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sabato 29 settembre 2012

"Concússum est mare, et contrémuit terra, ubi Archángelus Michaël descéndit de coelo". Festa dei Santi Arcangeli...

Si scosse il mare e tremò la terra,
quando l'Arcangelo Michele discese dal Cielo
 
 
   Sancte Michaël Archángele, defénde nos in praelio, contra nequítiam et insídias diáboli esto praesídium. Imperet illi Deus, súpplices deprecámur: tuque, Princeps milítiae coeléstis, Sátanam aliosque spíritus malígnos, qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo,  divína virtúte, in inférnum detrúde.
Amen.

O San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro la malizia e le insidie del diavolo. Che Dio lo soggiochi, noi lo domandiamo supplicando: e tu Principe delle milizie celesti, Satana e gli altri spiriti maligni,  che vanno errando a perdizione delle anime, per la potenza divina, caccia nell'inferno.
Amen.
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MISSALE  ROMANUM VETUS  ORDO

EPISTOLA
Léctio libri Apocalypsis B. Ioánnis Ap., 1, 1-5
 
In diébus illis: Significávit Deus quæ opórtet fíeri cito, mittens per Ángelum suum servo suo Ioánni, qui testimónium perhíbuit verbo Dei, et testimónium Iesu Christi, quæcúmque vidit. Beátus qui legit, et áudit verba prophetíæ huius: et servat ea, quæ in ea scripta sunt: tempus enim prope est. Ioánnes septem ecclésiis, quæ sunt in Asia. Grátia vobis, et pax ab eo qui est, et qui erat, et qui ventúrus est: et a septem spirítibus, qui in conspéctu throni eius sunt: et a Iesu Christo, qui est testis fidélis, primogénitus mortuórum, et prínceps regum terræ, qui diléxit nos, et lavit nos a peccátis nostris in sánguine suo.
M. - Deo grátias.
 
In quel tempo: Dio rivelò le cose che presto debbono accadere, inviando per mezzo del suo Angelo il messaggio al suo servo Giovanni, il quale attesta che tutto quello che vide è parola di Dio e testimonianza di Gesú Cristo. Beato chi legge e ascolta le parole di questa profezia: e serba le cose che in essa sono scritte, poiché il tempo è vicino. Giovanni alle sette Chiese che sono nell’Asia. Grazia a voi e pace da parte di Colui che è, era e sta per venire; e dei sette spiriti che sono dinanzi al suo trono, e di Gesú Cristo che è il testimonio fedele, il primogenito tra i morti e il principe dei re della terra, il quale ci amò e ci lavò dai nostri peccati col proprio sangue.
M. - Deo grátias.

GRADUALE
Ps. 102, 20 e t 1 - Benedícite Dóminum, omnes Ángeli eius: poténtes virtúte, qui fácitis verbum eius. Bénedic, ánima mea, Dóminum, et ómnia interióra mea nomen sanctum eius.
 
Sal. 102, 20 e 1 - Benedite il Signore, voi tutti Ángeli suoi, gagliardi esecutori dei suoi ordini, pronti ad una sua parola. Benedici, ànima mia, il Signore, e tutto il mio intimo benedica il suo santo nome.
 
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia. Sancte Michaël Archángele, defénde nos in proélio: ut non pereámus in treméndo iudício. Allelúia.
 
Allelúia, allelúia. San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, affinché non periamo nel tremendo giudizio. Allelúia.
 
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Matthǽum, 18, 1-10
 
In illo témpore: Accessérunt discípuli ad Iesum, dicéntes: Quis, putas, maior est in regno coelórum? Et ádvocans Iesus párvulum, státuit eum in medio eórum, et dixit: Amen dico vobis, nisi convérsi fuéritis, et efficiámini sicut párvuli, non intrábitis in regnum coelórum. Quicúmque ergo humiliáverit se sicut párvulus iste, hic est maior in regnum coelórum. Et qui suscéperit unum párvulum talem in nómine meo, me súscipit. Qui áutem scandalizáverit unum de pusíllis istis, qui in me credunt, éxpedit ei, ut suspendátur mola asinária in collo eius, et demergátur in profúndum maris. Væ mundo a scándalis. Necésse est enim ut véniant scándala: verúntamen væ hómini illi, per quem scándalum venit. Si áutem manus tua, vel pes tuus scandalízat te, abscíde eum, et próiice abs te: bonum tibi est ad vitam íngredi débilem, vel claudum, quam duas manus, vel duos pedes habéntem mitti in ignem ætérnum. Et si óculos tuus scandalízat te, érue eum, et próice abs te: bonum tibi est cum uno óculo in vitam intráre, quam duos óculos habéntem mitti in gehénnam ignis. Vidéte ne contemnátis unum ex his pusíllis: dico enim vobis, quia Ángeli eórum in coelis semper vident fáciem Patris mei, qui in coelis est.
M. - Laus tibi Christe.
 
In quel tempo: Si presentarono a Gesú i discepoli e gli dissero: Chi ritieni tu il piú grande nel regno dei cieli? E Gesú, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo ad essi e rispose: In verità vi dico che, se non vi convertirete e non diverrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Quindi, chiunque si farà piccolo come questo fanciullo, questi sarà il piú grande nel regno dei cieli. E chiunque accoglierà nel nome mio un fanciullo come questo, accoglie me stesso. Chi poi scandalizzerà uno di questi piccoli, che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una màcina d’àsino e fosse immerso nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali. Poiché è inevitabile che vi siano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale viene lo scandalo. Che se la tua mano e il tuo piede ti è di scandalo, troncali e gettali via da te: è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che essere gettato nel fuoco eterno con tutte e due le mani o i piedi. E se il tuo occhio ti è di scandalo, lévatelo e géttalo via da te: è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio, che essere gettato nel fuoco della geenna con due occhi. Guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli: vi dico che i loro Ángeli nei cieli vedono sempre il volto del Padre mio che è nei cieli.
M. - Laus tibi Christe. 


  
Michele, nome ebraico che vuol dire « Chi è come Dio? » viene ricordato nel libro di Daniele del popolo eletto (Dan 10,13 e 12,1). La lettera di san Giuda (v. 9) lo presenta in lotta contro Satana per il corpo di Mosè. Anche l’Apocalisse (12,7) ricorda il combattimento di Michele e dei suoi angeli contro il drago. La liturgia dei defunti lo vuole accompagnatore delle anime. Molto venerato dagli Ebrei divenne presto assai popolare nel culto cristiano. Il 29-IX cade l’anniversario della dedicazione di una chiesa in suo onore sulla via Salaria (sec. V). 
Gabriele
«forza di Dio», si presentò a Zaccaria come «colui che sta al cospetto di Dio» (Lc 1,19). Portare l’annuncio di Dio è il compito che gli riconosce Daniele (8,16; 9,21): annunziò infatti la nascita del Battista e di Gesù Cristo (Lc 1,5-22.26-38).
Raffaele,
«Dio ha curato», compare nel libro di Tobia come accompagnatore nel viaggio del giovane Tobia e come portatore di salvezza al vecchio padre cieco.

San Luca mostra sovente l’intervento degli angeli nelle origini della Chiesa perché con la venuta di Cristo l’umanità è entrata nell’èra definitiva in cui Dio è vicino all’uomo e il cielo è unito alla terra. Essi vengono da Dio «inviati in servizio, a vantaggio di coloro che devono essere salvati» (Ebr 1,14). La nostra «azione di grazie», l’ Eucaristia, è una «concelebrazione» (cf LG 50) in cui ci uniamo agli Angeli nel triplice canto: «Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo».

L'appellativo «angelo» designa l'ufficio, non la natura
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa...
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)

 E' da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall'ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall'azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L'antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all'estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l'arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.

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