di Pietro Ferrari
Roberto De Mattei:
Il Concilio Vaticano II – Una Storia mai scritta”.
L’autore lamenta come: “I Padri conciliari avrebbero dovuto compiere un gesto profetico sfidando la modernità piuttosto che abbracciarne il corpo in decomposizione, come purtroppo avvenne”. Libro asciutto e diretto, tragico e documentatissimo, scritto con pacatezza e concluso con un grido di dolore diretto alle gerarchìe per un chiarimento definitivo impossibile. Medesimo chiarimento o “discorso” già richiesto invano dal teologo Brunero Gherardini nei suoi: “Concilio Vaticano II – Un discorso da fare”; “Il discorso mancato” sempre editi da Lindau.
Roberto De Mattei dà un taglio più storico che teologico ed espone le tappe di tutte le vittorie progressiste punto per punto. Avvincente resoconto di un Evento cruciale. Storia di una strategìa golpista o di una tecnica implacabile, di un complotto ordito con tenacia e spregiudicatezza da vescovi antiromani e teologi neomodernisti.
La Rivoluzione non viene però dalla Luna perchè ha dei padri: Suenens, Lercaro, Frings, Liénart, Kung, Tisserant, Rahner, Dossetti, Bea, Congar, Schillebeeckx, Ratzinger, Konig, Alfrink, Bugnini, Mounier, Maritain, Casaroli.
Prima anomalìa dell’Evento? Un’ indizione improvvisata e vaga, senza un progetto chiaro e senza volontà definitorie apparenti. Rotture o novità rispetto ai Concilii precedenti? Fase antipreparatoria per voti senza che la direzione fosse della Curia; ribaltamento delle indicazioni dei “vota” che già erano una novità assoluta; ribaltamento in corso d’opera delle procedure stabilite per la formazione delle commissioni; nomina di Moderatori in corso d’opera. In buona sostanza l’assemblearismo russoviano e parlamentare che penetra nella Chiesa. Questo nel metodo. Nel merito un ribaltamento del Magistero bimillenario dissimulato abilmente da dichiarazioni fumose.
Come è accaduto tutto ciò? Numerosi compromessi al ribasso del “Terzo Partito” moderato con la parte “girondina” del progressismo portarono a cedimenti su tutti i fronti, con l’approvazione di testi ambigui che avrebbero suscitato il caos del “postconcilio”. Il Terzo partito maggioritario dei moderati che cede quindi ai progressisti organizzati, combattivi e determinati, invece di confermare il Magistero di sempre difeso dai conservatori; ambiguità e debolezza del Card. Siri che pur potendo, non coagula e non organizza il fronte conservatore; debolezza psicologica dei conservatori, inibiti davanti alla volontà netta di Roncalli prima e di Montini poi di “apertura al mondo”.
L’avallo emotivo e spirituale di Roncalli, convinto, fattivo e pratico di Montini che hanno giocato di sponda con l’ala progressista, favoriva un asse trasversale per cambiare tutti gli schemi già approvati dalle commissioni eccetto quello liturgico dove i cospiratori erano già in maggioranza. Non sono mancate forzature, colpi di scena ai limiti dei regolamenti, scorrettezze e ingiustizie procedurali.
L’andamento del Concilio fu condizionato dal clima culturale, politico e mediatico in Italia, dall’azione del Cremlino e dalle manovre della CIA. Infatti il silenzio sul comunismo fu dovuto anche per poter coinvolgere il patriarcato ortodosso di Mosca mentre dagli USA il Presidente Kennedy voleva favorire il processo di riposizionamento della DC nel centrosinistra. Serviva una spinta decisiva degli ambienti ecclesiali in tal senso. Anche la Massoneria plaudiva alla direzione intrapresa dal Concilio e ovviamente in tale clima, nascevano “opportunità” irripetibili. Vera e propria incursione giudaica fu la furba azione, estemporanea, di Jules Isaac, che riesce a convincere un sorpreso Roncalli a rivedere i rapporti tra Chiesa e Sinagoga.
Medesime debolezze si riscontrarono successivamente, quando il fronte contrario al divorzio e all’aborto non fu organizzato degnamente da una gerarchìa ormai troppo aperta al mondo. Oggi si è andati oltre e i temi su cui avviene lo scontro sono quelli della bioetica: fecondazione artificiale, testamento biologico, etc., mentre il mondo cattolico è messo sotto ricatto dai casi di pedofilìa e da protoscismi causati dalla vittoria di quella “collegialità” che punì la Curia come residuo/retaggio dell’epoca “costantiniano-tridentina”.
Oggi Ratzinger paga sulla sua pelle il protagonismo che favorì allora, dovendo subire gli attacchi dell’episcopato austriaco e belga.
Alla luce di tutto ciò è opportuno chiedersi cosa potrebbe accadere se un eventuale Concilio Ecumenico Vaticano III fosse celebrato oggi. Non è azzardato pensare che potrebbe rappresentarsi come occasione di ulteriore avanzata verso l’autodemolizione del cattolicesimo perché i compromessi avrebbero come oggetto temi quali l’abolizione del celibato ecclesiastico, l’apertura alla contraccezione, alla “libertà di ricerca scientifica”, al mondo omosessuale, a forme di sacerdozio femminile, etc. Lo stesso autore alla fine ammette che la risoluzione della profonda crisi della Chiesa risiede nella rimozione delle cause profonde alla crisi stessa.
Una critica necessaria da fare al libro e all’autore è la seguente: come si può parlare ancora di “ermeneutiche della continuità” senza che la propria onestà intellettuale provi disagio? Storia magistra vitae. Quale insegnamento trarre dal libro? Il coraggio che non si ebbe allora lo si deve avere oggi.