PAOLO VI NEL CONCISTORO DEL 24.05.1976:
“[…] Si osa affermare che il Concilio Vaticano II non è vincolante; che
la fede sarebbe in pericolo altresì a motivo delle riforme e degli
orientamenti post-conciliari, che si ha il dovere di disobbedire per
conservare certe tradizioni. Quali tradizioni? È questo gruppo, e non il
Papa, non il Collegio Episcopale, non il Concilio Ecumenico, a
stabilire quali, fra le innumerevoli tradizioni debbono essere
considerate come norma di fede! Come vedete, venerati Fratelli nostri,
tale atteggiamento si erge a giudice di quella volontà divina, che ha
posto Pietro e i Suoi Successori legittimi a Capo della Chiesa per
confermare i fratelli nella fede, e per pascere il gregge universale,
che lo ha stabilito garante e custode del deposito della Fede.
E
ciò è tanto più grave, in particolare, quando si introduce la
divisione, proprio la dove congregavit nos in unum Christi amor, nella
Liturgia e nel Sacrificio Eucaristico, rifiutando l’ossequio alle norme
definite in campo liturgico. È nel nome della Tradizione che noi
domandiamo a tutti i nostri figli, a tutte le comunità cattoliche, di
celebrare, in dignità e fervore la Liturgia rinnovata. L’adozione del
nuovo “ Ordo Missae ” non è lasciata certo all’arbitrio dei sacerdoti o
dei fedeli: e l’Istruzione del 14 giugno 1971 ha previsto la
celebrazione della Messa nell’antica forma, con l’autorizzazione
dell’Ordinario, solo per sacerdoti anziani o infermi, che offrono il
Divin Sacrificio sine populo. Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si
sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle
istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro Santo
Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la
sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino [...]"
In risposta alle affermazioni di Paolo VI nel 1976 ed a tutti coloro che difendono il pessimo Novus Ordo Missae proponiamo, come anche in passato, l'impetuoso
articolo di Mons. Domenico Celada, apparso su "Vigilia Romana" nel
Novembre 1971, dal quale emerge il forte spirito di resistenza
anticonciliare, che animava non pochi generosi e che la dice lunga su
certi retroscena orchestrati da ben noti modernisti, CHE ANCORA OGGI IMPERANO, per colpire
mortalmente dall'interno la nostra Santa Madre Chiesa.
E'
noto che nei lavori di preparazione del nuovo "Ordo Missae", sei
pastori protestanti, appositamente invitati, furono presenti. Questo
fatto spiega la tendenza del nuovo "Ordo" di conciliare il punto di
vista protestante con il cattolico negli argomenti relativi alla cena
dei protestanti e alla Messa della Santa Chiesa. Questa tendenza ebbe
come risultato un "Ordo Missae" che, secondo dichiarazioni di
protestanti di rilievo, può essere impiegato anche nella liturgia delle
loro "Cene del Signore".
Il
10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori
protestanti che hanno collaborato all'elaborazione delNovus Ordo Missæ,
Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: ...Vi
siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio
contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore
teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della
preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della
fede”)... (cfr. R. Coomaraswamy, Les
problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995,
pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la
Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza
sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione
universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano
aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici...
"E' da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra
santa Liturgia.
Non già perch'io speri che le mie parole possano avere
un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di
Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro
che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano
ritrovare la loro voce. Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore.
Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è
antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori,
molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già
accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno
beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d'anni fa, a quel
grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché
questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con
l'autorità del Triregno. Dopo quel famoso convegno di "liturgia
pastorale", sul quale erano cadute come una spada le chiarissime parole
di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica assise schiumando rabbia e
veleno.
Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il
vostro "capolavoro": la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio
è dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche)
da un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa.
E' il culto dell'ambiguità e dell'equivoco, non di rado il culto dell'indecenza.
Basterebbe
questo per capire che il vostro "capolavoro" non proviene da Dio,
fonte d'ogni bellezza, ma dall'antico sfregiatore delle opere di Dio.
Si,
avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle
cose sublimi di cui s'è sostanziata la liturgia per millenni: la
bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in
cambio? Un campionario di brutture, di "traduzioni" grottesche (com'è
noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso
dell'umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle
chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.
Ma,
se non bastasse, c'è un altro segno che dimostra come il vostro
"capolavoro" non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete
serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far
credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua
latina, l'archiviazione del patrimonio della musica sacra, l'abolizione
del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare
le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell'Eucaristia, e tutte
le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i
giuristi) di un "unico disegno criminoso".
Voi sapevate benissimo che la "lex orandi" è anche la "lex credendi", e che perciò mutando l'una, avreste mutato l'altra..
Voi sapete che, puntando le vostre lance avvelenate contro la lingua
viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l'unità delle fede. Voi
sapevate che, decretando l'atto di morte del canto gregoriano della
polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento tutte le
indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano
un'ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche. Voi sapevate che,
distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le "tavole per la
refezione eucaristica", negando al fedele di piegare le ginocchia
davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella reale
Presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete accaniti
contro un monumento, al quale avevan posto mano Cielo e terra, perché
sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a portarci via
la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia
cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati
sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché nessuno
può calpestare il diritto naturale).
Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure.
Siete
giunti a togliere dalle Litanie dei santi l'invocazione "a flagello
terremotus, libera nos Domine", e mai come ora la terra ha tremato ad
ogni latitudine.
Avete tolto l'invocazione "a spititu fornicationis,
libera nos Domine", e mai come ora siamo coperti dal fango
dell'immoralità e della pornografia nelle sue forme più repellenti e
degradanti.
Avete abolito l'invocazione "ut inimicos sanctae
Ecclesiae umiliare digneris", e mai come ora i nemici della Chiesa
prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche, ad ogni livello.
Ridete,
ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che
nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e
del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi
bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza
vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno.
A voi
preferisco il ladro che strappa la catenina d'oro al fanciullo,
preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno,
preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno
sporca di voi, che AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI TESORI.
In
attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo
regno, "laddove è pianto e stridor di denti", voglio che voi sappiate
della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO
RESTITUITI. E sarà una "restitutio in integrum". Voi avete dimenticato
che Satana è l'eterno sconfitto."
Monsignor Domenico Celada.
LA VERA MESSA CATTOLICA IL VETUS ORDO...
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Paolo VI si è
potuto permettere di invalidare le disposizioni liturgiche riguardanti
la Celebrazione Eucaristica che solennemente emise il suo Santo
Predecessore Pio V, Lui stesso l’ha detto: "Il nuovo Ordo è stato
promulgato perché si sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione,
in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il
nostro santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale
riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino. La
stessa disponibilità noi esigiamo, con la stessa autorità suprema che ci
viene da Cristo Gesù, a tutte le altre riforme liturgiche,
disciplinari, pastorali, maturate in questi anni in applicazione ai
decreti conciliari. Ogni iniziativa che miri a ostacolarli non può
arrogarsi la prerogativa di rendere un servizio alla Chiesa: in effetti
reca ad essa grave danno."(Conclave segreto)
Disse
questo ignorando allegramente le sante minacce con cui il Pontefice
diffidava chi in futuro volesse attentare all’ortodossia della liturgica
cattolica, «E se nondimeno qualcuno osasse attentare con
un'azione contraria al Nostro presente ordine, dato per sempre, sappia
che incorrerà nell’ira di Dio Onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e
Paolo», e lo fece emettendo un nuovo Messale che praticamente
quasi vietava l’uso del precedente: dimostrando che il contenuto
conclusivo di un Concilio non è affatto un Dogma inoppugnabile, come non
è stato considerato tale da Paolo VI quello di Trento! (Ma
il Santo Concilio di Trento era di natura dogmatica, eppure – colmo del
controsenso! – fu annullato da un Concilio di tipo pastorale!)
La
cosiddetta “Messa Tridentina” fu promulgata e sigillata nei secoli,
sino alla fine di codesto mondo, da San Pio V con la Costituzione
Apostolica Quo primum del 19 luglio 1570. Il Santo Papa dichiarava: «Con
il nostro presente decreto, valido in perpetuo, Noi determiniamo e
ordiniamo che mai niente dovrà essere aggiunto, omesso o cambiato in
questo Messale». Al fine di vincolare i posteri, affermò che «mai, in avvenire, un sacerdote, sia regolare che religioso, potrà essere costretto ad usare un altro modo di dire la Messa». E, onde prevenire una volta per tutte ogni scrupolo di coscienza o paura di sanzioni e censure ecclesiastiche, aggiunse: «Noi
qui dichiariamo che, in virtù della Nostra Autorità Apostolica,
decretiamo e decidiamo che il nostro presente ordine e decreto durerà in
perpetuo e non potrà mai essere legalmente revocato o emendato in
avvenire». Si può giudicare l’importanza che San Pio V stesso attribuì al suo atto, leggendo queste sue parole: «E
se nondimeno qualcuno osasse attentare con un'azione contraria al
Nostro presente ordine, dato per sempre, sappia che incorrerà nell’ira
di Dio Onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo».
Di
questo tenore sono le interdizioni e le censure di San Pio V, oltre le
quali è andato Paolo VI (1897-1978) con la sua Costituzione Apostolica Missale Romanum del 3 aprile 1969, decretando forme nuove per la Messa e sostenendole con la seguente dichiarazione: “Noi desideriamo che i Nostri presenti decreti e prescrizioni siano fermi e validi per il presente e per l’avvenire, nonostante, nella misura necessaria, le ordinanze promulgate dai nostri predecessori.”
Già
nel 1969, gli autori del Breve esame critico del Novus Ordo Missæ,
presentato a Paolo VI dai Cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci,
affermavano: “E’evidente che il Novus Ordo non vuole più
rappresentare la fede (del Concilio) di Trento. A questa fede,
nondimeno, la coscienza cattolica è vincolata in eterno. Il vero
cattolico è dunque posto, dalla promulgazione del Novus Ordo in una
tragica necessità di opzione”.
“Addirittura
imbarazzante la risposta che Paolo VI darà all’amico Jean Guitton nel
novembre 1976. Durante un incontro privato Guitton, di fronte al
disastro prodotto dalla riforma liturgica, con i tanti abusi permessi,
segnala a Paolo VI anche l’irrazionalità e l’autoritarismo con cui si è
proceduto: “L’opinione generale non può ammettere che tutte le
Messe siano consentite salvo quella di San Pio V, Messa che tutti i
Vescovi dicevano durante il Concilio”. Poi dice al Papa che: “Sarebbe
auspicabile […] l’annullamento dell’interdizione fatta in Francia di
dire questa Messa di San Pio V che il Concilio non ha mai preteso
abolire.”
La risposta di Montini è perentoria e agghiacciante: “Questo mai!” Ma ancora più incredibile la motivazione: “Questa
Messa, come lo si vede ad Econe, diviene il simbolo della condanna del
Concilio. Non accetterò mai che si condanni il Concilio per mezzo di un
simbolo.”
(Jean Guitton, Paolo VI segreto, cit., pp. 144-145).
“Inutile
sottolineare, come fa Guitton, che il Concilio non aveva affatto
abolito quella Messa, che la nuova liturgia ha disastrato la Chiesa e
che è stata un’ imposizione autoritaria dello stesso Paolo VI che doveva
prendersi le sue responsabilità senza farsi scudo del Concilio. Papa
Montini fu ostinato a non volerla dar vinta ad Econe e agli altri Suoi
critici. Pur vedendo “auto- demolirsi”, non volle ammettere di aver
sbagliato. Così sino alla fine.”
(Antonio Socci “Il quarto segreto di Fatima”, nota n°357 pag. 211)
“In quelle pagine il futuro papa rievoca la pubblicazione del messale di Paolo VI, con il divieto quasi completo del messale precedente.
Commenta Ratzinger: “Rimasi sbigottito per il divieto quasi completo
del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai
verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l’impressione che
questo fosse del tutto normale. Il messale precedente realizzato da San
Pio V nel 1570, faceva seguito al Concilio di Trento; era quindi
normale che, dopo 400 anni e un nuovo Concilio, un nuovo Papa
pubblicasse un nuovo messale. Ma la verità storica è un'altra. Pio V si
era limitato a far rielaborare il messale romano allora in uso, come nel
corso vivo della storia era sempre avvenuto lungo tutti i secoli […]
senza mai contrapporre un messale ad un altro. Si è sempre trattato di
un processo continuativo di crescita e di purificazione, in cui però la
continuità non veniva mai distrutta […].” “Ora invece - scriveva
Ratzinger - la promulgazione del divieto del messale che si era
sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali
dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della
liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche […] si fece a
pezzi l’edificio antico e se ne costruì uno nuovo […]. Per la vita
della Chiesa è drammaticamente urgente un rinnovamento della coscienza
liturgica, una riconciliazione liturgica, che torni a riconoscere
l’unità della storia della liturgia e comprenda il Vaticano II non come
rottura, ma come momento evolutivo.”
(Joseph
Ratzinger, “La mia vita”, cit., pp. 113-115/Antonio Socci, dal suo
libro: “Il quarto segreto di Fatima”, nota n°361 a p. 212)
L’incredibile discorso fatto da Paolo VI all’amico Jean Guitton, fa comprendere in pieno ciò che in realtà aveva in mente di fare e ha fatto codesto Pontefice:
“E’qui che la grande novità verrà notata, la grande novità del linguaggio. Non sarà più in latino, ma la lingua parlata sarà la lingua principale per la Messa.
L’introduzione del vernacolo costituirà certamente un grande sacrificio
per coloro che conoscono la bellezza, il potere e la sacralità
espressiva del latino. Stiamo dipartendoci dalla lingua parlata nei
secoli Cristiani; siamo quasi come dei profani intrusi all’interno della
riserva letteraria dell’espressione sacra. Perderemo una gran parte di
quella cosa artistica e spirituale, dalla bellezza incomparabile, quale è
il canto Gregoriano. Avremo motivi per rimpiangere questa decisione
o almeno per essere perplessi. Cosa potremo mai sostituire alla lingua
degli Angeli? Stiamo dando via qualcosa dal valore incalcolabile,
perché? Cosa ci può mai essere di più prezioso di questi valori, tra i
più elevati della nostra Chiesa? La risposta sembrerà banale, quasi
prosaica. Ma è una buona risposta in quanto umana, apostolica. La
compressione della preghiera è più importante dei sontuosi vestiti in
cui è regalmente vestita. La partecipazione della gente è più preziosa -
in particolare la partecipazione della gente moderna - che
apprezza il linguaggio semplice che possa essere facilmente
compreso e convertito nel linguaggio di tutti i giorni”.
Chiunque
ha preso parte a codesto scempio della Liturgia di sempre, non ha fatto
altro che portare avanti ciò che lo scellerato Martin Lutero disse 500
anni fa’:
«Affermo che tutti gli omicidi, i furti, gli adulterii sono meno cattivi che questa abominevole Messa …» (Lutero. Sermone della 1° domenica d’Avvento)
“Quando la Messa sarà rovesciata, io penso che avremo rovesciato l’intero papato.” (Lutero. Trattato contro Henricum).
E ancora sempre molto “gentilmente" e con più colori: «Quando la messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa tutto il papismo. Il papismo, infatti, poggia sulla messa come su di una roccia, tutto intero, con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola, con tutta la sua pancia. Tutto ciò crollerà necessariamente quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole. Io
dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e
gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa
papista.»
Quindi, l'astuto Ratzinger, dopo essere rimasto sbigottito di fronte al rovesciamento della liturgia della messa, seguendo fedelmente i suoi due predecessori anatemizzati, ha cercato di ricomporre le schegge liturgiche facendo credere che la lettura della composizione possa farsi in un senso o nell'altro!
RispondiEliminaNon ha avuto il coraggio o la correttezza (boh!)di rivedere quel che andava rivisto ma si è adattato perfettamente allo spirito distruttivo continuando a pensare alla modifica secondo lo spirito del tempo.
Dimostrando quindi ,nei fatti di seguire pure lui le mode del tempo e lo spirito ingannatore del mondo odierno....
MA IL GRAVE E' CHE PRETENDE CHE I FEDELI LO SEGUANO NELLA ROVINA !
"...AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI TESORI.
In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, "laddove è pianto e stridor di denti", voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una "restitutio in integrum". Voi avete dimenticato che Satana è l'eterno sconfitto."
Monsignor Domenico Celada.
Il problema che sono passato 50 anni dall'apertura del concilio.. e ci è stata data solo una concessione speciale (Motu Proprio) che spesso è ostacolata da sacerdoti e vescovi.. Quindi sì, se vogliamo vederla con ottimismo, qualcosa ci è stato restituito, e di questo mi sento di ringraziare Benedetto XVI,il quale, seppur modernista come dimostrato in altri post, ci ha concesso di tornare ad assistere con regolarità alla messa di San Pio V, cosa che prima del suo pontificato era quasi impossibile.. Magari questo è solo l'inizio per un eventuale controriforma, chissà, speriamo.. Andrea
RispondiEliminaQuello che è certo è che nel mondo cattolico una minoranza si lega al vetus ordo. Una maggioranza segue il novus ordo e, tra questi, molti spingono per riforme ulteriormente protestantizzanti.
RispondiEliminaCredo che se le tensioni si esasperano, tra un terzo e un quarto del mondo cattolico faranno uno scisma per non aver ottenuto tutto quello che altri hanno (donne prete, messa ai laici, ecc.). Ma tra il progressismo e la tradizione, è probabile che il Cattolicesimo ufficiale si assesti su una dimensione da "Media via", come a suo tempo si assestarono gli anglicani.
In definitiva si stabiliranno tre Chiese dal grande corpo cattolico: la Chiesa cattolica tradizionale (i cosiddetti "lefebvriani"), la Chiesa cattolica-conciliare (il Vaticano) e la Chiesa cattolica-conciliare progressista (Kikiani, filo luteraneggianti e altri). E' un dato di fatto che vediamo già oggi.
Paradosi
Una domanda per annarita: ma come mai monsignor Marcel Lefebvre ha voluto accettare il messalo tridentino riformato dall'ovvio modernista giovanniXXXIII???? perchè i lefevriani non utilizzano quindi il messale di san pio V ????
RispondiEliminagrazie in anticipo per la risposta.
Faccio prima a tempo a rispondere io. Mons. Marcel Lefebvre ha stabilito il messale riformatto dal Giovanni XXIII per gettare una sorta di "ponte" tra il Vaticano e la Fraternità, come se dicesse: "Ecco questo è il massimo che io posso fare".
RispondiEliminaSi sa dalla bocca stessa di monsignore che giunse a celebrare con l'ultimissima versione del "Messale tridentino", quella cioé del 1965 (se non erro) nella quale era stato abolito il salmo ai piedi dell'altare e l'ultimo vangelo. Questo, però, per poco tempo.
Per quanto riguarda il breviario, invece, mons. Lefebvre lasciava libertà ai suoi seminaristi di scegliersi l'edizione che meglio volevano.
Vedendo il disastro attuale, non si può non pensare che sia stato scelto dalla provvidenza per restaurare il sacerdozio cattolico.
Paradosi
Scusa Annarita ma non mi avevi promesso di informarmi sullo scrutinio della Redditio?
RispondiEliminaGiovanna
Giovanna,
Eliminascrivimi sulla mia mail:
annarita.2009@gmail.com
Carissimi,
RispondiEliminaPer me il problema della liturgia, è per analogia il problema do magistero, como detto per Don Michel Gleize. La liturgia dopo il Concilio è una celebrazione dell'"unico Popolo di Dio in cammino attraverso il tempo", è la celebrazione del dialogo e esiste a causa di questo (inteso como l'aplicazione della misericordia all'errore). La liturgia del Concilio, non existe più in funzione della "verità eterna e atemporale della rivelazione". Per questo l'autorità non dice niente sull'abusi liturgici, condannare gli abusi liturgici, è quello di condannare la teologia del Consiglio.
Ricordo Pio XI nella "Quas primas":
"(...) La gente siano istruiti nelle verità della fede ... molto più efficace con la celebrazione annuale dei nostri sacri misteri che da qualsiasi pronunciamento autorizzato del Magistero della Chiesa". Quas Primas - Pio XI
Un Saluto dal Brasile
GIUSTO. LA CHIESA CATTOLICA DI OGGI CHE ADERISCE AL CONCILIO E' REALMENTE NELLA MANIERA PIU' CERTA POSSIBILE NELLA ERESIA.
EliminaSolo che come al tempo dell'Arianesimo esisteva pure il semi-arianesimo (eresia pure quella), così oggi ai modernisti si sommano i "semi-modernisti" (spesso sono i cosiddetti conservatori).
Entrambi però sono eretici perché alla fine svuotano la Chiesa della sua realtà soprannaturale. Entrambi si appellano al Concilio (anche se i primi lo considerano rivoluzione e i secondi "continuità").
IL CATTOLICESIMO VERO NON ESISTE PIU' A ROMA IMPELAGATA IN MILLE SOFISMI E MILLE DISTINGUO PER SALVARE IL CONCILIO PERDENDO, PERO', LE ESIGENZE DELLA AUTENTICA FEDE.