La Santa Chiesa è santa perché possiede la Santa Eucarestia, in cui è presente Nostro Signore Gesú Cristo, vero uomo e vero Dio; perché possiede il culto legittimo del Sacrificio; perché possiede lo strumento salutare dei Sacramenti; perché possiede in modo infallibile e indefettibile la Verità Rivelata.
«Non deve recare meraviglia che la Chiesa sia detta santa, sebbene contenga molti peccatori; giacché i fedeli si chiamano santi, in quanto… mediante la fede e il battesimo si sono consacrati a Cristo, anche se poi peccano… San Paolo chiama i fedeli di Corinto santificati e santi (I Corinti, I, 2), sebbene sia noto che ve ne fossero taluni che egli acerbamente rimproverava come carnali e peggio (I Corinti, III, 3)» (Catechismo Tridentino, Parte prima, Articolo nono, n. l 13).
La Santa Chiesa può dare un giudizio morale su specifici episodi temporali che abbiano avuto come protagonisti uomini, anche di chiesa, ma è solo l'offensore che può propriamente chiedere perdono, se pentito, cosí come è solo l' offeso che può propriamente concederlo, se vuole.
Il postero che giudica un suo antenato come offensore non può pretendere, né ha il diritto, di chiedere perdono per l'antenato che a suo tempo ha sempre creduto di essersi comportato rettamente, (anzi, cosí facendo lo disonora), cosí come il postero che ritiene che un suo antenato sia stato offeso, non può pretendere scuse e riparazioni a proprio favore dal postero del preteso offensore del suo antenato.
(Non ci risulta, peraltro, che la Chiesa Post-Conciliare - dolente per le pretese colpe altrui e mai per le proprie - coerentemente con la propria filosofia, abbia ancora inoltrata domanda di risarcimento danni e di scuse agli identificabili posteri di coloro che hanno fatto crocifiggere Nostro Signore e perseguitare San Paolo:
grossolana dimenticanza o convinzione che Nostro Signore e San Paolo siano stati trattati come meritavano?).
Con la denigrazione sistematica, strumentale e artificiosa. (per di piú in base a discutibili criteri socio-politici non esistenti all'epoca dei fatti criticati), e con il chiedere impropriamente perdono apparentemente come Istituzione, invece che con l'emettere giudizi morali su uomini e fatti specifici, la Chiesa Post- Conciliare finisce per addebitare alla Santa Chiesa cioè a Nostro Signore e San Paolo siano stati trattati come meritavano?).
Con la denigrazione sistematica, strumentale e artificiosa. (per di piú in base a discutibili criteri socio-politici non esistenti all'epoca dei fatti criticati), e con il chiedere impropriamente perdono apparentemente come Istituzione, invece che con l'emettere giudizi morali su uomini e fatti specifici, la Chiesa Post- Conciliare finisce per addebitare alla Santa Chiesa cioè a Nostro Signore Gesú Cristo stesso la responsabilità del rifiuto offertogli dagli uomini, incolpandolo, insieme alla Sua Santa Chiesa, di non essersi bene e sufficientemente manifestato, di non aver adempiuto il suo dovere di salvatore del mondo.
Il vero si è che la riuscita della Chiesa non è un fatto della storia, ma della religione e della fede: non si può riguardare l'azione della Chiesa, che è essenzialmente spirituale e ultramondana, (anche quando è temporale), come se valessero per lei le leggi di un negoziato tutto umano.
La indebita, impropria, e unilaterale richiesta di perdono, iniziata a proposito di discutibili ma specifici falli della Chiesa storica, non a caso nella percezione collettiva verrà fatta diventare gradatamente, (col moltiplicarsi di acritiche scuse nemmeno richieste), una generale scontata ammissione di peccaminosità di tutto l'operato indistintamente di duemila anni di storia della Chiesa.
Fatta accettare ai fedeli, in nome di una pretesa purificazione, la condanna in blocco di tutto l'operato storico della Chiesa, allora sarà facile portarli ad accomunare automaticamente nella condanna anche il santo operato spirituale proprio della Santa Chiesa in campo dottrinale e morale, (perché anch'esso svolto temporalmente nella storia), e cosí i falsi pastori avranno condotta ad apostatare di fatto la maggior parte delle pecorelle, senza che esse ne abbiano coscienza!
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