Segnalazione di Raimondo Gatto
di Tommaso Bisogno

Racconto choc a un seminario del Gris: il suocero abusava della bimba di 5 anni: «Gli Anziani mi dissero di tacere»
TREVISO – Scoprì che il suocero abusava della figlia di cinque anni. Disperata, chiese aiuto. «Gli Anziani della comunità mi dissero che se lo avessi denunciato avrei recato biasimo al nome di Geova». È un passaggio del racconto di Marta De Rossi, 36 anni, Testimone di Geova per più di trenta. Ora ha lasciato i Testimoni, lasciato il marito, aiutato la figlia a superare il trauma, assieme a lei s’è trasferita in una località della provincia di Treviso: insomma si è ricostruita una vita.
È venuta a spiegare come ci è riuscita a Vittorio Veneto, domenica, a “Testimoni quanto basta”. Giornata di studio e di ricerca sulle sette organizzata dai gruppi Gris delle diocesi vittoriese e trevigiana. Tutta dedicata alle testimonianze di fuoriusciti dalla sette. Marta De Rossi è lo pseudonimo, scelto per tutelare la figlia adolescente, con cui firma il libro autobiografico “Geova mi ha delusa, non Dio”, pubblicato da Edb un mese fa.
L’autrice è nata da una famiglia di Testimoni. «È come vivere in mezzo agli specchi concavi e convessi del luna park. Ti convinci che quella è l’immagine del mondo e che sono tutti gli altri a vederti in modo sbagliato». Fin da piccola, ha raccontato, la sua vita era diversa. «Ma già da bambina di 6-7 anni pensavi: è normale che mi prendono in giro, perché i veri cristiani sono stati perseguitati».
Testimone di Geova era anche suo marito. E quindi anche il loro rapporto si è sviluppato secondo le regole del gruppo. «Il primo momento in cui sono stata da sola con lui è stata dopo il matrimonio». Solo dopo il matrimonio lo conobbe veramente: un uomo violento.
A violenza si aggiunse violenza: scoprì che il suocero abusava della nipote. Ma gli Anziani, capi della comunità dei Testimoni, volevano che tacesse. Non tacque e non rimase alla mercé della violenza e delle pressioni. Un giorno di febbraio lasciò casa con una valigia in una mano e la figlia nell’altro, e non s’è più voltata indietro. Ma non è stato facile. «Se esci dai Testimoni di Geova, socialmente sei morto. Perdi tutto e devi ricominciare da zero. In mezzo alle persone (i non Testimoni) di cui prima ti dicevano che erano in baa di Satana».
Eppure De Rossi ci tiene a puntualizzare che il suo non è un messaggio di ostilità a prescindere verso i Testimoni. Bensì di necessità di essere informati su cosa e come fanno al di là della parole. A fondo. «Dietro la cravatta, la borsa e la bibbia della domenica mattina c’è dell’altro. Pensiamo di sapere tutto di loro e invece sappiamo molto poco. Se una persona conosce approfonditamente i Testimoni di Geova e poi decide comunque di farne parte…. benissimo, vuol dire che è quella la sua strada. Ma tanti restano nei Testimoni, pur sapendo che la loro dottrina non è la verità per paura di perdere la famiglia. Ad esempio per paura che tuo figlio non ti faccia più vedere tuo nipote».
Fonte: Il Gazzettino.it Lunedì 26 Marzo 2012