L'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome. La quale provvidenza del Supremo Pastore non vi fu tempo che non fosse necessaria alla Chiesa cattolica: stanteché per opera del nemico dell'uman genere, mai non mancarono "uomini di perverso parlare (Act. X, 30), cianciatori di vanità e seduttori (Tit. I, 10), erranti e consiglieri agli altri di errore (II Tim. III, 13)". Pur nondimeno gli è da confessare che in questi ultimi tempi, è cresciuto oltre misura il numero dei nemici della croce di Cristo; che, con arti affatto nuove e piene di astuzia, si affaticano di render vana la virtù avvivatrice della Chiesa e scrollare dai fondamenti, se venga lor fatto, lo stesso regno di Gesù Cristo. Per la qual cosa non Ci è oggimai più lecito di tacere, seppur non vogliamo aver vista di mancare al dovere Nostro gravissimo, e che Ci sia apposta a trascuratezza di esso la benignità finora usata nella speranza di più sani consigli.
Introduzione 1. La Lettera Apostolica, Summorum Pontificum Motu Proprio data, del Sommo Pontefice Benedetto XVI del 7 luglio 2007, entrata in vigore il 14 settembre 2007, ha reso più accessibile alla Chiesa universale la ricchezza della Liturgia Romana. 2. Con tale Motu Proprio il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha promulgato una legge universale per la Chiesa con l’intento di dare una nuova normativa all’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962. 3. Il Santo Padre, dopo aver richiamato la sollecitudine dei Sommi Pontefici nella cura per la Sacra Liturgia e nella ricognizione dei libri liturgici, riafferma il principio tradizionale, riconosciuto da tempo immemorabile e necessario da mantenere per l’avvenire, secondo il quale "ogni Chiesa particolare deve concordare con la Chiesa universale, non solo quanto alla dottrina della fede e ai segni sacramentali, ma anche quanto agli usi universalmente accettati dalla ininterrotta tradizione apostolica, che devono essere osservati non solo per evitare errori, ma anche per trasmettere l’integrità della fede, perché la legge della preghiera della Chiesa corrisponde alla sua legge di fede"1. 4. Il Sommo Pontefice ricorda inoltre i Pontefici Romani che, in modo particolare, si sono impegnati in questo compito, specificamente San Gregorio Magno e San Pio V. Il Papa sottolinea altresì che, tra i sacri libri liturgici, particolare risalto nella storia ha avuto il Missale Romanum, che ha ricevuto nuovi aggiornamenti lungo il corso dei tempi fino al Beato Papa Giovanni XXIII. Successivamente, in seguito alla riforma liturgica posteriore al Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI nel 1970 approvò per la Chiesa di rito latino un nuovo Messale, poi tradotto in diverse lingue. Papa Giovanni Paolo II nell’anno 2000 ne promulgò una terza edizione. 5. Diversi fedeli, formati allo spirito delle forme liturgiche precedenti al Concilio Vaticano II, hanno espresso il vivo desiderio di conservare la tradizione antica. Per questo motivo, Papa Giovanni Paolo II con lo speciale Indulto Quattuor abhinc annos, emanato nel 1984 dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, concesse a determinate condizioni la facoltà di riprendere l’uso del Messale Romano promulgato dal Beato Papa Giovanni XXIII. Inoltre, Papa Giovanni Paolo II, con il Motu Proprio Ecclesia Dei del 1988, esortò i Vescovi perché fossero generosi nel concedere tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedevano. Nella medesima linea si pone Papa Benedetto XVI con il Motu Proprio Summorum Pontificum, nel quale vengono indicati alcuni criteri essenziali per l’Usus Antiquior del Rito Romano, che qui è opportuno ricordare. 6. I testi del Messale Romano di Papa Paolo VI e di quello risalente all’ultima edizione di Papa Giovanni XXIII, sono due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito Romano, che si pongono l’uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore. 7. Il Motu Proprio Summorum Pontificum è accompagnato da una Lettera del Santo Padre ai Vescovi, con la stessa data del Motu Proprio (7 luglio 2007). Con essa vengono offerte ulteriori delucidazioni sull’opportunità e sulla necessità del Motu Proprio stesso; si trattava, cioè, di colmare una lacuna, dando una nuova normativa all’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962. Tale normativa si imponeva particolarmente per il fatto che, al momento dell’introduzione del nuovo Messale, non era sembrato necessario emanare disposizioni che regolassero l’uso della Liturgia vigente nel 1962. In ragione dell’aumento di quanti richiedono di poter usare la forma extraordinaria, si è reso necessario dare alcune norme in materia. Tra l’altro Papa Benedetto XVI afferma: "Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Messale Romano. Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso"2. 8. Il Motu Proprio Summorum Pontificum costituisce una rilevante espressione del Magistero del Romano Pontefice e del munus a Lui proprio di regolare e ordinare la Sacra Liturgia della Chiesa3 e manifesta la Sua sollecitudine di Vicario di Cristo e Pastore della Chiesa Universale4. Esso si propone l’obiettivo di: a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare; b) garantire e assicurare realmente a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria, nel presupposto che l’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962 sia una facoltà elargita per il bene dei fedeli e pertanto vada interpretata in un senso favorevole ai fedeli che ne sono i principali destinatari; c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa. II. Compiti della Pontificia Commissione Ecclesia Dei 9. Il Sommo Pontefice ha conferito alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei potestà ordinaria vicaria per la materia di sua competenza, in modo particolare vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni del Motu Proprio Summorum Pontificum (cf. art. 12). 10. § 1. La Pontificia Commissione esercita tale potestà, oltre che attraverso le facoltà precedentemente concesse dal Papa Giovanni Paolo II e confermate da Papa Benedetto XVI (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, artt. 11-12), anche attraverso il potere di decidere dei ricorsi ad essa legittimamente inoltrati, quale Superiore gerarchico, avverso un eventuale provvedimento amministrativo singolare dell’Ordinario che sembri contrario al Motu Proprio. § 2. I decreti con i quali la Pontificia Commissione decide i ricorsi, potranno essere impugnati ad normam iuris presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. 11. Spetta alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, previa approvazione da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il compito di curare l’eventuale edizione dei testi liturgici relativi alla forma extraordinaria del Rito Romano. III. Norme specifiche 12. Questa Pontificia Commissione, in forza dell’autorità che le è stata attribuita e delle facoltà di cui gode, a seguito dell’indagine compiuta presso i Vescovi di tutto il mondo, con l’animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, emana la seguente Istruzione, a norma del can. 34 del Codice di Diritto Canonico. La competenza dei Vescovi diocesani 13. I Vescovi diocesani, secondo il Codice di Diritto Canonico, devono vigilare in materia liturgica per garantire il bene comune e perché tutto si svolga degnamente, in pace e serenità nella loro Diocesi5, sempre in accordo con la mens del Romano Pontefice chiaramente espressa dal Motu Proprio Summorum Pontificum6. In caso di controversia o di dubbio fondato circa la celebrazione nella forma extraordinaria, giudicherà la Pontificia Commissione Ecclesia Dei. 14. È compito del Vescovo diocesano adottare le misure necessarie per garantire il rispetto della forma extraordinaria del Rito Romano, a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum. Il coetus fidelium (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 1) 15. Un coetus fidelium potrà dirsi stabiliter exsistens ai sensi dell’art. 5 § 1 del Motu Proprio Summorum Pontificum, quando è costituito da alcune persone di una determinata parrocchia che, anche dopo la pubblicazione del Motu Proprio, si siano unite in ragione della loro venerazione per la Liturgia nell’Usus Antiquior, le quali chiedono che questa sia celebrata nella chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella; tale coetus può essere anche costituito da persone che provengano da diverse parrocchie o Diocesi e che a tal fine si riuniscano in una determinata chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella. 16. Nel caso di un sacerdote che si presenti occasionalmente in una chiesa parrocchiale o in un oratorio con alcune persone ed intenda celebrare nella forma extraordinaria, come previsto dagli artt. 2 e 4 del Motu Proprio Summorum Pontificum, il parroco o il rettore di chiesa o il sacerdote responsabile di una chiesa, ammettano tale celebrazione, seppur nel rispetto delle esigenze di programmazione degli orari delle celebrazioni liturgiche della chiesa stessa. 17. § 1. Per decidere in singoli casi, il parroco o il rettore, o il sacerdote responsabile di una chiesa, si regolerà secondo la sua prudenza, lasciandosi guidare da zelo pastorale e da uno spirito di generosa accoglienza. § 2. Nei casi di gruppi numericamente meno consistenti, ci si rivolgerà all’Ordinario del luogo per individuare una chiesa in cui questi fedeli possano riunirsi per ivi assistere a tali celebrazioni, in modo tale da assicurare una più facile partecipazione e una più degna celebrazione della Santa Messa. 18. Anche nei santuari e luoghi di pellegrinaggio si offra la possibilità di celebrare nella forma extraordinaria ai gruppi di pellegrini che lo richiedano (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 3), se c’è un sacerdote idoneo. 19. I fedeli che chiedono la celebrazione della forma extraordinaria non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria e/o al Romano Pontefice come Pastore Supremo della Chiesa universale. Il sacerdos idoneus (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 4) 20. In merito alla questione di quali siano i requisiti necessari, affinché un sacerdote sia ritenuto "idoneo" a celebrare nella forma extraordinaria, si enuncia quanto segue: a) Ogni sacerdote che non sia impedito a norma del Diritto Canonico è da ritenersi idoneo alla celebrazione della Santa Messa nella forma extraordinaria7. b) Per quanto riguarda l’uso della lingua latina, è necessaria una sua conoscenza basilare, che permetta di pronunciare le parole in modo corretto e di capirne il significato. c) Per quanto riguarda la conoscenza dello svolgimento del Rito, si presumono idonei i sacerdoti che si presentano spontaneamente a celebrare nella forma extraordinaria, e l’hanno usato precedentemente. 21. Si chiede agli Ordinari di offrire al clero la possibilità di acquisire una preparazione adeguata alle celebrazioni nella forma extraordinaria. Ciò vale anche per i Seminari, dove si dovrà provvedere alla formazione conveniente dei futuri sacerdoti con lo studio del latino8 e, se le esigenze pastorali lo suggeriscono, offrire la possibilità di apprendere la forma extraordinaria del Rito. 22. Nelle Diocesi dove non ci siano sacerdoti idonei, i Vescovi diocesani possono chiedere la collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sia in ordine alla celebrazione, sia in ordine all’eventuale apprendimento della stessa. 23. La facoltà di celebrare la Messa sine populo (o con la partecipazione del solo ministro) nella forma extraordinaria del Rito Romano è data dal Motu Proprio ad ogni sacerdote sia secolare sia religioso (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 2). Pertanto in tali celebrazioni, i sacerdoti a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum, non necessitano di alcun permesso speciale dei loro Ordinari o superiori. La disciplina liturgica ed ecclesiastica 24. I libri liturgici della forma extraordinaria vanno usati come sono. Tutti quelli che desiderano celebrare secondo la forma extraordinaria del Rito Romano devono conoscere le apposite rubriche e sono tenuti ad eseguirle correttamente nelle celebrazioni. 25. Nel Messale del 1962 potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi9, secondo la normativa che verrà indicata in seguito. 26. Come prevede il Motu Proprio Summorum Pontificum all’art. 6, si precisa che le letture della Santa Messa del Messale del 1962 possono essere proclamate o esclusivamente in lingua latina, o in lingua latina seguita dalla traduzione in lingua vernacola, ovvero, nelle Messe lette, anche solo in lingua vernacola. 27. Per quanto riguarda le norme disciplinari connesse alla celebrazione, si applica la disciplina ecclesiastica, contenuta nel vigente Codice di Diritto Canonico. 28. Inoltre, in forza del suo carattere di legge speciale, nell’ambito suo proprio, il Motu Proprio Summorum Pontificum, deroga a quei provvedimenti legislativi, inerenti ai sacri Riti, emanati dal 1962 in poi ed incompatibili con le rubriche dei libri liturgici in vigore nel 1962. Cresima e Ordine sacro 29. La concessione di usare la formula antica per il rito della Cresima è stata confermata dal Motu Proprio Summorum Pontificum (cf. art. 9 § 2). Pertanto non è necessario utilizzare per la forma extraordinaria la formula rinnovata del Rito della Confermazione promulgato da Papa Paolo VI. 30. Con riguardo alla tonsura, agli ordini minori e al suddiaconato, il Motu Proprio Summorum Pontificum non introduce nessun cambiamento nella disciplina del Codice di Diritto Canonico del 1983; di conseguenza, negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica che dipendono dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il professo con voti perpetui oppure chi è stato incorporato definitivamente in una società clericale di vita apostolica, con l’ordinazione diaconale viene incardinato come chierico nell’istituto o nella società, a norma del canone 266 § 2 del Codice di Diritto Canonico. 31. Soltanto negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica che dipendono dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei e in quelli dove si mantiene l’uso dei libri liturgici della forma extraordinaria, è permesso l’uso del Pontificale Romanum del 1962 per il conferimento degli ordini minori e maggiori. Breviarium Romanum 32. Viene data ai chierici la facoltà di usare il Breviarium Romanum in vigore nel 1962, di cui all’art. 9 § 3 del Motu Proprio Summorum Pontificum. Esso va recitato integralmente e in lingua latina. Il Triduo sacro 33. Il coetus fidelium, che aderisce alla precedente tradizione liturgica, se c’è un sacerdote idoneo, può anche celebrare il Triduo Sacro nella forma extraordinaria. Nei casi in cui non ci sia una chiesa o oratorio previsti esclusivamente per queste celebrazioni, il parroco o l’Ordinario, d’intesa con il sacerdote idoneo, dispongano le modalità più favorevoli per il bene delle anime, non esclusa la possibilità di ripetere le celebrazioni del Triduo Sacro nella stessa chiesa. I Riti degli Ordini Religiosi 34. È permesso l’uso dei libri liturgici propri degli Ordini religiosi in vigore nel 1962. Pontificale Romanum e Rituale Romanum 35. È permesso l’uso del Pontificale Romanum e del Rituale Romanum, così come del Caeremoniale Episcoporum in vigore nel 1962, a norma del n. 28 di questa Istruzione e fermo restando quanto disposto nel n. 31 della medesima. Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’ Udienza concessa il giorno 8 aprile 2011 al sottoscritto Cardinale Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha approvato la presente Istruzione e ne ha ordinato la pubblicazione. Dato a Roma, dalla Sede della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il 30 aprile 2011, nella memoria di san Pio V. William Cardinale Levada Presidente Mons. Guido Pozzo Segretario _______________ 1 BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica Summorum Pontificum Motu Proprio data, AAS 99 (2007) 777; cf. Ordinamento generale del Messale Romano, terza ed. 2002, n. 397. 2 BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica "Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 798. 3 Cf. C.I.C. can. 838 §1 e §2. 4 Cf. C.I.C. can. 331. 5 Cf. C.I.C. cann. 223 § 2; 838 §1 e § 4. 6 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica "Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 799. 7 Cf. C.I.C. can. 900 § 2. 8 Cf. C.I.C. can. 249; cf. Conc. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 36; Dich. Optatam totius n. 13. 9 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica"Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 797. Presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci ...Oggi, non piú all'esterno, ma all'interno stesso della cattolicità l'esistenza di divisioni e scismi è ufficialmente riconosciuta; l'unità della Chiesa è non piú soltanto minacciata ma già tragicamente compromessa e gli errori contro la fede s'impongono, piú che insinuarsi, attraverso abusi ed aberrazioni liturgiche ugualmente riconosciute. L'abbandono di una tradizione liturgica che fu per quattro secoli segno e pegno di unità di culto (per sostituirla con un'altra, che non potrà non essere segno di divisione per le licenze innumerevoli che implicitamente autorizza, e che pullula essa stessa di insinuazioni o di errori palesi contro la purezza della fede cattolica) appare, volendo definirlo nel modo piú mite, un incalcolabile errore. |
NOTA DEL DIRETTORE DELLA STAMPA, P. FEDERICO LOMBARDI L’Istruzione sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum" (del 7 luglio 2007, entrato in vigore il 14 settembre 2007) è stata approvata dal Papa Benedetto XVI l’8 aprile scorso e porta la data del 30 aprile, memoria liturgica di San Pio V, Papa. L’Istruzione, in base alle prime parole del testo latino, viene denominata "Universae Ecclesiae" ed è della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa aveva affidato – fra l’altro - il compito di vigilare sull’osservanza e l’applicazione del Motu proprio. Perciò essa porta la firma del suo Presidente, Card. William Levada, e del Segretario, Mons. Guido Pozzo. Il documento è stato inviato a tutte le Conferenze Episcopali nelle settimane scorse. Ricordiamo che "le istruzioni… rendono chiare le disposizioni delle leggi e sviluppano e determinano i procedimenti nell’eseguirle" (CIC, can.34). Come viene detto al n.12, l’Istruzione è emanata "con l’animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione" del Motu proprio "Summorum Pontificum". Era naturale che alla legge contenuta nel Motu proprio seguisse l’Istruzione sulla sua applicazione. Il fatto che ciò avvenga ora a più di tre anni di distanza si spiega facilmente ricordando che nella Lettera con cui il Papa accompagnava il Motu proprio diceva esplicitamente ai Vescovi: "Vi invito a scrivere alla Santa Sede, tre anni dopo l’entrata in vigore di questo Motu proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio". L’Istruzione porta quindi in sé anche il frutto della verifica triennale dell’applicazione della legge, che era stata prevista fin dall’inizio. Il documento presenta un linguaggio semplice e di facile lettura. La sua Introduzione (nn.1-8) ricorda brevemente la storia del Messale Romano fino all’ultima edizione di Giovanni XXIII, nel 1962, e al nuovo Messale approvato da Paolo VI nel 1970, a seguito della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, e ribadisce il principio fondamentale che si tratta di "due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito romano, che si pongono uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore" (n.6). Si ribadisce anche la finalità del Motu proprio, articolandola nei seguenti tre punti: a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’uso più antico, considerata tesoro prezioso da conservare; b) garantire e assicurare realmente, a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria; c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa (cfr n.8). Una breve Sezione del documento (nn. 9-11) ricorda i compiti e i poteri della Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa "ha conferito potestà ordinaria vicaria" nella materia. Ciò comporta tra l’altro due conseguenze molto importanti. Anzitutto, essa può decidere sui ricorsi che le vengano presentati contro eventuali provvedimenti di vescovi o altri ordinari, che sembrino in contrasto con le disposizioni del Motu proprio (ferma restando la possibilità di impugnare ulteriormente le decisioni della Commissione stessa presso il Tribunale supremo della Segnatura Apostolica). Inoltre, spetta alla Commissione, con l’approvazione della Congregazione per il Culto Divino, curare l’eventuale edizione dei testi liturgici per la forma extraordinaria del Rito romano (nel seguito del documento si auspica, ad esempio, l’inserimento di nuovi santi e di nuovi prefazi). La parte propriamente normativa del documento (nn. 12-35) contiene 23 brevi punti su diversi argomenti. Si ribadisce la competenza dei Vescovi diocesani per l’attuazione del Motu proprio, ricordando che in caso di controversia circa la celebrazione nella forma extraordinaria giudicherà la Commissione "Ecclesia Dei". Si chiarisce il concetto di coetus fidelium (cioè "gruppo di fedeli") stabiliter existens ("stabile") che desidera di poter assistere alla celebrazione in forma extraordinaria. Pur lasciando alla saggia valutazione dei pastori la valutazione del numero di persone necessario per costituirlo, si precisa che esso non deve essere necessariamente costituito da persone appartenenti a una sola parrocchia, ma può risultare da persone che confluiscono da diverse parrocchie o addirittura da diverse diocesi. Sempre tenendo conto del rispetto delle esigenze pastorali più ampie, l’Istruzione propone uno spirito di "generosa accoglienza" verso i gruppi di fedeli che richiedano la forma extraordinaria o i sacerdoti che chiedano di celebrare occasionalmente in tal forma con alcuni fedeli. Molto importante è la precisazione (n. 19) secondo cui i fedeli che chiedono la celebrazione in forma extraordinaria "non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestino contrari alla validità o legittimità della forma ordinaria" e/o all’autorità del Papa come Pastore Supremo della Chiesa universale. Ciò sarebbe infatti in palese contraddizione con la finalità di "riconciliazione" del Motu proprio stesso. Importanti indicazioni sono date anche circa il "sacerdote idoneo" alla celebrazione in forma extraordinaria. Naturalmente egli non deve avere impedimenti dal punto di vista canonico, deve conoscere sufficientemente bene il latino e conoscere il rito da celebrare. Si incoraggiano perciò i vescovi a rendere possibile nei seminari una formazione adeguata a tal fine, e si indica la possibilità di ricorrere, se mancano altri sacerdoti idonei, alla collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Commissione "Ecclesia Dei" (che usano normalmente la forma extraordinaria). L’Istruzione ribadisce come ogni sacerdote sia secolare sia religioso abbia licenza di celebrare la Messa "senza popolo" nella forma extraordinaria se lo desidera. Perciò, se non si tratta di celebrazioni con il popolo, i singoli religiosi non hanno bisogno del permesso dei superiori. Seguono – sempre per quanto riguarda la forma extraordinaria - norme relative alle regole liturgiche e all’uso di libri liturgici (come il Rituale, il Pontificale, il Cerimoniale dei vescovi), alla possibilità di usare la lingua vernacola per le letture (a complemento di quella latina, o anche in alternativa nelle "Messe lette"), alla possibilità per i chierici di usare il Breviario precedente alla riforma liturgica, alla possibilità di celebrare il Triduo Sacro nella Settimana Santa per i gruppi di fedeli che chiedono il rito antico. Per quanto riguarda le ordinazioni sacre, l’uso dei libri liturgici più antichi è permesso solo negli Istituti che dipendono dalla Commissione "Ecclesia Dei". A lettura compiuta, rimane l’impressione di un testo di grande equilibrio, che intende favorire – secondo l’intenzione del Papa – il sereno uso della liturgia precedente alla riforma da parte di sacerdoti e fedeli che ne sentano il sincero desiderio per il loro bene spirituale; anzi, che intende garantire la legittimità e l’effettività di tale uso nella misura del ragionevolmente possibile. Allo stesso tempo il testo è animato da fiducia nella saggezza pastorale dei vescovi, e insiste molto fortemente sullo spirito di comunione ecclesiale che deve essere presente in tutti – fedeli, sacerdoti, vescovi – affinché la finalità di riconciliazione, così presente nella decisione del Santo Padre, non venga ostacolata o frustrata, ma favorita e raggiunta. 13 Maggio 2011 |
La verità vi fa soffrire?
RispondiEliminaEppure la verità è questa!!!!!
Riposto
RispondiEliminaLa Verità è Cristo!
Lei è contento, così crede di poterci uniformare alla vostra messa protestante.
Vede la differenza tra noi e voi?
Caro anonimo la Verità fa soffrire noi per voi che siete nella Menzogna, purtroppo la vostra mancanza d'uso della ragione vi sta portando a seguire gli stessi gerarchi che non la usano, ma usano solo i propri sensi.
Il documento in se contiene , oltre alla solita ermeneutica della continuità, delle evidenti contraddizioni.
Ci si chieda se sono validi i sacramenti del vescovo Nourrichard o di mons. Fonlupt, lo chieda anche al santo Padre e all'Ecclesia Dei.
Da chi nega il principio d'identità ogni discorso inizia e finisce nell'errore e voi siete nell'errore.
Se eliminassero la cena protestante io mi rallegrerei per voi e non per me stesso, perchè io già sono nella Verità, non certo per merito.
Voi volete abolire il sacrificio per rallegrare voi stessi e trascinarci in un baratro cui non riuscite a sottrarvi poichè la Grazia è Grazia.
Continuate ad essere chiesa di voi stessi e a soddisfare le proprie voglie, stasera in chiesa swing o rock'n'roll?
CVCRCI
Ps Gianluca puoi cancellare il post precedente era scritto troppo di fretta
Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanabitur anima mea.
RispondiEliminaSignore non son degno di partecipare alla tua mensa ma dì soltanto una parola ed io sarà salvato.
Queste due frasi non hanno lo stesso significato!
Non sono uguali!
Una persona dotata di un normale intelletto, senza tante conoscenze ma che fa uso della retta ragione e del buon senso comune comprende che le due frasi sono diverse e non hanno lo stesso significato.
Pro multis
Per tutti
Anche in questo caso un uomo dotato di retta ragione, indipendentemente da quello che sostengono i teologi, capisce che non significano la stessa cosa.
Se poi si vuol andare a discutere sul senso teologico arriviamo alla stessa conclusione: non sono la stessa cosa.
Ora anche fosse un angelo ad insegnare una cosa diversa sia anatèma.
Pertanto chiunque mi voglia far credere ciò, fosse anche il santo Padre io, in questo caso, credo all’autorità suprema che è Cristo perché quell’insegnamento non è concorde, palesemente, con quello che sempre è stato insegnato dalla Chiesa.
Se Sua santità definisse dalla cattedra di Pietro che queste due frasi significassero la medesima cosa allora io darei senza alcuna esitazione il mio consenso assoluto di volontà ed intelletto perché ciò corrisponderebbe ad una verità divinamente rivelata.
Ma siccome le cose non stanno così l’autorità del Concilio di Trento e della Bolla di san Pio V prevalgono sopra la riforma del massone Bugnini e dei protestanti che la definirono.
Giustamente viene riportato il libricino del card. Ottiaviani e Bacci mi dica anche loro erano "disobbedienti" al Papa?
Ha mai letto l'aberrante art. 7 della Istitutio Generalis poi leggermente cambiata grazie ai suddetti "reazionari"
Visto che bisogna obbedire, che fine ha fatto l'art.36 della Sacrosantum Concilium del super dogmatico CVII a cui, a me sembra, chiunque attinge come pare e piace?
CVCRCI
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RispondiElimina"...due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito romano, che si pongono uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore" (n.6).
RispondiEliminaNON SAREI MAI ANDATO A CERCARE QUESTE CHE REPUTO gravissime parole, SE NON FOSSERO STATE QUI PUBBLICATE. Ed aggiungo che sono parole gravissime poichè pronunciate da un papa, che ci indora la pillola dicendo che la forma extraordinaria deve essere conservata con il "debito onore" COSAAAAAAAA! Forma extraordinaria?!E pure "due usi dell'unico Rito Romano" Ma rimango stupefatto!Hanno diversità eclatanti in parole e liturgia!Come è possibile avere il coraggio di scrivere che sono due modi "uno accanto all'altro" SONO COMPLETAMENTE DIVERGENTI! E' più simile la messa neocatecumenale alla nuova messa, piuttosto che la messa nuova alla "vecchia"!!! Ma chi può bere tali affermazioni di somiglianza "due usi dell'unico rito"? Ma chi legge qua si rende conto che una messa di duemila anni è considerata ormai vetusta ed appannaggio di soli pochi viziati ancora ancorati a vecchi dogmi e liturgie (evidentemente)?Stettino ha ben evidenziato alcune delle storture di parole della messa ecumenica nuova, differenti dal significato originario. Persino un neocatecumenale od un focolarino od un qualsiasi altro settario può rendersi conto che i due sistemi di messa come prospettati dal papa non sono affatto simili nè di uguale significato. C'è una evidente stortura persino dogmatica nel voler far convergere due liturgie completamente divergenti.Ancora dubbi sull'"apostasia ai vertici della chiesa"? Invece di considerare la "vecchia" messa come la più autentica e la "ufficiale" per la Chiesa, cioè da adottarsi nelle cerimonie ufficiali, per la solennità e per il significato profondo che annuncia, la messa VERA ,cioè la messa-sacrificio reale, viene relegata a momenti straordinari per dare soddisfazione a qualche mugugnone.Avrei lasciato la messa fasulla ovvero la messa/mensa per il popolo dei fedeli ormai eretici o indifferenti, tanto per delineare le schiere, definendola "la nuova messa moderna ed ecumenica" Furbissimo il papa! E con questo crede di risolvere ogni cosa,pensando con mente umana e tralasciando, ovvero fregandosene (poichè qudesto è il termine volgare ma che rende bene l'idea)degli anatemi lasciati dai suoi papi predecessori...Fossi in lui non dormirei di certo sonni tranquilli, ma contento lui, faccia pure. Con ogni diritto ecclesiastico,legato alle regole scandite ben prima di B16, ogni credente cattolico deve poter sentire la messa VERA, ossia la messa/sacrificio.
Ogni maledizione ed anatema è stata già lanciata da papi più importanti e dapprima di noi.Non ci resta che aspettare la Giustizia.
Ben detto!
RispondiEliminaEcco l'inizio dell'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo. Mt 24:15
CVCRCI
per Stettino:
RispondiEliminamessaggio per te, sulla mail, da parte delle suore... :-)
Ciao
Gli amici Mardunolbo e Stettino hanno riportato il mio stesso pensiero e li ringrazio per questo, così come ringrazio Nostro Signore per la comunanza di sentimenti, propositi e fede che questo blog riesce a trasmetterci ogni giorno.
RispondiEliminaNon so se è già stato fatto in passato, ma sarebbe importante pubblicare il "DE DEFECTIBUS
IN CELEBRATIONE MISSARUM OCCORRENTIBUS", un decreto di San Pio V che non solo ogni sacerdote dovrebbe conoscere alla perfezione, ma anche ogni fedele, perchè in questi tempi l'ignoranza non può più essere una scusante. E' un insieme di prescrizioni e norme riguardanti la S.Messa Tridentina. Voi potreste giustamente far notare che è materia atta ai sacerdoti, eppure...riporto solo una breve parte:
V – I DIFETTI NELLA FORMA
"I difetti da parte della forma possono verificarsi se manca qualcosa da ciò che è richiesto all’integrità delle parole nella stessa consacrazione. Infatti le parole della consacrazione, che sono la forma del Sacramento, sono queste: Hoc est enim Corpus meum. E: Hic est enim Calix Sanguinis mei, novi et æterni testamenti: mysterium fidei, qui pro vobis e pro multis effundetur in remissionem peccatorum. Ma se qualcuno diminuisse qualcosa, o mutasse qualcosa dalla forma della consacrazione del Corpo e del Sangue, e in questo cambiamento di parole le nuove parole non significassero la stessa cosa, il Sacramento non è valido. Se inoltre fosse aggiunto qualcosa, che non muti il significato, il Sacramento è certamente valido ma peccando in modo massimamente grave."
Capite cari amici? Pro multis. Ha lo stesso significato di pro omnibus? Per questo non esiste una forma extraordinaria della messa, ma ne esiste solo una ed il Nom non ne fa parte.
Patrizia
Bravo Stettino e bravo Mardunolbo.
RispondiEliminaLa Consacrazione del Nom è assai dubbia, non c'è la certezza della Presenza Reale, questo per via dell'incredibile follia dei modernisti di mutare letteralmente le parole che Gesù dettò con ferma precisione e che si conservarono intoccabili per due millenni...il "tutti"(ecumenista) al posto del "per molti" ...
Si può arrivare a tanto?
Cambiare le parole comandate da Dio???
Follia.
A riprova dei grandi dubbi(forse certezze)ecco il decreto De Defectibus di San Pio V che spiega cosa accade se qualcuno cambia le parole della Consacrazione:
V – I DIFETTI NELLA FORMA
"I difetti da parte della forma possono verificarsi se manca qualcosa da ciò che è richiesto all’integrità delle parole nella stessa consacrazione.
Infatti le parole della consacrazione, che sono la forma del Sacramento, sono queste: Hoc est enim Corpus meum. E: Hic est enim Calix Sanguinis mei, novi et æterni testamenti: mysterium fidei, qui pro vobis e pro multis effundetur in remissionem peccatorum. Ma se qualcuno diminuisse qualcosa, o mutasse qualcosa dalla forma della consacrazione del Corpo e del Sangue, e in questo cambiamento di parole le nuove parole non significassero la stessa cosa, il Sacramento non è valido.
Se inoltre fosse aggiunto qualcosa, che non muti il significato, il Sacramento è certamente valido ma peccando in modo massimamente grave."
E' innegabile che le parole nuove non significano la stessa cosa...e allora come la mettiamo con il nom?
Ghergon, abbiamo scritto le stesse cose! Incredibile...:)
RispondiEliminaPatrizia
Cari Ghergon e Patrizia, che consolazione leggervi,oltre ad Annarita e Stettino! Mi sono arrivate ora queste parole da un blog cattolico tutto teso ad ammirare il papa, evidentemente...
RispondiElimina"Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile. Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana ... ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo.." Sta parlando di papa Benedetto XVI! Io non capirei più se sono impazzito e se la mia logica è ormai devastata da intestardamento contrario alla Chiesa per ragioni inspiegabili (quindi la mia rovina), se non ci foste anche voi,oltre al blog, ben informati sulla dottrina, che riescono a ben equilibrare la pazzia che ci attornia. Ed allora la mia tristezza passa e sento la forza che accomuna coloro che seguono la prassi e la dottrina di sempre, quella BENEDETTA DA TANTI PAPI E SANTI E MARTIRI.Gloria al Signore!
GESU' ci aSPETTA IN GALILEA
RispondiEliminaDice Mardunolbo:
RispondiEliminaE' più simile la messa neocatecumenale alla nuova messa, piuttosto che la messa nuova alla "vecchia"!!!
Io lo dico da un anno, ma mi danno del citrullo. Forse scritto da lui mi crederanno.
Guardate che queste istruzioni, sono una importante concessione per il Vetus Ordo, o meglio mi scuso, per la sua applicazione concreta.
Vi rendete conto che si è sancito un precedente incredibile? il precedente è quanto scritto al punto 33 sulle celebrazioni del Triduo
non esclusa la possibilità di ripetere le celebrazioni del Triduo Sacro nella stessa chiesa.
Ripetere!!!! Questo sancisce non solo la fine dell'Unità tanto richiesta, ma costituisce il precedente per le Veglie Pasquali Neocatecumenali.
Vi dico questo, igni comunità in senso lato (non solo NC), lo pretenderà. statene certi.
Io avrei ben volentieri rinunciato al CNC, e al Novus Ordo, per partecipare alla Messa di Sempre, ma da oggi veramente è partito il liberi tutti.
Non solo, ma ho già letto che sono esclusi da queste istrizioni, quei gruppi che formalmente non riconoscono come legittima la riforma di Paolo VI.
Cari tutti voi che scrivete su questo blog: questa mossa ha il solo scopo di dividervi, di farvi piegare la testa al Concilio una volta per tutte.
Chi accetterà, inevitabilemnte sarà costretto a lasciare indietro la FSSPX, l'unica che davvero ci ha messo la faccia, e ha subito cattiverie per aver detto le cose come stavano veramente.
Ah,ah,ah ,Alessio..."scritto da lui forse mi crederanno.."Anzitutto io sono dottrinalmente un nessuno! Secondariamente non sono una voce così ascoltata da avere tale potere!Sono semplicemente uno cui piacciono le cose chiare e nette.Ho sempre detto che la messa nc è soltanto il prolungamento dottrinale e liturgico della nuova messa, ovvero la sua forma più spinta,ma anche più concreta nel seguire le prassi e le spinte del Concilio.Chiaro che questa visione non è gradita a coloro che sguazzano nel vago e nell'indistinto.La chiesa dei nostri tempi, sia che lo dica un kiko, sia un mardunolbo, pecca di "amebismo".Ovvero fluttua nel liquido trasportata da correnti e vivendo di esse, ma senza orientarsi in modo palese.Non si proietta nè da una parte nè dall'altra, con vigore. Se prima la dottrina era chiara ora si cerca di spacciare per chiare delle liturgie ibride che non possono convivere per le parole completamente differenti dalla liturgia di sempre.Non solo, ma siamo arrivati all'assurdo che è anche presa in giro: si spacciano per due aspetti del medesimo rito, due facce che di simile hanno solo un sacerdote sull'altare! Tutto il resto,posizione sacerdotale, ruolo, parole, ruolo fedeli,ritualità,canti,modo di comunicare,gesti...è differente e con significati ben diversi.Non so, qualcuno potrà dire che l'amebismo in certi tempi è il modo migliore per salvarsi. Rispondo che sì, è certo il modo migliore per un singolo,in tempi drammatici, ma non certo per una struttura, come la Chiesa, che necessita di chiarezza essendo sostenuta dallo Spirito.Non mi sembra neanche di vedere persecuzioni a Roma o in altri paesi europei od americani od africani.Quindi risulta di brutto significato un amebismo che parte da Roma, visto che non vi è alcun momento drammatico.Anzi mi risulta che il papa abbia visto modernismo e ateismo come mali principali del mondo,(senza vedere islamismo esterno ed il filogiudaismo ecclesiale) ma non sembra li veda all'interno della chiesa,anzi li diffonde tramite suoi vicari vescovi e cardinali.Se i focolarini sono espressione dell'ecumenismo massonico e malato di uniformità dottrinale con altre religioni, il cammino neoc. è espressione di una sinergia di visione giudeo-protestante che gagliardamente si infiltra nella chiesa senza però volersi diluire in essa, ma pretendendo che essa si adegui alla sua visione. Alessio almeno ha scelto un movimento gagliardo ed impositivo, pur con le devianze eretiche che esso possiede,come polipo tentacolare. E' chiaro, per me, che tra un'ameba ed un polipo, vince il polipo che si pappa l'ameba senza neanche accorgersi.Bisogna vedere poi se l'ameba stessa è malata come si ridurrà il polipo mangiatore..., e se non morirà della stessa malattia dell'ameba!(molto probabile)Quando si tratterà di accettare il ricatto di optare per il Concilio,pena la squalifica di cattolici di Santa Romana Chiesa,così come per i vescovi,ai quali fu imposta la vulgata "universale" della shoà senza poter obiettare nulla, so che con estrema tranquillità mi volgerò al Signore per seguire Lui e solo Lui e sulla Sua strada troverò La Chiesa Sua, Unica fedele: la Fraternità San Pio X, e sarò ancora ed ancor più cattolico.Ma non sarò l'unico ed il papa sa questo e lo teme e questo motivo, secondo il mio parere, lo fa muovere con astuzia per non mostrare tutto il peggio d'un colpo, ma piano piano per far abituare i fedeli alle novità, senza grandi scosse, ma facendo credere che nulla in realtà sia cambiato...Mi dispiace Sua Santità, ma non le credo!
RispondiEliminaGrande Mardunolbo. Gradisco sempre le metafore, perchè secondo me descrivono fenomeni complessi con più semplicità.
RispondiEliminala metafora dell'ameba e del polipo regge abbastanza. soprattutto la parte dell'ameba.
ma ti dico che io ho scelto il polipo, proprio perchè sono stato ameba, e ti posso giurare su me stesso che non voglio tornare ad esserlo.
neppure per il singolo va bene, anzi, proprio per il singolo essere ameba vuol dire essere pappato dal serpente.
Spesso non comprendo l'accanimento verso chi ha scelto il CNC, proprio perchè non ci si rende conto che sono proprio tante amebe che hanno scelto di non esserlo più. E molti che lo lasciano (io non li ho mai giudicati), infatti non vogliono tornare affatto ad essere amebe, e trovano pace solo quando trovano il Vetus Ordo. fai un sondaggio fra gli ex e capirai che è così.
Sul concetto di polipo tentacolare, non sono d'accordo. Non c'è cattiveria. Voi siete convinti che sia un movimento diabolico, animato cioè da intento distruttivo. Invece è evidente che è un movimento costruttivo, diciamo pure "ricostruttivo", ma proprio perchè ha riconosciuto che l'ameba non ti consente di incontrare davvero Cristo.
Ma molto mi ha colpito il discorso seguente:
"e se non morirà della stessa malattia dell'ameba!(molto probabile)"
Ecco questo discorso mi scuote veramente. E se, vivendo il CNC comunque da cattolico postoconciliare, ciò non bastasse perchè è necessario partecipare alla Messa di Sempre? ecco il tremito che mi scorre lungo la schiena... il dubbio che corrode... o la goccia che scava solchi...
Tutto viene dall'Eucaristia. Ne sono certo, e se non bastasse quella a cui partecipo? Di questo tremo Mardunolbo, il resto davvero sono dettagli. te lo posso garantire, anzi io fuori dal CNC (perchè ci vado, frequento molte realtà della parrocchia e foraniali), talvolta sento dire cose che mi fanno rizzare i capelli.
L'ho già scritto una volta, ma ho ascoltato un sacerdote cattolico della teologia della liberazione (con t e l minuscole...), che ha detto che tutte le religioni sono una parte della stessa mappa, ciascuna contribuisce. Io mi sono alzato e gli ho detto: sarà, ma di certo la X ce l'abbimo noi cattolici, e se vogliono arrivarci di qui devono passare... risata generale, ma io non ho riso affatto.
Spero che tu riesca a intravedere oltre l'apparenza e l' "appartenenza", qualcosa che ti faccia pensar bene di me.
Un saluto, Alessio.
Intanto un grande abbraccio al caro Mardunolbo, che subisce il sibilo del Serpente, insinuante il pensiero che "il pazzo" sia lui e non tutto il MARCIO pensiero attualmente imperante in tutta la povera Sposa di Cristo, percossa, stracciata, sporcata e condotta in schiavitù eretica, da ogni parte....no, fratello, i pazzi sono coloro(CON TANTO DI MITRIA IN TESTA E PASTORALE IN MANO) che vendono la Chiesa, ancora per trenta denari, alle forze oscure di questo mondo, pensando, con blasfemo pensiero, di poter raggiungere la pace nel mondo, SENZA DIO E SENZA LA SUA LEGGE, ma riunendosi "tutti assieme appassionatamente" con i separati, con altre religioni, e con i nemici dichiarati di Cristo e della sua Chiesa.
RispondiEliminaCari Ghergon e Patrizia,
RispondiEliminavi ringrazio per il vostro prezioso suggerimento, che metteremo in pratica quanto prima possibile.
:-)
"non esclusa la possibilità di ripetere le celebrazioni del Triduo Sacro nella stessa chiesa.
RispondiEliminaRipetere!!!! Questo sancisce non solo la fine dell'Unità tanto richiesta, ma costituisce il precedente per le Veglie Pasquali Neocatecumenali.
Vi dico questo, ogni comunità in senso lato (non solo NC), lo pretenderà. Statene certi.
Io avrei ben volentieri rinunciato al CNC, e al Novus Ordo, per partecipare alla Messa di Sempre, ma da oggi veramente è partito il liberi tutti."
Ma caro Alessio....
1°) Il Cammino non c'entra un tubo con delle norme concesse al Vetus Ordo. Questo è un documento di attuazione per il Motu proprio Summorum Pontificum, valido per la celebrazione del Vetus Ordo, e non per tutte le celebrazioni in generale. Vorrei dirti che quando il Papa emette un documento specifico per una data realtà interna alla Chiesa (ed il problema della celebrazione "more antiquo" non è un caso specifico...DI PIU'!...), le sue disposizioni sono strettamente riservate alla realtà riguardante il documento emesso, non estensibili a tutto il resto del carrozzone, perché ogni realtà specifica richiede dellle concessioni specifiche, non dovute per altre situazioni, mentre invece gli obblighi sono uguali per tutti. Infatti la perfetta ortodossia dottrinale e liturgica della Messa Antica le conferisce, per diritto, una corsia di percorrenza che non possono altrettanto pretendere altre realtà, di dubbia natura.
2°)Stai pur tranquillo, che NESSUNA ALTRA REALTA', tranne il Cammino, prenderà la palla al balzo per pretendere Veglie personali nella notte di Pasqua, in quanto l'unica realtà della Chiesa a pretendere una liturgia a parte è solo il Cammino, gli altri vivono della liturgia normale di tutta la Chiesa, senza essersene inventata una personale.
3°)invece il Cammino fa tutto il Contrario: quando si tratta di obbedire alle norme generali valide per tutte le realtà, i neocat dicono:"Per noi non vale, noi abbiamo gli indulti." - e quando vengono date delle concessioni SPECIFICHE per altre realtà, allora dicono "Allora le vogliamo pure noi!" Anche se la loro situazione è talmente diversa da entrarci come "i cavoli a merenda".
Ti giro un commento anonimo, da me scritto su un altro blog, per farti vedere con che facilità è possibile accostare il trattamento che subisce il CNC alla FSSPX (ho scritto in forma anonima per protesta con l'autore del blog, lei sa). e la vena è volutamente sarcastica e un po' fuori le righe, qui non lo avrei scritto così.
RispondiEliminaScrivevo:
Il punto 19 dell'istruzione di fatto concede la possibilità al parroco di chiedere il perchè si vuole celebrare con il VO.
Perchè? Non vi basta il NO (vi sentirete ripetere)? Nella mia parrocchia ritengo prudente (e in questo caso lo riterrebbero saggio), non alimentare casi di esclusione dalla vita parrocchiale.
Vi diranno che è bene garantire l'unità.
Voi risponderete che l'Unità non è nello stare per forza insieme al gregge fisicamente, ma nel compiere lo stesso culto.
Allora il parroco vi dirà: perchè non lo considerate lo stesso culto?
Che cosa risponderete, che il Novus Ordo è una via di mezzo fra una messa cattolica ed una protestante?
Beh, fossi il parroco vorrei verificare che ritenete il Novus Ordo una messa valida.
magari vi chiederebbe la partecipazione una volta al mese alla messa parrocchiale.
E il Triduo? L'istruzione concede addirittura di ripetere le liturgie.
Ho letto bene RIPETERE? 2 Messe in Coena Dimini? 2 veglie Pasquali?
Ripetere vuol dire farle dopo? Ci saranno veglie pasquali "notturne"?
Il parroco prudente (e la prudenza in questo caso è davvero saggezza) vi dirà che non è un bene per la parrocchia neppure questo.
Risultato: La FSSPX messa all'angolo, pur di partecipare al VO. Tradizionalisti (che la vedono nello stesso modo, ma distinti nel coraggio) divisi.
E come dare torto poi a chi chiederà ripetere la Veglia per altro motivi (perchè si fanno canti più lunghi, perchè "eccezionalmente" si fanno testimonianze, o perchè ci sono battesimi per immersione, ecc...
Inserisci il principio della "particolarità" ed inserisci il vulnus della divisione della realtà "visibile" (e tu penserai che però è più importante quella invisibile).
Non sarei così contento.
Sul giornale Repubblica leggevo di una certa "setta" che si sperava così di far "rientrare".
Non parlava di "cammini", ma di "fraternità".
Come è strano il mondo.... ;)
Mah de che!
Chi di "criterio" ferisce, di "criterio" perisce.
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terminavo così, con questa cattiveria finale.
Capisci A.rita lo specchietto per le allodole dove sta?
Comprendo che ti sembri "cavoli a merenda", ma il trattamento è lo stesso, lo sai bene.
E quanto ci scommetti che le parrocchie dove sarà concesso con più favore, saranno proprio quelle più aperte anche al CNC? Pluralità o unità?
Chi esclude la pluralità, butterà fuori a pedate entrambe le cose. Ed ho davvero letto la parola setta attribuita alla FSSPX. Che ti dicevo? basta esser un po' diversi dalla massa, e subito ti guardano male....
meglio polipo che ameba, cento volte.
"Spero che tu riesca a intravedere oltre l'apparenza e l' "appartenenza", qualcosa che ti faccia pensar bene di me."
RispondiElimina"Cari tutti voi che scrivete su questo blog: questa mossa ha il solo scopo di dividervi, di farvi piegare la testa al Concilio una volta per tutte.
Chi accetterà, inevitabilemnte sarà costretto a lasciare indietro la FSSPX, l'unica che davvero ci ha messo la faccia, e ha subito cattiverie per aver detto le cose come stavano veramente."
Caro Alessio (nel thread sul Cammino sono spariti gli ultimi commenti, però ti ho risposto ugualmente su una cosa),
io personalmente non penso male di te, e intravvedo molta ricerca della verità....però al tempo stesso resto sconcertata di fronte ad altre tue affermazioni:
da quello che dici qui sopra sembra che ci metti in guardia dall'accettare il Concilio...quindi lo consideri una cosa non buona...però tu lo accetti per la tua vita...come fai??
Se pensi davvero che la FSSPX sia "l'unica che davvero ci ha messo la faccia, e ha subito cattiverie per aver detto le cose come stavano veramente", se pensi che le cose "stanno veramente" come dice la FSSPX, come fai a stare con chi (rileggiti le catechesi di Kiko) dice che sono loro ad essere eretici e lontani da Dio, perché non accettano il Concilio?? Come fai a stare con chi insegna tutto il contrario??
Come fai?...
E se poi dici che "questa mossa ha il solo scopo di dividerci", vuol dire che ne riconosci l'empia intenzione, e perciò non è una cosa buona, ma iniqua...e allora come fai ad attaccarti alla sua attuazione, per giungere alla "ripetizione" della Veglia pasquale??
Come fai? Non lo so...
Ci viene chiesto di "non frequentare" chi non riconosce legittima la messa di Paolo VI?...
Alla faccia del "desiderio di riconciliazione" e di comunione ecclesiale!! Questo è un preciso disegno per ghettizzarli!!! Lasciarli soli!!
Io, per quanto mi riguarda, due giorni dopo l'uscita di questo documento, ho risposto:
stavo alla Santa Messa con la San Pio X.
Chissà...
RispondiElimina...se il pensiero della FSSPX sulla "Universae Ecclesiae" è riassumibile nell'ultimo articolo pubblicato dal loro blog?....
"3° torneo di Calcetto della Tradizione"
Nè l'ameba nè il polipo entreranno nel regno dei cieli!!!!!
RispondiEliminaE' un discorso assurdo privo di logica non è che uno si salva perchè per essere sicuro è meglio che metta dentro tutto, al contrario se ti vai a leggere Sant'agostino e san Tommaso vedrai che è esattamente il contrario soprattuto nei vostri riti giudaizzanti.(ST II-II Q93 a1 e a2)
Non legga solo kiko, anzi non lo legga affatto che è meglio!
Un'eretico è sempre solo un eretico ed è solo un cattolico per accidens!!!!
CVCRCI
Io apprezzo chi fa analisi con coraggio, dicendo ciò che crede. Su molte cose non la penso con la FSSPX, ma ne riconosco una lucidità e coraggio degna di lode.
RispondiEliminaIo non ti metto in guardia dall'accettare il Concilio, per me è stato importante su molte cose (poco sull'ecumenismo nei confronti dei non cristiani).
le cose stanno come dice la FSSPX, perchè è innegabile che la Chiesa abbia voluto cambiare se stessa.
Sbaglia, e lo stesso errore lo vedo anche in te, quando a questo fatto gli attribuisci la mano del "forchettone", come dice sempre una mia amica, che non è più in comunità, e che non ho affatto abbandonato per questo.
E poi non ho capito: chi ha detto che per fare il CNC, sia necessario credere a Kiko come fosse un santone che non può sbagliare?
nel Credo che recito, Kiko non fa parte delle 3 Persone in cui credo. Lo rispetto, ritengo che sia stato strumento dell'Altissimo (e qui partono le vostre scritte in maiuscolo....), ma da qui all'esser infallibile ce ne corre...
credo che lo mitizziate fin troppo anche voi.
X Stettino.
RispondiEliminaSperavo che la cancellazione accidentale del tuo bel commento nei miei confronti scritto sull'altro tread, ti avesse ricordato che non è educato dare del lei, per marcare distanza, quasi che ti potessi contagiare....
purtroppo non era un accidens... ma sembrava più un accidenti nei miei confronti...
figurati se mi scompongo per qualche parolina di troppo.
e guarda, ti dico che chi crede che zittire un altro corrisponda ad una missione miliziana cristiana, farebbe bene ad andare al Museo delle Torture a San Gimignano, che lì magari trova qualche strumento un po' più adatto ed efficace....
Alino77 (meglio questa firma, ma solo per questa volta....)
(accidens che lingua biforcuta che ho tirato fuori, era un po' che non la usavo, non vorrei in effetti apparire più buono di quello che sono)
Anzitutto io non la conosco è i miei genitori mi hanno insegnato a dare del lei finchè qualcuno dice il contrario oppure ci sia già una conoscienza ma se vuole le do del tu.
RispondiEliminaNon vedo proprio cosa centri la tortura sebbene io abbia capito che i tuoi discorsi sono privi di qualsiasi logica e soprattutto contraddittori in se. Devi scusarmi ma non ho ben capito che significa alino77.
Poi non puoi affatto affermare che io ti abbia trattato male e credo che tutti quelli che lo hanno letto possono confermale proprio perchè io tratto tutti con rispetto e con educazione.
Parimenti non comprendo questa sciocchezza su l'uso del termine accidens.
Di quale parolina di troppo parli?
Ancor di più non vedo cosa centri la santa inquisizione, cosa vuoi dire?
Gli eretici impenitenti venivano recisi, cosa cambia tra un'uomo senz'anima ed uomo morto nel corpo?
Leggi ST pI Q11 a3 e a4.
Sai quanti NC sono vivi nel corpo e già morti nell'animo e per mano di chi?
CVCRCI
Annarita ti ho mandato un mail sulla tua posta.
RispondiEliminaCiao
CVCRCI
Caro Alessio,
RispondiEliminadel tuo intervento delle 21.00 non condivido nulla. Dici che il trattamento verso il Cnc e verso la FSSPX sia lo stesso...
E' talmente "lo stesso" che il Cnc è stato approvato ufficialmente, nella liturgia sincretista, nella dottrina eretica, negli statuti incompleti e fatti ad arte, con tanto di Laurea Onoris Causa per Kiko; mentre la San Pio X, che è perfettamente cattolica, non ha un riconoscimento canonico, viene ignorata ed osteggiata da quasi tutti i vescovi, è stata mantenuta per anni sotto una INGIUSTA scomunica, e l'unico permesso di celebrare more antiquo, viene concesso solo se tutti la boicottano.
Se ti riferisci alla chiusura preconcetta dei parroci, questo non ci deve neanche interessare, perché il parroco non è chiamato a fare un processo (come stai fantasticando tu), ma ad obbedire al Papa.
L'unità parrocchiale, come non si spezza quando il Cammino celebra da solo, di sabato, così non si spezzerà quando ci saranno le messe antiche.
E comunque, nonostante il Novus Ordo non sia "una via di mezzo" ma una messa TUTTA protestante, perchè è ripresa dal Common Prayer degli anglicani, tuttavia un sacco di gente che segue il Vetus Ordo, pur di ricevere il Signore tutti i giorni,già si piega ad andare al Novus Ordo.
E allora? Sì: due messe in Coena Domini, due Adorazioni della Croce, due Veglie pasquali...è più logico che siano concesse alla FSSPX che al CN...non lo hai detto tu che la Messa nuova e quella neocat sono più simili, che Vetus e Novus Ordo? Quindi quella neocat sarebbe davvero una ripetizione, il Vetus Ordo invece no, perchè è un'altra cosa: è vera liturgia cattolica.
Ma Alessio: tu parli di "particolarità" e di "vulnus della divisione"?? Ed il Cammino COSA ha fatto in cinquant'anni, se non introdurre particolarismi e divisioni ovunque?? Però mi pare che sia stato approvato lo stesso, no? Quindi "diversità per diversità"...c'è posto anche per il Latino.
E poi ti prego, non parlare del giornale Repubblica, che è retto da un massone, il quale è un menzognero per costituzione: come vuoi che chiami la FSSPX - l'unico angolo cattolico ancora rimasto - se non "setta"??
No, Alessio, il trattamento verso la FSSPX è immensamente peggiore, perché il Cammino che è eretico riceve lodi, approvazioni, e lauree dappertutto, mentre chi è cattolico viene scomunicato o messo al bando.
Le parrocchie più aperte al Cnc, sono parrocchie rette da modernisti, i quali vedono la Tradizione come il fumo sugli occhi. Dove impera il Cnc, per la Messa antica (che nella catechesi sull'eucarestia viene addirittura demonizzata) non ci sarà alcun posto, perché i Tradizionali sono considerati da Kiko e dal Cammino i peggiori nemici esistenti, perché contraddicono in pieno tutta la dottrina kikiana. E dai modernisti, che accettano la "pluralità" solo se è eretica, i cattolici che sono ortodossi sono i più odiati. Quindi voi adesso non siete più "diversi", perché approvati: ora siete l'emblema di questa Chiesa e sempre più lo sarete. Avete finito di essere "perseguitati"...ora siete acclamati da tutti, avete raggiunto il successo umano, la lode del mondo....
Meglio cattolica di Gesù, che un polpo "osannato" o un'ameba "osannante".
L'intervento delle 21:00 era provocatorio, e aveva il solo scopo di mostrare come nei fatti l'applicazione di queste istruzioni saranno aggirate semplicemente con il concetto di unità.
RispondiEliminaper me la particolarità e la divisione nella dimensione del "visibile" non sono un ostacolo, ma una ricchezza, è evidente o non farei il CNC.
X stettino
Il commento che ti ho scritto era evidentemente polemico (se vuoi lo cancello), ma se continui a credere che chi fa il CNC sia un eretico a priori, e quindi impenitente e quindi:
"Gli eretici impenitenti venivano recisi, cosa cambia tra un'uomo senz'anima ed uomo morto nel corpo"
e quindi senz'anima, ti dico che il tuo approccio che hai nei miei confronti è sbagliato.
poi fai te....
"la particolarità e la divisione nella dimensione del "visibile" non sono un ostacolo, ma una ricchezza"...
RispondiEliminaquando non riguardano LA DOTTRINA, altrimenti sì sono un ostacolo, perchè si introduce un'ALTRA fede, un ALTRO atteggiamento di vita, un ALTRO culto a Dio, un'ALTRA concezione di rapporto con Dio, un ALTRO senso del peccato, un ALTRO senso di salvezza dal peccato, un'ALTRA chiesa nella chiesa.
Guarda che la frase di Stefano sugli eretici impenitenti che venivano recisi, si riferiva alla Santa Inquisizione che tu avevi nominato...mica a te!
Che poi tu sia considerato eretico da chi è fedele alla dottrina cattolica di sempre(anche tuo malgrado, cioè anche senza una tua volontà cosciente di esserlo), per il fatto che aderisci al Cammino, che è eretico da capo a piedi....non puoi che fartene una ragione. Perchè quello che ti viene predicato lì dentro non è dottrina cattolica (e nemmeno dottrina concilare: è puro luteranesimo misto a giudaismo talmudico). Molto semplice.
x Alessio.
RispondiEliminaMi ricordi una frase che mi insegnò una professoressa del liceo, una volta, per ammonirmi e capii bene l'antifona...
"CONOSCO IL MEGLIO MA AL PEGGIOR M'APPIGLIO" vedi tu...
"CONOSCO IL MEGLIO MA AL PEGGIOR M'APPIGLIO" vedi tu...
RispondiEliminagrazie per la premura. spesso lo penso anche io.
Ma c'è una differenza fondamentale fra me e voi (questo plurale non è usato in modo dispregiativo, ma semplicemente perchè oramai dialogo un po' con tutti quelli che scrivono qui, e lo so).
Voi ritenete questo peggiore, assolutamente deleterio, addirittura diabolico, e quindi vi adoperate, come una milizia ad ostacolarlo.
Io lo ritengo solo una diminutio, una variante del post-concilio, sufficiente, ma non necessaria, per l'uomo di oggi, e quindi buona anche per me. Ciò che invece non ritengo buono per me è la vita di prima, dove Dio non c'era o meglio non riusciva ad entrare nel mio cuore, perchè gli strumenti che mi venivano offerti non erano un buon veicolo con me. Sarò duro, ma il tuo esempio dell'ameba calza benissimo.
per questo scrivere su questo blog in parte è consono a ciò che penso (magari infatti vi sarete chiesto il perchè, alcuni mi hanno dato dello strullo, ma non voi).
Se serve a dare una scossa ad una Chiesa oramai in balia dei venti, senza un orizzonte preciso (per chè almeno il CNC un orizzonte lo propone, chiaro, che piaccia o meno, vi capisco se non vi piace), allora è bene anche una sferzata coraggiosa come quella della FSSPX, anche se questa sferzata necessariamente comporta anche un ostacolo per il CNC.
Non mi importa, ciò che importa è Cristo.
L'ho già scritto che se riconoscessi nella Chiesa un orizzonte che porta alla Chiesa preconciliare, io la seguirei. Ma così non è, ed allora fra il post-concilio. scelgo quello che meglio realizza le idee stesse del Concilio, molte delle quali hanno trovato attuazione proprio e soltanto nel CNC. E non c'è interpretazione sbagliata dell'ermeneutica che tenga. E' una fanfalucca, come quella che il VO e il NO sono forme dello stesso rito... non ci crede nessuno.