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M. – Amen.
“La Chiesa Conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa Cattolica quale è sempre stata. Essa ha i suoi nuovi dogmi, il suo nuovo sacerdozio, le sue nuove istituzioni, il suo nuovo culto, tutti già condannati dalla Chiesa in molti documenti, ufficiali e definitivi.In definitiva si potrebbe asserire che se un Papa compie peccati, anche gravi, ma che non riguardino la fede nella sua genuinità - è dottrina pre-conciliabolo - mantiene l'autorità divinamente assistita, ma nel caso che un Papa si macchi di peccati contro la fede, quindi di eresia, egli perde la sua autorità.
“Questa Chiesa Conciliare è scismatica, perché ha preso per base per il suo aggiornamento, principi opposti a quelli della Chiesa Cattolica, come la nuova concezione della Messa espressa ai numeri 5 della Prefazione al [decreto] Missale Romanum e 7 del suo primo capitolo, che attribuisce all’assemblea un ruolo sacerdotale che non può esercitare; come similmente il naturale — vale qui a dire divino — diritto di ogni persona e di ogni gruppo di persone alla libertà religiosa.
“Questo diritto alla libertà religiosa è blasfemo, perché attribuisce a Dio scopi che distruggono la Sua Maestà, la Sua Gloria, la Sua Regalità. Questo diritto implica libertà di coscienza, libertà di pensiero, e tutte le libertà massoniche.
“La Chiesa che afferma tali errori è al tempo stesso scismatica ed eretica. Questa Chiesa Conciliare è, pertanto, non cattolica. Nella misura in cui Papa, vescovi, preti e fedeli aderiscono a questa nuova Chiesa, essi si separano dalla Chiesa Cattolica.”
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...Ed ora chiediamoci: che cosa significa ristabilire l'unità di tutti i cristiani? Sappiamo tutti che esistono numerosi modelli di unità e voi sapete anche che la Chiesa cattolica si prefigge il raggiungimento della piena unità visibile dei discepoli di Gesù Cristo secondo la definizione che ne ha dato il Concilio Ecumenico Vaticano II in vari suoi documenti (cfr “Lumen Gentium”, nn. 8;13; “Unitatis Redintegratio”, nn. 2; 4 ecc.). Tale unità, secondo la nostra convinzione, sussiste, sì, nella Chiesa cattolica senza possibilità di essere perduta (cfr “Unitatis Redintegratio”, n. 4); la Chiesa infatti non è scomparsa totalmente dal mondo.
D'altra parte questa unità non significa quello che si potrebbe chiamare ecumenismo del ritorno: rinnegare cioè e rifiutare la propria storia di fede. Assolutamente no! Non significa uniformità in tutte le espressioni della teologia e della spiritualità, nelle forme liturgiche e nella disciplina. Unità nella molteplicità e molteplicità nell'unità: nell'omelia per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, lo scorso 29 giugno, ho rilevato che piena unità e vera cattolicità nel senso originario della parola vanno insieme. Condizione necessaria perché questa coesistenza si realizzi è che l'impegno per l'unità si purifichi e si rinnovi continuamente, cresca e maturi. A questo scopo può recare un suo contributo il dialogo. Esso è più di uno scambio di pensieri, di un'impresa accademica: è uno scambio di doni (cfr “Ut Unum Sint”, n. 28), nel quale le Chiese e le Comunità ecclesiali possono mettere a disposizione i loro tesori (cfr “Lumen Gentium”, nn. 8; 15; “Unitatis Redintegratio”, nn. 3; 14s; “Ut Unum Sint”, nn. 10-14). Desidero anche io in questo contesto ricordare il grande pioniere dell'unità, padre Roger Schutz, che è stato strappato alla vita in modo così tragico. Lo conoscevo personalmente da tempo e avevo con lui un rapporto di cordiale amicizia. Mi ha spesso reso visita e, come ho già detto a Roma, il giorno della sua uccisione ho ricevuto una sua lettera che mi è rimasta nel cuore perché in essa sottolineava la sua adesione al mio cammino e mi annunciava di volermi venire a trovare. Ora ci visita dall'alto e ci parla. Penso che dovremmo ascoltarlo, ascoltare dal di dentro il suo ecumenismo vissuto spiritualmente e lasciarci condurre dalla sua testimonianza verso un ecumenismo interiorizzato e spiritualizzato. Vedo un confortante motivo di ottimismo nel fatto che oggi si sta sviluppando una sorta di "rete" di collegamento spirituale tra cattolici e cristiani delle varie Chiese e Comunità ecclesiali: ciascuno si impegna nella preghiera, nella revisione della propria vita, nella purificazione della memoria, nell'apertura della carità. Il padre dell'ecumenismo spirituale, Paul Couturier, ha parlato a questo riguardo di un "chiostro invisibile", che raccoglie tra le sue mura queste anime appassionate di Cristo e della sua Chiesa. Io sono convinto che, se un numero crescente di persone si unirà interiormente alla preghiera del Signore "perché tutti siano una sola cosa" (Gv 17, 21), una tale preghiera nel nome di Gesù non cadrà nel vuoto (cfr Gv 14, 13; 15, 7.16 ecc.). (dal discorso tenuto da Benedetto XVI ai rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali, nell’arcivescovado di Colonia, il 19 agosto 2005, durante la Giornata Mondiale della Gioventù) ![]() (L'udienza del Pontefice a una delegazione della Chiesa unita evangelica luterana di Germania)
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Sotto l'articolo notizie sull'istituto Mater Boni consili...
“Il Concilio Vaticano II è stato e resta un autentico segno di Dio anche per i nostri tempi”. Lo ha sottolineato Benedetto XVI, nel videomessaggio che ha aperto oggi a Lourdes l’incontro nazionale della Chiesa francese per celebrare i 50 anni dall’apertura del Concilio. “Se noi siamo in grado di leggere e interpretare il suo messaggio all’interno della tradizione della Chiesa e nel solco del suo magistero – ha sottolineato in particolare Papa Ratzinger – il Concilio si rivelerà anche ai giorni nostri una grande forza per il futuro della Chiesa” ed “io auspico vivamente che questo anniversario sia per voi e per tutta la Chiesa occasione di rinnovamento spirirtuale e pastorale”. Un rinnovamento che “richiede un’apertura ancora più grande alla persona del Cristo e una riscoperta della parola di Dio per realizzare una conversione profonda dei nostri cuori, per consentirci di andare ancora per le strade di tutto il mondo a proclamare il Vangelo della speranza alle donne e agli uomini dei nostri tempi, in un dialogo che deve essere rispettoso di tutti“. Nell’auspicio, ha concluso Benedetto XVI, “che questo tempo di grazia possa anche consolidare comunione all’interno della grande famiglia della Chiesa cattolica e contribuisca alla ritrovata unità fra tutti i Cristiani che è stato uno degli obbiettivi principali del Concilio”.
Fonte: TMNews 24/03/2012
RATZINGER PROTESTANTE? AL 99 %!
di don Francesco Ricossa
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Sarebbe passato inosservato, tranne che per gli addetti ai lavori, se il mensile “30 Giorni” ed il settimanale “Il Sabato”, legati a Comunione e Liberazione, non gli avessero dato risalto. Un risalto meritato.
Intendo parlare dell'intervento che il “Cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede” Joseph Ratzinger ha tenuto a Roma il 29 gennaio 1993 presso il Centro evangelico di cultura della locale comunità valdese.
Il
testo integrale dell'intervento di Ratzinger e quello del prof. Paolo
Ricca, valdese, si può leggere nella rivista “30 Giorni” n. 2 Febbraio
1993, pagg. 66-73, pubblicato sotto il titolo redazionale (ma
significativo) di “Ratzinger, il prefetto ecumenico”. Questa lettura
dev’essere completata con l'intervista accordata dal teologo luterano
Oscar Cullmann a “Il Sabato” n. 8, 20 febbraio 1993 pagg. 61-63,
pubblicata sotto il titolo redazionale (ed altrettanto significativo)
di: “Il figlio di Lutero e sua eminenza”.
Per
i lettori di “Sodalitium” presento un riassunto delle idee del “Card.”
Ratzinger (che ha fatto a Mons. Guérard des Lauriers l'onore di
“scomunicarlo”) sulla Chiesa e l'ecumenismo. Chiunque può verificare le
fonti sulle riviste citate. E constatare se Ratzinger è ancora cattolico
oppure, come palesemente appare, non lo è più.
Cullmann parla per bocca di Ratzinger
Quando
Papa S. Leone Magno, tramite i suoi legati, intervenne al concilio di
Calcedonia, i Padri del Concilio dissero: “Pietro parla per bocca di
Leone”.
Leggendo
l’intervento di Ratzinger presso i Valdesi e l’intervista di Cullmann
si può dire che questi parla per bocca di Ratzinger. Le parole sono di
Ratzinger, le idee di Cullmann. Per cui non c’è da stupirsi che i
Valdesi “siano d’accordo al 99%, per non dire al 100%” (RICCA, “30
Giorni”, pag. 69).
Ma chi è Cullmann?
Cullmann
nacque nel 1902 a Strasburgo, patria del riformatore protestante Bucer
al quale egli volentieri si richiama (“Il Sabato”, pag. 61). Alsaziano,
egli vede in questo un “fatto provvidenziale” in quanto la sua
popolazione è, in quel luogo, metà cattolica e metà protestante.
Studiò
teologia “sotto la guida di Loisy a Parigi” (ARDUSSO. FERRETTI.
PASTORE. PERONE. La Teologia contemporanea. Marietti 1980, pag. 108).
L’esegeta modernista e scomunicato non fu certo buon maestro. Ancor meno
lo fu il Bultmann, “il grande demitizzatore dei Vangeli” (“Il Sabato”,
pag. 63), col quale presentò la tesi di laurea sulla “Formgeschichte”.
“Bultmann disse che era la miglior presentazione della sua
Formgeschichte” (Pag. 63). In seguito si separò “radicalmente” da
Bultmann, poiché costui mediava la lettura della Bibbia tramite la
filosofia (esistenzialista) mentre Cullmann non accettava nessuna
mediazione. Con ciò Cullmann non abbandona affatto l’approccio
protestante alla Scrittura, e neppure “il metodo della storia delle
forme” (Formgeschichte methode) di Bultmann, secondo il quale “compito
dell’esegeta è scoprire il nucleo essenziale della Bibbia: Cullmann lo trova nella storia della salvezza” (ARDUSSO, op. cit. pag. 110).
Insegnò
tra l’altro alla libera facoltà di teologia protestante di Parigi
(1948-72) ed alla facoltà Teologica Valdese a Roma. Partecipò al
Concilio Vaticano II come osservatore e Paolo VI lo definì “uno dei miei
migliori amici” (“Il Sabato”, pag. 62). “Durante il Vaticano II
Cullmann, ospite personale del Segretariato per l’unità dei cristiani,
contribuiva a determinare l’orientamento biblico, cristocentrico e
storico della teologia conciliare (...) più recentemente Cullmann ha
proposto un modello di ‘comunità di Chiese’ nel suo libro ‘Unità
attraverso la diversità’ (Brescia 1988), modello apprezzato pure dal cardinale Ratzinger nel suo intervento alla chiesa valdese di Roma il 29 gennaio scorso”
(pag. 62). Conobbe Ratzinger durante il Concilio, stimandolo “il
miglior teologo tra i cosiddetti periti, gli esperti... Con una
reputazione di progressista spinto” (pag. 63). Da allora i due
sono
in corrispondenza, dapprima su problemi esegetici; in seguito -
dichiara Cullmann - « il carteggio si è ingrandito, specialmente in
relazione alla proposta del mio modello di “unità mediante la
diversità”, una proposta che, come abbiamo già detto, il Cardinale ha
apprezzato in privato e in pubblico » (pag. 63). Cullmann si rallegra
particolarmente di una lettera nella quale Ratzinger gli scrive “di aver
sempre imparato” dai suoi studi, “anche quando non era d’accordo”. E
Cullmann commenta: “Uniti nella diversità” (pag. 63).
“L’opera
di Cullmann (…) è da annoverarsi tra quelle che maggiormente hanno
contribuito al dialogo tra cattolici e protestanti” (ARDUSSO, op. cit.,
pag.112) pur restando egli fermamente attaccato all’eresia, negando
esplicitamente l’infallibilità della Chiesa Cattolica, e il primato di
giurisdizione di Pietro e dei suoi successori (cf. ARDUSSO, op. cit.,
pag. 112; “Il Sabato”, pag.
62).
Un ponte quindi tra cattolici e protestanti. Per far diventare
protestanti i cattolici (facendo loro credere, per di più, di restare
cattolici: “uniti” sì, ma… “nella diversità”!) |