venerdì 26 ottobre 2012
Don Curzio Nitoglia: "Espulsione di Mons. Williamson: non lasciamolo solo!"...
Monsignor Richard Williamson è
stato espulso dalla Fraternità San Pio X, perché “da diversi anni aveva
preso le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità”
(Comunicato della Casa Generalizia, Menzingen 24 ottobre 2012).
In realtà è la direzione della Fraternità che da diversi anni – e
specialmente dal 2009 – ha preso una posizione pericolosa di dialogo
azzardato e di eccessiva apertura verso le novità del Concilio Vaticano
II nonché di accettazione della shoah quale condizione richiesta da
Benedetto XVI per essere considerati in piena comunione ecclesiale. È
soprattutto l’opposizione a questi cedimenti che viene rimproverata a
monsignor Williamson, mascherata sotto l’aspetto disciplinare.
Lo stesso Superiore generale della Fraternità aveva riconosciuto –
nel settembre del 2012 – che era stato ingannato e che Benedetto XVI
voleva l’accettazione della Nuova Messa e del Concilio Vaticano II da
parte della Fraternità. Ora ciò è proprio quello da cui monsignor
Williamson “aveva preso le distanze” cercando di farle prendere anche
alla direzione della Fraternità.
Se un Superiore generale si dichiara ingannato, dopo diversi anni, da
un interlocutore che ha parlato apertamente e non ha nascosto il suo
fine, o non è capace di governare o è in collusione con il
nemico-interlocutore, “tertium non datur”. Benedetto XVI non ha mai nascosto che, secondo lui, il Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae
sono in continuità con la Tradizione. Voler far credere che per anni
interi si è potuto pensare il contrario è una menzogna inaccettabile ed
un insulto al buon senso di ogni uomo. A Napoli si dice: “qui nessuno è
stupido”. Il Superiore in questione avrebbe dovuto ringraziare monsignor
Williamson per averlo messo in guardia, e non espellerlo. Anzi avrebbe
dovuto dimettersi personalmente.
L’espulsione di monsignor Williamson fa temere, con una seria
probabilità, che si vogliano riprendere le trattative con Benedetto XVI
accettando, tacitamente o praticamente, la sua ermeneutica della
continuità tra Tradizione apostolica e Concilio Vaticano II.
Stando così le cose, occorre sostenere monsignor Williamson, non lasciarlo solo e non seguire il corso “entrista”
della Fraternità, che la porterà pian piano – analogamente ad Alleanza
Cattolica – all’accettazione tacita o almeno pratica delle novità
conciliari e postconciliari.
Cosa fare? In coscienza – senza voler fare sterili polemiche o
disprezzare chicchessia - debbo dire pubblicamente per non fare
l’ipocrita che non posso approvare l’attuale orientamento della
direzione della Fraternità. Detto questo, spero di non dover ritornare
sull’argomento. Non sono mai stato “fraterno centrico” e non mi piace
parlare e disputare sulla Fraternità costantemente e perciò mi sottraggo
a questo circolo vizioso ed ossessionante. “Nella Casa del Signore vi
sono molte dimore”.
Per quanto riguarda i fedeli, che hanno chiesto consiglio penso che
essi possano ancora frequentare le messe celebrate dai sacerdoti della
Fraternità, se sono più vicine a casa loro, ma senza seguire la nuova direzione di essa.
A questo punto di estrema confusione i fedeli possono frequentare
tranquillamente anche le Messe di San Pio V officiate da Istituti
«Ecclesia Dei» o sacerdoti che si avvalgono del Motu proprio Summorum Pontificum cura,
poiché oramai tra questi e la Fraternità non vi sono differenze
sostanziali. Anzi, mentre l’«Ecclesia Dei» sta andando dal basso verso
l’alto, la Fraternità sta scendendo dall’alto verso il basso.
Inoltre i fedeli facciano oramai le loro offerte a monsignor
Williamson, ai sacerdoti ed alle case religiose che si son mantenuti
integri da ogni compromesso con il neomodernismo ed il
giudeo-cristianesimo. “Fatti e non parole” (S. Ignazio).
I sacerdoti che non vogliono essere riciclati dai neomodernisti,
seguano monsignor Williamson. Se questo vescovo viene appoggiato solo a
parole, ma abbandonato con i fatti non potrà svolgere appieno la sua
opera di integrale testimonianza alla verità.
Adesso i sacerdoti che non sono inclini ai compromessi dottrinali
hanno a loro disposizione un vescovo, almeno un monastero in Brasile e,
se saranno numerosi, potranno avere anche molte case nelle quali
svolgere il loro apostolato ed un seminario in cui formare nella piena
fedeltà alla Tradizione i candidati al sacerdozio.
Tutto sta a non lasciarsi intimorire (“latrare potest, mordere non potest nisi volentem”), come quando di fronte al Novus Ordo Missae
si scelse la Messa tradizionale. Così ora si scelga la Tradizione e non
la compromissione, abbandonandosi alla Provvidenza divina e cooperando
liberamente con Essa. “Chi ti ha creato senza te, non ti salverà senza
te” (S. Agostino).
don Curzio Nitoglia
25/10/2012
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Geremia
RispondiEliminaChe può dire una pecorella ignorante quasi al 90% sugli argomenti trattati dal Reverendo Don Curzio Nitoglia che pur sono presentati "secondo ragione e primeva fede"? Sono molto attempato e la rivoluzione liturgica e dottrinale verificatasi con il Vaticano II mi ha lasciato interrogativi ed anche qualche perplessità. Per esempio ho sempre considerato come "strano" il fatto che adesso gli Angeli in Cielo nella Notte di Natale cantino: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama!" mentre in epoca pre-conciliare dicevano "Pace in terra agli uomini di buona volontà". La nuova versione mi sa di Calvinismo. Sbaglio?