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domenica 25 marzo 2012

Onore a Te, grande difensore della fede cattolica donataci da Nostro Signore Gesù Cristo. Prega dal Cielo per noi, affinchè conseviamo ciò che il Signore ci ha donato e tu ci hai consegnato...



 

Allora, miei carissimi fratelli, che dobbiamo fare di fronte a questa situazione? Certamente, dobbiamo desiderare il regno di Nostro Signore, dobbiamo pregare con tutto il cuore, con tutta l’anima, particolarmente oggi, per chiedere a Nostro Signore di regnare. Che ci aiuti, che ci venga in soccorso, Lui che ci donato tutti i mezzi per salvarci. Ma di fronte a questa situazione che è apparentemente insolubile, che possiamo fare?

Ebbene! Dobbiamo fare ciò che Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto che facessimo, e cioè santificarci, risuscitare la grazia che abbiamo ricevuta il giorno del nostro battesimo per cancellare il peccato originale e per guarirne tutte le conseguenze. Noi sappiamo benissimo che queste conseguenze del peccato originale le abbiamo ancora, le portiamo in noi e dobbiamo costantemente lottare con la grazia di Nostro Signore, con la preghiera, con la ricezione degna e frequente dei sacramenti, con l’assistenza alla Santa Messa, alla vera Messa. Noi sappiamo che è così che le nostre anime si purificheranno, che le nostre anime si santificheranno, che le nostre anime faranno regnare in esse la legge e la grazia di Nostro Signore Gesù Cristo.

 
Non si tratta di separaci da Roma e di sottometterci ad un qualche potere estraneo a Roma, né di costituire una sorta di chiesa parallela come hanno fatto per esempio i vescovi di Palmar de Troya in Spagna, i quali hanno nominato un papa ed hanno istituito un collegio di cardinali. Per noi non si tratta affatto di cose simili. Lungi da noi questo miserabile pensiero di allontanarci da Roma. Al contrario, è per manifestare il nostro attaccamento alla Chiesa di sempre, al Papa e a tutti coloro che hanno preceduto questi papi che disgraziatamente dal Concilio Vaticano II hanno creduto di dover aderire a errori gravi che stanno demolendo la Chiesa e distruggendo il sacerdozio cattolico.
 
Lungi da me di erigermi a papa. Io non sono che un vescovo della Chiesa cattolica che continua a trasmettere la dottrina. Io penso, e ciò senza dubbio non tarderà, che si possano scrivere sulla mia tomba queste parole di san Paolo: "Vi ho trasmesso ciò che ho ricevuto", semplicemente. Sono il postino che porta una lettera. Non sono io che ho scritto questa lettera, questo messaggio, questa parola di Dio: è Dio stesso, è Nostro Signore Gesù Cristo stesso.

 
E' la domenica delle Palme, il 24 marzo, primo giorno della Settimana santa, la grande Settimana, quando le condizioni dell'ammalato peggiorano improvvisamente. Tuttavia, il venerdì, ha chiesto l'orologio e l'apparecchio acustico, prova del miglioramento del paziente, e il sabato hanno pensato di farlo ritornare nella sua camera il giorno dopo. Ma domenica la speranza lascia il posto all'inquietudine: Monsignore ha una grave impennata febbrile, il cardiologo decide di lasciarlo in cura intensiva.

A don Simoulin che gli annuncia l’arrivo di suo fratello, Michel Lefebvre, sorride quel tanto che può e la gioia brilla nel suo sguardo. Ma verso le 19, quando il direttore di Econe ritorna in Ospedale, all’ingresso della sala di terapia intensiva, è colpito da un suono terrificante: un rantolo sonoro e affannoso copre tutti i rumori che provengono dagli altri box, amplificato ancor più dalla maschera d’ossigeno. Il prelato è come annientato, non può articolare parola ma comprende tutto che gli dice il reverendo: “Il ritiro, Monsignore, che ci dovevate predicare, lo predicherete in un modo che non avevamo previsto!”, e Monsignore sorride. “Un certo numero di vallesi, fra cui gli autisti, fanno il ritiro con noi”. E il prelato sorride ancora. Il malato, dolente e agitato, comincia a parlare senza tregua, ma attraverso la maschera d’ossigeno è difficile comprenderlo. Jo Grenon però afferra: “Siamo tutti suoi figli” e, nel momento in cui lascia il prelato, questi gli sorride e gli tende la mano in segno d’addio.
Un sorriso…uno sguardo verso il Crocifisso…queste sono le ultime “parole” di Monsignor Lefebvre. Un sorriso…per ringraziare per rassicurare, per invitare alla stessa serenità, un sorriso di carità e di attenzione per gli altri nell’oblio di se stesso. Uno sguardo verso il crocifisso, ultimo gesto coscirnte che i suoi figli abbiano scorto in lui, lo sguardo dell’adoratore e del sacerdote. Quando don Simoulin scorge il crocifisso del box ed elogia quest’ospedale e il suo buon direttore che pone ogni malato sotto la protezione del Redentore, Monsignore, molto lentamente, volge il capo e gli occhi per fissare il punto che il sacerdote gli indica alla sua sinistra, poi ferma dolcemente gli occhi.

Don Simoulin e don Laroche lo trovano che respira con molta fatica, gli occhi fissi e vitrei, gli si pratica un massaggio cardiaco, deve essere stato colpito da un’embolia polmonare. Verso le 23 e 30 l’ospedale chiama Econe: Monsignor Lefebvre è da poco peggiorato e si trova in rianimazione.
Credo che essa sia in procinto di partire”, dice l’infermiera, e si ritira. Dalle 2 e 30 in poi, il calo accelera, la respirazione rallenta mentre la fronte rimane segnata da una piega di dolore. Tutto si placa a poco a poco. Verso le 3 e 15 il prete dice all’infermiera: “La sua anima non attende che una cosa, abbandonare questo corpo che soffre per raggiungere Dio”. Mentre don Laroche si allontana per svegliare il seminario e invitare la comunità a pregare in cappella, don Simoulin rimane a fianco del malato che tenta dolorosamente di respirare: è un po’ l’agonia del Crocifisso. La fronte, via via che il tempo passa, è sempre più solcata da contrazioni di sofferenza, mentre i tracciati degli apparecchi di controllo scemano pian piano.
Don Simoulin inizia le preghiere degli agonizzanti. “Nel momento preciso in cui comincio –dice. Sono quasi le 3 e 20 e il nostro Superiore generale, don Schmidberger, entra nel reparto di terapia intensiva. Il quadrante segna “00” per le pulsazioni. Si sente ancora un soffio, ma è Monsignore o l’apparecchio? Tendo il rituale a don Schmidberger, che torna a recitare le preghiere in exipiratione”
Pochi ultimi sussulti contraggono il volto di Monsignor Lefebvre e verso le 3 e 25 la sofferenza abbandona per sempre il suo corpo, mentre il viso ritrova la sua serenità. Il Superiore generale chiude allora gli occhi del beneamato padre.
E’ il Lunedì santo, 25 marzo, festa dell’Annunciazione della Beatissima Vergine Maria, il giorno del sorriso del Cielo alla terra e il giorno in cui la speranza rinasce nelle anime, giorno dell’Incarnazione del Figlio di Dio e dell’ordinazione sacerdotale di Gesù Cristo Sommo Sacerdote. In questo giorno, l’anima di Marcel Lefebvre è stata giudicata…

[Tratto da: “Mons. Marcel Lefebvre – Una vita”]

4 commenti:

  1. Ma che ne sapete voi del vento conciliare, del dialogo promosso da quel santo papa che fu Paolo VI? Che ne sapete voi del fervore ecumenico, della ricerca della verità con il viandante, l'operaio e, addirittura, con il non credente? Che ne sapete voi del vangelo come liberazione dalle oppressioni della storia e lievito del mondo?? Questo fu il concilio e lo è ancora, questo è il vero cattolicesimo!!!

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    1. Questo fu il concilio e lo è ancora.... infatti ci ha consegnato solo divisione odio perversione confusione indifferentismo devastastazione in campo liturgico e dottrinale falsa pace falso ecumenismo idolatria eresia e Apostsia,,,,,,,,, Caro anonimo prega il Santo Rosario e chiedi alla Vergine Maria di aprirti gli occhi e alla fine recita una preghiera per Mons.Lefebvre lui si che è un Santo!

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  2. "Questo è il vero cattolicesimo"? No, queste sono le fanfaluche che regnano nella tua povera testa, indottrinata da quelli ancora ideologicamente fermi agli anni sessanta e alle "manie di liberazione" sessantottine e seguenti.

    Voi altri avete scambiato il Cattolicesimo (che è sequela a Nostro Signore Gesù Cristo, che è strada di santificazione, che è abbracciare la Croce e salirvi sopra con Gesù) con movimenti di affrancamento politico-sociale e con le ammucchiate di tutte le fedi e conventicole, buone solo per creare la nuova chiesa sincretista che farà da zerbino al Nuovo Ordine Mondiale Massonico, preludio all'avvento dell'anticristo.

    E per realizzare questo bel capo d'opera siete stati disposti ad accettare il rovesciamento della dottrina cattolica, la falsificazione degli insegnamenti di Cristo, e l'uccisione della Liturgia come atto sacro di culto a Dio, trasformando la sua Chiesa in un carrozzone di insensati senza più fede, privi della Grazia di Dio ed incapaci di distinguere la mano destra dalla sinistra.

    Novelli Farisei e Dottori della "legge del mondo", avete tradito e venduto il sacro depositum Fidei, barattandolo con le ideologie moderniste, che vi offrono le "liberazioni"(ma non quella dal demonio), i poteri, le facili "salvezze", ed i consensi delle grandi masse. Perciò siete pieni e sazi delle vostre "conquiste", incuranti della moltitudine di cadaveri che avete lasciato lungo la strada.

    Le tre tentazioni del deserto sono tutte le vostre, e poichè invece di imitare Cristo, che col demonio NON DIALOGO' se non usando la Parola divina, voi avete intavolato "dialoghi" con tutti, financo con i poteri luciferi di questo mondo di tenebra e non vi siete accorti di esserci caduti sotto. Tenetevi pure il vostro "vento" conciliare, e attenti a non raffreddarvi.

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  3. Ben detto Annarita!

    Possibile che l'anonimo non senta la puzza? Con tutte quelle ventate di zolfo e tutto quel fumo conciliare..

    “Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio: c’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine. E’ entrato il dubbio nelle nostre coscienze ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste, di buio, di ricerca, di incertezza. Come è avvenuto questo? Vi confidiamo un nostro pensiero: c’è stato l’intervento di un potere avverso: il suo nome è il diavolo, questo misterioso essere a cui si fa allusione anche nella lettera di san Pietro” (Paolo VI, Insegnamenti, Ed. Vaticana,vol. X, 1972, p. 707).

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