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giovedì 23 febbraio 2012

Monsignor Domenico Celada: "In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, "laddove è pianto e stridor di denti", voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una "restitutio in integrum". Voi avete dimenticato che Satana è l'eterno sconfitto."





Leggendo l'articolo di Chiesa e Post Concilio in cui si parla della Liturgia, mi ha colpito la tesi che se i due Riti, Novus Ordo Missae e Vetus Ordo, venissero celebrati seguendo fedelmente i testi del canone, CHE SAREBBERO DUE E DIVERSI, si arrichirebbero a vicenda: "Allora, come si conciliano le due vie: arricchimento reciproco e fedeltà ai libri liturgici? Prima di tutto, si deve tracciare una linea chiara. Abbiamo il dovere sempre di essere fedeli ai libri liturgici, così come la Chiesa ce li ha dati. A questo fine, modificare la Forma Ordinaria del Rito Romano per conformarlo di più alla Forma Straordinaria (o viceversa), è qualcosa che può avvenire solo quando i libri liturgici e gli stessi documenti fanno esplicita concessione per l'innovazione, o quando le rubriche e le norme lo diano per sottinteso, prestandosi così a qualche arricchimento". Stupisce che questi commentatori dei problemi della liturgia non prendano mai in considerazione il documento di Bacci e Ottaviani, BREVE ESAME CRITICO DEL NOVUS ORDO MISSAE, in cui viene descritto in maniera sufficiente il tentativo di cambiare radicalmente il culto a Dio portando come conseguenza il cambio della fede del popolo. E' indubbio che questo tentativo sia quasi ben riuscito, ma non del tutto, grazie a persone zelanti come Marcel Lefebvre che ha preservato il vero Sacerdozio Cattolico e la Vera Messa che è il Vetus Ordo. Daltronde lo stesso modernista e quant'altro Paolo VI lo disse pubblicamente: "Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II". Quindi in definitiva questi parlatori della Liturgia non possono chiedere ai fedeli di obbedire alla nuova riforma in quanto emanata dalla Chiesa, il problema è se questa riforma emanata corrisponde alla volontà di Dio di santificare le anime attraverso il Culto verso di Lui, noi pensiamo, insieme a eminenti Teologi difensori della Santa Tradizione, che questo nuovo rito non santifichi le anime anzi col tempo le porta a diventare protestanti e nel peggiore dei casi atei, secondo non si può obbedire a qualche cosa di nocivo portato avanti da un Pontefice, Paolo VI, dall'animo corrotto che dice chiaramente che il nuovo rito è nato per soppiantare l'antico.Una legge nociva va immediatamente eliminata e non conformarsi ad essadietro una falsa obbedienza. Chiaramente noi rifiutiamo, proprio perché il Novus Ordo Missae e nocivo in quanto legge della Chiesa cattiva, la tesi di Ratzinger di fare una cosiddetta "riforma della riforma" naturalmente ci è ben chiaro che questo Pontefice non è assolutamente un Tradizionale difatti questa sibillina frase lo conferma: "Tuttavia bisogna essere attenti a non risvegliare aspettative troppo alte o massimali tra i fedeli tradizionali".
E sul falso ecumenismo:"D'altra parte questa unità non significa quello che si potrebbe chiamare ecumenismo del ritorno: rinnegare cioè e rifiutare la propria storia di fede. Assolutamente no!". 
("La rivoluzione di Dio", ed. L. Vaticana & S. Paolo, 2005 a p.100)

BISOGNA OBBEDIRE A DIO PIUTTOSTO CHE AGLI UOMINI SE PER GIUNTA QUESTI  UOMINI SONO MODERNISTI CONCLAMATI...
PAOLO VI NEL CONCISTORO DEL 24.05.1976:

“[…] Si osa affermare che il Concilio Vaticano II non è vincolante; che la fede sarebbe in pericolo altresì a motivo delle riforme e degli orientamenti post-conciliari, che si ha il dovere di disobbedire per conservare certe tradizioni. Quali tradizioni? È questo gruppo, e non il Papa, non il Collegio Episcopale, non il Concilio Ecumenico, a stabilire quali, fra le innumerevoli tradizioni debbono essere considerate come norma di fede! Come vedete, venerati Fratelli nostri, tale atteggiamento si erge a giudice di quella volontà divina, che ha posto Pietro e i Suoi Successori legittimi a Capo della Chiesa per confermare i fratelli nella fede, e per pascere il gregge universale, che lo ha stabilito garante e custode del deposito della Fede.
E ciò è tanto più grave, in particolare, quando si introduce la divisione, proprio la dove congregavit nos in unum Christi amor, nella Liturgia e nel Sacrificio Eucaristico, rifiutando l’ossequio alle norme definite in campo liturgico. È nel nome della Tradizione che noi domandiamo a tutti i nostri figli, a tutte le comunità cattoliche, di celebrare, in dignità e fervore la Liturgia rinnovata. L’adozione del nuovo “ Ordo Missae ” non è lasciata certo all’arbitrio dei sacerdoti o dei fedeli: e l’Istruzione del 14 giugno 1971 ha previsto la celebrazione della Messa nell’antica forma, con l’autorizzazione dell’Ordinario, solo per sacerdoti anziani o infermi, che offrono il Divin Sacrificio sine populo. Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro Santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino [...]"  

In risposta alle affermazioni di Paolo VI nel 1976 ed a tutti coloro che difendono il pessimo Novus Ordo Missae proponiamo, come anche in passato, l'impetuoso articolo di Mons. Domenico Celada, apparso su "Vigilia Romana" nel Novembre 1971, dal quale emerge il forte spirito di resistenza anticonciliare, che animava non pochi generosi e che la dice lunga su certi retroscena orchestrati da ben noti modernisti, CHE ANCORA OGGI IMPERANO, per colpire mortalmente dall'interno la nostra Santa Madre Chiesa.

E' noto che nei lavori di preparazione del nuovo "Ordo Missae", sei pastori protestanti, appositamente invitati, furono presenti. Questo fatto spiega la tendenza del nuovo "Ordo" di conciliare il punto di vista protestante con il cattolico negli argomenti relativi alla cena dei protestanti e alla Messa della Santa Chiesa. Questa tendenza ebbe come risultato un "Ordo Missae" che, secondo dichiarazioni di protestanti di rilievo, può essere impiegato anche nella liturgia delle loro "Cene del Signore".
Paolo VI con i 6 protestanti che hanno cambiato la Messa....




Il 10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori protestanti che hanno collaborato all'elaborazione delNovus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: ...Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della fede”)... (cfr. R. Coomaraswamy, Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici...


"E' da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra santa Liturgia.
Non già perch'io speri che le mie parole possano avere un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano ritrovare la loro voce. Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore. Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori, molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d'anni fa, a quel grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con l'autorità del Triregno. Dopo quel famoso convegno di "liturgia pastorale", sul quale erano cadute come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica assise schiumando rabbia e veleno.
Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro "capolavoro": la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa.
E' il culto dell'ambiguità e dell'equivoco, non di rado il culto dell'indecenza.
Basterebbe questo per capire che il vostro "capolavoro" non proviene da Dio, fonte d'ogni bellezza, ma dall'antico sfregiatore delle opere di Dio.
Si, avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle cose sublimi di cui s'è sostanziata la liturgia per millenni: la bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in cambio? Un campionario di brutture, di "traduzioni" grottesche (com'è noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso dell'umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.
Ma, se non bastasse, c'è un altro segno che dimostra come il vostro "capolavoro" non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua latina, l'archiviazione del patrimonio della musica sacra, l'abolizione del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell'Eucaristia, e tutte le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi) di un "unico disegno criminoso".
Voi sapevate benissimo che la "lex orandi" è anche la "lex credendi", e che perciò mutando l'una, avreste mutato l'altra.. Voi sapete che, puntando le vostre lance avvelenate contro la lingua viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l'unità delle fede. Voi sapevate che, decretando l'atto di morte del canto gregoriano della polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento tutte le indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano un'ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche. Voi sapevate che, distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le "tavole per la refezione eucaristica", negando al fedele di piegare le ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella reale Presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete accaniti contro un monumento, al quale avevan posto mano Cielo e terra, perché sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a portarci via la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché nessuno può calpestare il diritto naturale).
Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure.
Siete giunti a togliere dalle Litanie dei santi l'invocazione "a flagello terremotus, libera nos Domine", e mai come ora la terra ha tremato ad ogni latitudine.
Avete tolto l'invocazione "a spititu fornicationis, libera nos Domine", e mai come ora siamo coperti dal fango dell'immoralità e della pornografia nelle sue forme più repellenti e degradanti.
Avete abolito l'invocazione "ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris", e mai come ora i nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche, ad ogni livello.

Ridete, ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno.
A voi preferisco il ladro che strappa la catenina d'oro al fanciullo, preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno, preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno sporca di voi, che AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI TESORI.
In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, "laddove è pianto e stridor di denti", voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una "restitutio in integrum". Voi avete dimenticato che Satana è l'eterno sconfitto."
Monsignor Domenico Celada.

LA VERA MESSA CATTOLICA IL VETUS ORDO...
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ALCUNE AFFERMAZIONI DEL PESSIMO PAOLO VI...

Paolo VI si è potuto permettere di invalidare le disposizioni liturgiche riguardanti la Celebrazione Eucaristica che solennemente emise il suo Santo Predecessore Pio V, Lui stesso l’ha detto: "Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino. La stessa disponibilità noi esigiamo, con la stessa autorità suprema che ci viene da Cristo Gesù, a tutte le altre riforme liturgiche, disciplinari, pastorali, maturate in questi anni in applicazione ai decreti conciliari. Ogni iniziativa che miri a ostacolarli non può arrogarsi la prerogativa di rendere un servizio alla Chiesa: in effetti reca ad essa grave danno."(Conclave segreto)
Disse questo ignorando allegramente le sante minacce con cui il Pontefice diffidava chi in futuro volesse attentare all’ortodossia della liturgica cattolica, «E se nondimeno qualcuno osasse attentare con un'azione contraria al Nostro presente ordine, dato per sempre, sappia che incorrerà nell’ira di Dio Onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo», e lo fece emettendo un nuovo Messale che praticamente quasi vietava l’uso del precedente: dimostrando che il contenuto conclusivo di un Concilio non è affatto un Dogma inoppugnabile, come non è stato considerato tale da Paolo VI quello di Trento! (Ma il Santo Concilio di Trento era di natura dogmatica, eppure – colmo del controsenso! – fu annullato da un Concilio di tipo pastorale!)
La cosiddetta “Messa Tridentina” fu promulgata e sigillata nei secoli, sino alla fine di codesto mondo, da San Pio V con la Costituzione Apostolica Quo primum del 19 luglio 1570. Il Santo Papa dichiarava: «Con il nostro presente decreto, valido in perpetuo, Noi determiniamo e ordiniamo che mai niente dovrà essere aggiunto, omesso o cambiato in questo Messale».  Al fine di vincolare i posteri, affermò che «mai, in avvenire, un sacerdote, sia regolare che religioso, potrà essere costretto ad usare un altro modo di dire la Messa». E, onde prevenire una volta per tutte ogni scrupolo di coscienza o paura di sanzioni e censure ecclesiastiche, aggiunse: «Noi qui dichiariamo che, in virtù della Nostra Autorità Apostolica, decretiamo e decidiamo che il nostro presente ordine e decreto durerà in perpetuo e non potrà mai essere legalmente revocato o emendato in avvenire». Si può giudicare l’importanza che San Pio V stesso attribuì al suo atto, leggendo queste sue parole: «E se nondimeno qualcuno osasse attentare con un'azione contraria al Nostro presente ordine, dato per sempre, sappia che incorrerà nell’ira di Dio Onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo».
Di questo tenore sono le interdizioni e le censure di San Pio V, oltre le quali è andato Paolo VI (1897-1978) con la sua Costituzione Apostolica Missale Romanum del 3 aprile 1969, decretando forme nuove per la Messa e sostenendole con la seguente dichiarazione: “Noi desideriamo che i Nostri presenti decreti e prescrizioni siano fermi e validi per il presente e per l’avvenire, nonostante, nella misura necessaria, le ordinanze promulgate dai nostri predecessori.
Già nel 1969, gli autori del Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, presentato a Paolo VI dai Cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci, affermavano: “E’evidente che il Novus Ordo non vuole più rappresentare la fede (del Concilio) di Trento. A questa fede, nondimeno, la coscienza cattolica è vincolata in eterno. Il vero cattolico è dunque posto, dalla promulgazione del Novus Ordo in una tragica necessità di opzione”.
Addirittura imbarazzante la risposta che Paolo VI darà all’amico Jean Guitton nel novembre 1976. Durante un incontro privato Guitton, di fronte al disastro prodotto dalla riforma liturgica, con i tanti abusi permessi, segnala a Paolo VI anche l’irrazionalità e l’autoritarismo con cui si è proceduto: “L’opinione generale non può ammettere che tutte le Messe siano consentite salvo quella di San Pio V, Messa che tutti i Vescovi dicevano durante il Concilio”. Poi dice al Papa che: “Sarebbe auspicabile […] l’annullamento dell’interdizione fatta in Francia di dire questa Messa di San Pio V che il Concilio non ha mai preteso abolire.”
La risposta di Montini è perentoria e agghiacciante: “Questo mai!” Ma ancora più incredibile la motivazione: “Questa Messa, come lo si vede ad Econe, diviene il simbolo della condanna del Concilio. Non accetterò mai che si condanni il Concilio per mezzo di un simbolo.”
(Jean Guitton, Paolo VI segreto, cit., pp. 144-145).
“Inutile sottolineare, come fa Guitton, che il Concilio non aveva affatto abolito quella Messa, che la nuova liturgia ha disastrato la Chiesa e che è stata un’ imposizione autoritaria dello stesso Paolo VI che doveva prendersi le sue responsabilità senza farsi scudo del Concilio. Papa Montini fu ostinato a non volerla dar vinta ad Econe e agli altri Suoi critici. Pur vedendo “auto- demolirsi”, non volle ammettere di aver sbagliato. Così sino alla fine.”
(Antonio Socci “Il quarto segreto di Fatima”, nota n°357 pag. 211)
“In quelle pagine il futuro papa rievoca la pubblicazione del messale di Paolo VI, con il divieto quasi completo del messale precedente. Commenta Ratzinger: “Rimasi sbigottito per il divieto quasi completo del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l’impressione che questo fosse del tutto normale. Il messale precedente realizzato da San Pio V nel 1570, faceva seguito al Concilio di Trento; era quindi normale che, dopo 400 anni e un nuovo Concilio, un nuovo Papa pubblicasse un nuovo messale. Ma la verità storica è un'altra. Pio V si era limitato a far rielaborare il messale romano allora in uso, come nel corso vivo della storia era sempre avvenuto lungo tutti i secoli […] senza mai contrapporre un messale ad un altro. Si è sempre trattato di un processo continuativo di crescita e di purificazione, in cui però la continuità non veniva mai distrutta […].” “Ora invece - scriveva Ratzinger - la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche […] si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì uno nuovo […]. Per la vita della Chiesa è drammaticamente urgente un rinnovamento della coscienza liturgica, una riconciliazione liturgica, che torni a riconoscere l’unità della storia della liturgia e comprenda il Vaticano II non come rottura, ma come momento evolutivo.”
(Joseph Ratzinger, “La mia vita”, cit., pp. 113-115/Antonio Socci, dal suo libro: “Il quarto segreto di Fatima”, nota n°361 a p. 212)
L’incredibile discorso fatto da Paolo VI all’amico Jean Guitton, fa comprendere in pieno ciò che in realtà aveva in mente di fare e ha fatto codesto Pontefice:
“E’qui che la grande novità verrà notata, la grande novità del linguaggio. Non sarà più in latino, ma la lingua parlata sarà la lingua principale per la Messa. L’introduzione del vernacolo costituirà certamente un grande sacrificio per coloro che conoscono la bellezza, il potere e la sacralità espressiva del latino. Stiamo dipartendoci dalla lingua parlata nei secoli Cristiani; siamo quasi come dei profani intrusi all’interno della riserva letteraria dell’espressione sacra. Perderemo una gran parte di quella cosa artistica e spirituale, dalla bellezza incomparabile, quale è il canto Gregoriano. Avremo motivi per rimpiangere questa decisione o almeno per essere perplessi. Cosa potremo mai sostituire alla lingua degli Angeli? Stiamo dando via qualcosa dal valore incalcolabile, perché? Cosa ci può mai essere di più prezioso di questi valori, tra i più elevati della nostra Chiesa? La risposta sembrerà banale, quasi prosaica. Ma è una buona risposta in quanto umana, apostolica. La compressione della preghiera è più importante dei sontuosi vestiti in cui è regalmente vestita. La partecipazione della gente è più preziosa - in particolare la partecipazione  della   gente  moderna -  che  apprezza   il  linguaggio  semplice  che  possa  essere  facilmente compreso e convertito nel linguaggio di tutti i giorni”.

Chiunque ha preso parte a codesto scempio della Liturgia di sempre, non ha fatto altro che portare avanti ciò che lo scellerato Martin Lutero disse 500 anni fa’:
«Affermo che tutti gli omicidi, i furti, gli adulterii sono meno cattivi che questa abominevole Messa …» (Lutero. Sermone della 1° domenica d’Avvento)
“Quando la Messa sarà rovesciata, io penso che avremo rovesciato l’intero papato. (Lutero. Trattato contro Henricum).
 E ancora sempre molto “gentilmente" e con più colori: «Quando la messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa tutto il papismo. Il papismo, infatti, poggia sulla messa come su di una roccia, tutto intero, con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola, con tutta la sua pancia. Tutto ciò crollerà necessariamente quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole. Io dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa papista.»

9 commenti:

  1. Quindi, l'astuto Ratzinger, dopo essere rimasto sbigottito di fronte al rovesciamento della liturgia della messa, seguendo fedelmente i suoi due predecessori anatemizzati, ha cercato di ricomporre le schegge liturgiche facendo credere che la lettura della composizione possa farsi in un senso o nell'altro!

    Non ha avuto il coraggio o la correttezza (boh!)di rivedere quel che andava rivisto ma si è adattato perfettamente allo spirito distruttivo continuando a pensare alla modifica secondo lo spirito del tempo.

    Dimostrando quindi ,nei fatti di seguire pure lui le mode del tempo e lo spirito ingannatore del mondo odierno....

    MA IL GRAVE E' CHE PRETENDE CHE I FEDELI LO SEGUANO NELLA ROVINA !
    "...AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI TESORI.
    In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, "laddove è pianto e stridor di denti", voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una "restitutio in integrum". Voi avete dimenticato che Satana è l'eterno sconfitto."
    Monsignor Domenico Celada.

    RispondiElimina
  2. Il problema che sono passato 50 anni dall'apertura del concilio.. e ci è stata data solo una concessione speciale (Motu Proprio) che spesso è ostacolata da sacerdoti e vescovi.. Quindi sì, se vogliamo vederla con ottimismo, qualcosa ci è stato restituito, e di questo mi sento di ringraziare Benedetto XVI,il quale, seppur modernista come dimostrato in altri post, ci ha concesso di tornare ad assistere con regolarità alla messa di San Pio V, cosa che prima del suo pontificato era quasi impossibile.. Magari questo è solo l'inizio per un eventuale controriforma, chissà, speriamo.. Andrea

    RispondiElimina
  3. Quello che è certo è che nel mondo cattolico una minoranza si lega al vetus ordo. Una maggioranza segue il novus ordo e, tra questi, molti spingono per riforme ulteriormente protestantizzanti.

    Credo che se le tensioni si esasperano, tra un terzo e un quarto del mondo cattolico faranno uno scisma per non aver ottenuto tutto quello che altri hanno (donne prete, messa ai laici, ecc.). Ma tra il progressismo e la tradizione, è probabile che il Cattolicesimo ufficiale si assesti su una dimensione da "Media via", come a suo tempo si assestarono gli anglicani.

    In definitiva si stabiliranno tre Chiese dal grande corpo cattolico: la Chiesa cattolica tradizionale (i cosiddetti "lefebvriani"), la Chiesa cattolica-conciliare (il Vaticano) e la Chiesa cattolica-conciliare progressista (Kikiani, filo luteraneggianti e altri). E' un dato di fatto che vediamo già oggi.

    Paradosi

    RispondiElimina
  4. Una domanda per annarita: ma come mai monsignor Marcel Lefebvre ha voluto accettare il messalo tridentino riformato dall'ovvio modernista giovanniXXXIII???? perchè i lefevriani non utilizzano quindi il messale di san pio V ????
    grazie in anticipo per la risposta.

    RispondiElimina
  5. Faccio prima a tempo a rispondere io. Mons. Marcel Lefebvre ha stabilito il messale riformatto dal Giovanni XXIII per gettare una sorta di "ponte" tra il Vaticano e la Fraternità, come se dicesse: "Ecco questo è il massimo che io posso fare".

    Si sa dalla bocca stessa di monsignore che giunse a celebrare con l'ultimissima versione del "Messale tridentino", quella cioé del 1965 (se non erro) nella quale era stato abolito il salmo ai piedi dell'altare e l'ultimo vangelo. Questo, però, per poco tempo.

    Per quanto riguarda il breviario, invece, mons. Lefebvre lasciava libertà ai suoi seminaristi di scegliersi l'edizione che meglio volevano.

    Vedendo il disastro attuale, non si può non pensare che sia stato scelto dalla provvidenza per restaurare il sacerdozio cattolico.

    Paradosi

    RispondiElimina
  6. Scusa Annarita ma non mi avevi promesso di informarmi sullo scrutinio della Redditio?
    Giovanna

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giovanna,
      scrivimi sulla mia mail:
      annarita.2009@gmail.com

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  7. Carissimi,

    Per me il problema della liturgia, è per analogia il problema do magistero, como detto per Don Michel Gleize. La liturgia dopo il Concilio è una celebrazione dell'"unico Popolo di Dio in cammino attraverso il tempo", è la celebrazione del dialogo e esiste a causa di questo (inteso como l'aplicazione della misericordia all'errore). La liturgia del Concilio, non existe più in funzione della "verità eterna e atemporale della rivelazione". Per questo l'autorità non dice niente sull'abusi liturgici, condannare gli abusi liturgici, è quello di condannare la teologia del Consiglio.

    Ricordo Pio XI nella "Quas primas":

    "(...) La gente siano istruiti nelle verità della fede ... molto più efficace con la celebrazione annuale dei nostri sacri misteri che da qualsiasi pronunciamento autorizzato del Magistero della Chiesa". Quas Primas - Pio XI

    Un Saluto dal Brasile

    RispondiElimina
    Risposte
    1. GIUSTO. LA CHIESA CATTOLICA DI OGGI CHE ADERISCE AL CONCILIO E' REALMENTE NELLA MANIERA PIU' CERTA POSSIBILE NELLA ERESIA.

      Solo che come al tempo dell'Arianesimo esisteva pure il semi-arianesimo (eresia pure quella), così oggi ai modernisti si sommano i "semi-modernisti" (spesso sono i cosiddetti conservatori).

      Entrambi però sono eretici perché alla fine svuotano la Chiesa della sua realtà soprannaturale. Entrambi si appellano al Concilio (anche se i primi lo considerano rivoluzione e i secondi "continuità").

      IL CATTOLICESIMO VERO NON ESISTE PIU' A ROMA IMPELAGATA IN MILLE SOFISMI E MILLE DISTINGUO PER SALVARE IL CONCILIO PERDENDO, PERO', LE ESIGENZE DELLA AUTENTICA FEDE.

      Elimina

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