Si scosse il mare e tremò la terra,
quando l'Arcangelo Michele discese dal Cielo
Sancte Michaël Archángele, defénde nos in praelio, contra nequítiam et insídias diáboli esto
praesídium. Imperet illi Deus, súpplices deprecámur: tuque, Princeps milítiae coeléstis, Sátanam aliosque spíritus malígnos, qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo, divína virtúte, in inférnum detrúde.
Amen.
O San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro la malizia e le insidie del diavolo. Che Dio lo soggiochi, noi lo domandiamo supplicando: e tu Principe delle milizie celesti, Satana e gli altri spiriti maligni, che vanno errando a perdizione delle anime, per la potenza divina, caccia nell'inferno.
Amen.
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MISSALE
ROMANUM VETUS
ORDO
EPISTOLA
Léctio libri Apocalypsis B.
Ioánnis Ap., 1, 1-5
In diébus illis: Significávit Deus
quæ opórtet fíeri cito, mittens per Ángelum suum servo suo Ioánni, qui
testimónium perhíbuit verbo Dei, et testimónium Iesu Christi, quæcúmque
vidit.
Beátus qui legit, et áudit verba prophetíæ huius: et servat ea, quæ in
ea scripta sunt: tempus enim prope est. Ioánnes septem ecclésiis, quæ
sunt in Asia. Grátia vobis, et pax ab eo qui est, et qui erat, et qui
ventúrus est: et a septem spirítibus, qui in conspéctu throni eius sunt:
et a Iesu Christo, qui est testis fidélis, primogénitus mortuórum, et
prínceps regum terræ, qui diléxit nos, et lavit nos a peccátis nostris
in sánguine suo.
M. - Deo grátias.
In quel tempo: Dio rivelò le cose
che presto debbono accadere, inviando per mezzo del suo Angelo il
messaggio al suo servo Giovanni, il quale attesta che tutto quello che
vide è parola di Dio e testimonianza di Gesú Cristo. Beato chi legge e
ascolta le parole di questa profezia: e serba le cose che in essa sono
scritte, poiché il tempo è vicino. Giovanni alle sette Chiese che sono
nell’Asia. Grazia a voi e pace da parte di Colui che è, era e sta per
venire; e dei sette spiriti che sono dinanzi al suo trono, e di Gesú
Cristo che è il testimonio fedele, il primogenito tra i morti e il
principe dei re della terra, il quale ci amò e ci lavò dai nostri
peccati col proprio sangue.
M. - Deo grátias.
GRADUALE
Ps.
102, 20 e t 1 - Benedícite Dóminum, omnes Ángeli eius: poténtes virtúte,
qui fácitis verbum eius. Bénedic, ánima mea, Dóminum, et ómnia interióra
mea nomen sanctum eius.
Sal. 102, 20 e
1 - Benedite il Signore, voi tutti Ángeli suoi, gagliardi esecutori dei
suoi ordini, pronti ad una sua parola. Benedici, ànima mia, il Signore,
e tutto il mio intimo benedica il suo santo nome.
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Sancte Michaël Archángele, defénde nos in proélio: ut non pereámus in
treméndo iudício. Allelúia.
Allelúia,
allelúia.
San Michele
Arcangelo, difendici nella battaglia, affinché non periamo nel tremendo
giudizio. Allelúia.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii
secundum Matthǽum, 18, 1-10
In illo témpore: Accessérunt
discípuli ad Iesum, dicéntes: Quis, putas, maior est in regno coelórum?
Et ádvocans Iesus párvulum, státuit eum in medio eórum, et dixit: Amen
dico vobis, nisi convérsi fuéritis, et efficiámini sicut párvuli, non
intrábitis in regnum coelórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut
párvulus iste, hic est maior in regnum coelórum.
Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit. Qui
áutem scandalizáverit unum de pusíllis istis, qui in me credunt, éxpedit
ei, ut suspendátur mola asinária in collo eius, et demergátur in
profúndum maris. Væ mundo a scándalis. Necésse est enim ut véniant
scándala: verúntamen væ hómini illi, per quem scándalum venit. Si áutem
manus tua, vel pes tuus scandalízat te, abscíde eum, et próiice abs te:
bonum tibi est ad vitam íngredi débilem, vel claudum, quam duas manus,
vel duos pedes habéntem mitti in ignem ætérnum. Et si óculos tuus
scandalízat te, érue eum, et próice abs te: bonum tibi est cum uno óculo
in vitam intráre, quam duos óculos habéntem mitti in gehénnam ignis.
Vidéte ne contemnátis unum ex his pusíllis: dico enim vobis, quia Ángeli
eórum in coelis semper vident fáciem Patris mei, qui in coelis est.
M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo: Si presentarono a
Gesú i discepoli e gli dissero: Chi ritieni tu il piú grande nel regno
dei cieli? E Gesú, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo ad essi
e rispose: In verità vi dico che, se non vi convertirete e non diverrete
come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Quindi, chiunque si
farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il piú grande nel regno
dei cieli. E chiunque accoglierà nel nome mio un fanciullo come questo,
accoglie me stesso. Chi poi scandalizzerà uno di questi piccoli, che
credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una
màcina d’àsino e fosse immerso nel profondo del mare. Guai al mondo per
gli scandali. Poiché è inevitabile che vi siano scandali, ma guai
all’uomo per colpa del quale viene lo scandalo. Che se la tua mano e il
tuo piede ti è di scandalo, troncali e gettali via da te: è meglio per
te entrare nella vita monco o zoppo, che essere gettato nel fuoco eterno
con tutte e due le mani o i piedi. E se il tuo occhio ti è di scandalo,
lévatelo e géttalo via da te: è meglio per te entrare nella vita con un
solo occhio, che essere gettato nel fuoco della geenna con due occhi.
Guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli: vi dico che i
loro Ángeli nei cieli vedono sempre il volto del Padre mio che è nei
cieli.
M. - Laus tibi Christe.
Michele, nome ebraico che
vuol dire « Chi è come Dio? » viene ricordato nel libro di Daniele
del popolo eletto (Dan 10,13 e
12,1). La lettera di san Giuda (v. 9) lo presenta in lotta contro Satana
per il corpo di Mosè. Anche l’Apocalisse (12,7) ricorda il
combattimento di Michele e dei suoi angeli contro il drago. La liturgia
dei defunti lo vuole accompagnatore delle anime. Molto venerato dagli
Ebrei divenne presto assai popolare nel culto cristiano. Il 29-IX cade
l’anniversario della dedicazione di una chiesa in suo onore sulla via
Salaria (sec. V).
Gabriele «forza di Dio»,
si presentò a Zaccaria come «colui che sta al cospetto di Dio» (Lc
1,19). Portare l’annuncio di Dio è il compito che gli riconosce
Daniele (8,16; 9,21): annunziò infatti la nascita del Battista e di Gesù
Cristo (Lc 1,5-22.26-38).
Raffaele,
«Dio ha curato», compare nel libro di Tobia come
accompagnatore nel viaggio del giovane Tobia e come portatore di
salvezza al vecchio padre cieco.
San Luca mostra sovente
l’intervento degli angeli nelle origini della Chiesa perché con la
venuta di Cristo l’umanità è entrata nell’èra definitiva in cui
Dio è vicino all’uomo e il cielo è unito alla terra. Essi vengono da
Dio «inviati in servizio, a vantaggio di coloro che devono essere
salvati» (Ebr 1,14).
La
nostra «azione di grazie», l’ Eucaristia, è una
«concelebrazione» (cf LG 50) in cui ci uniamo agli Angeli nel triplice
canto: «Santo,
Santo, Santo il Signore Dio dell’universo».
L'appellativo
«angelo» designa
l'ufficio, non la natura
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa...
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)
E' da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la
natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre
spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora
sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che
recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i
più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo
qualsiasi, ma
l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa
missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più
grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal
modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella
santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che
scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi
particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a
noi per qualche missione, prendono anche il nome
dall'ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e
forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere,
dall'azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L'antico
avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio,
dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio
innalzerò il trono, mi farò uguale
all'Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e
condannato
all'estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di
combattere con
l'arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una
guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago»
(Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli
veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire
nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva
dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale
Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli
infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò
le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato
«Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.
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