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domenica 12 febbraio 2012

"Silenzio enigmatico e sconcertante della diplomazia vaticana, che secondo stimati analisti affonderebbe una delle radici nel pari silenzio del Concilio Vaticano II riguardo al comunismo, silenzio che ha fatto sì che i Lupi si sentissero totalmente liberi di decimare il Gregge a Cuba, nei paesi dell’Est europeo, in Russia, in Cina, in Vietnam, ecc"


...Su questo punto abbiamo giù insistito nella Nostra Allocuzione del 12 maggio dell’anno scorso, ma crediamo necessario, Venerabili Fratelli, di dover in modo particolare richiamarvi sopra di nuovo la vostra attenzione. Il comunismo nel principio si mostrò quale era in tutta la sua perversità, ma ben presto si accorse che in tale modo allontanava da sé i popoli, e perciò ha cambiato tattica e procura di attirare le folle con vari inganni, nascondendo i propri disegni dietro idee che in sé sono buone ed attraenti. Così, vedendo il comune desiderio di pace, i capi del comunismo fingono di essere i più zelanti fautori e propagatori del movimento per la pace mondiale; ma nello stesso tempo eccitano a una lotta di classe che fa correre fiumi di sangue, e sentendo di non avere interna garanzia di pace, ricorrono ad armamenti illimitati. Così, sotto vari nomi che neppure alludono al comunismo, fondano associazioni e periodici che servono poi unicamente a far penetrare le loro idee in ambienti altrimenti a loro non facilmente accessibili; anzi procurano con perfidia di infiltrarsi in associazioni cattoliche e religiose. Così altrove, senza punto recedere dai loro perversi princìpi, invitano i cattolici a collaborare con loro sul campo così detto umanitario e caritativo, proponendo talvolta anche cose del tutto conformi allo spirito cristiano e alla dottrina della Chiesa. Altrove poi spingono l’ipocrisia fino a far credere che il comunismo in paesi di maggior fede o di maggior cultura assumerà un altro aspetto più mite, non impedirà il culto religioso e rispetterà la libertà delle coscienze. Vi sono anzi di quelli che riferendosi a certi cambiamenti introdotti recentemente nella legislazione sovietica, ne concludono che il comunismo stia per abbandonare il suo programma di lotta contro Dio. 58. – Procurate, Venerabili Fratelli, che i fedeli non si lascino ingannare! Il comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana. E se taluni indotti in errore cooperassero alla vittoria del comunismo nel loro paese, cadranno per primi come vittime del loro errore, e quanto più le regioni dove il comunismo riesce a penetrare si distinguono per l’antichità e la grandezza della loro civiltà cristiana, tanto più devastatore vi si manifesterà l’odio dei « senza Dio »...

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 Questo articolo fa parte di quelle verità che vengono affossate inesorabilmente perchè disturbano il potere che a Roma è diventato spregio all'uomo. Proprio quell'uomo di cui vari papi postconciliari hanno declamato l'onore e la  forza quasi in contrapposizione con Dio (vedasi encicliche e discorsi di Montini, Woityla e Ratzinger) Cosa serve esprimere concetti generali ai quattro venti, se poi nel particolare non si aiutano i cristiani sofferenti? Diplomazia o timore dei governi del mondo? Prima del viaggio di papa Woityla a Cuba varie voci s'erano levate contro tale viaggio che sarebbe stato tutta propaganda per il regime comunista. Come al solito non furono ascoltate ed il Card. Bertone si guardò bene dal correggere la stuazione e viaggio; Cosa è cambiato da allora con il viaggio del Papa "girovago"? NULLA !  Traiamone le deduzioni con coraggio, specialmente dopo la lettura di questo articolo .
(Commento del nostro amico Mardunolbo) 



Recentemente si è avuta notizia circa una presunta conversione di Castro, assassino  e promulgatore della dottrina satanica comunista, tutto bene se questa presunta conversione sia veramente reale.
Ha intenzione Castro di rigettare, divenendo Cattolico integrale, tutto il suo passato di, diabolico comunista?
Ha intenzione Castro di consegnarsi alla giustizia Divina e umana per tute le uccisioni che ha commesso?
Ha intenzione Castro di abolire il regime comunista da Cuba per passare al Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo?
Speriamo per lui che queste domande ricevano risposta affermativa...
Per quanto riguarda il Papa solo una domanda  rimane da fare: Sarà pronto il Santo Padre a rigettare il diabolico patto di Metz ordinato dal Suo predecessore modernista Giovanni XIII che ha condizionato lo svolgimento del Conciliabolo modernista Vaticano II?
"Roche in difesa del card. Tisserany di cui fu intimo collaboratore. Scrive":

«(...) Voi commentate non senza ragione questo accordo (Roma-Mosca) che data, voi dite, dal 1962. In questo modo, mo­strate di ignorare un accordo prece­dente che si colloca durante l'ultima guer­ra mondiale, nel 1942, per essere più pre­cisi, e del quale furono protagonisti Mons. Montini e lo stesso Stalin. Que­st'accordo del 1942 mi sembra di consi­derevole importanza». Ma voglio, per ora, seguirvi unicamente nel vostro com­mento all'accordo del 1962. Tutti sanno (?!)che questo accordo fu negoziato tra il Cremlino e il Vaticano al più alto vertice. Mons. Nikodim e il card. Tisserant non furono che i portavoce: l'uno, del capo del Cremlino, l'altro, del Sommo Pontefice allora gloriosamente regnante (...). lo vi posso assicurare. Signor Direttore, che la decisione d'invitare gli "Osservatori" russi ortodossi al Concilio Vaticano II è stata presa, personalmente, da S. S. Gio­vanni XXIII, con l’aperto incoraggia­mento del card. Montini, che fu il consi­gliere del Patriarca di Venezia al tempo in cui egli era arcivescovo di Milano. Di più: era il card. Montini che dirigeva segretamente la politica della Segrete­ria di Stato durante la prima sessione del Concilio, dal posto clandestino che il Papa gli aveva procurato nella famosa Torre San Giovanni, nella cinta stessa della Città del Vaticano. Il card. Tisserant ha ricevuto ordini for­mali, tanto per negoziare l'accordo quanto per sorvegliarne (= imporre), durante il Concilio, l'esatta esecuzione. Perciò, ogni volta che un Vescovo voleva affrontare la questione del comunismo, il cardinale, dal tavolo del Consiglio di Presidenza, interveniva per ricordare (= imporre) la consegna del silenzio, voluto dal Papa (i. e., più esatto, dall'eminenza grigia, Mons. Montini!)»!  

Infine, farà finalmente la consacrazione al cuore immacolato di Maria, come ordinato a Fatima per la conversione della traviata Russia?

Per comprendere a che punto sia arrivato il comportamento assassino di Castro pubblichiamo un articolo diffuso dallo scrittore cattolico Armando Valladares, un esule cubano in Florida che da anni si batte per salvare l'identità cattolica del proprio paese.

Riceviamo questo interessante documento dal caro amico Mardunolbo.....



Armando Valladares, scrittore, pittore e poeta. Ha trasorso 22 anni nelle carceri politiche di Cuba. È autore del noto libro Contra toda esperanza (Contro ogni speranza – Edizione italiana Spirali), dove narra l’orrore delle prigioni castriste. È stato ambasciatore degli Stati Uniti nella Commissione dei Diritti Umani dell’ONU, sotto le amministrazioni Reagan e Bush.
Gli è stata conferita la Medaglia presidenziale al Cittadino ed è stato insignito del Superior Arward del Dipartimento di Stato.
Ha scritto numerosi articoli sulla riprovevole collaborazione ecclesiastica col comunismo cubano e sulla “ostpolitik” vaticana con Cuba.




Lo scorso 19 gennaio, a due mesi dal viaggio di S. S. Benedetto XVI nell’isola-carcere di Cuba, e 24 ore prima dell’arrivo di una delegazione vaticana di alto livello per la definizione dei dettagli della visita papale, quasi come con una macabra sghignazzata, il regime lasciava morire il giovane prigioniero politico cubano Wilman Villar Mendoza, padre di due bambine, Geormaris e Wilmari, rispettivamente di 7 e 5 anni. Una morte crudele, che la moglie, Maritza Pelegrino, non ha esitato a definire “assassinio”.

Wilman era stato condannato alla prigione il 24 novembre del 2011 e in preda alla disperazione decise di protestare davanti al mondo con l’unico mezzo che riteneva di avere a disposizione contro la sua ingiusta condanna e soprattutto contro lo stato di schiavitù in cui si trova il suo amato popolo cubano. Diede così inizio ad uno sciopero della fame, non per attentare alla propria vita, ma per usarla, con grave rischio, come l’unico mezzo di protesta che riuscì a concepire nel suo estremo abbandono e nell’afflizione sperimentate nelle segrete castriste. Con tutti i mezzi, e con false promesse di liberazione, cercarono di fargli rinnegare le sue idee per una Cuba libera, dignitosa e prospera.

Nudo, lo misero in isolamento in una cella di punizione umida e fredda, dove contrasse la polmonite. Gli negarono adeguate cure mediche e gli impedirono di bere, come già avevano fatto, nel 1972, con un altro prigioniero politico, il dirigente studentesco Pedro Luis Boitel, e come già avevano fatto recentemente, nel 2010, con Orlando Zapata Tamayo, sempre per ordine di Fidel Castro. Resosi conto che con i carnefici non poteva spezzare la resistenza di Wilman, il regime castrista, non solo lo lasciò morire, ma ne affrettò la morte privandolo delle cure mediche necessarie, esattamente come aveva fatto con Boitel e con Orlando e, lo scorso anno, con Laura Pollán, fondatrice delle Donne in Bianco, lasciata morire in un ospedale.

A Cuba, le Donne in Bianco, delle quali fa parte la vedova di Wilman insieme ad altre oppositrici della statura di Martha Beatriz Roque Cabello, furono le prime a denunciare al mondo l’arbitraria prigionia di Wilman, il 24 novembre. E furono anche le prime a condannare il comportamento criminale del 19 gennaio del regime comunista. In questo furono appoggiate dai governi di Spagna, Stati Uniti e Cile e sostenute dalla commovente solidarietà dei cubani dell’isola, degli esuli e di coloro che nel mondo intero hanno a cuore la dignità umana, la libertà e il diritto.
Di contro vi è stato, a quanto ne so io, il clamoroso silenzio della Segreteria di Stato della Santa Sede, del cardinale de L’Avana, Jaime Lucas Ortega y Alamino e della Conferenza Episcopale Cubana.

Il caso disperato del giovane Wilman era di dominio pubblico da quasi due mesi. Due mesi sono un tempo lungo per i pastori che avrebbero dovuto esprimersi: intercedere per la sua libertà, fornirgli assistenza spirituale in carcere, far comprendere con carità che la Chiesa si oppone agli scioperi della fame, presentare i motivi di questa opposizione, esigere un’assistenza medica adeguata, dire apertamente alle guardie che non potevano più agire impunemente. Eppure fino ad oggi, per quanto mi consta, i pastori sono rimasti inspiegabilmente in silenzio.


È perché non conoscono o sono indifferenti alla vergogna e all’ingiustizia di cui sono vittime i prigionieri politici a Cuba? O perché non conoscono o sono indifferenti alla violazione istituzionalizzata di tutti e di ciascuno dei Comandamenti della legge di Dio? Non sentono queste grida di disperazione e di angoscia che si alzano dalle carceri cubane? Non dice loro nulla questa tragedia inimmaginabile e non suggerisce loro altra attitudine che non questo opprimente silenzio?

Attraverso i noti motori di ricerca su internet, ho cercato di individuare, da parte di qualche autorità vaticana o cubana, anche solo una espressione di conforto cristiano per la famiglia del prigioniero politico; o la notizia di eventuali trattative con i carcerieri; o una preghiera alla misericordia divina per Wilman e di incoraggiamento per lo schiavizzato popolo cubano. Ma fino ad oggi non ho trovato alcunché. Del pari, ho anche cercato, invano, ne L’Osservatore Romano, nella Radio Vaticana, nelle maggiori agenzie cattoliche, Zenit e ACI, nel sito della Conferenza Episcopale Cubana, nei siti dell’Arcidiocesi de L’Avana, Espacio Laical e Palabra Nueva, almeno un riferimento alla notizia della morte di Wilman. Niente. E sarei felice di poter essere smentito dai fatti.

Questo silenzio dei Pastori chiamati a dar la vita per le loro pecore, produce tanta maggiore sofferenza che la stessa uccisione del giovane membro del gregge.
Silenzio aggravato dal fatto che è stata clamorosa l’insistenza pubblica di S. S. Benedetto XVI e della Santa Sede in difesa dei diritti della persona umana.
Silenzio enigmatico e sconcertante della diplomazia vaticana, che secondo stimati analisti affonderebbe una delle radici nel pari silenzio del Concilio Vaticano II riguardo al comunismo, silenzio che ha fatto sì che i Lupi si sentissero totalmente liberi di decimare il Gregge a Cuba, nei paesi dell’Est europeo, in Russia, in Cina, in Vietnam, ecc.

Il regime di Castro sembra così sicuro della sua impunità che non si è preso neanche la briga di fucilare Wilman, Boitel e Orlando, ma li ha lasciati morire in un modo che non si riserva neanche alle bestie feroci.

L’abbandono in cui sono state lasciate la giovane vedova con le sue due bambine malate, una epilettica e l’altra con gravi problemi respiratori, è un riflesso straziante dell’attuale dramma del popolo cubano. Secondo quanto mi è stato riferito dal mio compagno di prigionia, oggi brillante giornalista, Carlos Alberto Montaner, le due bambine non capiscono cosa sia successo al loro amato papà. Siccome la famiglia ha una formazione cristiana, la madre ha loro spiegato che il papà è andato in Cielo. “Mamma, dov’è il Cielo?”, hanno chiesto le bambine. “Molto lontano da Cuba. Molto lontano”, ha risposto la giovane vedova.
E gli artefici, i gestori e i manutentori dell’inferno cubano, sono così lontani dal Cielo al punto da favorire per prima cosa il silenzio del Vaticano.

Sul viaggio papale nell’isola-carcere, il 1 gennaio del 2011, ho pubblicato l’articolo “El viaje de Benedicto XVI a Cuba: esperanzas y preocupaciones”, apparso il 3 gennaio nel Diario Las Americas di Miami, diffuso poi da centinaia di blog, siti, e reti sociali di esuli cubani sparsi nel mondo e difensori della libertà.

Miami, 30 gennaio 2012


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Lettera aperta all’arcivescovo di Genova (ora nominato Segretario di Stato)



Signor Bertone,
non appena lette le sue dichiarazioni al ritorno da Cuba, dove ha detto che “Fidel Castro ci chiede aiuto per combattere la piaga dell’aborto a Cuba”, ho provato a telefonarle, volevo soltanto spiegarle alcune cose ma purtroppo non mi stato impossibile parlare con lei perché impegnato in un’altra telefonata. Signor Bertone le cose che volevo dirle sono queste. Mi pare molto strano che Fidel Castro chieda aiuto per risolvere un problema creato da lui, creato per il suo regime. L’aborto in tutti gli anni di questo regime è stato un affare, non so se lei lo sa, o non lo vuole sapere, ma il prezzo dell’aborto a Cuba è pari a una donazione di sangue. 
Cioè, ogni donna che doveva abortire, non importa l’età, non importa il tempo di gravidanza, doveva portare un donatore, che donasse il sangue, non per usarlo in caso di emorragia ma per la raccolta di donazioni “volontarie” che poi il regime vendeva ai paesi in cui non si fanno molte donazioni. Signor Bertone, le racconto di più. Non so se lei sa, o le interessa sapere che a Cuba c’è una dottoressa, Hilda Molina, che ha un figlio in Argentina. E nonostante i diversi tentativi del figlio di portare sua madre in quel paese le è stato impossibile andare. La motivazione di questa detenzione nell’isola prigione riguarda l’arbitrario affare dell’aborto promosso per il regime. 


La dottoressa Molina lavorava nel Cirem, Centro internazionale di restaurazione neurologica (dove lavorano anche i medici del dittatore Castro), in questa istituzione del regime di Fidel Castro a quanto pare ha scoperto una sostanza chiamata “nigra fetale”, costituita da cellule spinali e tessuto neurale dell’embrione umano. Questa sostanza si dice possa avere effetto rigenerativo nel tessuto nervoso dell’adulto ma deve essere trapiantata da un embrione umano vivo. Il direttore del Cirem, Julian Alvarez in un libro dal titolo “Artigiani della vita” spiega che attualmente a Cuba si realizzano 100 mila aborti all’anno. Il suo centro spera per questo di ottenere con relativa facilità il tessuto embrionale da usare in certi trattamenti. 


Inoltre il dott. Alavarez ha detto che il giorno in cui si deve realizzare un neurotrapianto, una equipe dei loro specialisti si sposta in uno degli ospedali dell’Avana. Così ottengono il tessuto embrionale. La donante viene trasportata al Cirem, dove avviene l’intervento, secondo loro con il consenso della donna. Chi conosce la realtà cubana sa bene che le pazienti non possono decidere, e molti aborti avvengono per la necessità del Cirem. La dottoressa Molina era una delle direttrici del Cirem, e il regime è preoccupato da una eventuale fuoriuscita di notizie. Da cosa la signora Molina può dire di quella fabbrica “artigiana della vita” e dei dollari che vi girano, perché non è a disposizione della popolazione cubana, ma di stranieri disposti a pagare in dollari americani. 


Potrei andare avanti con i retroscena di questa storia e di quella che viene definita da alcuni cubani fabbrica dell’orrore, ma forse lei non capirà, o non vorrà capire. Forse a lei semplicemente non interessa capire, o forse mi risponderà come il suo segretario, “Castro è veramente pentito di aver promosso l’aborto”. E allora le dirò, come al suo segretario, se è veramente pentito, perché non libera il dott. Oscar Elias Biascet, condannato a 25 anni di prigione per reati come quello di aver rispettato la vita, rifiutandosi di fare aborti. No signor Bertone, forse lei si è sbagliato, non doveva andare da Castro, doveva andare da Oscar Elias Biscet, nella sua cella di un metro e venti per un metro, doveva andare nella sua cella di punizione, dove ogni tanto resta tanti giorni per aver “preteso” una Bibbia, doveva andare nella cella di Jorge Luis García Pérez (Antunez), doveva depositare un fiore nella tomba di Pedro Luis Boitel, giovane cattolico morto per la sua fede, morto per il suo amore verso Cristo, morto urlando “Viva Cristo Re”. 


Signor Bertone lei ha usato una frase in parte giusta ma in parte sbagliata “La diffusione dell’aborto, come ha sottolineato Fidel Castro, è tra le cause della crisi demografica del Paese. Ed è anche una conseguenza della piaga del turismo sessuale. E’ naturale che Castro sia preoccupato e che io mi vergogni del comportamento di certi italiani all’estero”. La diffusione dell’aborto a Cuba è colpa di un regime totalitario che per oltre quaranta anni ha vietato la fede, che ha ridotto alla povertà totale, ha tolto ogni speranza, ha tolto la moralità e la possibilità di decidere sulla propria vita, anche sull’aborto, e sulla vita del nascituro. Signor Bertone lei ha detto “mi vergogno del comportamento di certi italiani all’estero”, e poi “ho invocato la benedizione del Signore su Fidel”, responsabile di tutto questo. 


Joel Rodriguez 
cubano, rifugiato politico in Italia
giugno 2006






      Il libro nero del comunismo cubano (ovvero il conto del macellaio)

Novemiladuecentoquaranta. Di questi, 5.640 fucilati, 1.203 vittime di esecuzioni sommarie, 2.199 morti in carcere (gran parte dei quali, manco a dirlo, prigionieri politici), 198 "desaparecidos". Dei 9.240 uccisi, 216 erano donne (delle quali 11 sono state fucilate e 20 uccise senza processo) e 94 erano ragazzi sotto ai 18 anni (di cui 22 sono finiti dinanzi a un plotone e 32 sono stati liquidati mediante esecuzione sommaria). E' l'elenco - drammaticamente incompleto - delle uccisioni documentate perpetrate dal regime del macellaio Fidel Castro Ruz a Cuba dal primo gennaio 1959 a oggi. A questi vanno aggiunti almeno 77.833 "balseros" morti in mare mentre cercavano la libertà fuggendo dall'isola. Sono i primi risultati del progetto "Cuba Archive", nato per dare un nome, un volto e una storia a ognuna di queste vittime civili (ripeto: civili) del comunismo formato Havana Club.
Per comporre questo elenco, i ricercatori del progetto si attengono alla rigida regola del controllo incrociato: ogni uccisione deve essere provata almeno da due fonti indipendenti. Va da sé che in molti casi questo riscontro è impossibile: i responsabili di Cuba Archive ritengono infatti che il numero reale delle uccisioni sia circa dieci volte superiore a quelle sinora documentate. Chi vuole farsi del male, può leggere le storie delle uccisioni delle donne, alcune delle quali incinte, e dei bambini.
Un capitolo a parte è dedicato a Che Guevara (quello la cui icona adorna le magliette di tanti pacifisti ignoranti) e alle 195 esecuzioni che sinora gli sono state attribuite nella sola Cuba, la grandissima parte delle quali, ovviamente, nel periodo in cui l'apprendista macellaio comandava il carcere della fortezza di La Cabana, dal 3 gennaio al 26 novembre 1959. Discorso a sé anche per Raul, il fratello marcio del dittatore Fidel, e le sue 550 esecuzioni sinora accertate, che presto avranno ognuna un nome e una faccia.
Agghiacciante, poi, la citazione dal rapporto della Commissione Interamericana per i Diritti Umani dell'aprile 1967 che apre l'articolo con cui il Wall Street Journal riferisce gli sviluppi del progetto Cuba Archive: «Il 27 maggio [del 1966] 166 cubani - civili e membri dell'esercito - sono stati fucilati e sottoposti a procedura medica di estrazione del sangue per una media di sette pinte per persona. Questo sangue è venduto al Vietnam comunista a un prezzo di 50 dollari per pinta, con il duplice scopo di ottenere valuta forte e contribuire all'aggressione da parte dei Vietcong comunisti. [...] Una pinta di sangue equivale a mezzo litro. Estrarre questo quantitativo di sangue da una persona condannata a morte produce anemia cerebrale e uno stato di incoscienza e di paralisi. Una volta che il sangue è stato estratto, la persona è portata da due soldati, su una barella, sino al luogo dell'esecuzione».
Quello che sta uscendo fuori dal lavoro di Cuba Archive, insomma, è un vero e proprio Libro nero del comunismo cubano. Come dicono a sinistra: «Per non dimenticare». Anche se gli utili idioti del macellaio fingeranno di non vedere nulla, chiuderanno gli occhi pure davanti a questi morti e alle loro storie e racconteranno a se stessi la solita favola della Cia che si inventa di tutto per calunniare il fantastico paradiso cubano, terra di libertà. E il bello è che alcuni di loro ci crederanno pure.
(Photo from The Real Cuba).


1 commento:

  1. Giungerà il grido delle vedove dei cubani assassinati dal regime, in Vaticano, al papa ?

    Giungerà come è arrivato il grido degli ex neocatecumenali per avvisare della rovina di anime rinchiuse nella setta, ora benemerito movimento caldeggiato ed osannato dal Vaticano e dal papa stesso !

    Ovvero la risposta sarà il silenzio prima, alle grida d'allarme, e la cordialità ed il sorriso,poi, nell'accogliere comunisti o massoni,gli aguzzini dell'umanità.(anzi andando a visitarli direttamente...)

    Seguendo così ,ostinatamente, i precursori di patti scellerati, da Roncalli in poi.

    Direi tutto il contrario di quanto l'angelo della visione di suor Lucia (di Fatima)diceva:
    "Penitenza, penitenza !". Invece vi fu chi, uomo, disse, stravolgendo la dottrina della Chiesa: "Misericordia,misericordia!"[papa Roncalli nell'approcciarsi al Concilio,parlando di eretici e di nemici della Chiesa].

    Direi che tra la voce di Dio e la voce del papa, vi sia una certa incomprensione ! Veda chi legge, a chi dar più retta...

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