lunedì 8 luglio 2013
Da Trento a Erfurt: appunti sulla riforma liturgica conciliare...
Fonte: Radio Spada...
«È dunque solo in seno alla vera Chiesa che può fermentare l’eresia antiliturgica, vale a dire quell’eresia che si pone come nemica delle forme di culto.
Soltanto dove c’è qualche cosa da demolire il genio della distruzione cercherà di introdurre il veleno».
(Dom Prosper Guéranger)
«Quando la Messa sarà distrutta, penso che avremo distrutto anche il papato…
infatti il papato poggia sulla Messa come su una roccia.
Tutto questo crollerà quando crollerà la loro abominevole e sacrilega Messa».
(Martin Lutero)
Come rileva
Jungmann, «il Concilio di Trento separò, con le sue sentenze dogmatiche,
la verità dall’errore, mise in luce il carattere oggettivo del
sacrificio della Messa». Le barriere dottrinali e dogmatiche definite da
quel santo Concilio vennero impresse nella Messa che da esso scaturì.
«Una barriera invalicabile contro qualunque eresia» era stata eretta in
difesa della Chiesa Cattolica e della sua santa ortodossia.
La Messa di
san Pio V venne celebrata, senza sostanziali modifiche (eccettuata la
riforma della Settimana Santa operata, sotto il pontificato di Pio XII,
da Annibale Bugnini), fino al termine del Concilio Vaticano II.
Attraverso questa assise – che si volle pastorale, ma che poi fu eretta a
“superdogma” – si introdussero in seno alla Chiesa dottrine nuove, che
contraddicevano – più o meno apertamente – il Magistero tradizionale.
Il documento conciliare Unitatis redintegratio,
per esempio, aprì la strada più che ad un sano ecumenismo (consistente
nel piegarsi delle ginocchia eretiche di fronte alla Croce di Cristo),
ad un becero irenismo. La dichiarazione conciliare Nostra ætate fece
tirare un sospiro di sollievo agli Ebrei che, da quel momento, non
furono più considerati deicidi. Lo stesso documento, strappando a Cristo
l’unicità della Verità e della Salvezza degli uomini, affermò che «Essa
(la Chiesa Cattolica) considera con sincero rispetto quei modi di agire
e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti
punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non
raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli
uomini». La dichiarazione conciliare Dignitatis humanæ, infine, detronizzò
Cristo e pose l’uomo – la creatura – al posto del Creatore. I tre
documenti citati rappresentano i cardini della Chiesa conciliare:
ecumenismo, antropocentrismo, libertà religiosa.
Come scrive
dom Guéranger, «la liturgia è argomento troppo eccellente nella Chiesa
per non essersi trovata esposta dagli attacchi dell’eresia» e, infatti,
dopo aver infettato il Concilio Vaticano II con le eresie liberali, la
gerarchia conciliare – consapevole del fatto che, per mutare la lex credendi dei fedeli, è necessario in primo luogo modificare la lex orandi
– cominciò lo smantellamento della vecchia Messa per fabbricarne, a
tavolino, una nuova. Era necessario un nuovo rito per un nuovo Credo.
Sull’Osservatore Romano del 19 marzo 1965, Annibale Bugnini – artefice, assieme a Paolo VI, del Novus Ordo Missæ –
affermò che era necessario eliminare dalla Messa «ogni pietra che
potesse costituire anche solo l’ombra di un rischio di inciampo o di
dispiacere (…) per i fratelli separati».
Era
necessario creare un rito ecumenico che potesse esser celebrato sia dai
protestanti che dai cattolici. Si cancellarono, quindi, i nomi dei Santi
e della Vergine (esattamente come la liturgia protestante che «crede di
non mancare di rispetto all’Essere Supremo invocando l’intercessione
della Santa Vergine e la protezione dei santi ed esclude tutta
l’idolatria papista che domanda alla creatura quello che dovrebbe
domandare solo a Dio»), si abolirono le formule appartenenti alla
Tradizione della Chiesa, sostituendole con passi delle Sacre Scritture o
con altre innovazioni liturgiche («nella loro furia di innovare, essi
(gli eretici) non si accontentano di sfrondare le formule di stile
ecclesiastico, da loro marchiate col nome di parola umana, ma estendono
la loro riprovazione alle letture e alle preghiere che la Chiesa ha
improntato alla Scrittura. Cambiano, sostituiscono, non vogliono pregare
con la Chiesa, ma così facendo, si scomunicano da se stessi»), fu
abolito il latino («l’odio per la lingua latina è innato nel cuore di
tutti i nemici di Roma: costoro vedono in essa il legame dei cattolici
nell’universo, l’arsenale dell’ortodossia contro tutte le sottigliezze
dello spirito settario, l’arma più potente del papato») e, infine, si
distrussero gli altari e il sacerdozio («dove vi è un pontefice vi è un
altare, e dove vi è un altare vi è un sacrificio, e quindi un
cerimoniale mistico»).
Il risultato
fu la creazione di un rito protestante 2.0, riveduto e, cattolicamente,
scorretto. Non siamo profeti, ma le parole di Lutero – «quando la Messa
sarà distrutta, penso che avremo distrutto anche il papato» – paiono
drammaticamente vere: dopo aver distrutto la Messa con le proprie mani,
la Chiesa Cattolica sta vivendo il Suo più grande momento di crisi.
Dom Guéranger scrive che «nel Communicantes come nel Confiteor, non
si menziona san Giuseppe, perché la devozione a questo Santo benedetto
era riservata agli ultimi tempi». Il nome di san Giuseppe, però, è stato
introdotto nel Canone da Giovanni XXIII nel 1962 e, osservando
la situazione della Chiesa Cattolica contemporanea, pare davvero che si
stiano vivendo gli ultimi tempi, quelli in cui «dovrà avvenire
l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo inquo, il figlio della
perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che
viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio,
additando se stesso come Dio».
Matteo Carnieletto
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Grande articolo chiarificatore ! Spero sia letto da molti ..Apriamo occhi ed orecchie noi che cerchiamo la verità e non ci lasciamo traviare dalla strada comoda e facile di un'obbedienza cieca a pseudo papi che tacendo del passato modificano la strada secolare della Chiesa dicendo che sono solo adattamenti per far comprendere di più al mondo (traslazione di una frase di Roncalli).
RispondiElimina