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sul Sensismo, che riduce tutta la realtà al fenomeno sensibile e sperimentabile, oggetto dei soli sensi, per cui l’intelletto è abbassato al livello della sensazione e quindi ‘solo il sensibile è conoscibile’, il che porta al Sentimentalismo;
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sul Soggettivismo, che è la tendenza a potenziare il soggetto conoscente assorbendo in esso la realtà oggettiva, e che porta al Relativismo dogmatico;
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sull’Illuminismo, che raccoglie lo spirito dell’Umanesimo e della Riforma luterana e afferma l’autonomia della ragione, apertamente ribelle ad ogni Rivelazione e Tradizione, il che porta al Razionalismo o al Fideismo. Si giunge così all’Indifferentismo religioso positivo, secondo il quale tutte le religioni hanno lo stesso valore; esso è empio e assurdo, perché, dando lo stesso valore a forme religiose in contrasto, mette Dio, che le avrebbe rivelate, in contraddizione con Se stesso, e ciò porta all’Ecumenismo. Da esso segue l’Indifferentismo sociale-politico proprio del Liberalismo, che è illogico e ingiusto, poiché senza esaminare il valore delle varie forme religiose, le accomuna tutte nella stessa sorte e offende la coscienza dei cittadini disinteressandosi del fattore religioso. Concetto fondamentale del Liberalismo è la libertà concepita com’emancipazione ed indipendenza dell’uomo e dello Stato da Dio e dalla sua Chiesa. Nella sfera sociale-politica si manifesta come Democrazia ad oltranza (popolo sovrano), come Separatismo nei rapporti tra Stato e Chiesa, come Indifferentismo in materia di religione e di culto e come Astensionismo dello Stato in materia economica (‘lasciar fare’ all’iniziativa privata).
giovedì 26 aprile 2012
PERICOLI PER LA VITA SACERDOTALE NEL NOSTRO TEMPO...
d. CURZIO NITOGLIA
22 aprile 2012
Vita Sacerdotale
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Nel 1945 Padre REGINALDO GARRIGOU-LAGRANGE ha scritto un libretto,
tradotto in italiano nel 1949, e intitolato Santificazione
sacerdotale nel nostro tempo (Torino, Marietti). In esso il celebre
teologo affrontava gli errori neomodernistici, che minavano già
allora la spiritualità cattolica e metteva in guardia specialmente i
giovani sacerdoti da essi. Sono passati oltre settanta anni e i
pericoli latenti sono diventati errori espliciti, che purtroppo non
sono più censurati, ma addirittura promossi dai Pastori che
dovrebbero condannarli. Nel presente articoletto faccio un riassunto
di tali errori, dei rimedi proposti dal Padre domenicano e aggiungo
ciò che di erroneo è maturato in campo teologico ascetico e mistico
dal 1949 per dare ai sacerdoti e analogamente ai cristiani sinceri i
mezzi per preservarsi da essi.
● Uno degli errori sulla vita spirituale che si
era infiltrato in ambiente cattolico, grazie alla nouvelle théologie
è quello del Sentimentalismo. Questo errore dimentica che la vera
Carità soprannaturale è effettiva più che affettiva, inoltre è un
atto della volontà e dell’intelletto mossi dalla Grazia attuale.
Invece il Sentimento religioso mette al primo posto la sensibilità e
l’affettività che prevalgono sull’intelligenza e volontà mosse dalla
Grazia. La spiritualità diventa sentimentalismo ed è simile ad un
“fuoco di paglia” cui succederà il rilassamento, l’accidia e
l’abbandono di ogni vita ascetica al sorgere delle prime difficoltà
e aridità spirituali.
● L’altro errore è l’eccesso opposto:
l’Angelismo; esso ritiene che la vita cristiana interiore sia
talmente sublime da essere straordinaria, eccezionale, miracolistica
riservata solo a pochi eletti. Confonde i fenomeni straordinari e
contingenti della Mistica con la natura della terza via unitiva alla
quale tutti sono chiamati da Dio e che è lo sviluppo ordinario della
Grazia e delle Virtù mediante i Doni dello Spirito Santo. La
conseguenza è che si rinuncia alla vita spirituale poiché troppo
ardua rispetto alla umana fragilità. Però il vero impedimento alla
santificazione, verso la quale tutti dobbiamo tendere, non è la
limitatezza umana, propria anche dei Santi, ma l’orgoglio spirituale
di chi vorrebbe fare dell’uomo un angelo e finisce per renderlo una
bestia.
● La sana spiritualità insegna che la vita
cristiana è vita di unione con Dio, presente nell’anima del giusto,
conosciuto e amato soprannaturalmente mediante la Fede e la Carità,
e di convivenza con Lui mediante la meditazione. Se l’unione e il
colloquio con Dio sono il fine cui tendere e da accrescere pian
piano ogni giorno, occorre prendere dei mezzi per arrivarvi. Infatti
“chi vuole il fine prende i mezzi”. Purtroppo l’amor proprio pone un
grande ostacolo alla vita di unione con Dio. Infatti viviamo più per
noi stessi che per Dio. Assieme all’amor proprio troviamo spesso
nella nostra anima la vanità, la superficialità, l’esteriorità. Così
non viviamo interiormente uniti a Dio e in colloquio con Lui, ma
esteriormente sulla instabilità della fantasia e del sentimentalismo
o ripiegati egoisticamente e narcisisticamente su di noi quasi in
adorazione di noi stessi e non di Dio. Al nostro “Dio” manca la “D”
iniziale, la nostra religiosità si trasforma allora in “filosofia”
idealistica che ha per oggetto l’Io assoluto.
● I mezzi fondamentali per raggiungere questo
Fine ultimo, che è Dio, sono sostanzialmente due:
1°) l’abnegazione o il rinnegare la volontà
propria quando non è conforme a quella divina. Occorre togliere da
noi il disordine, le passioni sregolate e acquisire la pace
dell’anima. Tuttavia le passioni, anche se mortificate, restano
sempre in noi sino alla nostra morte. Quindi la lotta contro di esse
durerà tutta la nostra vita. Dobbiamo dare la morte allo spirito del
mondo che alberga in noi (le tre Concupiscenze), soprattutto al
proprio giudizio o capriccio impulsivo, che ci porta al
compiacimento nelle nostre qualità, come fossero nostre e non dono
di Dio: “Cosa hai tu che non abbia ricevuto da Dio? E se lo hai
ricevuto, perché te ne glorifichi come se fosse tuo?” (San Paolo).
Se riusciamo a spogliarci di questo orgoglio nascosto mediante la
vera devozione alla Vergine Maria secondo lo spirito di San Luigi
Grignion de Montfort, allora abbiamo fatto posto allo Spirito Santo
che viene abbondantemente in noi ad attuare i suoi sette Doni, che
da vele ammainate diventano vele spiegate al vento della Grazia, la
quale ci fa correre verso la meta.
2°) Il raccoglimento abituale che ci porta a
vivere con Dio presente in noi mediante la Grazia santificante e a
parlare con Lui nella meditazione. San Benedetto nella grotta di
Subiaco “secum vivebat”: viveva con Dio presente in sé (San Gregorio
Magno).
● Soprattutto il sacerdote deve possedere queste
qualità che lo portano alla unione e convivenza con Dio per poterLo
dare alle anime. “Nemo dat quod non habet”. Ruolo del sacerdote è
quello di dare Dio agli uomini mediante la Predicazione, i
Sacramenti e l’educazione ai Comandamenti e poi di elevare gli
uomini sino a Dio, in maniera finita ma reale, facendoli vivere
abitualmente in Grazia santificante. “Contemplare et contemplata
aliis tradere” (San Tommaso d’Aquino). Per il sacerdote questa
chiamata alla unione con Dio è un obbligo, non un consiglio, per
poter dare agli altri Gesù: nella sua Dottrina (Insegnamento), nella
sua Vita intima (Grazia, preghiera e Sacramenti) e nella Morale
(pratica dei Comandamenti) egli deve averLo in sé
sovrabbondantemente e riversare il sovrappiù nelle anime. “Esto
conca et non canal” (san Bernardo di Chiaravalle). Il serbatoio non
si prosciuga, invece il canale sì. Il pericolo per il sacerdote è
quello di esaurire le sue risorse spirituali per darle ai fedeli. È
la famosa “eresia dell’azione” di cui parlava dom Chautard nel suo
famosissimo libro L’anima di ogni apostolato.
● Nella vita sacerdotale come in ogni vita devono
coesistere la forza conservatrice della esistenza e la forza
assimilatrice del nuovo alimento, l’essere e il movimento. Senza
l’alimentazione si deperisce e senza l’essere non si può agire e non
si può conservare il nuovo alimento. Così un’automobile ha bisogno
di motore, acceleratore e freni. La Chiesa e il Sacerdozio devono
avere bene equilibrate queste due forze. Senza forza del progresso
(che non è progressismo, ma crescita e sviluppo nello stesso genere)
si ha l’immobilità del coma e della morte (come nelle chiese
scismatiche ortodosse, che si son fermate all’XI secolo), ma senza
tradizione conservatrice si ha l’instabilità del moto perpetuo e
della frenesia (come nel protestantesimo o nel modernismo, ove tutto
cambia incessantemente). Ora per conservare questo equilibrio nella
vita cristiana (individuale e sociale) non basta un certo dinamismo
naturale, occorre la Grazia divina e l’aiuto sovrabbondante dello
Spirito Santo, che organizza e connette tutte le Virtù al medesimo
Fine che è Dio. Tutta la vita cristiana soprannaturale è allora
conformemente collegata e le virtù crescono assieme “come le cinque
dita della mano” (S. Th., I-II, q. 66, a. 2). Solo lo Spirito Santo
riesce a far coesistere perfettamente coordinate il puro amore della
Verità con la Misericordia verso gli erranti, l’umiltà con la
dignità, la forza con la mansuetudine.
● In tal guisa il sacerdote, anche oggi in mezzo
a mille difficoltà che avvolgono l’ambiente ecclesiale, potrà
conservare la Fiducia (più che il semplice ottimismo naturale) nella
Provvidenza, la vera Fede e la perfetta Carità. Infatti il solo
ottimismo naturale di fronte al disastro dei nostri tempi sarebbe
sopraffatto dal pessimismo e tenderebbe allo scoraggiamento. Ma se
l’ottimismo (vittoria del bene sul male, che è solo privazione di
bene e non può prevalere) è corroborato dalla Virtù teologale della
Speranza allora tutto si appiana.
● Occorre fare molta attenzione a che i
neo-sacerdoti appena usciti dal Seminario prendano contatto con il
mondo reale (oggi non solo scristianizzato, ma anticristiano e
anticristico) senza perdere, in parte o in tutto, la loro vita
interiore, la purezza dottrinale e la Carità soprannaturale. Certo
vi è un abisso tra la vita raccolta nel Seminario e la vita caotica
nel ministero pubblico. Bisogna fare in modo che l’ingenuità o
immaturità dei neosacerdoti non li porti a fare passi falsi nel
mondo. La gioventù, lo zelo intempestivo possono portare
all’imprudenza (“siate prudenti come serpenti e semplici come
colombe”). Il giovane sacerdote spesso ha una eccessiva fiducia in
se stesso che non pienamente cosciente lo potrebbe spingere ad
errori pratici di apostolato. «Talora il giovane sacerdote pensa di
essere già esperto nella vita spirituale e per una segreta e
impercettibile superbia spirituale si crede capace di condurre le
anime ad alta perfezione. Il pericolo allora è grave, perché egli
sputa sentenze con grande sicurezza e facilità, confida
eccessivamente nelle sue personali capacità. Si accorgerà dei suoi
sbagli, quando forse sarà troppo tardi. Quali le conseguenze? Lo
zelo indiscreto e le soddisfazioni, che quasi mai mancano nei primi
passi, spingono il giovane a gettarsi interamente nell’attività; a
poco a poco egli crede perduto il tempo dedicato all’orazione, allo
studio, al raccoglimento ed è facile prevedere dove andrà a finire»[1]...
● In braccia all’Americanismo o Modernismo
ascetico, che, consapevole della mentalità, dell’indole dell’uomo
moderno avido d’assoluta libertà individuale, insensibile alla
speculazione filosofica e amante invece del Pragmatismo, portato ad
un senso edonistico della vita, cerca di adattare, senza troppe
preoccupazioni dogmatiche, la religione cattolica allo spirito della
modernità (Modernismo dogmatico). Esso propugna la necessità di un
adattamento della Chiesa alle esigenze della civiltà moderna,
sacrificando qualche vecchio canone, mitigando l’antica severità,
orientandosi verso un metodo più democratico. L’Americanismo
spirituale si fonda sulla filosofia moderna e specialmente
● Come si evince, questi sistemi sono
essenzialmente antimetafisici e materialisti, cioè l’esatto
contrario della stabilità dottrinale: negando l’immortalità
dell’anima (che non è spirituale) e sostenendo il nominalismo logico
(secondo cui le idee non rappresentano l’essenza delle cose, ma sono
solo una collezione d’immagini sensibili), essi riducono la
filosofia a sensazione o addirittura a sperimentazione, che è lo
scimmiottamento della Carità soprannaturale, proprio come “il
diavolo è la scimmia di Dio” (Tertulliano).
● Lo spirito del cattolicesimo-romano, al
contrario, cui il sacerdote - soprattutto oggi - deve totale
obbedienza, si fonda sul concetto d’uomo, come ente composto di
corpo e anima spirituale e immortale (ordinato a conoscere la verità
e ad amare il bene), che deve prendersi cura dell’anima immortale e
risolvere il problema della sua origine e fine, ossia Dio. Onde la
base spirituale cattolica è la cura dell’anima, i veri beni e le
vere ricchezze sono quelle spirituali che nobilitano l’anima; a
differenza del sensismo filosofico, dell’empirismo pragmatistico e
della religione puritana, che è una tendenza rigoristica del
Protestantesimo, simile a quella giansenistica. Il Puritanesimo è
radicato specialmente nel Calvinismo, che fa ricordare il sistema
farisaico. Queste forme di pensiero filosofico-religioso ripongono
la felicità nei beni sensibili e materiali, poiché non c’è nulla
oltre la ‘fisica’ o materia sensibile e sperimentabile. La Chiesa,
invece, nasce e si fonda sui concetti dell’immortalità dell’anima,
della meta-fisica e della dimostrabilità razionale dell’esistenza di
Dio.
● Ecco i pericoli che il giovane sacerdote ( e il
cristiano in genere) deve evitare. Infatti dal Sentimentalismo
nascono la superficialità del Sensismo e la vanità del
Soggettivismo, che uccidono l’abnegazione dell’io corrotto dal
peccato originale e il raccoglimento interno con Dio. Da qui inizia
la fine della stabilità di dottrina e il movimento di vero Amore di
Carità soprannaturale verso Dio e la rovina della vita sacerdotale.
● Il libretto di Padre Garrigou-Lagrange è più
attuale che mai. Sta a noi farne tesoro per non farci risucchiare
dal Modernismo dogmatico e ascetico, che conduce alla perdizione. Il
rimedio pratico a tanti mali (vanità, esteriorità, superficialità,
fuochi di paglia) è l’abnegazione unita alla contemplazione per
poter conservare l’esistenza della nostra vita spirituale (mediante
la stabilità dogmatica fondata sulla Tradizione) e l’aumento o la
crescita di essa (mediante la Carità).
d. CURZIO NITOGLIA
22 aprile 2012
[1]
R. GARRIGOU-LAGRANGE,
Santificazione sacerdotale, cit., p. 149.
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Mirabile documento, pieno di preziosissimi insegnamenti per la vita spirituale di tutti noi, ed ancor di più per la difesa dell'integrità sacerdotale.
RispondiEliminaVengono smascherate tutte le tendenze protestanti di cui siamo ormai quasi tutti schiavi, e viene puntualmente dato il metodo per combatterle, e la via per uscire dal problema.
Assolutamente da leggere! :)
E da leggere più volte...
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