«Gli eretici son su tutta la faccia della terra, ma non tutti
dappertutto. Gli uni qui, gli altri là. Tuttavia non mancan mai [...] La
superbia è la loro unica madre, così come la madre di tutt'i fedeli
cristiani, sparsi in tutt'il mondo, è la nostra Chiesa cattolica.
Nessuna meraviglia: la superbia ingenera lacerazioni, la carità produce
l'unità». Essi, infatti, si separaron dalla Chiesa madre, donde la
Cattolica prese l'avvio per distendersi nel mondo intero; se fossero
cattolici, si manterrebbero in rapporto con la Chiesa dalla quale
l'Evangelo prese le mosse; non posson, però, comunicare con essa perché
stravolgono l'Evangelo. (Brunero Gherardini, La Catholica, lineamenti d'ecclesiologia agostiniana, Lindau, 2011)
della Prof. Luisa Balzamo
"La liberalizzazione" della Messa di sempre, detta per duemila anni, (e non semplicemente in latino) viene troppo tardi: nel 1969 Paolo VI impose il Novus Ordo Missae, che l'allora cardinale Ottaviani definì "allontanamento pauroso dalla fede cattolica": dal 1969 al 1984 si fece credere ai fedeli, disorientati dall'allontanarsi della gerarchia della Chiesa dalla Tradizione di duemila anni e dal magistero perenne della Chiesa, che la Messa di sempre era proibita! poi nel 1984 ci fu "l'indulto" a condizioni inaccettabili per i veri fedeli cattolici ( riconoscere in ogni caso la validità del Novus Ordo Missae e di tutte le decisioni del Concilio Vaticano II- pastorale e non dogmatico-, anche di quelle che si allontanavano dalla dottrina, che la Chiesa, depositaria e interprete della Parola divina, aveva sempre sostenuto) ed ora?
Dubitiamo che molti sacerdoti formati nei nuovi seminari, dove, a detta anche di Ratzinger allora cardinale, si impara ben poco, abbiano la fede nella Transustanziazione.
I due riti, espressione di due modi diversi d'intendere la fede, non possono coesistere: lex orandi est lex credendi (la legge del pregare è la legge del credere): la vera Messa cattolica è il Rinnovamento del Sacrificio di Cristo Redentore per la nostra salvezza.
Il Novus Ordo Missae è ambiguo: venne manipolato anche da 5 teologi protestanti: per i protestanti la messa è solo un ricordo dell'Ultima Cena.
La crisi della Chiesa, che esiste, nonostante euforie non giustificate, finirà il giorno in cui non verrà più celebrato il Novus Ordo Missae, escogitato in un tempo in cui la gerarchia della Chiesa soffriva di una crisi d'identità dopo il Vaticano II.
Non vi è nessun bisogno di permessi per la Messa veramente Cattolica! Essa spetta di DIRITTO DIVINO ai fedeli! Ed è dovere della gerarchia celebrarla, abbandonando il Novus Ordo, che non risponde pienamente alla Fede cattolica.
Luisa Balzamo
---------------------------
Intanto apprendiamo che i traditori di Nostro Signore permettono che la liturgia della Chiesa subisca ancora un ennesimo sacrilegio permesso dalla Gerarchia corrotta della "Nuova Chiesa Conciliare".
Questo e avvenuto nel 2008:
Comunicati stampa 2008/2009
20 novembre 2008
Alle soglie del periodo natalizio, il Teatro Auditorium Manzoni, sotto la Direzione Artistica di Giorgio Zagnoni,
affronta il tema della sacralità in musica proponendo due spettacoli
dedicati alle messe provenienti da paesi stranieri, che mettono in
risalto comunanze e divergenze nell’interpretazione della religiosità.
Il primo appuntamento, previsto al Teatro Auditorium Manzoni per domenica 7 dicembre alle ore 21.00 e dedicato alla cultura spagnola, è la Misa Flamenca con il chitarrista e compositore Paco Peña. La messa in versione flamenca verrà presentata dalla Compagnia di danza flamenca di Paco Peña, chitarrista solista e autore delle musiche, e dal Coro da Camera Manuel de Falla, diretto da Alfonso Caiani.
La Compagnia di danza flamenca è composta da Paco Peña,
Rafael Montilla e José Fernández alla chitarra, dalle voci soliste di
‘El Chaparro’, Miguel Ortega e Sara Jiménez, dal percussionista Nacho
López e dal ballerino Angel Muñoz.
Crocevia di linguaggi musicali, veicolo di ricerca e tradizione, il
concerto è l’occasione per conoscere come viene vissuta la sacralità
nella tradizione spagnola attraverso la musica.
L’arte flamenca è considerata al giorno d’oggi una
delle espressioni più pure. La passionalità, la forza, il suo
significato sono rimaste nel tempo incontaminate, esprimendo i
sentimenti più veri ed autentici dell’uomo. Il culto è il primo
importante simbolo della tradizione flamenca; grandi scrittori del
passato (Cervantes, Lope de Vega) trattano nei loro libri la grande
religiosità dei canti di questa gente. In Spagna o meglio in Andalusia
infatti esiste una forte tradizione al riguardo, basta pensare alla sola
città di Siviglia dove vi sono moltissime chiese, santuari legati alla
figura del Cristo e della Madonna. La Misa Flamenca costituisce
forse l’accento più determinante di tutta questa spiritualità. Il
“Cante” più profondo ed autentico trova la sua massima espressione nella
passione e morte di Gesù. La “Saeta” (canto della Pasqua) è la
manifestazione della fede dove si dice che le grida sono strappate
all’anima. Pertanto possiamo dire che la forza e la drammaticità del
flamenco nella “Misa” si elevano sensibilmente coinvolgendo tutti gli
uomini sino a creare emozioni e stati d’animo di un alto livello
spirituale.
L’idea originale di Paco Peña di una Messa flamenca è
nata dal desiderio di unire la percezione cattolica della messa
religiosa alla tradizione musicale flamenca: per un artista flamenco
entrambe evocano le medesime emozioni intangibili. All’elevazione
spirituale che la Messa comporta, favorendo la comunione con Dio, si
affianca la carica emotiva di una forma artistica, il flamenco, capace
di oltrepassare qualsiasi fisicità per toccare livelli “spirituali”.
Paco Peña così spiega le ragioni della sua scelta: “Ho sempre pensato che nel cante flamenco
ci sia una sincerità e una passione capaci di penetrare l’anima del
cantante estrapolandone messaggi carichi di emozione e di sentimenti
profondi e fondamentali per l’essere umano. Il cantante flamenco non
canta una storia, ricerca la propria sensibilità più intima,
recuperandola ed esponendola a tutti e a nessuno, alla Natura o forse a
Dio… Per questo motivo ritengo che il flamenco sia un’esperienza
spirituale e un mezzo appropriato per raggiungere Dio nel contesto di
una Messa cristiana.”
Paco Peña, dopo aver ricevuto l’approvazione del Vescovo di Cordoba,
ha adattato i testi della Messa spagnola cattolica e ha scelto nel vasto
patrimonio della tradizione flamenca i canti più appropriati, dando
loro una veste più “classica”. Il connubio di una Messa cattolica e
delle diverse forme musicali di tradizione flamenca, eseguite da un
coro, voci soliste e chitarra, con interventi di danza, fanno della Misa
Flamenca un evento musicale di rara suggestione.
Biglietti:
Platea I e II Settore € 35,00 + prev.
Platea III Settore € 25,00 + prev.
Galleria € 20,00 + prev.
Balconata € 10,00 + prev.
---------------------------------
E questo avverrà ai nostri giorni:
Basilica di San Fermo Maggiore Stradone San Fermo - Verona
Domenica 7 ottobre 2012 - ore 11,00
MISA FLAMENCA
Celebrazione in prima assoluta a Verona e per la prima volta in Italia, con i più importanti interpreti del amenco religioso spagnoli
al baile: Miguel Angel e Maribel Espino
al cante: Momi de Cadiz e Gema Maria Caballero
a la guitarra: Antonio Espanadero
La danza è ancora una volta preghiera, nel rispetto del luogo e della situazione, e allo stesso tempo grande espressione artistica “Il Flamenco è una delle espressioni più profonde ed emozionanti della nostra anima misteriosa”
Garcia Lorca
“Il Flamenco è una delle espressioni più profonde ed emozionanti della nostra anima misteriosa”
RispondiEliminaGarcia Lorca
BEN DETTO DA QUEL GARCIA LORCA interpete eccelso dell'emozionalità allo stato "puro". Flamenco viene da "flamingo" "fiammeggiante" ed è il passo di danza dei fenicotteri prima dell'accoppiamento.
Ovvio che l'uomo emozionale, impressionato dalla bellezza delle manifestazioni animali (innocenti creature che adempiono il loro istinto) le vuole imitare dissacrando quindi gli atteggiamenti e rendendoli pieni di lussuria e di altre passioni.
I canti andalusi oltre che essere di origine tzigana (zingara) quindi privi di ogni spiritualità, sono espressioni della anima spagnola più legata all'Islam che alla Cristianità.
Ovvio che di questi tempi in cui ognuno PUO' esprimere la sua personale religiosità (Ratzinger e antecedenti insegnano)anche una danza flamenca si possa infilare in queste chiese ormai arabizzate nei costumi e messe per deliziare gli spiriti "colti" stile Ravasi...