Papa Leone XIII nel suo Motu Proprio del 25 settembre 1888, quando scrisse l’invocazione a S. Michele:
“Questi astutissimi nemici hanno riempito e inebriato di fiele e amarezza la Chiesa, la sposa dell’Agnello immacolato, e hanno messo empie mani sulle sue più sacre proprietà. Nello stesso Luogo Santo, dove fu posta la Sede del beatissimo Pietro e la Cattedra di Verità per la luce del mondo, hanno elevato il trono della loro abominevole empietà, con l’iniquo disegno che quando il Pastore sia stato colpito, il gregge venga disperso.”
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Prima di leggere il testo modernista della Congregazione per la Dottrina della Fede, Conciliabolo Vaticano II, proponiamo un importante testo di una conferenza fatta da un grande Principe della Chiesa, Monsignor Lefebvre, leggendo questo intervento del Monsignore si può comprendere appieno che tipo di battaglia stia portando avanti la Fraternità San Pio X rispetto alle tante deficenze dottrinali dell'ultimo concilio:
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Marcel lefebvre: "I cattolici perdono la Fede. Non hanno più la Fede nella Chiesa cattolica. Non credono più che ci sia una sola vera religione, che ci sia un solo e vero Dio, la Santissima Trinità. La Fede scompare quando l’esempio e lo scandalo vengono da così in alto, da colui che siede sul Trono di Pietro e da quasi tutti i vescovi".
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Conferenza di Mons. Lefebvre, 1987Le tappe di una battaglia
La Fraternità Sacerdotale San Pio X è stata fondata ufficialmente nel 1970.Per quelli che non ne conoscono bene la storia, è senz’altro utile ricordarne le tappe principali, nel momento in cui, nelle circostanze che conosciamo, noi ci sforziamo di continuare e sviluppare ciò che la Provvidenza ci ha dato di fare.
Se gli eventi portassero un cambiamento in favore di un ritorno alla Tradizione all’interno della Chiesa, evidentemente per noi la situazione risulterebbe semplificata. Saremmo certamente graditi alla gerarchia come lo siamo stati agli inizi e tutti questi problemi di relazioni con i vescovi, con Roma, non si porrebbero più.
Per ora, dobbiamo conservare l’autenticità della Fraternità, che è stata fondata senza dubbio in circostanze molto particolari, ma questo avrebbe potuto verificarsi benissimo anche in tempi normali. Essa è stata suscitata, è vero, dal degrado dei seminari. Ma ci sono state delle Società come quella di San Vincenzo de’ Paoli o di San Giovanni Eudes, che sono state fondate con un obiettivo identico, che è e resta quello di dare una buona formazione sacerdotale ai futuri sacerdoti e di permettere loro così di esercitare un ministero che sia occasione di rinnovamento nella Chiesa....
Perché siamo perseguitati?
Siamo perseguitati unicamente perché custodiamo la Tradizione e specialmente la Tradizione liturgica.
Sempre rimettendo i fatti nell’ordine del loro susseguirsi storico, è del più grande interesse anche rileggere la lettera che mi ha indirizzato Mons. Mamie il 6 maggio 1975, per comprendere bene le vere ragioni che hanno spinto il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo a ritirare ILLEGALMENTE gli atti ufficiali fatti dal suo predecessore e in particolare il decreto d’erezione della Fraternità del 1° novembre 1970. E’ una testimonianza. Mons. Mamie riconosce, dato che lo scrive, che la Fraternità è stata oggetto di un decreto d’erezione firmato dal suo predecessore a titolo di Pia Unio con sede a Friburgo “approvando e confermando gli statuti della detta Fraternità.”
Non aveva il diritto di agire così e di ritirare di testa sua questo riconoscimento canonico. E’ esplicitamente contrario al Diritto Canonico. (Can. 493).
Ora, per due volte nella sua lettera Mons. Mamie parla della liturgia. “Le ricordavo il suo rifiuto per ciò che concerne la celebrazione della Santa Messa secondo il rito stabilito da S.S. Paolo VI…” e “Quanto a noi, continuiamo a chiedere ai fedeli così come ai sacerdoti cattolici di accettare ed applicare tutti gli orientamenti o decisioni del Concilio Vaticano II, tutti gli insegnamenti di Giovanni XXIII e di Paolo VI, tutte le direttive dei segretariati istituiti dal Concilio compreso nella nuova liturgia . Questo lo abbiamo fatto, lo faremo ancora meglio nei giorni più difficili, con la grazia di Dio, perché è l’unica strada per edificare la Chiesa.”
Ecco ciò che scriveva Mons. Mamie a quel tempo.
Per due volte in questa lettera ricorda la liturgia. “Perché lei si oppone alla liturgia.” Quindi è proprio il motivo principale, essenziale che ci ha valso quelle misure inqualificabili ed illegali. Bisogna proprio che ce lo ricordiamo. La questione delle ordinazioni dei sacerdoti è venuta dopo. In realtà, il vero motivo per cui siamo stati e siamo perseguitati –ancora una volta illegalmente- da Mons. Mamie, dai cardinali di Roma e dai vescovi di Francia, è il nostro attaccamento alla Santa Messa di sempre. “Poiché siete contro questa liturgia, siete contro il Concilio del Vaticano. Poiché siete contro il Concilio, siete contro il Papa. E’ inammissibile. Quindi vi sopprimiamo.” Il ragionamento è semplice.
Allora hanno esibito l’Ordo di Mons. Bugnini e inventato quello che non esisteva: l’obbligo della nuova messa, che è stato imposto dai servizi del Vaticano e dai vescovi in Francia. E’ così che, sfortunatamente, la vecchia Messa è stata abbandonata dalle comunità come quella dell’abbazia di Fontgombault, col pretesto che bisognava obbedire ai vescovi. Tutto questo è stato imposto con la forza, con la costrizione. Si voleva assolutamente costringere anche noi ad abbandonare quella liturgia e con ciò stesso a chiudere il nostro seminario. Davanti a questa impostura e all’illegalità in cui tutto ciò è stato fatto e soprattutto davanti allo spirito con cui questa persecuzione è stata orchestrata, uno spirito modernista, progressista e massonico, noi abbiamo creduto di dovere continuare. Non si può ammettere qualcosa che è stato fatto illegalmente, con uno spirito cattivo, contro la tradizione e contro la Chiesa, per distruggerla.
Noi abbiamo sempre rifiutato di collaborare alla distruzione della Chiesa.
Questo, lo abbiamo sempre rifiutato. Dal giorno in cui abbiamo rifiutato, è evidente che ci siamo messi contro quelli che sembrano essere la Chiesa legale: noi eravamo fuori dalla legge della Chiesa ed essi la rispettavano. Noi crediamo inesatta questa considerazione, perché in realtà sono loro che si allontanano dalla legalità della Chiesa e siamo noi, invece, a restare nella legalità e la validità. Considerando obbiettivamente che compiono degli atti con uno spirito che distrugge la Chiesa, in pratica ci siamo trovati nell’obbligo di agire in un modo che sembra contrario alla legalità della Chiesa. E’ vero. Ed è una situazione ben strana quella di sembrare nell’arbitrario continuando semplicemente a celebrare la Messa di sempre e ad ordinare sacerdoti secondo quella che era la legalità fino al Concilio. Tuttavia è questo che mi ha procurato di colpito da sospensione a divinis e ai sacerdoti che hanno accettato di essere ordinati di essere interdetti.
Ma non ci siamo fermati a questo nell’esercizio dell’illegalità nei dettagli della legge, sia riguardo alle confessioni che ai matrimoni ed alla nostra posizione nelle diocesi. Molte cose compiute da noi sono in sé ed in senso stretto fuorilegge, ma perché le abbiamo fatte? Semplicemente perché pensavamo che quello che è stato intrapreso nei nostri confronti fosse illegale e non avessero il diritto di sopprimerci...
Senza la Messa crolla tutto
Se i nostri sacerdoti dovessero abbandonare la vera liturgia, il vero Santo Sacrificio della Messa, i veri sacramenti, allora non varrebbe più la pena di continuare. Ci suicideremmo!
Quando Roma chiede: “Ma insomma voi potete anche adottare la nuova liturgia e mandare avanti i vostri seminari, non è quello che li farà sparire”, io ho risposto: “Sì, ciò farò sparire i nostri seminari. Non potranno accettare la nuova liturgia, sarebbe come introdurre il veleno dello spirito conciliare nella comunità. Se gli altri non hanno tenuto, è perché hanno adottato questa nuova liturgia, tutte queste riforme e questo spirito nuovo. Se anche noi accettiamo le stesse cose, avremo gli stessi risultati.”
E’ per questo che dobbiamo mantenere assolutamente la nostra liturgia tradizionale, nonostante l’apparenza di una disobbedienza e le persecuzioni da parte di quelli che fanno uso della loro autorità in modo ingiusto e spesso illegale.
Siamo sempre più costretti dalle circostanze che si aggravano senza sosta. Se solo le cose sembrassero sistemarsi, se si scorgessero dei segni tangibili di un ritorno alla Tradizione, allora tutto sarebbe diverso. Ma, sfortunatamente, è sempre peggio. I vescovi che sostituiscono quelli che se ne vanno o che muoiono, hanno ricevuto meno formazione teologica. Sono imbevuti di questo spirito del Concilio, di questo spirito protestante, modernista ed è sempre più grave. Di fronte a questo degrado continuo, non siamo forse costretti a prendere delle misure che evidentemente sono straordinarie. Tutto ciò che succede giustifica il nostro comportamento. Perché insomma, i sacerdoti progressisti quando possono ci sbattono in faccia: voi non avete giurisdizione, non avete il diritto di ascoltare le confessioni. Presto tutto ciò che faremo sarà invalido. Sarà tanto se la nostra Messa non sarà invalida. E’ quanto meno lo spirito che regna tra i progressisti ostinati che si oppongono a noi e ci insultano. Non dobbiamo esitare a rispondere che bisogna approfittare delle leggi della Chiesa, cioè di ciò che essa permette in circostanze eccezionali e di estrema gravità. Dio solo sa se siamo a questo punto!
Gli errori fondamentali
Dolorosamente colpito dalla prospettiva della riunione dei rappresentanti di tutte le religioni invitati dal Papa a ritrovarsi ad Assisi, il 27 ottobre, avevo indirizzato una lettera a molti cardinali chiedendo loro di supplicare il Sommo Pontefice di rinunciare a questa vera impostura.
Non si potrà dire che non abbiamo fatto di tutto per tentare di far prendere coscienza della gravità della situazione in cui ci troviamo.
In una predica fatta in Svizzera, avevo evocato i punti principali sui quali la Fede si trova in pericolo ed è contraddetta dal Papa, dai cardinali e dai vescovi in generale.
Oramai esistono tre errori fondamentali che, d’origine massonica, sono professati pubblicamente dai modernisti che occupano la Chiesa.
Se si riuniscono questi tre cambiamenti fondamentali e che in verità ne fanno uno solo, è davvero la negazione dell’unicità della religione di Nostro Signore Gesù Cristo e di conseguenza del suo regno. E questo perché. A favore di che. Probabilmente di un sentimento religioso universale, di una specie di sincretismo che mira a riunire tutte le religioni.
La situazione quindi è estremamente grave, perché pare proprio che la realizzazione dell’ideale massonico sia compiuta da Roma stessa, dal Papa e dai cardinali. I massoni lo hanno sempre desiderato e lo realizzano non più da sè, ma grazie agli stessi uomini di Chiesa.
Basta leggere gli articoli scritti da alcuni di loro, o che sono loro vicini, per vedere con che soddisfazione salutano tutta questa trasformazione della Chiesa, questo cambiamento radicale operato dalla Chiesa dal Concilio e che, anche per loro, era difficilmente concepibile...
Ora veniamo al testo per l'anno della fede nel Conciliabolo Vaticano II...
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L’ Arcivescovo Marcel Lefebvre ebbe a scrivere in modo pertinente il 29 giugno 1976, in occasione della sospensione a divinis comminatagli da Paolo VI, la riflessione:
“Che la Chiesa Conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa Cattolica quale è sempre stata. Essa ha i suoi nuovi dogmi, il suo nuovo sacerdozio, le sue nuove istituzioni, il suo nuovo culto, tutti già condannati dalla Chiesa in molti documenti, ufficiali e definitivi. nel Conciliabolo Vaticano II NOTA CON INDICAZIONI PASTORALI PER L'ANNO DELLA FEDE 6 gennaio 2012, Solennità dell’Epifania del Signore [Francese, Inglese, Italiano, Polacco, Portoghese, Spagnolo, Tedesco] Comunicato sulla Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della fede, 5 gennaio 2012 [Francese, Inglese, Italiano, Spagnolo, Tedesco] |
Mons. Luigi Maria Carli, uno dei protagonisti del Concilio ha detto - «come mai possa essersi scatenato nella Chiesa un simile turbine di idee sovvertitrici dopo un Concilio che avrebbe dovuto, viceversa, segnare l'inizio fermo e deciso di un rinnovamento salutare. Si deve rispondere che il progressismo non è nato né dal Concilio né dopo il Concilio. Esso non è che la esplosione più violenta, più vasta, più organizzata di un fenomeno dottrinale iniziato, più o meno in sordina, tra gli anni 1930- 1940 [...]: [...] " la nuova teologia”, [...] che in effetti altro non era che una nuova edizione riveduta e peggiorata del modernismo» . Ricostruita questa genealogia - progressismo, «nuova teologia», modernismo, da fondare forse più radicalmente proseguendo, sempre a ritroso, fino al giansenismo e al protestantesimo - «nulla vieta di vedere nel Vaticano II l'occasione propizia in presenza della quale ciò che di aberrante, da qualche tempo, ribolliva sotto la superficie di una calma apparente nella vita della Chiesa, è esploso virulento alla luce del sole. Il Concilio ha fatto da catalizzatore di reazioni di vario tipo già esistenti, allo stato sparso, in seno alla cattolicità. Il " simius Dei" , Satana, sommamente interessato, ci soffia sopra. Lui che ha lavorato prima e durante il Concilio per impedire o almeno adulterare l'opera di Dio, non s'è messo in pensione a Concilio ultimato. Ne va del suo principato (cfr. Giov. 13,21) che quel movimento salutare, iniziatosi suo malgrado, prenda almeno una falsa direzione» .
Inoltre: 1. Il card. Marty, arcivescovo di Parigi, sostiene che la novità consiste in un'opzione fondamentale per cui: «la Chiesa è uscita da se stessa per annunciare il messaggio» 2. Mons. Matagrin, vescovo di Grenoble, è ancora più radicale e parla di « rivoluzione copernicana, per cui la chiesa si è scostata da se stessa, dalle sue istituzioni, per fondarsi su Dio e sugli uomini» (Informations catoliques internationales n. 586 p.30 15/4/1983) 3. P. Congar candidamente confessa: «Il programma è di saltare quindici secoli» dicendosi certo che la Chiesa di Pio IX e di Pio XII è finita. 4. Mons. Pogge, arcivescovo di Avignone, scrive sull'Osservatore Romano del 3/9/1976 che la Chiesa del Vaticano II è nuova e che la novità consiste in una nuova definizione di sé, cioè nella scoperta della sua nuova essenza, e la nuova essenza consiste nell'«aver ricominciato ad amare il mondo, ad aprirsi ad esso, a farsi dialogo» Concilio Vaticano II, una storia mai scritta. Intervento di don Alberto Secci. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Nota
con indicazioni pastorali per l’Anno della fede
Introduzione
Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.
Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è «l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»[1]. Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. «Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare», perché il Signore «conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani»[2].
L’inizio dell’Anno della fede coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992).
Il Concilio, secondo il Papa Giovanni XXIII, ha voluto «trasmettere pura e integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti», impegnandosi affinché «questa dottrina certa e immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che corrisponda alle esigenze del nostro tempo» [3]. Al riguardo, resta di importanza decisiva l’inizio della Costituzione dogmatica Lumen gentium: «Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16, 15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa»[4]. A partire dalla luce di Cristo che purifica, illumina e santifica nella celebrazione della sacra liturgia (cfr Costituzione Sacrosanctum Concilium) e con la sua parola divina (cfr Costituzione dogmatica Dei Verbum), il Concilio ha voluto approfondire l’intima natura della Chiesa (cfr Costituzione dogmatica Lumen gentium) e il suo rapporto con il mondo contemporaneo (cfr Costituzione pastorale Gaudium et spes).
Attorno alle sue quattro Costituzioni, veri pilastri del Concilio, si raggruppano le Dichiarazioni e i Decreti, che affrontano alcune delle maggiori sfide del tempo.
Dopo il Concilio, la Chiesa si è impegnata nella recezione e nell’applicazione del suo ricco insegnamento, in continuità con tutta la Tradizione, sotto la guida sicura del Magistero. Per favorire la corretta recezione del Concilio, i Sommi Pontefici hanno più volte convocato il Sinodo dei Vescovi[5], istituito dal Servo di Dio Paolo VI nel 1965, proponendo alla Chiesa degli orientamenti chiari attraverso le diverse Esortazioni apostoliche post-sinodali. La prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, nel mese di ottobre 2012, avrà come tema: La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.
Sin dall’inizio del suo Pontificato, Papa Benedetto XVI si è impegnato decisamente per una corretta comprensione del Concilio, respingendo come erronea la cosiddetta «ermeneutica della discontinuità e della rottura» e promuovendo quella che lui stesso ha denominato «l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino»[6].
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, ponendosi in questa linea, da una parte è un «autentico frutto del Concilio Vaticano II»[7], e dall’altra intende favorirne la recezione. Il Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985, convocato in occasione del ventesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II e per effettuare un bilancio della sua recezione, ha suggerito di preparare questo Catechismo per offrire al Popolo di Dio un compendio di tutta la dottrina cattolica e un testo di sicuro riferimento per i catechismi locali. Il Papa Giovanni Paolo II ha accolto tale proposta quale desiderio «pienamente rispondente a un vero bisogno della Chiesa universale e delle Chiese particolari»[8]. Redatto in collaborazione con l’intero Episcopato della Chiesa Cattolica, questo Catechismo «esprime veramente quella che si può chiamare la “sinfonia” della fede»[9].
Il Catechismo comprende «cose nuove e cose antiche (cfr Mt 13, 52), poiché la fede è sempre la stessa e insieme è sorgente di luci sempre nuove. Per rispondere a questa duplice esigenza, il Catechismo della Chiesa Cattolica da una parte riprende l’”antico” ordine, quello tradizionale, già seguito dal Catechismo di san Pio V, articolando il contenuto in quattro parti: il Credo; la sacra Liturgia, con i sacramenti in primo piano; l’agire cristiano, esposto a partire dai comandamenti; ed infine la preghiera cristiana. Ma, nel medesimo tempo, il contenuto è spesso espresso in un modo “nuovo”, per rispondere agli interrogativi della nostra epoca»[10]. Questo Catechismo è «uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale» e «una norma sicura per l’insegnamento della fede»[11]. In esso i contenuti della fede trovano «la loro sintesi sistematica e organica. Qui, infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia. Dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri di teologia ai Santi che hanno attraversato i secoli, il Catechismo offre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede»[12].
L’Anno della fede vuol contribuire ad una rinnovata conversione al Signore Gesù e alla riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la “porta della fede”. Questa “porta” spalanca lo sguardo dell’uomo su Gesù Cristo, presente in mezzo a noi «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Egli ci mostra come «l’arte del vivere» si impara «in un intenso rapporto con lui»[13]. «Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo.Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede»[14].
Per incarico di Papa Benedetto XVI [15], la Congregazione per la Dottrina della Fede ha redatto, in accordo con i competenti Dicasteri della Santa Sede e con il contributo del Comitato per la preparazione dell’Anno della fede[16], la presente Nota con alcune indicazioni per vivere questo tempo di grazia, senza precludere altre proposte che lo Spirito Santo vorrà suscitare tra i Pastori e i fedeli nelle varie parti del mondo.
Indicazioni
«So a chi ho creduto» (2 Tm 1, 12): questa parola di san Paolo ci aiuta a comprendere che la fede «è innanzi tutto una adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato»[17]. La fede come affidamento personale al Signore e la fede che professiamo nel Credo sono inscindibili, si richiamano e si esigono a vicenda. Esiste un profondo legame fra la fede vissuta ed i suoi contenuti: la fede dei testimoni e dei confessori è anche la fede degli apostoli e dei dottori della Chiesa.
In tal senso, le seguenti indicazioni per l’Anno della fede desiderano favorire sia l’incontro con Cristo attraverso autentici testimoni della fede, sia la conoscenza sempre maggiore dei suoi contenuti. Si tratta di proposte che intendono sollecitare, in modo esemplificativo, la pronta responsabilità ecclesiale davanti all’invito del Santo Padre a vivere in pienezza quest’Anno come speciale «tempo di grazia»[18]. La riscoperta gioiosa della fede potrà anche contribuire a consolidare l’unità e la comunione tra le diverse realtà che compongono la grande famiglia della Chiesa.
I. A livello di Chiesa universale
1. Il principale avvenimento ecclesiale all’inizio dell’Anno della fede sarà la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata da Papa Benedetto XVI nel mese di ottobre 2012 e dedicata a La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Durante questo Sinodo, nella data dell’11 ottobre 2012, avrà luogo una solenne celebrazione d’inizio dell’Anno della fede, nel ricordo del cinquantesimo anniversario di apertura del Concilio Vaticano II.
2. Nell’Anno della fede occorre incoraggiare i pellegrinaggi dei fedeli alla Sede di Pietro, per professarvi la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, unendosi con colui che oggi è chiamato a confermare nella fede i suoi fratelli (cfr Lc 22, 32). Sarà importante favorire anche i pellegrinaggi in Terra Santa, luogo che per primo ha visto la presenza di Gesù, il Salvatore, e di Maria, sua madre.
3. Nel corso di quest’Anno sarà utile invitare i fedeli a rivolgersi con particolare devozione a Maria, figura della Chiesa, che «in sé compendia e irraggia le principali verità della fede»[19]. È dunque da incoraggiare ogni iniziativa che aiuti i fedeli a riconoscere il ruolo particolare di Maria nel mistero della salvezza, ad amarla filialmente ed a seguirne la fede e le virtù. A tale scopo risulterà quanto mai conveniente effettuare pellegrinaggi, celebrazioni e incontri presso i maggiori Santuari.
4. La prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro nel luglio 2013 offrirà un’occasione privilegiata ai giovani per sperimentare la gioia che proviene dalla fede nel Signore Gesù e dalla comunione con il Santo Padre, nella grande famiglia della Chiesa.
5. Sono auspicati simposi, convegni e raduni di ampia portata, anche a livello internazionale, che favoriscano l'incontro con autentiche testimonianze della fede e la conoscenza dei contenuti della dottrina cattolica. Documentando come anche oggi la Parola di Dio continua a crescere e a diffondersi, sarà importante rendere testimonianza che in Gesù Cristo «trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano»[20] e che la fede «diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo»[21]. Alcuni convegni saranno particolarmente dedicati alla riscoperta degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
6. Per tutti i credenti, l’Anno della fede offrirà un’occasione propizia per approfondire la conoscenza dei principali Documenti del Concilio Vaticano II e lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Ciò vale in modo speciale per i candidati al sacerdozio, soprattutto durante l’anno propedeutico o nei primi anni di studi teologici, per le novizie ed i novizi degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, così come per coloro che vivono un tempo di verifica per aggregarsi ad un’Associazione o a un Movimento ecclesiale.
7. Detto Anno sarà occasione propizia per un’accoglienza più attenta delle omelie, delle catechesi, dei discorsi e degli altri interventi del Santo Padre. I Pastori, le persone consacrate ed i fedeli laici saranno invitati a un rinnovato impegno di effettiva e cordiale adesione all’insegnamento del Successore di Pietro.
8. Durante l’Anno della fede, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sono auspicate varie iniziative ecumeniche volte ad invocare e favorire «il ristabilimento dell'unità fra tutti i cristiani» che «è uno dei principali intenti del sacro Concilio Ecumenico Vaticano II»[22]. In particolare, avrà luogo una solenne celebrazione ecumenica per riaffermare la fede in Cristo da parte di tutti i battezzati.
9. Presso il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione sarà istituita un’apposita Segreteria per coordinare le diverse iniziative riguardanti l’Anno della fede, promosse dai vari Dicasteri della Santa Sede o comunque aventi rilevanza per la Chiesa universale. Sarà conveniente informare per tempo detta Segreteria circa i principali eventi organizzati; essa potrà anche suggerire opportune iniziative in merito. La Segreteria aprirà un apposito sito internet al fine di offrire ogni informazione utile per vivere in modo efficace l’Anno della fede.
10. A conclusione di quest’Anno, nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, avrà luogo un’Eucaristia celebrata dal Santo Padre, in cui rinnovare solennemente la professione della fede.
II. A livello di Conferenze Episcopali[23]
1. Le Conferenze Episcopali potranno dedicare una giornata di studio al tema della fede, della sua testimonianza personale e della sua trasmissione alle nuove generazioni, nella consapevolezza della missione specifica dei Vescovi come maestri e «araldi della fede»[24].
2. Sarà utile favorire la ripubblicazione dei Documenti del Concilio Vaticano II, del Catechismo della Chiesa Cattolica e del suo Compendio, anche in edizioni tascabili ed economiche, e la loro maggiore diffusione con l’ausilio dei mezzi elettronici e delle moderne tecnologie.
3. È auspicabile un rinnovato sforzo per tradurre i Documenti del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica nelle lingue nelle quali ancora non esistono. Si incoraggiano iniziative di sostegno caritativo per tali traduzioni nelle lingue locali dei Paesi in terra di missione, dove le Chiese particolari non possono gestirne le spese. Ciò sia condotto sotto la guida della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
4. I Pastori, attingendo ai nuovi linguaggi della comunicazione, si impegneranno per promuovere trasmissioni televisive o radiofoniche, film e pubblicazioni, anche a livello popolare e accessibili a un ampio pubblico, sul tema della fede, dei suoi principi e contenuti, nonché sul significato ecclesiale del Concilio Vaticano II.
5. I Santi e i Beati sono gli autentici testimoni della fede[25]. Sarà pertanto opportuno che le Conferenze Episcopali si impegnino per diffondere la conoscenza dei Santi del proprio territorio, utilizzando anche i moderni mezzi di comunicazione sociale.
6. Il mondo contemporaneo è sensibile al rapporto tra fede e arte. In tal senso, si raccomanda alle Conferenze Episcopali di valorizzare adeguatamente, in funzione catechetica ed eventualmente in collaborazione ecumenica, il patrimonio delle opere d’arte reperibili nei luoghi affidati alla loro cura pastorale.
7. I docenti nei Centri di studi teologici, nei Seminari e nelle Università cattoliche sono invitati a verificare la rilevanza, nel loro insegnamento, dei contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica e delle implicazioni derivanti per le rispettive discipline.
8. Sarà utile preparare, con l’aiuto di teologi e autori competenti, sussidi divulgativi dal carattere apologetico (cfr 1 Pt 3, 15). Ogni fedele potrà così meglio rispondere alle domande che si pongono nei diversi ambiti culturali, in rapporto ora alle sfide delle sette, ora ai problemi connessi con il secolarismo e il relativismo, ora agli «interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche»[26], così come ad altre specifiche difficoltà.
9. È auspicabile una verifica dei catechismi locali e dei vari sussidi catechistici in uso nelle Chiese particolari, per assicurare la loro piena conformità con il Catechismo della Chiesa Cattolica [27]. Nel caso in cui alcuni catechismi o sussidi per la catechesi non siano in piena sintonia col Catechismo, o rivelino delle lacune, si potrà cominciare a elaborarne di nuovi, eventualmente secondo l’esempio e con l’aiuto di altre Conferenze Episcopali che già hanno provveduto a redigerli.
10. Sarà opportuna, in collaborazione con la competente Congregazione per l’Educazione Cattolica, una verifica della presenza dei contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica nella Ratio della formazione dei futuri sacerdoti e nel Curriculum dei loro studi teologici.
III. A livello diocesano
1. È auspicabile una celebrazione di apertura dell’Anno della fede e una sua solenne conclusione a livello di ogni Chiesa particolare, in cui «confessare la fede nel Signore risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo»[28].
2. Sarà opportuno organizzare in ogni diocesi del mondo una giornata sul Catechismo della Chiesa Cattolica, invitando in modo particolare i sacerdoti, le persone consacrate e i catechisti. In quest’occasione, ad esempio, le eparchie orientali cattoliche potranno svolgere un incontro con i sacerdoti per testimoniare la propria specifica sensibilità e tradizione liturgica all’interno dell’unica fede in Cristo; così, le giovani Chiese particolari nelle terre di missione potranno essere invitate ad offrire una rinnovata testimonianza di quella gioia della fede che tanto le contraddistingue.
3. Ogni Vescovo potrà dedicare una sua Lettera pastorale al tema della fede, richiamando l’importanza del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica e tenendo conto delle specifiche circostanze pastorali della porzione di fedeli a lui affidata.
4. Si auspica che in ogni diocesi, sotto la responsabilità del Vescovo, si organizzino momenti di catechesi, destinati ai giovani ed a coloro che sono in ricerca del senso della vita, allo scopo di scoprire la bellezza della fede ecclesiale, e si promuovano incontri con suoi testimoni significativi.
5. Sarà opportuno verificare la recezione del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica nella vita e nella missione di ogni singola Chiesa particolare, specialmente in ambito catechistico. In tal senso, si auspica un rinnovato impegno da parte degli Uffici catechistici delle diocesi, che – sostenuti dalle Commissioni per la Catechesi delle Conferenze Episcopali – hanno il dovere di curare la formazione dei catechisti sul piano dei contenuti della fede.
6. La formazione permanente del clero potrà essere incentrata, particolarmente in quest’Anno della fede, sui Documenti del Concilio Vaticano II e sul Catechismo della Chiesa Cattolica, trattando, ad esempio, temi come “l’annuncio del Cristo risorto”, “la Chiesa sacramento di salvezza”, “la missione evangelizzatrice nel mondo di oggi”, “fede e incredulità”, “fede, ecumenismo e dialogo interreligioso”, “fede e vita eterna”, “l’ermeneutica della riforma nella continuità”, “il Catechismo nella cura pastorale ordinaria”.
7. Si invitano i Vescovi ad organizzare, specialmente nel periodo quaresimale, celebrazioni penitenziali in cui chiedere perdono a Dio, anche e specialmente per i peccati contro la fede. Quest’Anno sarà altresì un tempo favorevole per accostarsi con maggior fede e più intensa frequenza al sacramento della Penitenza.
8. Si auspica un coinvolgimento del mondo accademico e della cultura per una rinnovata occasione di dialogo creativo tra fede e ragione attraverso simposi, convegni e giornate di studio, specialmente nelle Università cattoliche, mostrando «come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità»[29].
9. Sarà importante promuovere incontri con persone che, «pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo»[30], ispirandosi anche ai dialoghi del Cortile dei Gentili, avviati sotto la guida del Pontificio Consiglio della Cultura.
10. L’Anno della fede potrà essere un’occasione per prestare un’attenzione maggiore alle Scuole cattoliche, luoghi adeguati per offrire agli alunni una testimonianza viva del Signore e per coltivare la loro fede, con un opportuno riferimento all’utilizzo di buoni strumenti catechistici, come, ad esempio, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica o come Youcat.
IV. A livello di parrocchie / comunità / associazioni / movimenti
1. In preparazione all’Anno della fede, tutti i fedeli sono invitati a leggere e meditare attentamente la Lettera apostolica Porta fidei del Santo Padre Benedetto XVI.
2. L’Anno della fede «sarà un’occasione propizia per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia»[31]. Nell’Eucarestia, mistero della fede e sorgente della nuova evangelizzazione, la fede della Chiesa viene proclamata, celebrata e fortificata. Tutti i fedeli sono invitati a prendervi parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente, per essere autentici testimoni del Signore.
3. I sacerdoti potranno dedicare maggior attenzione allo studio dei Documenti del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, traendone frutto per la pastorale parrocchiale – la catechesi, la predicazione, la preparazione ai sacramenti – e proponendo cicli di omelie sulla fede o su alcuni suoi aspetti specifici, come ad esempio, “l’incontro con Cristo”, “i contenuti fondamentali del Credo”, “la fede e la Chiesa” [32].
4. I catechisti potranno attingere maggiormente alla ricchezza dottrinale del Catechismo della Chiesa Cattolica e guidare, sotto la responsabilità dei rispettivi parroci, gruppi di fedeli per la lettura e il comune approfondimento di questo prezioso strumento, al fine di creare piccole comunità di fede e di testimonianza del Signore Gesù.
5. Nelle parrocchie si auspica un rinnovato impegno nella diffusione e nella distribuzione del Catechismo della Chiesa Cattolica o di altri sussidi adatti alle famiglie, autentiche chiese domestiche e luoghi primari di trasmissione della fede, ad esempio nel contesto delle benedizioni delle case, dei Battesimi degli adulti, delle Confermazioni, dei Matrimoni. Ciò potrà contribuire alla confessione e all’approfondimento della dottrina cattolica «nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre»[33].
6. Sarà opportuno promuovere missioni popolari e altre iniziative, nelle parrocchie e nei luoghi di lavoro, per aiutare i fedeli a riscoprire il dono della fede battesimale e la responsabilità della sua testimonianza, nella consapevolezza che la vocazione cristiana «è per sua natura anche vocazione all’apostolato»[34].
7. In questo tempo, i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica sono sollecitati ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione, con una rinnovata adesione al Signore Gesù, mediante l’apporto dei propri carismi e nella fedeltà al Santo Padre ed alla sana dottrina.
8. Le Comunità contemplative durante l’Anno della fede dedicheranno una particolare intenzione alla preghiera per il rinnovamento della fede nel Popolo di Dio e per un nuovo slancio nella sua trasmissione alle giovani generazioni.
9. Le Associazioni e i Movimenti ecclesiali sono invitati a farsi promotori di specifiche iniziative che, mediante il contributo del proprio carisma e in collaborazione con i Pastori locali, si inseriscano nel grande evento dell’Anno della fede. Le nuove Comunità e i Movimenti ecclesiali, in modo creativo e generoso, sapranno trovare i modi più adeguati per offrire la loro testimonianza di fede al servizio della Chiesa.
10. Tutti i fedeli, chiamati a ravvivare il dono della fede, cercheranno di comunicare la propria esperienza di fede e di carità[35] dialogando coi loro fratelli e sorelle, anche delle altre confessioni cristiane, con i seguaci di altre religioni, e con coloro che non credono, oppure sono indifferenti. In tal modo si auspica che l’intero popolo cristiano inizi una sorta di missione verso coloro con cui vive e lavora, nella consapevolezza di aver «ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti»[36].
Conclusione
La fede «è compagna di vita che permette di percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi. Intenta a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, la fede impegna ognuno di noi a diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo»[37]. La fede è un atto personale ed insieme comunitario: è un dono di Dio, che viene vissuto nella grande comunione della Chiesa e deve essere comunicato al mondo. Ogni iniziativa per l’Anno della fede vuole favorire la gioiosa riscoperta e la rinnovata testimonianza della fede. Le indicazioni qui offerte hanno lo scopo di invitare tutti i membri della Chiesa ad impegnarsi perché quest’Anno sia occasione privilegiata per condividere quello che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore dell’uomo, Re dell’Universo, «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 2).
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 6 gennaio 2012, Solennità dell’Epifania del Signore.
William Card. LevadaPrefetto
+ Luis F. Ladaria, S.I.Arcivescovo titolare di Thibica
Segretario
[1] Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 25 dicembre 2005, n. 1.
[3] Giovanni XXIII, Discorso di solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962.
[4] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 1.
[5] Le Assemblee Ordinarie del Sinodo dei Vescovi hanno trattato i seguenti temi: La preservazione e il rafforzamento della fede cattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo, la sua coerenza dottrinale e storica (1967), Il sacerdozio ministeriale e la giustizia nel mondo (1971), L’evangelizzazione nel mondo moderno (1974), La catechesi nel nostro tempo (1977), La famiglia cristiana (1980), La penitenza e la riconciliazione nella missione della Chiesa (1983), La vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo (1987), La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali (1991), La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo (1994), Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo (2001), L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa (2005), La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (2008).
[7] Id., Lett. ap. Porta fidei, n. 4.
[8] Giovanni Paolo II, Discorso di chiusura della II Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 7 dicembre 1985, n. 6. Lo stesso Pontefice, nella fase iniziale di tale Sinodo, durante l’Angelus del 24 novembre 1985, ebbe a dire: «La fede è il principio basilare, è il cardine, il criterio essenziale del rinnovamento voluto dal Concilio. Dalla fede derivano la norma, lo stile di vita, l’orientamento pratico in ogni circostanza».
[9] Id., Cost. ap. Fidei depositum, 11 ottobre 1992, n. 2.
[10] Ibid., n. 3.
[11] Ibid., n. 4.
[12] Benedetto XVI, Lett. ap. Porta fidei, n. 11.
[13] Id., Discorso ai partecipanti all'Incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, 15 ottobre 2011.
[14] Id., Lett. ap. Porta fidei, n. 7.
[15] Cfr ibid., n. 12.
[16] Detto Comitato, costituito presso la Congregazione per la Dottrina della Fede per mandato del Santo Padre Benedetto XVI, annovera fra i suoi membri: i Cardinali William Levada, Francis Arinze, Angelo Bagnasco, Ivan Dias, Francis E. George, Zenon Grocholewski, Marc Ouellet, Mauro Piacenza, Jean-Pierre Ricard, Stanisław Ryłko e Christoph Schönborn; gli Arcivescovi Luis F. Ladaria e Salvatore Fisichella; i Vescovi Mario del Valle Moronta Rodríguez, Gerhard Ludwig Müller e Raffaello Martinelli.
[17] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 150.
[18] Benedetto XVI, Lett. ap. Porta fidei, n. 15.
[19] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 65.
[20] Benedetto XVI, Lett. ap. Porta fidei, n. 13.
[21] Ibid., n. 6.
[22] Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Unitatis redintegratio, n. 1.
[23] Le indicazioni offerte alle Conferenze Episcopali valgono in modo analogo anche per i Sinodi dei Vescovi delle Chiese Patriarcali e Arcivescovili Maggiori e per le Assemblee dei Gerarchi di Chiese sui iuris.
[24] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 25.
[25] Cfr Benedetto XVI, Lett. ap. Porta fidei, n. 13.
[26] Ibid., n. 12.
[27] Cfr Giovanni Paolo II, Cost. ap. Fidei depositum, n. 4.
[28] Benedetto XVI, Lett. ap. Porta fidei,n. 8.
[29] Ibid., n. 12.
[30] Ibid., n. 10.
[31] Ibid., n. 9.
[32] Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. post-sinodale Verbum Domini, 30 settembre 2010, nn. 59-60 e 74.
[33] Id., Lett. ap. Porta fidei, n. 8.
[34] Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, n. 2.
[35] Cfr Benedetto XVI, Lett. ap. Porta fidei, n. 14.
[36] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 1.
[37] Benedetto XVI, Lett. ap. Porta fidei, n. 15.
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“Umanamente, finita”. «Eccellenza, io non capisco! In primo luogo (CE 153), Lei presenta una così bella immagine dei “sedevacantisti” che quella della Fraternità San Pio X appare tutta sbagliata. Poi, Lei presenta il Cardinale Kasper, un altro avversario della FSSPX, tutto rose e fiori. Salvo suggerire che egli è la prova che la Chiesa è finita! Infine (CE 154), Lei dice che tutto sommato la FSSPX è nel giusto! Mi gira la testa!» “Bene, vediamo di capirci! Cominciamo con la parte più semplice della risposta, per venire poi alla parte più interessante. La settimana scorsa (CE 154) ho detto che il Vaticano II ha separato la Verità Cattolica dall'Autorità Cattolica, e che tra l'eccessivo “veridicismo”, come nel caso dei “sedevacantisti”, e l'eccessivo “autoritarismo”, come nel caso del Cardinale Kasper, la FSSPX ha la giusta soluzione che salvaguarda la pienezza della Verità insieme con quel tanto di Autorità Cattolica compatibile con questa Verità. Naturalmente questa soluzione a metà strada viene attaccata da entrambi questi due fronti. Ma essa non può e non deve guardare con comprensione verso questi due opposti errori per aiutarsi a cogliere la vera soluzione tra loro?” «Va bene, Eccellenza, ma perché ha detto che per il fatto che il Cardinale sorride la Chiesa è umanamente finita?» “Perché abbandonare la Verità è in sé molto più grave che abbandonare l'Autorità, in quanto l'Autorità esiste solo per servire la Verità, tale che la Verità è cosa primaria, mentre l'Autorità è secondaria. Così i “sedevacantisti” hanno la fede (perché altrimenti il disorientamento dei Vicari di Cristo darebbe loro fastidio?), e le loro menti funzionano ancora (i loro argomenti sembrano essere molto logici), considerato che non appena, sulla base dell'Autorità, un Cattolico accetti il Vaticano II con la sua religione dell'uomo, egli comincia a perdere la sua Fede nell'unica vera religione di Dio, e incomincia a distruggere la sua mente, col costringerla ad assimilare una contraddizione, poiché le due religioni sono assolutamente in contraddizione l'una con l'altra, in linea di principio e in linea di fatto - basta guardarsi intorno!” “Per quanto riguarda il sorriso del Cardinale, esso fa vedere fino a che punto i più importanti uomini di Chiesa abbiano perso la Fede (almeno innanzi agli uomini) e distrutto le loro menti col perseguimento conciliare del “dialogo ecumenico”. La pienezza della Divinità è in Gesù Cristo, che ha fondato una sola Chiesa, la quale è necessariamente in contraddizione, più o meno, con ogni altra “chiesa” o religione o non religione. Come possono allora dei cattolici uomini di Chiesa parlare ufficialmente con qualsiasi non cattolico prescindendo dallo scopo di convertirlo? Il “dialogo” a qualunque altro scopo implica inevitabilmente negare che Gesù Cristo è Dio. Non stupisce che il Cardinale si accorga che la FSSPX lo consideri un eretico. Ed egli si limita a sorridere. Questo perché, in forza dell'Autorità, egli ancora pensa di credere in ciò che crede ogni Cattolico. Il che significa che il Cardinale ha perso ogni nozione della contraddizione, che la sua Fede e la sua mente sono venute meno. E quando sia venuta meno la più alta facoltà di un uomo, la sua mente, che altro resta per salvarlo? Solo un miracolo. Ora il Cardinale è un tipico uomo di Chiesa di oggi, dunque, a meno di un miracolo divino, la Chiesa ufficiale di oggi è umanamente finita.
Kyrie eleison. Londra, Inghilterra
PER APPROFONDIRE CIO' CHE E' SUCCESSO AL CONCILIO:
Giudizio sul Concilio Vaticano II: ci vuole il coraggio di arrivare fino in fondo
di Pietro Ferrari
Roberto De Mattei: “Il Concilio Vaticano II – Una Storia mai scritta”. L’autore lamenta come: “I Padri conciliari avrebbero dovuto compiere un gesto profetico sfidando la modernità piuttosto che abbracciarne il corpo in decomposizione, come purtroppo avvenne”. Libro asciutto e diretto, tragico e documentatissimo, scritto con pacatezza e concluso con un grido di dolore diretto alle gerarchìe per un chiarimento definitivo impossibile. Medesimo chiarimento o “discorso” già richiesto invano dal teologo Brunero Gherardini nei suoi: “Concilio Vaticano II – Un discorso da fare”; “Il discorso mancato” sempre editi da Lindau. Roberto De Mattei dà un taglio più storico che teologico ed espone le tappe di tutte le vittorie progressiste punto per punto. Avvincente resoconto di un Evento cruciale. Storia di una strategìa golpista o di una tecnica implacabile, di un complotto ordito con tenacia e spregiudicatezza da vescovi antiromani e teologi neomodernisti. La Rivoluzione non viene però dalla Luna perchè ha dei padri: Suenens, Lercaro, Frings, Liénart, Kung, Tisserant, Rahner, Dossetti, Bea, Congar, Schillebeeckx, Ratzinger, Konig, Alfrink, Bugnini, Mounier, Maritain, Casaroli. Prima anomalìa dell’Evento? Un’ indizione improvvisata e vaga, senza un progetto chiaro e senza volontà definitorie apparenti. Rotture o novità rispetto ai Concilii precedenti? Fase antipreparatoria per voti senza che la direzione fosse della Curia; ribaltamento delle indicazioni dei “vota” che già erano una novità assoluta; ribaltamento in corso d’opera delle procedure stabilite per la formazione delle commissioni; nomina di Moderatori in corso d’opera. In buona sostanza l’assemblearismo russoviano e parlamentare che penetra nella Chiesa. Questo nel metodo. Nel merito un ribaltamento del Magistero bimillenario dissimulato abilmente da dichiarazioni fumose. Come è accaduto tutto ciò? Numerosi compromessi al ribasso del “Terzo Partito” moderato con la parte “girondina” del progressismo portarono a cedimenti su tutti i fronti, con l’approvazione di testi ambigui che avrebbero suscitato il caos del “postconcilio”. Il Terzo partito maggioritario dei moderati che cede quindi ai progressisti organizzati, combattivi e determinati, invece di confermare il Magistero di sempre difeso dai conservatori; ambiguità e debolezza del Card. Siri che pur potendo, non coagula e non organizza il fronte conservatore; debolezza psicologica dei conservatori, inibiti davanti alla volontà netta di Roncalli prima e di Montini poi di “apertura al mondo”. L’avallo emotivo e spirituale di Roncalli, convinto, fattivo e pratico di Montini che hanno giocato di sponda con l’ala progressista, favoriva un asse trasversale per cambiare tutti gli schemi già approvati dalle commissioni eccetto quello liturgico dove i cospiratori erano già in maggioranza. Non sono mancate forzature, colpi di scena ai limiti dei regolamenti, scorrettezze e ingiustizie procedurali. L’andamento del Concilio fu condizionato dal clima culturale, politico e mediatico in Italia, dall’azione del Cremlino e dalle manovre della CIA. Infatti il silenzio sul comunismo fu dovuto anche per poter coinvolgere il patriarcato ortodosso di Mosca mentre dagli USA il Presidente Kennedy voleva favorire il processo di riposizionamento della DC nel centrosinistra. Serviva una spinta decisiva degli ambienti ecclesiali in tal senso. Anche la Massoneria plaudiva alla direzione intrapresa dal Concilio e ovviamente in tale clima, nascevano “opportunità” irripetibili. Vera e propria incursione giudaica fu la furba azione, estemporanea, di Jules Isaac, che riesce a convincere un sorpreso Roncalli a rivedere i rapporti tra Chiesa e Sinagoga. Medesime debolezze si riscontrarono successivamente, quando il fronte contrario al divorzio e all’aborto non fu organizzato degnamente da una gerarchìa ormai troppo aperta al mondo. Oggi si è andati oltre e i temi su cui avviene lo scontro sono quelli della bioetica: fecondazione artificiale, testamento biologico, etc., mentre il mondo cattolico è messo sotto ricatto dai casi di pedofilìa e da protoscismi causati dalla vittoria di quella “collegialità” che punì la Curia come residuo/retaggio dell’epoca “costantiniano-tridentina”. Oggi Ratzinger paga sulla sua pelle il protagonismo che favorì allora, dovendo subire gli attacchi dell’episcopato austriaco e belga. Alla luce di tutto ciò è opportuno chiedersi cosa potrebbe accadere se un eventuale Concilio Ecumenico Vaticano III fosse celebrato oggi. Non è azzardato pensare che potrebbe rappresentarsi come occasione di ulteriore avanzata verso l’autodemolizione del cattolicesimo perché i compromessi avrebbero come oggetto temi quali l’abolizione del celibato ecclesiastico, l’apertura alla contraccezione, alla “libertà di ricerca scientifica”, al mondo omosessuale, a forme di sacerdozio femminile, etc. Lo stesso autore alla fine ammette che la risoluzione della profonda crisi della Chiesa risiede nella rimozione delle cause profonde alla crisi stessa. Una critica necessaria da fare al libro e all’autore è la seguente: come si può parlare ancora di “ermeneutiche della continuità” senza che la propria onestà intellettuale provi disagio? Storia magistra vitae. Quale insegnamento trarre dal libro? Il coraggio che non si ebbe allora lo si deve avere oggi. |
cruccas ma perche' insisti a dirti cattolico, dillo che sei uno della settarella lefebvrista diretta verso il piu' puritano dei sedevacantismi.
RispondiEliminaVedo che hai fatto la tua scelta, come daltronde io, tu hai scelto il modernismo scomunicato da San Pio X, io scelgo 1958 anni di tradizione infallibile della vera Chiesa Cattolica.
RispondiEliminaLa comunità San Pio X non è una setta, come quella neocatecumenale, quindi prima di parlare agita il tuo capoccione e forse quel poco di cervello che ti è rimasto comincerà a funzionare secondo Verità, ma se sei del CN dubito che un pò di cervello ti sia rimasto...
Caro Lucio noi possiamo dimostrare di essere veri cattolici, mentre sono estremamente convinto che da un confronto ne uscirebbe che lei non lo è minimamente.
RispondiEliminaGianluca mi dai il riferimento della frase di Mons. Carli che mi cade a fagiuolo per un art. che sto preparando.
Grande!
CVCRCI
Caro Stefano, sono Berni, di a Lucio che per essere veri cattolici c'e' bisogno di guardare indietro e riesaminare i 2000 anni del Cristianesimo, poi seguirne tutte le leggi. Non si puo' inventare una nuova chiesa dall'oggi al domani per adeguarsi ai tempi nuovi, come ha fatto il C.V.II. Ora dobbiamo sperare che il Papa in persona porti in porto quel discorso con la tradizione Cattolica che Egli stesso ha tanto a cuore e riunifichi la Chiesa che altrimenti rischia di subire una mutazione genetica. Il Papa conosce i rimedi per tenere unita la Chiesa Cattolica, e questo l'ha fatto capire in vari modi - vedi il motu proprio Summorum Pontificum et Universae Ecclesiae, con la FSSPX sta' colloquiando per mettere i puntini sulle i. Ora dovrebbe - il Papa - fare un grande sforzo, passare dalla tolleranza della S.P. al diritto dell'Universae Ecclesiae e provare a celebrare pubblicamente la S.Messa Gregoriana. Cosi' possiamo vedere fino a che punto Vescovi e sacerdoti continuano ancora a disobbedirGli negando al popolo santo di Dio che chiede e loro trovano tutte le scuse per negare la tradizione della Chiesa.
RispondiEliminaper Stettino...
RispondiEliminahttp://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/cantonig158_160.htm
Grazie Gianlù, appuntato, è tratto da un suo libro.
RispondiEliminaCVCRCI
Un altro appunto sulla riforma liturgica:
RispondiEliminaLa Sacra Congregazione dei Riti nel 1673, inserì il nome di S. Leone III nel Martirologio Romano. Nella revisione del 1963 la sua festa è stata eliminata, pur essendo rimasto il titolo di santo. Della serie: come fare e disfare davanti alla quasi totale indifferenza del popolo cristiano!
Paradosi
Purtroppo è un dato di fatto:
RispondiEliminala mutazione genetica nel cattolicesimo è già avvenuta. Si tratta di un nuovo tipo di "Chiesa" composta da molte sette, ognuna con la sua collezione di eresie.
Tutto quello che si puo' chiedere, al momento, è far riconoscere che la Chiesa tradizionale è pienamente cattolica. In questi ultimi anni, infatti, c'è un forte risveglio dell'ala progressista. In Italia l'opposizione è forte ma nascosta, all'estero è molto forte ed è formata da molti progressisti.
Ma certi conservatori sono infinitamente peggio dei progressisti: essi pensano d'essere tradizionali (solo perché portano la pianeta romana) ma hanno cervello liberale.
Questi liberali "conservatori", non meno dei liberali "progressisti", escono, infatti, dalle medesime scuole dove si insegnano le medesime eresie.
In queste scuole c'è opposizione alla tradizione. Riguardo la Summorum Pontificum un seminarista romano mi diceva che - pure in Roma - è un documento tabù e non se ne vuole assolutamente parlare. Questo dice tutto!
Paradosi
Ed ecco una prova dei conservatori peggio dei progressisti. Ne scrive Colafemmina sul nuovo fonte battesimale della Cappella Sistina:
RispondiElimina"Ora, mi domando: si può - di grazia - far sfoggio di rocchetti ricchi di pizzi e merletti, di dalmatiche e tunicelle, di pianete borromee e non, insomma di tutto questo armamentario barocco e poi commissionare un'opera priva di legami con la tradizione artistica precedente?".
Sì, infatti, è possibile perché i conservatori non son altro che progressisti mascherati!
Paradosi
Lo aveva detto anche il Card. Lienart (Massone) sul letto di morte, chissà se big double U usi proprio le parole di questi?
RispondiEliminaCVCRCI
Grazie per il video ragazzi!!!
RispondiEliminaLo stavo giusto cercando.
Sì sì...guarda pure estasiato quell'immondizia.
RispondiEliminaA giudicare dal tuo account,quindi, tutto quello di cui accusate la Chiesa Cattolica nelle vostre catechesi, tipo ad esemppio "di paganesimo", sapete bene di esserlo voi...giusto?
TE L'HO GIA' DETTO OGGI IN UN'ALTRO BLOG: CONVERTITI!
Interessante... noi giudichiamo la Chiesa?
RispondiEliminasiamo noi che parliamo di vescovi molluschi?
siamo noi che parliamo di Chiesa demoniaca?
Ma mi faccia il piacere, mi faccia...
PS se era un altro blog, non ero io, mi spiace
Beh, caro il mio anonimo "chiunque tu sia"...
RispondiEliminaevidentemente FINGI di non capire che questa Chiesa non la stiamo giudicando noi, ma si sta giudicando DA SOLA, attraverso le sue opere che sono in totale contrasto con diciannove secoli di dottrina cattolica!
Perchè non ti vai a vedere nell'articolo di oggi la bella Messa sincretista celebrata a Milano da Scola, con le ballerine Indù che entrano nella Celebrazione??? Ma questo è Cristianesimo? Ma ce l'avete ancora un cervello per discernere, oppure il modernismo che vi hanno inculcato vi ha reso del tutto scemi?
Non lo capite che questo è andare contro il PRIMO COMANDAMENTO?? Non lo capisci che chiamare questi vescovi "molluschi" è ancora usare degli eufemismi, perchè la parola giusta sarebbe "rinnegati"? E se questa situazione di totale traviamento della Gerarchia cattolica non è una diavoleria del Principe delle Tenebre, mi sai dire tu che cos'è?? No, che non lo sai dire...quindi faccelo tu, il piacere!...
E poi basta con questa finta difesa della Chiesa!... Finchè la Chiesa vi ha tenuti ufficialmente a distanza (ma solo ufficialmente, in realtà vi appoggia da quarant'anni, lasciandovi scorazzare in lungo e in largo!) voi del CAMMINO NEOCATECUMENALE sputavate veleno contro di Essa nelle vostre eretiche catechesi kikiane, insultandola in tutti i modi, e nella migliore delle ipotesi quando si trattava di passare all'azione la ignoravate del tutto; adesso che vi ha iniquamente approvato siete diventati tutti fideisti, tutti zucchero e miele verso la Gerarchia, tuttI ossequiosi del Papa e della Chiesa tutta...MA CHE IPOCRITI PATENTATI.
D'altra parte una religione GIUDAICO-LUTERANA come la vostra, non può essere che intessuta di ipocrisia e menzogna, da capo a piedi. Non sono gli uomini di Chiesa che vanno seguiti e difesi, ma Cristo Signore e l'insegnamento che Lui ha lasciato agli Apostoli, che si esprime nel magistero infallibile di sepre e nella Tradizione. Voi fate tutto il contrario. Perciò
se non eri quello di ieri...lo dico a te oggi: CONVERTITI.
LA FRASE PIU ' SIGNIFICATIVA DEL VIDEO SULLA SETTA NC:
RispondiElimina"L'EUCARISTIA E' DIVENTATA UN ALLEGRO BANCHETTO..." mai frase più significativa detta da un commentatore favorevole ai neocat. !