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mercoledì 24 luglio 2013

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (dal capitolo 13° al capitolo 16°)...

Continuiamo la publicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany.

 


 


 

«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346. 
 http://www.seldelaterre.fr/I-Grande-12040-le-liberalisme-est-un-peche-nouvelle-edition.net.jpg

IL LIBERALISMO  E’ UN PECCATO   CAP. 13 e 14

note e commenti sulla dottrina esposta nel capitolo precedente
noi abbiamo affermato che le forme di governo democratiche o popolari, pure o miste, non sono liberali di per sé, ex se, e noi crediamo di averlo sufficientemente dimostrato. Tuttavia, ciò che speculativamente o astrattamente parlando è una verità, non lo è allo stesso grado nella pratica, cioè nell'ordine dei fatti che deve sempre e soprattutto avere davanti agli occhi il polemista cattolico.
In effetti, benché considerate in se stesse queste forme di governo non siano liberali, esse lo sono nel nostro secolo, dato che la rivoluzione moderna, che non è altra cosa che il liberalismo in azione, ce le presenta basate  sulle sue dottrine erronee. Anche il volgo, che non è aduso alle molte distinzioni, qualifica molto saggiamente come liberalismo tutto quello che ai nostri giorni si presenta come riforma democratica nel governo delle nazioni; poiché, se non lo è dal punto di vista della essenza stessa delle idee, lo è di fatto. Ecco perché i nostri padri mostravano una grande attenzione e una singolare prudenza quando respingevano, come contraria alla loro fede, la forma di governo costituzionale o rappresentativa, e preferivano la monarchia pura, che negli ultimi secoli era stato il governo della Spagna. Un certo istinto naturale faceva comprendere ai meno avvertiti che le nuove forme politiche, tanto inoffensive che fossero in se stesse, in quanto forme, venivano alla luce impregnate del principio eretico liberale, ragion per cui essi facevano molto bene a definirle liberali. D'altra parte la monarchia pura che di per sé poteva essere veramente empia e perfino eretica, appariva loro come forma di governo essenzialmente cattolica, poiché da molti secoli i popoli non l'avevano conosciuta che imbevuta dello spirito del cattolicesimo.          Ideologicamente parlando, i  nostri monarchici si sbagliavano dunque quando essi  identificavano la religione con l'antico regime politico, e reputavano  empi  i regimi costituzionali; ma essi  vedevano giusto, praticamente parlando, poiché, alla luce della loro fede, essi percepivano l'idea liberale nascosta sotto quello che si presentava loro come una pura e indifferente forma politica.

Del  resto, i capi e seguaci del partito liberale,  con le loro bestemmie e  i  loro attentati, fecero tutto il loro possibile affinché il vero popolo non ignorasse quale fosse in fondo il significato della loro odiosa bandiera.
Non è assolutamente rigorosamente esatto che le forme politiche siano indifferenti alla religione, benché essa le ammetta tutte. La sana filosofia  le studia, le analizza, e senza condannarne alcuna, non tralascia tuttavia di manifestare la sua preferenza per quelle che salvaguardano meglio il principio d'autorità basato specialmente sull'unità; ciò ribadisce che la monarchia è di tutte le forme di governo la più perfetta, poiché, più di ogni altra, essa si avvicina al governo di Dio e della Chiesa; per la ragione opposta,  la più imperfetta è la repubblica. La monarchia non esige che la virtù di un solo uomo, la repubblica la esige dalla maggioranza dei cittadini. È dunque, logicamente parlando, più difficile realizzare l'ideale repubblicano che l'ideale monarchico. Quest'ultimo e più umano del primo, perché esige meno perfezione umana, e si adatta  prima all'ignoranza e vizi di un grande numero di persone.
Ma di tutte le ragioni che debbono tenere in guardia il cattolico del nostro tempo, contro i governi di forma popolare, la più forte deve essere lo zelo che la Massoneria ha messo sempre e  dappertutto per stabilirli. Con una meravigliosa intuizione, l'inferno ha riconosciuto che questi sistemi di governo erano i migliori conduttori della sua elettricità, e che nessun altro poteva servirlo così bene. È dunque fuori di dubbio che un cattolico debba considerare con sospetto tutto ciò che in questo campo la rivoluzione gli raccomandi come cosa più appropriata ai suoi fini, e , pertanto, considerare come vero e proprio liberalismo tutto ciò che essa  vanti e  raccomandi, benché non sia questione che di forme; poiché, in questo caso, le forme non sono altra cosa che il recipiente o il rivestimento di cui ci si serve per far penetrare fino a lui (al cattolico…n.d.t.) la merce di contrabbando di Satana.

CAP. 14
detto questo, è permesso uno  a un buon cattolico di considerare il presunto lato positivo della parola liberalismo, e può vantarsi d'essere liberale ?
Noi domandiamo qui il permesso di trascrivere integralmente un capitolo di uno dei nostri opuscoli (“cose del giorno”),  poiché esso risponde alle domande poste all'inizio di questa pagina:
“ che Dio mi venga in aiuto, caro lettore, con queste grandi parole , Liberalismo e  Liberale !
Voi  ne siete veramente come innamorati, e la passione vi ha reso ciechi, come tutti gli innamorati. Ma quale inconveniente può avere, mi domanderete voi, l'uso di queste parole ? Ne ha tanti, dal mio punto di vista, fino a trovarvi  materia di peccato ! Non spaventatevi, ma ascoltatemi pazientemente; voi mi comprenderete presto e senza difficoltà. È ben certo che la parola Liberalismo significa in Europa, nel secolo presente, una cosa sospetta che non è interamente in accordo con il vero cattolicesimo. Non ditemi che io pongo il problema in modo esagerato . Voi dovete, infatti, accordarmi che, nell'accezione ordinaria della parola, liberalismo e  liberalismo cattolico sono delle cose condannate da Pio IX. Lasciamo da parte per il momento quelli che più o meno in gran numero, pretendono di poter continuare a professare un certo liberalismo, che in fondo essi  non vogliono riconoscere come tale. Ma ciò che è incontestabile, è che la corrente liberale in Europa e in America, al momento in cui noi scriviamo, è anticattolica e  razionalista. Passate il mondo in rivista: osservate quello che significa partito liberale in Belgio, in Germania, in Inghilterra, in Olanda, in Austria, in Italia, nelle repubbliche ispanico- americane, e nei nove decimi della stampa spagnola. Domandate a tutti quel che significa il linguaggio ordinario “ criterio liberale, corrente liberale, atmosfera liberale,” etc. etc. vedete, se tra gli uomini che si votano  agli studi politici e sociali in Europa e in America, il  99% non intendono per liberalismo il puro e franco razionalismo applicato alla scienza sociale.
“ Invano ora voi e qualche dozzina di persone vi ostinate a dare un significato indifferente a ciò che l'opinione generale ha marcato con il suo sigillo come cosa anticattolica: d'altra parte non è men certo che l'uso comune, arbitro e  giudice supremo in materia di  linguaggio, persiste a ritenere il liberalismo una bandiera levata contro il Cattolicesimo. Di conseguenza, sebbene per mezzo di 1000 distinzioni, eccezioni e sottigliezze, voi arriviate a concepire   per voi soli un  liberalismo che non abbia niente in contrario alla fede, nell'opinione delle masse, dal momento in cui vi definite liberali, voi appartenete come tutti gli altri liberali alla grande famiglia del liberalismo europeo, tale e quale come tutti la intendono. Il vostro giornale, se voi lo redigete in quanto liberale e conferite ad esso tale nome, sarà nell'opinione generale un soldato in più tra quelli che, sotto questa divisa, combattono la Chiesa cattolica di fronte o di lato.
Vanamente voi ve ne scuserete qualche volta: queste scuse e  spiegazioni, non potrete pronunciarle tutti  i giorni; sarebbe troppo noioso. Al contrario, in ciascuno dei vostri articoli vi servirete della parola liberale. Voi non sarete dunque, nell'opinione pubblica, che un soldato di più, militante come tanti altri sotto questa divisa, anche se allo stesso tempo, nella vostra interiorità, voi vi sentirete tanto cattolico quanto il Papa (così si vantano di essere certi liberali ), è fuori di dubbio che voi avrete influenza, non come cattolico, ma come liberale sul movimento delle idee sul progresso degli eventi; così come benché non vogliate, voi sarete un satellite, forzato  a muovervi nell'orbita generale che comanda il liberalismo.
E  tutto questo a proposito di una parola ! Di una semplice parola ! Si, amico mio, con tutto ciò vi guadagnerete il titolo di liberale e a qualificare il vostro giornale come liberale. Fine dell'illusione ! L'uso di questa parola vi rende quasi sempre e per una grande parte solidale con ciò che si ripara alla sua ombra. Ora, ciò che cresce alla sua ombra voi  vedete che non avete potuto negarlo: è la corrente razionalista. Ciò stabilito, al vostro posto, io ne farei  una questione di coscienza di accettare questa solidarietà con i nemici di Gesù Cristo.
“ Passiamo a un'altra riflessione:
“ è anche impossibile di mettere in dubbio che, tra quelli che leggono i vostri giornali e ascoltano le vostre conversazioni, pochi sono in grado di sottilizzare come voi fate con le vostre distinzioni tra liberalismo e liberalismo. È dunque evidente che la maggioranza prenderà questo termine nel senso generale e crederà che voi lo impieghiate in questo modo. Senza averne l'intenzione , e contro le vostre stesse intenzioni, voi otterrete il seguente risultato: procurare dei seguaci all'errore razionalista.
“E ora, ditemi, sapete cos'è lo scandalo ? Sapete che significa indurre il prossimo in errore con delle parole ambigue ? Sapete che cosa significa seminare il dubbio, il sospetto di far vacillare la fede dei semplici con l'attaccamento più o meno giustificato a  una parola ? Quanto a me, nella mia qualità di moralista cattolico, io vedo in tutto ciò materia di peccato, e se voi non avete la scusa di una sovrana buona fede o di qualche altra circostanza attenuante, materia di peccato mortale.
“ Ascoltate questo paragone:
“ voi sapete che nei nostri giorni è venuta alla luce una setta che si chiama “ La setta  dei  vecchi cattolici “. Essa ha avuto la fantasia di darsi essa stessa questo nome: lasciamola fare. Supponiamo ora che io, per esempio, che sono, per grazia di Dio benché peccatore, cattolico, e uno dei più vecchi per di più, poiché il mio cattolicesimo data dal calvario e dal cenacolo di Gerusalemme, tutte cose che risalgono a molto tempo fa, supponiamo, dico io, che io fondi  un giornale più o meno equivoco e che io lo intitoli :” Giornale vecchio- cattolico” , questo titolo costituirà una menzogna ? No: poiché io sono un vecchio cattolico, nella buona accezione del termine. Ma, mi obietterete voi perché adottare questo titolo che suona così male poiché è l'insegna di uno scisma ? Esso darà occasione agli spiriti poco attenti di credere che voi siete scismatico, e ai  vecchi cattolici tedeschi di esultare, persuasi di avere un nuovo confratello. Perché scandalizzare così i semplici ? Io uso questa espressione nel senso buono ! – E sia : ma non sarebbe meglio evitare di far credere che voi l'impieghiate nel malvagio ?
“ Ecco il linguaggio che io terrei con chiunque si ostinasse a considerare ancora come inoffensivo il titolo di liberale, condannato dal Papa, e causa  di scandalo per i veri credenti . Perché ornarsi di titoli che esigono delle spiegazioni ? Perché citare dei sospetti che bisognerà affrettarsi a dissipare ? Perché prendere posto in mezzo ai nemici e innalzare i loro stendardi se nel fondo si è nel numero degli amici ?

“ Voi dite che le parole non hanno importanza ! Ma esse ne hanno ben di più di quanto voi immaginiate, amico mio. Le parole sono la fisionomia visibile delle idee, e voi non ignorate quanto la buona o cattiva fisionomia di una questione influisca sulle sue possibilità di successo. Se le parole non avessero alcuna importanza, i rivoluzionari non impiegherebbero  così grande cura a sfigurare il cattolicesimo, essi non lo chiamerebbero di continuo oscurantismo, fanatismo, teocrazia, reazione: essi  lo chiamerebbero semplicemente cattolicesimo, ed essi stessi non si ammanterebbero delle lusinghiere parole di libertà, di progresso, di spirito del secolo, di nuovo diritto, di conquista intellettuale, di civilizzazione, di luce spirituale etc. etc. essi si definirebbero sempre usando il  loro vero nome:  Rivoluzione.
“ È stato sempre così, tutte le eresie sono cominciate come dei semplici giochi di parole e hanno finito per divenire delle sanguinose lotte di  idee. Qualche cosa di simile ebbe luogo al tempo di San Paolo, si, il grande apostolo ne ebbe l'intuizione per l'avvenire quando, rivolgendosi  a Timoteo (1 Tim.,6, 20 ), egli l’ esortò a tenersi in guardia non solo contro la falsa scienza ( oppositiones falsi  nominis scientiae ), ma anche contro la semplice novità delle espressioni ( profanas vocum novitates ). Che direbbe oggi il dottore delle nazioni se vedesse dei cattolici ornarsi con l'epiteto di liberali,  in opposizione ai cattolici che portano puramente e semplicemente l'antico nome di famiglia, e  restare  sordi alle condanne tante volte ripetute, lanciate con tanta  insistenza dalla cattedra apostolica, contro questa novità profana ? Che cosa direbbe vedendoli aggiungere all'immutabile espressione di Cattolicesimo, questa odiosa appendice totalmente estranea  a Gesù Cristo, agli apostoli, ai padri, ai dottori a tutti i maestri autorizzati che formano la magnifica  catena della tradizione cristiana ?
“ Meditate tutto ciò, nei vostri momenti di lucidità, se l’accecamento della vostra passione ve ne lascia qualcuno, e voi riconoscerete la gravità di ciò che a prima vista  sembra  essere nient'altro che una questione di parole. No, voi non potete essere cattolico  liberale, voi non potete portare questo nome condannato, sebbene, con l'aiuto di sottili sofismi, voi siete giunto a scoprire un mezzo segreto per  riconciliarlo con l'integrità della fede. No, la carità cristiana ve  lo proibisce, questa santa carità che voi invocate a tutte le ore, e che, se io comprendo bene, è per voi sinonimo di tolleranza rivoluzionaria.
“ La Carità ve lo proibisce, poiché la prima condizione della Carità è di non tradire giammai la Verità, di non essere mai una trappola destinata a sorprendere la buona fede dei meno avvertiti, dei vostri fratelli. No, amico mio, no, non vi è  affatto permesso di chiamarvi liberale “.
Noi non abbiamo più nulla da dire su questo punto, esso è  risolto per tutti gli uomini di buona Fede.
Per di più, i liberali stessi oggigiorno impiegano più raramente che in altri tempi questo aggettivo “ liberale”, tanto esso è abusato e screditato,  per la misericordia di Dio. Ciò che si incontra più frequentemente sono degli uomini che, pur rinnegando tutti i giorni e a tutte le ore il liberalismo, ne sono imbevuti fino al midollo delle ossa e non sanno scrivere, parlare, agire che sotto la sua ispirazione: questi uomini, dei nostri giorni, sono quelli che devono essere i  più temuti.


                                                                         
Capitolo  15
Semplicissima osservazione che finirà per mostrare la questione sotto la sua vera luce
Io non comprendo come i liberali in buona fede, se ce n'è ancora qualcuno che meriti questo addolcimento della loro triste denominazione, non facciano ciascun giorno una riflessione che io fatto 1000 volte: eccola.
Ai nostri giorni il mondo cattolico attribuisce tanto giustamente quanto ragionevolmente l'idea di empietà alla qualifica di libero- pensatore applicata a una persona, a un giornale, a una qualunque istituzione. Accademia del libero- pensiero, società di liberi- pensatori, giornale inspirato al libero- pensiero sono delle espressioni odiose che fanno rizzare i capelli in testa ai nostri fratelli, anche a quelli afflitti nel loro intimo dall'intrattabile intransigenza ultramontana.
E  tuttavia vedete come stanno le cose, e quale ridicola importanza si attribuisca in generale a delle semplici parole. Le persone, le associazioni, i libri, i governi, che non sono ispirati, in materia di fede e di morale,  dall’insegnamento unico ed esclusivo della Chiesa cattolica sono liberali. Loro stessi riconoscono di esserlo, si onorano di esserlo, e nessuno si sogna di scandalizzarsene, al di fuori di noi, i terribili intransigenti !
Ora cambiate l'espressione, chiamateli liberi- pensatori: subito essi rigettano l'epiteto come una calunnia, e occorrerà rendere grazie a Dio se essi non ve ne domanderanno ragione come per un insulto.
Ma, vediamo, amici miei, il perché di queste differenze, cur tam varie ?
Non avete forse bandito dalla vostra coscienza, dal vostro governo, dal vostro giornale, o dalla vostra accademia il veto assoluto della Chiesa ?
Non avete forse eretto a criterio fondamentale delle vostre idee e delle vostre decisioni la libera ragione ?
Dunque, voi lo affermate a buon diritto, voi siete liberali, e, nessuno vi contesterà questo titolo. Ma sappiatelo, voi siete per questo stesso motivo dei liberi- pensatori, anche se questa denominazione vi irrita molto. Qualsiasi liberale,  a qualsiasi livello, di qualsiasi tendenza, è  ”ipso facto “  libero-pensatore, tanto odiosa e oltraggiosa che possa essere questa qualifica dal punto di vista delle convenienze sociali, niente di più di un liberale coerente. È questa una dottrina esatta e precisa come una proposizione matematica ! È, come si dice volgarmente, una medaglia senza rovescio.
Applicazioni pratiche. Voi siete un cattolico dai modi più o meno accondiscendenti o perfino falsi  e per i vostri peccati fate parte di un ateneo liberale. Riflettete un momento fatevi questa domanda: continuereste ad appartenere a questo ateneo se domani esso  dichiarasse pubblicamente e arditamente di appartenere al libero- pensiero ?
Quale risposta vi dettano la coscienza e il pudore ? Una risposta negativa ?
Ebbene allora, date ordine che si cancelli il vostro nome sul registro di quell'ateneo. Come cattolici voi non potete farne parte.
Voi ricevete un giornale, poi lo leggete senza scrupolo lo fate leggere ai vostri sebbene si definisca liberale e parli e ragioni di conseguenza. Continuereste a seguirlo se apparisse in prima pagina la denominazione di ” periodico del  libero- pensiero” ? Sono convinto di no. In effetti, tutti i liberali, moderati o violenti che siano, dopo qualche anno si rivelano per quello che sono: dei liberi- pensatori.
Ah ! Di quanti pregiudizi ci libereremmo se riflettessimo solamente un poco sul vero significato delle parole ! Qualsiasi associazione scientifica, letteraria o filantropica, liberamente costituita, è un'associazione di liberi- pensatori. Qualsiasi governo, liberamente organizzato, è un governo di liberi- pensatori. Qualsiasi libro o  giornale, liberamente scritto, è un giornale o un libro appartenente al libero- pensiero. Rigettare con disgusto la parola e non la cosa che rappresenta, è un manifesto accecamento. Avvertenza per tutti quelli, dei nostri fratelli, dalla coscienza troppo indurita, troppo molle o accomodante, che consentono senza alcun scrupolo, a far parte dei circoli, dei concorsi letterari, delle redazioni, dei governi, delle istituzioni stabilite con una piena indipendenza dal magistero della Fede.
In tutte queste istituzioni regna il liberalismo e di conseguenza il libero- pensiero. Ora, nessun cattolico può, senza cessare di essere tale, far parte di un gruppo del libero- pensiero. Poiché non può farne parte senza accettare,  come proprio,  il criterio del libero- pensiero del gruppo in questione. Dunque non  è più permesso ad alcun cattolico di far parte di un gruppo liberale.
Malgrado ciò, quanti cattolici servono sfrontatamente il diavolo, partecipando a delle opere di questo genere ! Ora, saranno convinti della perversità del liberalismo, convinti del giusto orrore col quale un buon cattolico deve considerare le cose liberali, convinti infine che non c'è niente di più naturale e di più legittimo della nostra intrattabile intransigenza ultramontana ?

Cap. 16
Si può incontrare oggi la buona fede nell'errore del liberalismo ?
Io ho parlato dei liberali in buona fede, e mi sono permesso di esprimere un dubbio sulla questione di sapere se esista o meno   in rerum natura  qualche tipo di questa rarissima famiglia. Io sono del parere che ve ne siano pochissimi, purché ai nostri giorni l'errore di buona fede nel liberalismo che solo potrebbe qualche volta scusarlo, è pressoché impossibile. Non negherò tuttavia assolutamente che in tale o tal altro caso eccezionale potrebbe prodursi, ma sono comunque dell'avviso che sarebbe in verità un caso fenomenale.
In tutti i periodi storici nei quali un'eresia ha dominato, si è visto molto frequentemente uno o molti individui, trascinati loro malgrado dal torrente invasore, divenire partecipanti dell'eresia, senza altro motivo esplicativo, di tale partecipazione all'errore,  che una sovrana ignoranza.
Bisogna convenire tuttavia che, se vi è stato mai un errore privo di un'apparenza che lo scusi, questo è quello del liberalismo. La maggior parte delle eresie, dalle quali il seno della Chiesa è stato lacerato, hanno provato a travestirsi mediante apparenze di simulata pietà, capaci di nascondere la loro origine criminale. I giansenisti, più abili di tutti i loro predecessori, arrivarono a farsi un gran numero di adepti, ai quali poco mancò che il volgo accecato non destasse onori dovuti soltanto alla Santità. La loro morale era rigida, i loro dogmi terribili, l'esteriorità della loro persona ascetica e in qualche modo illuminata. Aggiungiamo che la maggior parte delle antiche eresie furono incentrate su  punti molto sottili del dogma, che solo un abile teologo poteva discernere, e sui quali la moltitudine ignorante era incapace,  di per se stessa,  di portare altro giudizio di quello che essa riceveva da coloro che eleggeva come maestri. Per una conseguenza del tutto naturale, quando il superiore gerarchico di una  diocesi o di una provincia cadeva nell'errore, la maggior parte dei suoi subordinati, pieni di fiducia nel loro pastore, vi cadeva con lui.
 Ciò era tanto più facile in quanto la difficoltà delle comunicazioni con Roma, in questa epoca, privava la voce infallibile del Pastore di un facile accesso presso il gregge. La diffusione di molte tra le antiche eresie che noi ci permettiamo di definire puramente teologiche, non ha altra causa. Questo è quello che spiega il grido d'angoscia lanciato nel quarto secolo da San Girolamo, allorquando disse:  Ingemuit universus orbis se esse arianum . “ Il mondo intero si dolse di essersi scoperto ariano”.
E questo è anche quello che spiega come, in mezzo ai più grandi scismi e alle più grandi eresie, come lo scisma russo e l'eresia inglese, è possibile che Dio possieda molte anime, nelle quali la radice della vera fede non sia morta, benché, nella sua professione esteriore, questa fede appaia difforme e viziata. Queste anime, unite al corpo mistico della Chiesa con il battesimo, alla sua anima con la Grazia interiore santificante, potranno pervenire con noi alla gioia del Regno Eterno.
Può accadere la stessa cosa rispetto al liberalismo ?
Esso si è presentato dapprima sotto la maschera delle pure forme politiche; ma, fin dall'inizio, questa maschera fu talmente trasparente, che veramente cieco fu colui che non indovinò tutta la  perversità del miserabile così travestito.
Il liberalismo non seppe conservare i velami di ipocrisia,  di pietismo dei quali diversi suoi panegiristi lo ricoprirono ai suoi inizi. Prontamente esso li stracciò e proclamò con dei lampi sinistri la sua origine infernale. Esso messe a sacco le chiese e conventi, assassinò religiosi e preti, allentò la briglia a qualsiasi empietà e scaricò il suo odio di dannato perfino sulle più venerate immagini. Esso raccolse immediatamente tutta la feccia della società sotto la sua bandiera, dappertutto il crimine organizzato fu il suo precursore e  iniziatore.
I nuovi dogmi che esso predicava e voleva sostituire agli antichi non avevano nulla di astratto né di  metafisico, erano dei brutali fatti,  visibili a occhio nudo e tali da poter essere aborriti con il semplice buon senso.
Un importante fenomeno, meritevole di serie riflessioni, venne allora alla luce.
Il popolo semplice, illetterato, ma onesto, fu il più refrattario alla nuova dottrina. I grandi talenti, corrotti dalle filosofie, furono i primi ad essere sedotti, nel mentre che il  buon sentimento naturale della gente fece immediatamente giustizia degli spudorati riformatori. Qui,  come sempre è dimostrato,  che la purezza del cuore è più perspicace della semplice intelligenza. Se quello che abbiamo appena detto si applica giustamente al liberalismo nella sua aurora, che si potrebbe dire d’esso, oggi che  tanta luce è stata fatta sul suo odioso sviluppo ?
Mai alcun errore stato colpito da più severe condanne,alla volta , da parte dell'esperienza, della storia e della Chiesa. Quelli che rifiutano di credere, come buoni cattolici, a quest’ultima  dovranno, se non sono sprovvisti di una naturale onestà, arrendersi alla testimonianza delle altre due.
In più di 100 anni di regno sull'Europa, il liberalismo ha dato tutti i suoi frutti; la generazione presente raccoglie gli ultimi, che sono ben amari e disturbano la sua tranquilla digestione. La lezione del divino Salvatore, che ci raccomanda di giudicare l'albero dei suoi frutti, ha raramente trovato una verifica più puntuale.
D'altra parte, non si vide chiaramente a partire dai suoi principi quale fu  l'opinione della Chiesa sulla nuova riforma sociale ? Tra i suoi ministri, diversi, è vero, furono trascinati all'apostasia dal liberalismo, e questo, per i fedeli, fu già un primo fatto significativo per far giudicare loro una dottrina che faceva simili proseliti. Ma, quando dunque la gerarchia cattolica nel suo insieme non è stata considerata interamente e  pienamente ostile al liberalismo ? La parola clericalismo di cui i liberali hanno onorato la scuola più energicamente opposta le loro dottrine, cosa prova, se non che la Chiesa docente fu sempre implacabilmente loro avversaria ?
Il Papa chi ha sostenuto ? E chi hanno sostenuto i vescovi, i parroci e i religiosi di qualsiasi ordine ? Per chi hanno parteggiato le persone di pietà e di regolare condotta ? Sempre per i clericali, cioè per gli antiliberali. Come dunque si potrebbe opporre la buona fede in una questione in cui l’opinione ortodossa appare così chiaramente distinta da ciò che non lo è ? Così, quelli che comprendono chiaramente la questione possono coglierne le ragioni profonde, e quelli che non la comprendono affatto hanno dall’autorità ( ecclesiale ) più di quanto sia loro necessario per formarsi un esatto giudizio, come deve essere per qualsiasi buon cristiano sulle cose che toccano la Fede.
Per la misericordia di Dio, la luce non è mancata, ma l'indocilità, gli interessi spuri , il desiderio di condurre una vita facile hanno sovrabbondato. Non si tratta qui della seduzione che produce l'errore accecando lo spirito con false certezze, ma bensì la seduzione che inquinando il cuore oscura l'intendimento. Crediamo dunque che, a parte qualche eccezione, occorrano grandi ingegnosi sforzi di carità per ammettere ai nostri giorni, ragionandone secondo i veri principi della morale, la scusa della buona fede per un cattolico sulla questione del liberalismo.

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