio”, dice Paolo VI, non il solo ‘spirito del Concilio’, non la sola ermeneutica radicale della rottura con la Tradizione cattolica. Ora l’interpretazione ‘autentica’ del Concilio Vaticano II la dà papa Paolo VI e non Tizio, Caio o Sempronio o don Cantone e neppure io. Inoltre Paolo VI chiama a “dar merito” a “tutto il Concilio” di questa “religione dell’uomo che si fa Dio” con le sole sue forze e senza il dono gratuito della grazia santificante gli “umanisti moderni”, cioè gli atei i quali “rifiutano le verità” di Fede soprannaturale, che trascendono l’umana ragione. Ma se “tutto il Concilio”, e non la sua interpretazione azzardata o il suo ‘spirito’, può e deve piacere agli atei o panteisti, non può piacere ai cristiani, che credono alle verità soprannaturali rivelate da Dio e distinguono la creatura dal Creatore. Come si evince da ciò che ha detto Paolo VI è il testo stesso del Concilio che è in rottura con la Fede cattolica e come tale non può essere accettato. Il cuore del “problema dell’ora presente” è propriamente la velleità di conciliare l’inconciliabile: teocentrismo e antropocentrismo, Messa romana e ‘Novus Ordo Missae’, Tradizione divino-apostolica e Vaticano II. 
  3. KAROL WOJTYLA nel 1976 da cardinale, predicando un ritiro spirituale a Paolo VI e ai suoi collaboratori, pubblicato in italiano sotto il titolo Segno di contraddizione. Meditazioni, (Milano, Gribaudi, 1977), inizia la meditazione “Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo” (cap. XII, pp. 114-122) con Gaudium et spes n.° 22 [su questo blog se ne parla qui -ndR] e asserisce: «il testo conciliare, applicando a sua volta la categoria del mistero all’uomo, spiega il carattere antropologico o perfino antropocentrico della Rivelazione offerta agli uomini in Cristo. Questa Rivelazione è concentrata sull’uomo […]. Il Figlio di Dio, attraverso la sua Incarnazione, si è unito ad ogni uomo, è diventato - come Uomo - uno di noi. […]. Ecco i punti centrali ai quali si potrebbe ridurre l’insegnamento conciliare sull’uomo e sul suo mistero» (pp. 115-116). In breve questo è il succo concentrato dei testi del Vaticano II: culto dell’uomo, panteismo e antropocentrismo idolatrico. Non lo dico io, ma Karol Wojtyla, alla luce di Paolo VI e del Concilio pastorale da lui ultimato, ossia gli interpreti ‘autentici’ del Vaticano II. Karol Wojtyla parla di uomo e non di natura umana. 
  4. Giovanni Paolo II afferma nella sua prima enciclica (del 1979) ‘Redemptor hominis’ n° 9: «Dio in Lui [Cristo] si avvicina ad ogni uomo dandogli il tre volte Santo Spirito di Verità» ed ancora ‘Redemptor hominis’ n° 11: «La dignità che ogni uomo ha raggiunto in Cristo: è questa la dignità dell’adozione divina». Sempre in ‘Redemptor hominis’ n° 13: «non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto storico, si tratta di ciascun uomo, perché […] con ognuno Cristo si è unito per sempre […]. l’uomo – senza eccezione alcuna – è stato redento da Cristo, perché, con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole […] mistero [della redenzione] del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre». Nella sua seconda enciclica (del 1980) “Dives in misericordia” n.° 1 Giovanni Paolo II afferma: «Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa [conciliare, ndr] […] cerca di congiungerli […] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo Concilio». Nella sua terza enciclica (del 1986) Giovanni Paolo II in ‘Dominum et vivificantem’ n° 50 scrive: «Et Verbum caro factum est. Il Verbo si è unito ad ogni carne [creatura], specialmente all’uomo, questa è la portata cosmica della redenzione. Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal di dentro. […] l’Incarnazione del Figlio di Dio significa l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è carne: di… tutto il mondo visibile e materiale […]. il Generato prima di ogni creatura, incarnandosi… si unisce, in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo […] ed in essa con ogni carne, con tutta la creazione».
Con i migliori auguri di un felice anno nuovo ricco di ogni grazia.
sì sì no no
____________________
NOTE
1) Cfr. Cipriano Vagaggini, voce “Dogma”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, col. 1792-1804; Giacinto Ameri, voce “Definizione dogmatica”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 1306-1307.
2) Tutto quanto è scritto in questa risposta era stato spiegato con le precise citazioni del Magistero in “sì sì no no”, per non appesantire la risposta rinviamo il lettore alla rilettura dei nostri articoli.
3) Citati da noi in “sì sì no no”.
4) Enchiridion Vaticanum. Documento del Concilio Vaticano II. Testo ufficiale e traduzione italiana, Bologna, Edizioni Dehoniane Bologna, 9a ed., 1971, Discorsi e messaggi, pp. [282-283].

Si potrebbe anche chiedere a Cavalcoli se il Novus Ordo Missae corrisponde al Vetus Ordo:

Vetus Ordo la vera Messa cattolica...

 
Il 10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori protestanti che hanno collaborato all'elaborazione delNovus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: ...Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della fede”)... (cfr. R. Coomaraswamy, Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici...

Ecco il risultato:

http://3.bp.blogspot.com/_ESMfcn73Dwg/SxPEdU_Mp3I/AAAAAAAAItU/qOfwqrP9Cyg/s1600/misa%2520x%2520navidad%2520%282%29.jpg 

Farebbe bene, questo modernista di Cavalcoli, leggersi ciò che scrissero degli emineti Principi della Chiesa. In definitiva questi parolai modernisti, chiaccherano senza dire niente di chiarificatore, e la menzogna scorre a fiumi nelle loro tesi ampiamente smontate da autentici difensori della fede cattolica:


Diffuso Neo-Modernismo

Il modernismo fa della verità e delle sue formulazioni concettuali una funzione del tempo, come se la verità variasse, col tempo, come varia la moda. J. Maritain afferma: "Ciò che ho riunito in questo quadro sono le vedute non di onesti cercatori, ma di estremisti di cui gli esperti in materia sanno bene i nomi nonché le opinioni che serpeggiano negli ambienti da loro influenzati, come nell'animo di quei sacerdoti che si vantano di non piegare più le ginocchia davanti al tabernacolo" (Il contadino della Garonna, Morcelliana, 1980, p. 16, nota 9).

DEFINIZIONE DI MODERNISMO
Uno dei più insidiosi e penetranti mezzi di secolarizzazione è stato ed è il modernismo e per questo ci fermiamo ad indicarne le caratteristiche principali. La parola "moderno" viene dal Rinascimento. Fu inventata dagli umanisti. La parola "modo", in latino, significa anche "ora", "adesso", "subito"; "or ora", "poco fa", "recentemente", attualità. Per cui "moderno" è "ciò che si fa adesso", da cui anche la parola "moda". Nell'accezione rinascimentale la parola "moderno" implicava un disprezzo per la Tradizione, come se la tradizione fosse solo "vecchiume", superstizione, oscurantismo, ottusità e oppressione: da qui una specie di culto del nuovo, come se nel passato ci fosse stato solo errore e nel presente, invece, ci fosse solo "verità". Questo pensiero e quest'atteggiamento è forse il più sciocco e il più ridicolo (come è altrettanto sciocco, al contrario, pensare che solo nel passato c'era la verità e oggi ci sono solo errori) costituirà, poi, l'atteggiamento di base dell'Illuminismo, antistorico e antitradizionale: prima del 1700, prima dei Lumi, ci sarebbero state solo tenebre, con i Lumi ci sarebbe stata solo luce. La filosofia che si ispira a questo concetto di modernità consiste nel dare un valore assoluto a quello che sembra valido adesso, ora.


APOSTASIA MODERNISTA

"Oggi la febbre neo-modernista, molto contagiosa almeno nei circoli detti "intellettuali", è tale che IL MODERNISMO DEI TEMPI DI S. PIO X NON APPARE AL CONFRONTO CHE UN MODESTO RAFFREDDORE DA FIENO. Essa trova espressione soprattutto presso i pensatori più spinti tra i nostri fratelli protestanti, ma è attiva anche presso pensatori cattolici ugualmente d'avanguardia. Essa offre il quadro di una specie di apostasia "immanente" (intendo decisa a restare cristiana a tutti i costi) che si stava preparando da molti anni e di cui certe speranze oscure, latenti nelle regioni basse dell'anima e qua e là portate in superficie in occasione del Concilio, hanno accelerato la manifestazione - falsamente imputata talvolta allo "spirito del Concilio" e perfino allo "spirito di Giovanni XXIII".


ERESIE DEI MODERNISTI

Sappiamo bene a chi conviene far risalire la paternità di queste menzogne; ma il male è che, appunto, non si crede più al diavolo, né agli angeli cattivi e né ai buoni, naturalmente. Essi non sarebbero che sopravvissuti eterei di un museo di immagini babilonese. A dire il vero, il contenuto oggettivo al quale la fede dei nostri avi si appoggiava è tutto un mito ormai come il peccato originale, per esempio, e come il Vangelo dell'Infanzia e la risurrezione dei corpi e la creazione. E come il Cristo storico, naturalmente. Il metodo fenomenologico e la scuola delle forme hanno cambiato tutto. La distinzione tra natura e grazia sarebbe un'invenzione scolastica, come pure la transustanziazione. L'inferno, perché darsi da fare a negarlo? È più semplice dimenticarlo, ed è probabilmente quanto si può far di meglio con l'Incarnazione e la SS. Trinità. Ad essere sinceri, la massa dei nostri cristiani pensa forse mai a tali cose o all'anima immortale o alla vita futura? La Croce e la Redenzione, che sarebbero la sublimazione estrema degli antichi miti e riti immolatori (sic!), sarebbero da guardarsi come i grandi e commoventi simboli, per sempre impressi nella nostra immaginazione, dello sforzo e dei sacrifici collettivi necessari per portare la natura e l'umanità al grado d'unificazione e di spiritualizzazione (e di potere sulla materia) in cui esse saranno infine liberate da tutte le antiche servitù ed entreranno in una specie di gloria. La morte sarà allora vinta? La scienza troverà forse il mezzo (e perché no? pensava già Cartesio) per renderci immortali; ma non è questo che importa, importa la perennità del cosmo e l'immortalità dell'umanità glorificata in lui e con lui.


LA FEDE SVUOTATA DEI SUOI CONTENUTI

La nostra fede, avendo così debitamente evacuato ogni oggetto specifico, può diventare finalmente ciò che realmente sarebbe stata: una semplice aspirazione sublimizzante. Possiamo essere aspirati in piena euforia da una potente tromba d'aria, recitare con illuminato fervore il Simbolo degli Apostoli (simbolo, che nome predestinato!) e amare, servire, adorare Gesù con tutto il nostro cuore, il Gesù della fede e del cristianesimo interiore, veramente viscerale. Con tutto ciò si sarebbe più cristiani che mai!


DITTATURA DEL RELATIVISMO

Tutta questa gente ha semplicemente finito di credere alla Verità (Gesù) e crede soltanto a verosimiglianze appuntate con uno spillo su alcune verità (cioè a verificazioni o constatazioni del particolare osservabile) che, del resto, invecchiano in fretta. La Verità con la "V" maiuscola non dice nulla. Bisogna mettere solo minuscole dovunque. "Tutto è relativo, ecco il solo principio assoluto" diceva già il padre dei relativisti, Augusto Comte. È vero che l'abbiamo fatta finita col positivismo classico ma, di fatto, viviamo nel mondo di Augusto Comte: la Scienza (lato della ragione) completata dal Mito (lato del sentimento). Ma almeno Comte era più onesto perché i miti della "Sintesi oggettiva" li fabbricava semplicemente e francamente da cima a fondo e non, come voi, reinterpretando tutto il retaggio religioso del cristianesimo" (Il contadino della Garonna, Morcelliana, 1980, pp. 16-19).


SFRENATO MODERNISMO

"Il modernismo sfrenato d'oggi è irrimediabilmente ambivalente. Tende di per sé, benché lo neghi, a rovinare la fede cristiana, dandosi da fare, quanto meglio può, a svuotarla del suo contenuto.
Dall'altra parte vi è un buon numero di quelli che vi aderiscono che si sforzano di rendere a tale fede una disperata testimonianza: i corifei del nostro neomodernismo si dichiarano cristiani. /.../ Affermare l'esistenza di un Dio trascendente, sarebbe questo, un non senso. La trascendenza divina non sarebbe altro che la proiezione mitica di un certo timore mitico collettivo provato dall'uomo in un dato momento della sua storia, perché tutto ciò che si riferisce ad un mondo "altro" dal mondo umano sarebbe desueto, sarebbe un mito, sarebbe il "retro-mondo" dell'antico realismo fìlosofico. /.../ Obbedendo alla nuova regola d'oro /.../ si finisce per rinnegare nettamente il Cristo /.../ e per intraprendere appassionatamente la secolarizzazione totale del loro cristianesimo" (op. cit. pp. 20- 23).


LA CRONOLATRIA

"È la malattia annunciata da S. Paolo (2 Tm 4,3-4). Gli uomini non sopporteranno più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Va notato che S. Paolo affida ai "professori" una parte centrale nella diffusione di questa malattia. La malattia, molto contagiosa a quanto pare, avrà il proprio focolaio presso gli "esperti" o i "professori". Sarà veicolata dai falsi miti della demitizzazione fabbricati da "professori". Si tratta di una malattia che proviene da gravi carenze vitaminiche e nutritive. Segnaliamo due importanti sintomi di questa malattia. 1 ) Un fissarsi ossessivo sul tempo che passa, la cronolatria. Essere superati è cadere nello sheol! /.../ Questa cronolatria porta con sé ampi sacrifici umani. /.../ Un esegeta si ammazza di lavoro, da tutto il sangue delle sue vene, per trovarsi superato tra due anni. E sarà così per tutta la vita. Del suo pensiero non resterà nulla. /.../ Sotto una forma o sotto un'altra impera l'adorazione dell'effimero. /.../


LA LOGOFOBIA

2) Perdita di fiducia non solo nel sapere filosofico, ma nel senso comune cioè nella prefilosofia spontanea che è per l'uomo come un dono di natura incluso nell'equipaggiamento di prima necessità. Diffidiamo quando udiamo denigrare le nozioni prime, col pretesto che sono "categorie di linguaggio". /.../ Quando tutti si mettono a far beffa del bene e del male, dell'obbligo morale, della giustizia, del diritto, dell'extra-mentale, della verità, della distinzione tra sostanza e accidente, del principio d'identità, vuoi dire che tutti cominciano a perdere la testa. /.../ Non è il linguaggio a fare i concetti, ma sono i concetti a fare il linguaggio. /.../ Gli eredi di Cartesio proseguono il lavoro di distruzione della ragione con la loro Grande Sofistica, il loro mettere tra parentesi la realtà metafisica e la loro Fenomenalizzazione della stessa conoscenza filosofica. /.../ Mentre scompare dal nostro universo culturale l'idea della conoscenza filosofica autentica e si eclissa il regime della verità da contemplare, l'avvento della scienza moderna, nonché la matematizzazione dell'osservabile, /.../ porta tutti, scienziati ed ignoranti, a credere che la scienza - la scienza dei fenomeni - sia assolutamente sola a poter procurarci una conoscenza razionale certa. Tutto questo ha per conseguenza il dubbio sul valore della prefìlosofia spontanea che si esprime attraverso il linguaggio del senso comune. /.../ Per quanto disorientati si sia, bisogna pur pensare. E allora, in fretta e a qualunque costo, ci si aggrappa a qualsiasi cosa per supplire allo sforzo di cui non si è più capaci. Ed ecco, allora, la necessità di rivolgersi alle favole" (op. cit., pp. 25-31 ).


LA CORRENTE DI DESTRA E QUELLA DI SINISTRA

"La misteriosa frattura così designata non interessa soltanto i banchi del Parlamento, ma l'insieme dei cittadini. /.../ Ci sarebbero due sensi di queste parole. Per il primo addirittura essere di destra o di sinistra sarebbe una disposizione, un temperamento, così come l'essere umano nasce bilioso o sanguigno. Tutto ciò che si può fare sta nel correggere il proprio temperamento conducendolo ad un equilibrio. Per il secondo senso, quello politico, destra e sinistra designano ideali, energie, formazioni. /.../ le cose si ingarbugliano tuttavia in quanto talvolta uomini di destra (secondo il senso fisiologico) fanno una politica di sinistra e inversamente. Penso che Lenin sia un buon esempio del primo caso. Non esistono rivoluzioni più terribili di quelle di sinistra fatte da temperamenti di destra, né più deboli governi di quelli di destra guidati da temperamenti di sinistra (Luigi XVI). /.../ Non essere né di destra né di sinistra significa semplicemente volere salvaguardare la propria ragione. Questo io mi sono sforzato di fare fin da un'epoca in cui le cose erano seriamente compromesse ("di destra, di sinistra, di nessuno io sono"). Bisogna invece preparare la strada ad una attività politica "autenticamente e vitalmente cristiana", in altri termini ad una politica che, pur ispirandosi allo spirito cristiano e a principi cristiani, non impegni che le iniziative e le responsabilità dei cittadini che le praticano, senza menomamente essere una politica dettata dalla Chiesa o che impegni la responsabilità di questa. /.../ Fino ad ora la speranza nell'avvento di una politica cristiana (rispondente nell'ordine pratico a ciò che è una filosofia cristiana nell'ordine speculativo) è stata completamente delusa" (op. cit., pp. 38-44).


FALSO AGGIORNAMENTO

"Papa Paolo VI ci ha ricordato che l'aggiornamento non è per nulla un adattarsi della Chiesa al mondo, come se fosse il mondo a regolare la Chiesa; bensì una messa a punto delle posizioni essenziali della Chiesa stessa. /.../ Nella Chiesa il primato è dato alla persona umana sulla comunità, mentre il mondo d'oggi fa primeggiare la comunità sulla persona" (op. cit., pp. 81-82).


IN GINOCCHIO DAVANTI AL MONDO

"La crisi attuale ha molti e svariati aspetti. Uno dei più curiosi fenomeni che essa offre alla nostra vista è una specie di inginocchiamento davanti al mondo che si manifesta in mille modi. (Papa Paolo VI ha spiegato che ci sono tre significati di mondo: 1) il mondo come creazione di Dio; 2) il mondo come umanità, redenta da Cristo; 3) il mondo come mondo del male, degli idoli, della ribellione a Dio, delle tenebre; il mondo che odia Dio, il mondo dell'avversario di Cristo e degli uomini. Evidentemente il mondo che i cristiani devono fuggire è solo il terzo significato di mondo). /.../ Che vediamo intorno a noi? In larghi settori del clero e del laicato - ma l'esempio viene dal clero - non appena la parola mondo è pronunciata, una luce d'estasi passa negli occhi degli uditori. E subito si parla di espansioni necessarie e necessari impegni, come di fervori comunitari, presenze, aperture e delle loro gioie. Tutto quello che rischierebbe di richiamare l'idea di ascesi, di mortificazione o di penitenza è naturalmente scartato. (Se Lourdes e Fatima sono popolari, le parole pronunciate da Colei che vi apparve non lo sono). E il digiuno è così mal visto che è meglio non dir nulla di quello col quale Gesù preparò la sua missione pubblica. /.../ In una chiesa un mio amico sentì il passo di San Paolo (2 Cor 12,7) ma al posto della frase "un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi", fu tradotto "ho disturbi di salute". /.../ Il sesso è una delle grandi e tragiche realtà del mondo. Esso è circondato di un interesse e una venerazione senza pari. La verginità e la castità non godono favore. /.../ è grave la venerazione cattolica della carne. /.../ L'altra grande realtà che si fa incontro nel mondo è il Sociale-terreno. Esiste una missione temporale del cristiano, ma essa non è l'unico nostro dovere e il sociale-terreno non è l'unica realtà. Al primo posto c'è l'evangelizzazione, la vita di grazia, la preghiera che, oltretutto, sopraelevano le energie naturali nel loro ordine. Per molti cristiani di oggi, il primato del soprannaturale è quasi rifiutato, se non proprio rifiutato /.../ il grande affare e la sola cosa che importa è la vocazione temporale del genere umano: si fa di questi fini terreni il vero fine supremo dell'umanità. In pratica c'è quasi una completa temporalizzazione del cristianesimo. Viene messo tra parentesi o proprio tralasciato il cammino di santificazione, l'impegno per il regno di Dio. Si oscura lo spirituale e si esalta il temporale, si obliano le cose da dare a Dio e si è affascinati dalle cose da dare a Cesare. /.../ Secondo questo caduta secolarizzante ci sarebbero tre cose di cui un predicatore "intelligente" non dovrebbe mai parlare: 1) l'altro mondo, da lasciare in ombra (perché non c'è); 2) la Croce, simbolo di sacrifici momentanei che il "progresso" eliminerà; 3) la santità, perché essa implica una frattura radicale col terzo significato di mondo e col falso "dio" del mondo, perché esso sarebbe solo un "dio" mitico" (op. cit., pp. 86-99).


CARATTERISTICHE DEL MODERNISMO

Con il nome "modernismo" si è venuto designando, in ambito teologico-filosofico, un movimento di pensiero religioso che si è sviluppato in seno alla Chiesa Cattolica all'inizio del sec. XX. La sua carta d'identità era un'accentuazione piuttosto acritica della modernità anticristiana, dominante nell'Ottocento, con il suo storicismo, soggettivismo, relativismo ed evoluzionismo, soprattutto nell'interpretazione della Scrittura e dei dogmi e nella valutazione delle strutture giuridiche, istituzionali e liturgiche della Chiesa. Il modernismo cattolico ha avuto come esponenti principali Edouard Le Roy (1870-1954) e Alfred Loisy (1857-1940) e A. Sabatier in Francia; George Tyrrel (1861-1909) in Inghilterra, ed Ernesto Buonaiuti (1881-1946) in Italia. Ciò che accomuna e contraddistingue gli esponenti maggiori del modernismo è la preoccupazione di armonizzare i dati centrali della rivelazione biblica e in particolare neo-testamentaria, con le forme mutevoli della cultura e della spiritualità moderna. A tal fine essi si richiamano: 1) all'esperienza religiosa come testimonianza interiore della verità di fede (N.d.R. = La fede cattolica ha una dimensione oggettiva e una dimensione soggettiva; l'errore del modernismo è di esclusivizzare la dimensione soggettiva e di svalutare la dimensione oggettiva = N.d.R.); 2) respingono l'intellettualismo (N.d.R. = Nella fede cattolica la dimensione intellettuale e la dimensione esperienziale vanno sempre insieme o cadono insieme; non sono contrapposte, ma in armonia. L'errore del modernismo consiste nell'esclusivizzare il sentimento, la sensazione soggettiva, e nel trascurare o disprezzare la dimensione intellettuale della fede. La conseguenza più diretta è la caduta nel fideismo. Questo atteggiamento trascura la sana riflessione teologica e rifiuta oggettivi criteri di discernimento ecclesiali = N.d.R.); 3) e il soprannaturalismo estrinsecistico (N.d.R. = Il soprannaturale non è qualcosa di estrinseco alla natura, come se natura e sopranatura fossero due scompartimenti stagni, due realtà parallele che ad un certo punto si uniscono. Natura e sopranatura non sono estrinseche l'una all'altra. In quest'errore è come se l'uomo potesse da solo essere un uomo realizzato, pienamente uomo, e poi ad un certo punto gli viene aggiunta la fede come un "fiore all'occhiello". Non c'è, invece, un uomo "perfetto" a cui si aggiunge la fede, in un secondo momento. Non ci può essere uomo pienamente realizzato senza Cristo = N.d.R.). I modernisti prospettano un nuovo tipo di apologetica che tiene conto della naturale aspirazione al soprannaturale (metodo dell'immanenza) e dell'evoluzione dei dogmi (da prendersi non come blocchi monolitici, bensì come realtà vitali intimamente legate allo sviluppo della Chiesa).


DEVIAZIONI DEL MODERNISMO

In tutti i documenti il modernismo è condannato come la "sintesi di tutte le eresie", perché in esso sarebbero rifluiti tutti gli errori del pensiero moderno: relativismo, soggettivismo, agnosticismo, razionalismo, scientismo, immanentismo, storicismo, portando alla risoluzione: 1) della fede nel sentimento; 2) del dogma nella storia; 3) della Chiesa in una pura società mistica. "Sennonché molti teologi post-conciliari - scrive il teologo Battista Mondin - hanno interpretato l'aggiornamento a modo loro, raggiungendo spesso, come dimostrò J. Maritain nel "Contadino della Garonna", conclusioni assai più gravi ed eterodosse di quelle degli stessi modernisti" (Battista Mondili, Modernismo, in Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Fd. Massimo, Milano, 1989, p. 485). Si vedano anche le riflessioni di un esperto in materia: Lorenzo Bedeschi, Interpretazioni e sviluppo del Modernismo cattolico. Ed. Bompiani, Milano, 1995" (Antonio Livi, La filosofia e la sua storia. Ed. Dante Alighieri, 1997, p. 787-788).


FALSE CONTRAPPOSIZIONI

Il modernismo ha falsamente contrapposto: 1) i metodi biblici, storico-critici, alla Tradizione biblica cattolica; 2) l'esperienza religiosa alla teologia; 3) il Vangelo alla Chiesa; 4) il Cristo storico al Cristo della fede; 5) lo Spirito Santo alla dottrina della Chiesa; 6) lo Spirito Santo alla Chiesa; 7) l'autorità alla libertà; 8) la teologia alla storia; 9) la storia al dogma; 10) la cristologia all'organizzazione ecclesiale. Nel modernismo c'è frattura: a) tra fede e ragione; b) tra l'intelligenza umana e Dio; c) tra il divino e l'umano; d) tra Spirito e dottrina; e) tra storia e fede; f) tra verità e coscienza; g) tra interno ed esterno; h) tra Tradizione ed esperienza personale; i) tra Chiesa visibile e Chiesa invisibile; l) tra il credente e lo storico; m) tra il credente e il cittadino.


I VELENI DEL MODERNISMO

Il modernismo si è impegnato in una lotta accanita contro il Magistero, la Tradizione e il tomismo autentico, ostacoli che esso sentiva particolarmente opposti ai suoi sforzi di affermazione. Inoltre il modernismo condivide l'anti-intellettualismo luterano, i suoi errori e la sua posizione contraria alla fede. Esporremo in seguito le caratteristiche di questo anti-intellettualismo luterano. Nella fede cattolica, invece, tutte quelle dimensioni che il modernismo separa e contrappone, o vanno insieme o cadono insieme. Non si da e non esiste un Vangelo senza la Chiesa o contro la Chiesa; non esiste e non si da uno Spirito di Cristo senza la dottrina di Cristo o contro la dottrina di Cristo; non si da e non esiste un'autorità senza libertà o contro la libertà, come pure non esiste una libertà senza autorità oppure contro l'autorità. Non si da e non esiste una teologia autentica senza la storia o contro la storia perché il cristianesimo è Incarnazione, è la salvezza di Cristo che irrompe e feconda la storia; non esiste e non si da un Cristo storico diverso dal Cristo della fede: il Cristo della storia è il Cristo della fede. Queste indicazioni insieme ad ulteriori informazioni sul modernismo si trovano in: 1) René Latourelle, Teologia della Rivelazione, Cittadella Editrice, Assisi, 1986, pp. 275-299; 2) Maurilio Guasco, Modernismo. I fatti, le idee, i personaggi, San Paolo, 1995.

a cura di Don Guglielmo Fichera


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3 commenti:

  1. cari amici, leggete un po' qui:
    http://rorate-caeli.blogspot.com/2012/01/reform-of-reform-kiko-rite-approved.html

    se è vera quella notizia, si avvicinano giorni terribili per la Santa Chiesa....che cosa possiamo aspettarci di buono da una simile approvazione ? mi sembra un approdo di follia auto-distruttiva, avallato dall'alto...non ci posso credere !

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  2. Carissima ines siamo al corrente del prossimo avvallo della celebrazione blasfema neocatecumenale da parte della Chiesa, difatti ne abbiamo parlato in questo articolo:

    http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2011/12/prove-di-completa-apostasia-della.html

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  3. Si potrebbe anche chiedere a Cavalcoli se il Novus Ordo Missae corrisponde al Vetus Ordo:

    Purtroppo sapete che dice di SI
    Siete in possesso dello sacmbio epistolare avuto con siffatta "mente eletta" (citazione sua) quindi c'è poco da aggiungere per lui è uguale.
    CVCRCI

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