Gentile Redazione,
Cari lettori,
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Comunione sulle mani sacrilega prassi della Chiesa modernista |
Non avrei scritto queste brevi riflessioni se non fossi convinto che esse valichino potenzialmente i limiti della mia coscienza e possano costituire un elemento di riflessione per molti, anche per qualche mio confratello che si trova su posizioni diverse od opposte rispetto alle mie.
Ho scelto il titolo, non senza amara ironia, per allegoriam: Antigone, protagonista dell’omonima tragedia sofoclea, consuma il proprio dramma divisa tra l’obbedienza alla legge del tiranno Creonte e il sentimento insopprimibile della pietas che emerge prepotente dalla propria coscienza e la sospinge a dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, contravvenendo in tal modo ai comandi del re. Nomos ed Ethos, legge e coscienza entrano in contrasto e fomentano un’aspra contesa nel cuore della fanciulla che infine dà sepoltura al corpo esanime del fratello e accetta l’orribile sentenza di morte che le viene comminata.
Dopo aver tratteggiato, con l’aiuto dell’allegoria, il quadro in cui si colloca quanto sto per dire, entro nel merito della questione che è oggetto delle mie riflessioni e del mio personale “dramma d’Antigone”: la Comunione sulla mano.
Certamente l’argomento non è nuovo. Molto è stato scritto e molto è stato detto pro aut contra. Io, pro mea parte, non intendo affatto ripercorrere le motivazioni storiche, teologiche, “pastorali” o spirituali che giustificano o che condannano tale prassi; io intendo dare la mia testimonianza, la testimonianza di un giovane sacerdote, circa il grave dilemma che sorge nel mio animo tutte le volte che mi trovo nella situazione di dover distribuire l’Augustissimo Sacramento nelle mani dei fedeli.
Preciso subito che tale situazione è per me infrequente; nella comunità in cui celebro abitualmente ho attuato una forte opera di persuasione affinché tutti si decidessero a ricevere l’Eucaristia in bocca per rispetto al Sacramento. Non si pensi che quest’opera di persuasione sia stata semplicissima: spesso ho dovuto fronteggiare reazioni assai virulente da parte di qualche fedele indispettito dalle mie raccomandazioni accorate, altre volte ho dovuto sedare la fronda dei più “insospettabili” (si veda a titolo di esempio la suora con sessant’anni di vita consacrata o la nonnina che, paradosso!, sgrana quindici rosari al giorno…) ma alla fine – argue, obsecra, increpa – ho riportato vittoria.
Tuttavia il dilemma mi si ripresenta in tutta la sua urgenza ogni volta che mi trovo a celebrare extra moenia. “Ma quale dilemma?” potrà forse domandarmi qualcuno; lo accontento subito. Il dilemma di vivere un’insanabile scissura interiore tra l’obbligazione della legge che concede al fedele il “diritto” di ricevere la Particola sulle mani (e, per conseguenza, impone a me sacerdote il dovere di accondiscendere) e l’obbligazione della mia coscienza che mi comanda di cessare immediatamente l’orribile sacrilegio: il sacrilegio, dico, di posare insieme con la Particola una moltitudine di frammenti chiaramente visibili ad occhio nudo sulle palme dei fedeli (molte volte inavvertiti, altre volte distratti) con la certezza che essi cadranno per terra e verranno conculcati. Come si può vedere, nessun’argomentazione storico-dogmatica-pastorale, ma la constatazione di un fatto tanto banale quanto gravissimo: il Corpo di Cristo sacramentato, conservando la specie del pane, perde frammenti esattamente nella maniera in cui il panino posto sulla tovaglia fa le briciole. Contra factum non valet argumentum. Chi negasse ciò (e qualche mio confratello ardisce negare col dire : “I frammenti li vedi solo tu!”) potrebbe ugualmente impegnarsi a negare che il Sangue di Cristo sotto la specie del vino, qualora, Dio non voglia, sia rovesciato sulla tovaglia, impregni il tessuto e macchi!
Non prendo neppure in considerazione le febbrili farneticazioni di quel ben noto liturgista che propone di paragonare la dispersione dei frammenti eucaristici ai “frammenti della Parola” che inevitabilmente cascano nell’indifferenza di chi non porge attenzione alla proclamazione delle letture! Nella mia mente risuona come un martello la perentoria voce di San Tommaso: “Quando spezzi il Sacramento, non vacillare ma ricordati che Cristo è tanto nel frammento quanto nell’intero!” (Sequenza Lauda Sion).
Una volta ho esposto ad un pio sacerdote il mio disagio; mi ha risposto che, essendo involontaria, tale dispersione eucaristica non provoca alcuna colpa morale. Sfortunatamente un po’ di teologia l’ho studiata anch’io e, se ben ricordo, occorre distinguere la “colpa in atto” e la “colpa in causa”. Provo ad esemplificare: se viaggiando in macchina travolgo e uccido involontariamente una persona, non ne ho colpa in atto: è un incidente. Ma se tale incidente è accaduto perché io in precedenza avevo bevuto sostanze alcoliche che avevano ridotto la reattività dei miei riflessi e ciò mi ha impedito di frenare, sorge una colpa in causa e l’omicidio sarà colposo. Certamente il sacerdote che distribuisce la Comunione sulle mani non ha “colpa in atto” per la dispersione dei frammenti, giacché essa è dovuta all’inavvertenza propria e del fedele. Ma si può escludere anche la “colpa in causa”? Detto altrimenti, ha quel sacerdote compiuto ogni sforzo preventivo affinché il sacrilegio prevedibile fosse evitato? Evidentemente no, giacché solamente la sospensione della prassi incriminata sarebbe una misura sufficiente per evitare anche solo il pericolo di una tale profanazione eucaristica.
Alcuni osservano che la Comunione sulla mano è antichissima e solo molto tardi fu abrogata; ora, tralasciando il fatto che le attestazioni non sono poi così sicure (come dimostrava Padre Zoffoli in un prezioso opuscoletto sull’argomento), sappiamo per certo che la prassi sacramentale della Chiesa dei primi secoli era infinitamente più rigida rispetto all’attuale; la consapevolezza dell’essere cristiani era certamente più radicata tra i fedeli e le conseguenze che ne derivano erano vissute con una severità a noi oggi sconosciuta (si pensi all’unicità della Penitenza post-battesimale); quand’anche questa prassi sia effettivamente esistita nell’antichità, dobbiamo pensare che si svolgesse in modo tale da essere totalmente fugato il pericolo di ingiuria al Sacramento, cosa che oggi non avviene più.
Quando sono “costretto” a distribuire l’Eucaristia sulla mano questi pensieri agitano la mia mente; allora, per trovare un po’ di serenità, mi dico che in fondo tale prassi è una disposizione dei Superiori e che la responsabilità ricadrà su di essi; ma questo scaricare il barile non mi soddisfa affatto. Mi chiedo se la mia obbedienza sia veramente virtuosa o, più verosimilmente, colposa. Mi domando come mai si esiga da me l’obbedienza ad una legge alla quale per primo il Superiore dei superiori – mi si passi quest’insolita espressione per alludere al Romano Pontefice – non si sottomette. “Il Papa fa ciò che vuole!” mi ha detto un confratello; “il Papa non è l’eccezione, ma la norma della liturgia romana” gli ho risposto io.
Un altro sacerdote ha risolto da anni il problema: distribuisce l’Eucaristia esclusivamente sotto le due specie. La soluzione è politically correct ma, oltre alla risibile assurdità di doversi fare utraquisti per rimanere fedeli a Trento, nascono molti problemi pratici, tra cui un pericoloso acrobatismo digitale per sorreggere contemporaneamente il Calice e la Pisside, col rischio di rovesciare et-et. Alcuni amici sacerdoti (e sinceramente tra i più coerenti), ignorando le “pargolette mani” dei fedeli tese verso di loro, muovono risolutamente la Particola Santa verso la bocca del comunicando. “Voi non ne avere il diritto!” protestano gli altri; ma essi inconcussibili rispondono che non conoscevano il fedele, che c’era pericolo di profanazione, che le palme presentate erano sporche, etc… Ma non si può nascondere che tale atteggiamento provoca talvolta delle reazioni in grado di turbare il sereno svolgimento della Celebrazione.
Le mie riflessioni non possono concludersi se non con un accorato appello al Papa e ai Vescovi affinché ripensino ed eradichino definitivamente una prassi così deleteria. Abitualmente e rettamente questa supplica viene giustificata con la necessità di ridonare alla liturgia delle forme che contribuiscano all’edificazione della fede del popolo; poche volte si dice che le forme liturgiche sono necessarie anche per l’edificazione dei sacerdoti. Antigone non si è piegata alla legge ed è stata rinchiusa in una caverna e lasciata morire di fame. Tanti sacerdoti come me possono scegliere di piegarsi alla legge o di farsi rinchiudere (emarginare): il rischio però, nell’uno o nell’altro caso, è il medesimo: l’estinguersi della vita soprannaturale nei loro cuori.
Un Sacerdote
Può mai essere autorizzata la Comunione sulla mano?
Dopo quanto è stato esposto spiegato e dimostrato fino all'evidenza, può mai essere valida l'autorizzazione che è stata recentemente concessa ai cattolici di dare e di prendere la Comunione sulla mano? Coloro che la praticano, laici e sacerdoti, e continuano a praticarla con decisa volontà (perché poi tanto attaccamento a fare così?), anche dopo che sono stati avvertiti e informati della natura sacrilega di tale pratica, soprattutto a causa della dispersione e della conseguente sicura ed inevitabile profanazione dei frammenti di Pane consacrato caduti, nei quali é pur sempre presente Nostro Signore Gesù Cristo tutto intero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, come definito di fede dal Concilio di Trento, non potendo negare l'evidente realtà, si rifugiano dietro l'ultima giustificazione a cui credono di potersi aggrappare: "Il Papa ne ha dato l'autorizzazione".
E con ciò sarebbe chiusa ogni discussione, per cui ora, questa pratica sacrilega sarebbe divenuta lecita con un semplice atto con cui il Santo Padre ha dovuto dare il suo sofferto benestare sotto la pressione delle Conferenze Episcopali, esse stesse travolte da un'iniziativa del tutto arbitraria presa da clero e laici "progressista", che hanno messo le Autorità davanti al fatto compiuto, com'è avvenuto per molti altri abusi non prontamente repressi. Molti infatti, a dire la verità, già praticavano la Comunione sulla mano anche prima, molto prima dell'autorizzazione formale, in aperta violazione e spregio delle vigenti norme ecclesiastiche e della stessa Legge di Dio restando sempre impudentemente sordi ai reiterati richiami soprattutto del Santo Padre, che non ha esitato a palesare la sua volontà di mantenere la disciplina tradizionale in materia eucaristica. I "progressisti" hanno avuto il sopravvento ed hanno ottenuto quello che poi, i loro diretti Superiori avevano già tacitamente concesso loro, lasciando correre.
Così la disobbedienza è stata premiata, la prepotenza ha avuto successo e i buoni cristiani, i veri fedeli, laici e sacerdoti, hanno dovuto subire e sottostare all'ingiusta imposizione. E’ stato solo un "consenso", è vero (per ora), ma la massa dei superficiali, che pur avrebbero continuato a ricevere la Comunione come l'hanno sempre ricevuta, vi si sono facilmente adattati e la generalità dei sacerdoti finora contrari a questa pratica, hanno creduto di doversi sottomettere per obbedienza, mentre quelli che vi si oppongono, divenuti un'esigua minoranza, devono mettersi in contrasto con quelli che la vogliono, creando un clima di discordia e di divisione tra i cattolici, quasi che non ce ne fossero abbastanza, proprio quando si "lavora" (a parole) per l'unità di tutti cristiani. Ma peraltro, la pratica della Comunione sulla mano è e rimane illecita e l'autorizzazione priva di valore, non tanto per il fatto che sia stata strappata con la disobbedienza e la prepotenza, perché poi è stata concessa liberamente, quanto per la ragione già detta e ripetuta della inevitabile profanazione delle sacre Specie, a causa della certa e prevista dispersione dei frammenti di Pane consacrato. Ragione soprattutto per la quale era stata intelligentemente e prudentemente vietata detta pratica, ch'è vietata anche e prima dalla Legge di Dio.
Consentire la Comunione sulla mano equivale a consentirne la profanazione
Il modo tradizionale di dare e di ricevere la Comunione, cioè direttamente nella bocca del comunicando, è di istituzione ecclesiastica. Ammettiamolo. Come tale potrebbe essere sostituito con un altro metodo. In realtà, non si saprebbe trovare una maniera più conveniente, essendosi questa rivelata la migliore, anzi l'unica. Tuttavia, ammettiamo che si possa fare qualche modifica. Per principio è possibile, anche se praticamente non lo è. Bisogna però che il cambiamento sia in meglio, non in peggio, o tale da causare addirittura una profanazione. La pratica della Comunione sulla mano, com'è in uso oggi, causa certamente ed inevitabilmente la profanazione delle sacre Specie. Poiché non è lecito profanare le sacre Specie, nemmeno è lecita una pratica che causa inevitabilmente tale criminosa profanazione. E se non è lecito consentire la profanazione delle sacre Specie, nemmeno sarà lecito consentire una pratica che causa certamente ed inevitabilmente la loro profanazione. Anche nell'arte medica possono essere studiati e sperimentati nuovi metodi per migliorare le operazioni di parto della donna, al fine di renderlo più facile, più svelto, più sicuro e che sia alla madre meno doloroso possibile.
Qualunque modifica alle pratiche in uso può essere lecitamente introdotta e può essere lecitamente acconsentita, purché non danneggi gravemente il concepito e tanto meno lo si uccida. Qualunque metodo potrà essere lecito, tranne quello dell'aborto, che pertanto non può essere autorizzato da alcuna autorità al mondo. Il metodo di far partorire per mezzo dell'aborto, non è lecito non tanto per se stesso, ma perché non è possibile attuarlo senza far morire la piccola creatura. Se fosse possibile abortire o far abortire senza far morire il nascituro, l'aborto forse sarebbe lecito. Diciamo forse, perché far nascere il concepito prima del tempo, sarebbe ancora esporlo a molti pericoli e gravi conseguenze. Tuttavia se fosse possibile far nascere la creatura in anticipo (aborto significa appunto nato prima), di per sé sarebbe lecito. Ma possibile non è. Per questo soprattutto, l'aborto non è lecito, anche se nelle intenzioni della madre e dei medici non ci fosse l'intenzione di uccidere, bensì solo quella di abortire, magari per una ragione per sé stessa buona, per esempio di salvare la madre dalla morte. Ma nemmeno per questa ragione l'aborto sarebbe lecito, perché non si può fare senza causare la sicura morte di una persona.
Uccidere è vietato. Procurare l'aborto equivale ad uccidere. Dunque è vietato procurare l'aborto. Dunque è vietato consentire l'aborto procurato. Si potranno studiare e sperimentare altri metodi per dare e ricevere la Comunione, diversi da quello tradizionale (se pur ve ne fossero). Questo sì, sarebbe lecito, come si possono lecitamente praticare altri metodi per eseguire il parto quando ne è giunto il momento. Qualsiasi metodo per comunicare e per comunicarsi sarà lecito, tranne quello di mettere il SS. Sacramento nel pericolo grave, certo ed inevitabile di venir profanato, come sarà lecito qualsiasi metodo per alleviare i dolori del parto nella madre, tranne quello di far morire certamente il nascituro mediante l'aborto. Si potrebbe osservare: "Il paragone non fila bene, perché non è la stessa cosa. Nell'aborto si uccide per ottenere il parto, mentre con la Comunione sulla mano non si profana il SS. Sacramento per comunicare e comunicarsi. Nell'aborto c'è l'intenzione diretta e primaria di far morire il nascituro come mezzo alfine, ma nessun fine, anche buono, può giustificare l'uso di un mezzo cattivo, mentre nella Comunione sulla mano non c'è l'intenzione diretta e primaria di profanare il SS. Sacramento come mezzo, alfine di comunicare e di comunicarsi.
Sarebbe meglio (secondo i cavillosi) paragonare la profanazione che segue alla Comunione sulla mano, alla morte del concepito, che può seguire ad una cura di cui la madre ha necessità per non morire. Ciò che direttamente e primariamente è inteso ottenere, è la salvezza della madre mediante la cura, non la morte della creatura, come nella Comunione sulla mano ciò che è inteso ottenere è comunicare e comunicarsi, non la profanazione delle sacre Specie".
Rispondiamo che non si può fare tale paragone. E' vero che la Morale cattolica fa questa distinzione: la madre non può lecitamente uccidere con l'aborto la propria creatura nemmeno per avere lei salva la vita; può invece legittimamente, per avere salva la vita, fare l'unica cura possibile, con gravissimo pericolo, di morte della sua creatura. Sì, ma è proprio qui che non è la stessa cosa che la Comunione sulla mano, per cui i due fatti non si possono equiparare. Non dobbiamo dimenticare quanto si è detto riguardo alla moralità delle azioni che hanno un duplice effetto, di cui uno è cattivo. E' lecita un'azione di questo tipo se, tra l'altro, non si può ottenere l'effetto buono in nessun'altra maniera e se vi è una ragione proporzionalmente grave che la permetta (l'azione). Ora, nel caso della madre che si cura per avere salva la vita, ci sono entrambe le condizioni suddette che le permettono la cura, nonostante il pericolo di morte, anche certa, del suo nascituro, perché non può scegliere altra via che quella e la salvezza della madre è ragione grave e proporzionata che permette la cura.
Nel caso invece della Comunione sulla mano, mancano entrambe le suddette condizioni, perché per comunicare e comunicarsi ci sono altre maniere, tra le quali quella tradizionale, che è anche migliore, più semplice e più facile e non c'è una ragione grave e proporzionata che la permetta, anzi non ci può essere in alcun modo, perché nessuna ragione, per grave che sia, può permettere la profanazione del SS. Sacramento: è meglio non comunicarsi, piuttosto che commettere questo crimine. Perciò la Comunione sulla mano, che causa la profanazione certa, inutile, sciocca, inevitabile, evitabile facilmente comunicandosi in un'altra maniera, non è assolutamente lecita ed è peccato grave come se si avesse l'intenzione di profanare le sacre Specie. Perciò la Comunione sulla mano può giustamente essere paragonata all'aborto, più all'aborto che alla cura necessaria a salvare la madre. E come l'aborto, non può essere consentito da nessuna autorità al mondo, così nemmeno lo può la Comunione sulla mano, che rimane illecita e gravemente colpevole anche dopo una presunta autorizzazione dell'Autorità ecclesiastica.
Che se poi si volesse sostenere a tutti i costi che c'è molta differenza tra il volere di proposito la profanazione delle sacre Specie e la profanazione causata dalla Comunione sulla mano, bisogna dire che c'è la stessa differenza tra la profanazione operata da uno che ha l'uso della ragione e la profanazione operata da un demente. Diciamo inoltre che, se l'aborto fosse possibile senza far morire o senza danneggiare il nascituro, allora potrebbe essere lecito, mentre la Comunione sulla mano non sarebbe lecita nemmeno se con la morale certezza si evitasse la profanazione delle sacre Specie, perché non è l'unico male prodotto da questa pratica: c'è la mancanza di rispetto e di venerazione profonda verso il Corpo del Signore, trattato come fosse un biscotto, c'è la perdita o illanguidimento della fede e della devozione, non solo verso l'Eucaristia, ma verso tutta la vita cristiana di cui l'Eucaristia è il centro.
E non si dica che è esagerato equiparare la profanazione delle sacre Specie causata dalla Comunione sulla mano, con il crimine dell'aborto. Per chi non ha fede è esagerato, anzi è del tutto inutile il discorso che abbiamo appena fatto. Ma per chi ha fede, anche solo un poco, la profanazione del SS. Sacramento è un delitto ancor più grave, molto più grave dell'aborto. Inutile battersi contro il crimine dell'aborto, se non ci si batte con altrettanta energia contro la Comunione sulla mano, anzi, la si favorisce!
Ostinazione generata dall'Orgoglio e Superbia "io sono figlio di Dio quindi posso toccare come il sacerdote".Conosciamo questa idea eretica propagandata da decenni... Sono le caratteristiche che distinguono gli eretici o i miserabili che proseguono in questa pratica, dopo aver letto qui e riflettuto bene. Poichè tanti non sanno e si adattano. Ma guai, quando sanno e proseguono per "diritto acquisito"! Non esiste alcun diritto acquisito davanti all'Eterno! Solo richiesta di misericordia e perdono
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