Siamo una coppia di ex-appartenenti al cammino neocatecumenale, del quale abbiamo fatto parte per molti anni: prima come singoli, poi come coppia sposata ed infine come genitori.
Come tutti ben sappiamo il cammino incoraggia le coppie all’apertura alla vita, intesa come disponibilità costante alla procreazione, senza porre alcun limite al numero dei figli da accogliere. Accade poi che in ogni comunità ci siano famiglie più o meno numerose accanto ad altre nelle quali i figli sono uno o due al massimo. Ci sono infine delle coppie che, non potendo avere figli naturali, vengono indirizzate verso l’adozione.
Durante gli scrutini, in particolare nel secondo passaggio, i catechisti indagano a fondo, interrogando i coniugi in merito alla questione, ed è soprattutto la seconda tipologia di coppia ad essere presa di mira: chi non ha molti figli, infatti, è fortemente sospettato di porre dei limiti alla propria fertilità, per vivere la vita secondo disegni propri anziché secondo il progetto di Dio.
Durante la nostra permanenza nel cammino abbiamo incontrato molte di queste coppie, ed abbiamo potuto constatare che quasi sempre la decisione di limitare i figli ad uno o due era dettata da motivazioni serie, quali ad esempio la necessità di occuparsi di familiari malati o disabili o la paura (per le donne) di perdere l’impiego.
Queste motivazioni venivano contestate dai catechisti, utilizzando le solite formule: “lasciate che sia il Signore ad occuparsi dei vostri cari” oppure “lasciate il lavoro e vedrete l’intervento della Provvidenza nella vostra famiglia”.
A questo punto alcuni si ribellano e lasciano il cammino, scandalizzati da un’intromissione così pesante nell’intimità della loro coppia; altri temporeggiano ma con disagio, dando credito all'accusa loro rivolta di non essere ancora arrivati ad una vera conversione.
Infine c’è chi accetta di aderire completamente ai dettami dei catechisti, imboccando una strada che per qualcuno corrisponde a quanto realmente desidera e si sente pronto ad affrontare, ma per molti altri è vissuto come un’imposizione o quantomeno come un compito gravoso.
Abbiamo visto con i nostri occhi coppie in reale difficoltà, sia economica che psicologica; donne che annunciavano in lacrime una nuova gravidanza quando ancora non si erano riprese dalla precedente; mariti preoccupati perché il peso della famiglia numerosa gravava interamente sulle loro spalle. Ma abbiamo raccolto anche confidenze di figli che si sentivano trascurati da genitori spesso impegnati la sera, ragazzi che dovevano accudire i fratelli piccoli quando i genitori uscivano per andare in comunità e che non disponevano in casa di uno spazio tranquillo in cui poter studiare in pace.
Per tanto tempo abbiamo ascoltato le catechesi sull’argomento cercando di avere un atteggiamento umile e disponibile, ma i dubbi erano tanti.
Ci dicevamo però che in fondo fino a qualche decennio fa le famiglie numerose erano la regola, che i figli crescevano bene ugualmente e che forse le coppie erano anche più unite. Ma il confronto metteva in evidenza una realtà ben diversa: i nostri nonni non uscivano la sera lasciando i figli in mano a baby-sitter più o meno improvvisate, anziani e malati venivano accuditi con dedizione e la rete familiare offriva sostegno alle neo-mamme.
Siamo purtroppo arrivati ad una conclusione ben triste: all’interno delle comunità neocatecumenali le coppie che mettono al mondo più figli di quanto ragionevolmente consentirebbe la loro condizione non solo economica, ma anche fisica e psicologica, si legano indissolubilmente al cammino. Questo perché, non avendo spesso il padre la possibilità di mantenere dignitosamente la famiglia (tenendo conto che la mamma non può certo lavorare), si trova costretto a chiedere denaro al responsabile della comunità, che raccoglie mensilmente la “decima” ed eroga le somme a chi ne fa richiesta secondo criteri non molto chiari.
Siamo entrambi convinti del fatto che i figli sono un dono di Dio e non un diritto dei genitori. Nel giorno del nostro matrimonio abbiamo con piena consapevolezza risposto alla domanda che ci è stata posta. “Siete disposti ad accogliere responsabilmente e con amore i figli che Dio vorrà donarvi ed a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?”
Secondo noi il punto sta proprio nel termine “responsabilmente”: siamo responsabili davanti a Dio dei figli che ci vengono affidati, e siamo tenuti a crescerli ed educarli con amore e attenzione. Ogni coppia ha una situazione diversa e non si può imporre indistintamente un identico comportamento. Questo non significa porre in essere dei comportamenti contro la morale cristiana, ma nemmeno ricercare il figlio a tutti i costi, come avviene spesso nelle comunità giovani dove si assiste una specie di gara nella quale le famiglie più numerose sono da emulare.
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Ecco la mente "malata" dall'eresia |
A nostro avviso solo una mente malata può spingere le coppie ad avere quanti più figli possibile salvo poi accusarle di idolatria quando esitano ad affidarli a mani estranee per dedicarsi ai doveri del Cammino. Un simile modello familiare mortifica entrambi i genitori e può avere gravi conseguenze sullo sviluppo psicologico dei figli stessi.
Grazie per la fiducia e l'attenzione!
Un abbraccio
Le recenti figuracce di Mons. Fisichella, riguardo alla bestemmia di Berlusconi ...
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...danno un immagine di chi dovrebbe guidare la nuova Congregazione "Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione": la situazione si annuncia un po' preoccupante, comunque staremo a vedere come si muovera' questo Vescovo, nella speranza che il suo agire, in questa nuova missione, sia dettato dalle Verita' evangeliche e non da calcoli umani e di interesse. Si spera anche che questa nuova Congregazione non si avvalga dell'aiuto della setta eretica Neocatecumenale, come ha fatto il "Pontificio Consiglio per i Laici", che scandalosamente ha sempre protetto tale setta, infischiandosene di tutte le denuncie arrivate in tutti questi anni da parte di persone coraggiose, che denunciavano la distruzione delle famiglie a causa della prassi Neocatecumenale.
Intanto giunge notizia, da parte della Sala Stampa Vaticana, che martedì 12 ottobre 2010, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, S.E. Mons. Rino Fisichella (nella foto), Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, terrà un briefing di presentazione della Lettera Apostolica Motu proprio "Ubicumque et semper" del Santo Padre Benedetto XVI, che istituisce il nuovo Pontificio Consiglio.
Dopo la funesta data - per tutta la Chiesa - del 10 Gennaio 2009, data in cui il Papa ha ufficialmente dato il Mandato Apostolico di poter svolgere la cosidetta "Nuova Evangelizzazione" alle famiglie Neocatecumenali ...
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... si stà ancora attendendo, da parte del Vaticano, un energico intervento nei confronti della setta eretica Neocatecumenale, per porre fine ad uno degli scandali peggiori della storia della Chiesa in 2000 anni. Chiaramente la nostra speranza non è fondata su questa generazione di Consacrati "modernisti", ma solo nel Signore Gesu'...
Data la precedente situazione con la barzelletta bestemmiante del presidente Berlusconi, con minimizzazione del Fisichella, mi aspetto parole così: "Insomma, per il cammino neocatecumenale, bisogna tener presente i tempi difficili di ateismo mondiale.Questo è il grosso problema per la Chiesa, quindi ben vengano tutti quei movimenti e strutture che aiutino il mondo a riavvicinarsi a Cristo.Il cammino con le sue strutture ed i suoi membri così entusiasti contribuiscono a ravvivare quella fede che si spegne...." Bello eh? Sono capace di rendere plausibili le idee fisichelliane? E' facilissimo! Basta mettersi nella stessa ottica e filosofia che l'hanno spinto a dire quel che ha detto prima, tutto il resto ne è logica conseguenza! Peccato che prima di pensare all'ateismo diffuso(evidente a tutti) ci sia da pensare alle origini di questo ateismo. Tra queste origini non poco spetta al dirompente squarcio avvenuto nel post-concilio, che ha distrutto certezze inn molti, seminato dubbi e sconcerto e generato indifferenza ed ateismo. Se la chiesa si ravvedesse sul Concilio e ritornasse sui suoi passi sarebbe già un grande vittoria sul Male. E sarebbe camminare ancora insieme con Cristo che aiuterebbe a raccogliere finalmente,ancora, buoni frutti. Invece per ora si continua a pensare "ai buoi scappati" lasciando sempre la porta aperta.
RispondiElimina"Chiaramente la nostra speranza non è fondata su questa generazione di Consacrati "modernisti", ma solo nel Signore Gesu'..." PERFETTAMENTE D'ACCORDO!Perchè, sentire da un partecipante ai colloqui con la Curia Romana che c'è un irrigidimento quando si parla del Concilio, è dimostrazione ulteriore di un'ostinazione pervicace a non voler ammettere le ragioni di un disastro! Strano ed anche inconcepibile che, se per noi, come semplici fedeli, e pure per i membri della Fraternità San Pio X il disastro sia logica conseguenza delle eresie introdotte nel Concilio, non sia così logico per i dialoganti inviati dalla chiesa "ufficiale"!Ma ,forse malignamente per me, esiste una spiegazione forse maligna, ma di certo logica,cioè che "per principio" non si voglia ammettere l'errore e quindi si cerchi ogni e qualsivoglia altra spiegazione per giustificare un disastro.Infatti quando quelcuno VUOLE scartare a priori una motivazione, pur logica ed evidente che sia, il dialogo diventa difficile,difficilissimo. Si tratta di avere infinita pazienza per far recedere l'ostinato dalla sua idea preconcetta. Ma se la sua idea preconcetta intacca la sua struttura esistenziale, non accetterà mai la logica e non ammetterà mai di fronte ad altri il suo errore. Figuriamoci se questo qualcuno è,poi, un papa, che considerasse il suo potere non come servo del Signore, ma come Capo di Chiesa!Confidiamo nel fatto che papa Benedetto XVI disse, con umiltà quella frase stupenda:"Sono un umile servo nella Vigna del Signore" Dai, Benedetto,coraggio, non ci deludere!
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