Comunicato di Mons. Bernard Fellay,
Superiore Generale della Fraternità San Pio X,
sulla giornata di preghiera interreligiosa di Assisi,
del 24 gennaio 2002
21 gennaio 2002
Questo avvenimento provoca la nostra profonda indignazione e la nostra riprovazione.
Perché offende Dio e il suo primo comandamento.
Perché nega l’unicità della Chiesa e della sua missione salvifica.
Perché conduce i fedeli direttamente all’errore dell’indifferentismo.
Perché inganna gli sventurati infedeli e i seguaci delle altre religioni.
Pregare, da una parte, per la pace, e cercare, dall’altra, di stabilire ed affermare la pace tra i popoli e le nazioni, è una cosa buona. La liturgia cattolica è piena di bellissime preghiere per la pace. E di tutto cuore noi le facciamo nostre. Inoltre, avendo gli angeli, alla nascita di Nostro Signore Gesú Cristo, annunciato la pace a tutti gli uomini di buona volontà, è del tutto ragionevole invitare i fedeli a implorare dal vero Dio un bene cosí grande, in questo periodo dell’anno.
La ragione della nostra indignazione nasce dalla confusione, dallo scandalo, dalla bestemmia insite nell’invito che il Vicario di Nostro Signore Gesú Cristo, unico mediatore stabilito tra Dio e gli uomini, rivolge alle altre religioni perché vengano a pregare ad Assisi per ottenere la pace.
Ma questo non basta a dissipare il terribile disagio e la confusione: saranno proprio le religioni di ogni specie che pregheranno “ciascuno con il loro culto”, per ottenere, con queste preghiere pronunciate nello stesso momento in luoghi diversi, uno stesso scopo: la pace. Il fatto che tutte siano state invitate nella stessa città, a pregare nello stesso momento, per uno stesso scopo, dimostra chiaramente una volontà di unità, mentre il fatto di doversi separare dimostra invece la contraddizione e l’impossibilità del progetto. La distinzione è volutamente fittizia, benché impedisca, Dio sia lodato, una diretta comunicatio in sacris. Tuttavia, il carattere sincretistico dell’operazione non sfugge a nessuno.
Con parole ingannevoli si arriva a negare la realtà evidente. Le parole non significano piú niente: “andremo ad Assisi non per pregare insieme”, “andremo insieme per pregare”, “nessun sincretismo”, ecc.
Quest’ultimo intendimento si scontra in pieno con la fede cattolica e il primo comandamento.
Poiché qui non si tratta della preghiera individuale, dell’uomo nella sua relazione personale con Dio, sia come Creatore, sia come Santificatore, ma della preghiera di diverse religioni come tali, con i propri riti rivolti alle proprie divinità.
Ora, la sacra Scrittura, tanto nell’Antico come nel Nuovo Testamento, ci insegna che a Dio è gradita solo la preghiera di Colui che Egli ha stabilito come il solo Mediatore tra Lui stesso e gli uomini, e che questa preghiera si trova solo nella vera religione. Le altre, e in particolare l’idolatria, somma di tutte le superstizioni, Lui le considera un abominazione.
D’altronde, come si può pretendere che delle religioni che ignorano il vero Dio possano ottenere da Lui qualche cosa? San Paolo ci assicura che questi falsi dei sono degli angeli decaduti, dei demoni. «…i sacrifici dei pagani sono fatti a demoni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni» (Cor I, 10, 20-21).
Cosa ancora piú grave: questo invito fa credere che la loro preghiera possa essere utile, perfino necessaria, per ottenere la pace. Iddio Onnipotente, per bocca del suo Apostolo, San Paolo, ci ha anche detto cosa ne pensa: «…non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere fra la giustizia e l’empietà, o quale unione fra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? Quale accordo fra il Tempio di Dio e gli idoli?» (Cor II, 6, 14-16).
«Non sarà mai detta l’ultima parola sulla lotta dei buoni e dei malvagi lungo gli avvenimenti della storia, finché non la si ricondurrà alla lotta personale e sempre irriducibile tra Satana e Gesú Cristo», scriveva assai giustamente Mons. Lefèbvre (Itinerario spirituale, Ed. Ichthys, Albano Laziale, 2000, pag. 63). Questa verità fondamentale a proposito della guerra e della pace sembra completamente dimenticata nella prospettiva dello spirito di Assisi.
A un certo momento della giornata, saranno tutti riuniti. Quando allora risuonerà nelle orecchie dei partecipanti il richiamo del primo papa, San Pietro: «Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (Atti 4, 12)? Gesú Cristo, unico Salvatore, è anche l’unico Pacificatore. Ma si oserà ricordare queste verità elementari agli ospiti estranei al cristianesimo? La paura di offenderli farà omettere o ridurre ad una semplice fede soggettiva (“Per noi cristiani, Gesú Cristo è Dio”, e simili),questo requisito assoluto della vera pace.
Non solo non vi è che un solo e vero Dio, e «coloro che lo misconoscono sono dunque inescusabili» (Rm, 1, 20), ma non vi è che un solo Mediatore (Tim I, 2, 5), un solo ambasciatore gradito a Dio, che intercede senza posa per noi (Ebrei 7, 25). Le religioni che rifiutano la Sua divinità esplicitamente, come il Giudaismo e l’Islam, sono destinate al fallimento nelle loro preghiere, a causa di un errore cosí fondamentale. «Chi è il menzognero, se non colui che nega che Gesú è il Cristo? L’Anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre» (Gv I, 2, 22-23).
Malgrado l’apparente monoteismo, non abbiamo lo stesso Dio, non abbiamo lo stesso Mediatore. E solo la Sposa mistica di Cristo (Ef 5, 32) possiede le prerogative per ottenere da Dio, in nome e per mezzo di Gesú Cristo, ogni bene, e in particolare il bene della pace.
Questa è la fede della Chiesa, insegnata e creduta in tutte le età e in tutti i tempi. Non si tratta di intolleranza o di disprezzo del prossimo, si tratta del rigore della verità. «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14, 6).
In che modo potrebbero essere esauditi coloro che rifiutano questa mediazione, come fanno esplicitamente gli ebrei e i musulmani rifiutando la Sua divinità?
E lo stesso dicasi per coloro che rifiutano alla Chiesa questo ruolo di mediatrice.
Ora, se si dà un significato corretto al termine “autentica”, si può ammettere la prima parte di questa frase. Ma è evidente che allora non si può definire autentica la preghiera del buddista davanti all’idolo di Budda, o quella dello stregone che fuma il calumet della pace, o quella dell’animista.
L’unica autentica è la vera preghiera che si rivolge al vero Dio. È un abuso chiamare autentica la preghiera che si rivolge a un demone. E la preghiera del terrorista fanatico prima di schiantarsi contro le torri di Manhattan: «Allah è grande», dovrà anch’essa essere dichiarata autentica? Non è anch’egli convinto di fare il bene, non è anch’egli sincero?
È chiaro dunque che la visione puramente soggettiva, con tutta evidenza, non basta perché una preghiera divenga autentica.
Quanto alla seconda parte della frase: «lo Spirito Santo abita misteriosamente in ogni ànima», o in ogni uomo, è certamente falsa. Il termine “misteriosamente” può indurre in errore: nella teologia cattolica, come nella sacra Scrittura, l’inabitazione dello Spirito Santo è direttamente legata alla ricezione della grazia santificante. Una delle prime parole del battesimo, intima al demonio di abbandonare l’ànima, per far posto allo Spirito Santo. Cosa questa che afferma chiaramente che lo Spirito Santo non abitava in quell’ànima.
Alla base della giustificazione della giornata interreligiosa di Assisi vi è dunque una falsa proposizione.
Un errore che coincide col piano massonico di stabilire un grande tempio della fraternità universale, al di sopra delle religioni e delle credenze, “l’unità nella diversità”, cosí cara alla Nuova Era (New Age) e al globalismo mondialista. «Il nostro inter-confessionalismo ci ha procurato la scomunica del 1738, da parte di Clemente XI. Ma la Chiesa era certamente in errore, tant’è vero che il 27 ottobre 1986, l’attuale Pontefice ha riunito ad Assisi uomini di tutte le confessioni religiose per pregare insieme per la pace. E cosa cercano di diverso i nostri fratelli quando si riuniscono nei tempii, se non l’amore tra gli uomini, la tolleranza, la solidarietà, la difesa della dignità della persona umana, considerandosi uguali, al di sopra di ogni credo politico, di ogni credo religioso e del colore della pelle?» (Gran Maestro Armando Corona, della Gran Loggia Equinozio di Primavera, in Hiram, Organo del Grande Oriente d’Italia, aprile 1987).
È per questo che, pur desiderando ardentemente la pace del Signore, noi non avremo assolutamente niente da spartire con questa giornata del 24 gennaio ad Assisi. Nullam partem.
21 gennaio 2002
..e ancora una volta il mio spirito trova la pace in queste parole chiarissime con citazioni inequivocabili, di mons Fellay. Risulta ineluttabile che per trovare chiarezza di esposizioni e di dottrina, ci si debba rivolgere a quella vituperata Fraternità di San Pio X che, attualmente, è l'unica comunità che parla ancora chiaro il linguaggio secolare che abbiamo sentito noi,i nostri padri ed i nostri nonni!
RispondiElimina