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martedì 24 aprile 2012

Benedict's ecumenism - parte III....

 Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
  21 aprile 2012

L'ecumenismo di Benedetto - III

In questi “Commenti”, due settimane fa promettemmo di esaminare tre citazioni dal Vaticano II che hanno fatto tanto per dissolvere la Chiesa di Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica. Una settimana fa abbiamo segnalato come i testi del Vaticano II siano ambigui, così che possono sempre essere visti come se in essi non vi fosse nulla di errato, allorché solo uno dei due loro possibili significati è innocente, mentre l’altro significato è mortale per la Chiesa cattolica, come hanno dimostrato gli ultimi 40 anni.

La prima citazione è tratta da Lumen gentium 8, eccola: “l'unica Chiesa di Cristo… in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”. Ora, che cosa significa qui la parola “sussiste”? L’ambiguità sta nel fatto che può significare sia che la Chiesa di Cristo esiste principalmente e solo nella Chiesa Cattolica Romana, che è quanto la Chiesa ha sempre insegnato fino al Vaticano II, sia che la Chiesa di Cristo esiste principalmente ma non solo nella Chiesa Cattolica, nel qual caso la Chiesa di Cristo esisterebbe in parte fuori dalla Chiesa Cattolica. Questo apre la porta all’ecumenismo conciliare, che demolisce la pretesa dogmatica della Chiesa Cattolica di essere l’esclusiva arca di salvezza: “Extra Ecclesiam nulla salus”

Il problema qui è che è parimenti un dogma il fatto che la Chiesa è una. In ogni Messa domenicale noi ascoltiamo o cantiamo che crediamo in “una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa”. E allora, come può la Chiesa di Cristo essere suddivisa in più comunità più o meno chiese? Se la Chiesa è una, non può essere molteplice. Se è molteplice non può essere una. Nel suo libro Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica, il Dott. Wolfgang Schüler fornisce una serie di citazioni di Joseph Ratzinger per mostrare come egli, da teologo giovane, abbia promosso entusiasticamente la demolizione dell’esclusività della Chiesa Cattolica, ma da Cardinale e Papa si batta per mantenere anche l’unità della stessa Chiesa.

La seconda citazione è tratta da Unitatis Redintegratio 3: “tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica”. Ora, l’evidente significato di queste parole è che, come delle monete d’oro possono comporre una pila o possono anche trovarsi fuori dalla pila, così elementi della Chiesa elencati dal Concilio fra altri, come “fede, speranza, carità e altri doni dello Spirito Santo”, possono considerarsi esistenti anche fuori dalla Chiesa Cattolica. Ma Nostro Signore dice che i tralci tagliati via dalla sua vite, seccano e muoiono (Gv XV, 6). E qual è questa vite se non la Sua Chiesa?

La terza citazione tratteggia la logica conclusione, un po’ più avanti lo stesso documento (UR 3) afferma: “queste Chiese e comunità separate [dalla Chiesa cattolica], quantunque crediamo abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non son affatto spoglie di significato e di valore. Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza”. Ma Mons. Lefebvre diceva: “Nessuna comunità che sia separata dalla Chiesa Cattolica può godere del sostegno dello Spirito Santo, dal momento che la sua separazione costituisce una resistenza allo Spirito Santo. Egli può operare solo direttamente sulle anime e può usare direttamente solo mezzi che non mostrano alcun segno di separazione”.

Il Vaticano II ha essenzialmente frainteso la Chiesa. Vedremo la prossima volta, con l’aiuto del Dott. Schüler, come Benedetto XVI abbia insieme frenato e accentuato tale fraintendimento.

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra

28 commenti:

  1. Uno dei più grandi miti che entusiasma le anime conciliari è quello della "Chiesa indivisa".

    Negli incontri ecumenici si agita spesso questa bandiera la quale significherebbe, in soldoni, che prima del grande scisma del 1054 la Chiesa era UNA.

    Se la Chiesa viene osservata come "comunità di fedeli", in senso sociale, si è obbligati a concludere che in ogni tempo in essa sono esistite delle divisioni e che tali divisioni si adombravano pure nelle comunità paoline laddove ogni comunità diceva di appartenere ad un apostolo diverso.

    Sociologicamente inteso, dunque, il termine "Chiesa indivisa" è un mito teso a dire: "Noi cattolici non facendo più parte della Chiesa UNA abbiamo perso una ricchezza, identica sorte toccata pure a voi orientali". E infatti anche gli Orientali, con il patriarca Bartolomeo I, pur di far felici i cattolici conciliari ripetono la medesima balla.

    Ma questo modo di considerare le cose, puzza di antropocentrismo. Per giunta si esamina solo uno stretto ambito della storia (quello attorno alla data convenzionale del 1054) e si trascura tutto il resto.

    In pieno 1400 un patriarca orientale (quello di Antiochia se non erro) richiedette una consultazione al papa, come se le due Chiese fossero ancora unite. Sempre attorno a quel periodo i viaggiatori vedevano nel monastero greco di santa Caterina sul Sinai un altare riservato ai latini. I monaci benedettini di Amalfi lasciarono il Monte Athos (nel quale possono risiedere solo monaci ortodossi) solo verso la metà del XIV secolo. Questo dimostra quanto complessa sia stata la storia e come la data del 1054 sia assolutamente convenzionale.

    Quindi anche il puro ragionamento antropocentrico dei conciliari al riguardo è totalmente sballato.

    Neppure un bambino ragionerebbe così semplicisticamente come fanno i conciliari e i loro amici (sicuramente spinti da ispirazioni di ordine massonico).

    I conciliari errano storicamente ma il loro principale errore è teologico.

    continua....

    RispondiElimina
  2. continua ....

    La caratteristica vera della Chiesa è confessata nel Credo che, per fortuna!, anche i vaticansecondisti recitano ogni domenica, ma senza rendersi conto di cosa dicono, evidentemente!

    Il "Credo la Chiesa UNA", indica l'unità del Corpo di Cristo che tale rimane, nonostante le divisioni ecclesiastiche avvenute nella storia.

    Questo implica tutto un genere di altre considerazioni, non antropocentriche.
    Il "sangue" della Chiesa UNA è rappresentato dalla grazia. Laddove esso è presente vivifica le diverse membra facendole vivere nell'unità, le une con le altre.
    La tradizione orienta i credenti come la polvere di ferro è orientata dalla calamita. Li orienta senza contraddizione facendo di un corpo complesso un'unità.

    E' solo questo che continua a fare la Chiesa Indivisa.

    Ma se la grazia non circola più - ed è il caso di tutti quei sacramenti amministrati al di fuori dell'intenzione della Chiesa - e la tradizione non è più onorata, il membro è automaticamente separato, anche se il Vaticano rilasciasse timbri di autentica comunione.

    La difficoltà nel riconoscere quest'aspetto interiore e mistico della Chiesa e nel confidare quasi esclusivamente sul suo aspetto esterno e burocratico è, infatti, uno dei lati più penosi dei tempi odierni. Indica pure quant’è decaduta la fede dalla considerazione dei fedeli.

    Abbiamo quindi un'apparente contraddizione tra questi due aspetti che dovrebbero normalmente sostenersi a vicenda. Succede, così, che comunità nelle quali si onora la tradizione e si fa quanto la Chiesa ha sempre fatto, sono ritenute "imperfette" perché prive del timbro vaticano. E' il caso dei cosiddetti "lefebvriani".

    Urge una domanda: ma se la Chiesa UNA è rinvenibile in chi onora la tradizione e in chi realizza i sacramenti con l'intenzione della Chiesa cattolica, allora chi sono coloro che, pur tenendo il "coltello" dalla parte del manico e avendo tutti i timbri vaticani in mano, dichiarano i primi "non in comunione" con loro?

    Paradosi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mai sentito parlare di massoni?........... coraggio,una domanda cosi' fatta da te Paradosi proprio non me la aspettavo...forse volevi provocarci eh!

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    2. Sono domande retoriche....

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    3. Tu invece, Anna,
      sempre molto sarcastica nei tuoi interventi (l'altra volta con Bernardino, oggi con Paradosi)...

      Perchè invece di ironizzare sui post degli altri, non ci dici qual'è la tua personale opinione?

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    4. Cara Anna Rita,
      inanzitutto io non sono la Anna che ha risposto a Bernardino.
      Non ho ironizzato su nessun post, ripeto ,mi sembra una domanda che eventualmente puo'fare una persona non informata sui fatti, non e' il caso di Paradosi,e la mia personale opinione non necessita di tante parole, la risposta e' insita nella mia domanda
      "MAI SENTITO PARLARE DI MASSONI?......." spero di essere stata esauriente

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    5. Anna...
      preferisco non infierire, perchè non ti conosco, e finchè posso evitare polemiche preferisco evitarle.

      Ti invito per il futuro ad esprimerti con più rispetto verso gli altri, e magari a degnarci di qualche riflessione personale in più.
      Se invece non ti va di parlare, nessuno ti impone di mandare posts.

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  3. Questo era il "bel dilemma" dello stesso mons. Lefebvre!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. nessun dilemma .... Mons.Levebvre ben sapeva!

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    2. E'vero, lo sapeva bene, anche se lo esprimeva sotto forma di domanda emblematica. Per questo monsignore negli ultimi anni della sua vita, pur non essendo mai stato sedevacantista, tendeva a sfiorare quelle idee. D'altronde mons. De Castro Mayer, suo compagno di lotta, riteneva apertamente che oramai Giovanni Paolo II non poteva considerarsi papa, poiché un papa non si sarebbe mai comportato come lui!

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    3. Quindi per un tradizionalista proporre GPII come beato è come se si volesse canonizzare Ario.

      Uno dei grossi problemi posti dalla riunificazione con Roma e che STRANAMENTE non viene mai osservato, è proprio quello della beatificazione di Giovanni XXIII e, soprattutto, di GPII che sembrano apporre un SIGILLO INDISCUTIBILE sul Vaticano II e sulla prassi papale seguita su sua ispirazione.

      Una questione simile è accaduta in Oriente nel dialogo tra la Chiesa ortodossa e quella Copta. Le due Chiese stavano quasi per entrare in perfetta comunione tra loro (dopo che si erano accordati su alcuni termini dell'ecclesiologia calcedonese) ma s'interpose un grosso macigno che fino allora non si voleva considerare: la prassi liturgica tradizionale alle due Chiese.

      La Chiesa copta venera come santo SEVERO D'ANTIOCHIA mentre quella ortodossa ne proclama la condanna come eretico nel corso della liturgia commemorativa del Concilio calcedonese.

      Alla fine non se ne fece niente. Per quanto i rapporti tra le due Chiese continuino a rimanere cordiali, non esiste comunione ufficiale.

      En passant mi chiedo: che accordo hanno fatto i copti uniti con Roma, dal momento che Roma, almeno teoricamente!, dovrebbe avere la stessa opinione degli ortodossi su Severo D'Antiochia?? Ci sarà stato qualche pasticcio pur di favorire l'unione a tutti i costi? Misteri vaticani!!!

      Per tornare a noi, in analogia con quanto detto, la Chiesa conciliare ha fatto i suoi santi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Purtroppo gli è ancora andata male per Paolo VI ma forse appena moriranno testimoni scomodi e si bruceranno documenti compromettenti forse faranno venerare pure lui.

      Questo, però, collide direttamente con il sensus fidei dei tradizionalisti che li vedono, sotto aspetti differenti, dei traditori della fede.

      Queste ulteriori beatificazioni non esistevano ai tempi di mons. Lefebvre e, indubbiamente!, peggiorano la situazione da lui analizzata.

      Paradosi

      Elimina
  4. Ma che dotti tutto-teologisti...
    E' finita la ricreazione!
    Arriva il "redde rationem".
    Convertitevi e ravvedetevi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Chiesa non può appoggiarsi sul vuoto e sulle balle ideologiche.
      Se non c'è un'intima coerenza allora sono le basi stesse ad essere marce.

      Convertirsi e ravvedersi a cosa? Agli uomini con i loro timbri o a Dio con la sua grazia? Che pena che fate!

      Elimina
  5. Al di là.

    Una domanda, con una premessa: mi par importante far riferimento alla redazione latina dei documenti del Concilio; chiedo dunque: il commentatore esprime il significato del verbo latino "subsisto", oppure riconduce la sua interpretazione al significato del verbo italiano? Mi pare un elemento non di poco conto, perché il senso cambia! Tra i significati del verbo latino c'è anche semplicemente quello di "arrestarsi in un luogo o in una determinata situazione".
    Grazie.

    Al di là.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quest'esempio ha fondato l'ambiguità di molti testi conciliari.
      Paolo VI sapeva bene che molti vescovi - a suo tempo - avevano formazione tradizionale. Sapeva che non poteva presentare tesi innovative se non in una veste apparentemente tradizionale. Solo così ottenne un'ampio consenso.

      Intanto si deve osservare che è stato cambiato un termine, questo è chiaro! Da "est" è stato messo "subsisto". Ma quello che è essenziale, poi, non è tanto il testo latino, quanto il modo in cui è stato trasmesso, tradotto (con tanto di approvazioni!) e recepito.

      E nell'atto finale di questa trasmissione, la recezione è stata la seguente:

      "Nella Chiesa cattolica sussiste la vera Chiesa di Cristo poiché quest'autenticità è, in qualche modo, partecipata, più o meno, anche alle altre Chiese".

      Da allora, la pratica della Chiesa conciliare ha infinitamente superato questo stesso principio e si traduce come segue:

      "La Chiesa cattolica manifesta la Vera Chiesa di Cristo ma la salvezza donata da Dio si serve d'infinite altre vie e Dio ascolta le preghiere di qualsiasi religione".

      Se non credevano a questo non promuovevano di certo le riunioni ecumeniche di Assisi che ne sono l'applicazione pratica approvata pure ad altissimo livello gerarchico!

      Quindi, lungi dall'osservare il significato "strictu sensu" del termine "subsisto", pur di salvare il dettame conciliare a tutti i costi, è necessario cogliere questi testi per quel che sono: la scaturigine di tutta una serie di atteggiamenti antitradizionali, poiché fanno come quello che "lancia il sasso e nasconde la mano". Io, infatti, non credo affatto nella divione "concilio buono / postconcilio cattivo", come ci viene scodellata.

      Tale fittizia divisione non regge assolutamente e le ambigue frasi conciliari devono essere lette nella temperie e nel clima di allora; un clima realmente rivoluzionario e antitradizionale.

      Paradosi

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    2. Infatti...
      anche perchè non credo che i Padri conciliari riuniti nelle varie commissioni pensassero e parlassero in Latino.... Sicuramente le loro opinioni se le scambiavano in lingua corrente, con i significati immediati che assumono i termini nelle accezioni comuni.

      Semmai solo dopo, con la stesura ufficiale del documento, veniva tradotto il tutto in Latino, che era ancora la lingua ufficiale e solenne della Chiesa tutta [prima che GP2 sentenziasse che la lingua della Chiesa era...l'italiano(!)]
      Ma il significato originale dei termini usati affonda nel senso del linguaggio corrente...

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    3. Proprio così.
      Poi ci sono due elementi preziosi di cui tenere conto:

      1) Una frase ambigua assume il senso che le viene dato dalla maggioranza che l'applica in un certo modo (ecumenistico) e non in un altro (esclusivistico).

      2) Nella tradizione era per questo che le frasi ambigue venivano immediatamente rigettate e si preferivano frasi più chiare possibili.

      Anche in questo i testi del Vaticano II non si riferiscono per nulla allo stile ecclesiastico tradizionale.

      Elimina
    4. Sub-sisto , etimologicamente, dal latino: sto fermo-sotto. Non è cum-sisto (sto insieme) ma non è nemmeno in-sisto (sto dentro, non mi smuovo) o -sum- (sono) che alla terza persona sarebbe -EST-

      Il che sarebbe chiarissimo ! Quindi la doppiezza del verbo è evidente e conclamata la sua vaghezza.

      Il latino infatti non permette frasi vaghe ed indefinite a meno che le parole stesse non lo indichino per indicare incertezza di chi parla.

      In questo caso si è VOLUTO USARE IL LATINO COME FOSSE LA LINGUA ITALIANA che permette significati differenti (infatti le leggi italiane sono quanto mai interpretabili essendo composte nella lingua italiana che si presta benissimo se usata in modalità ambigua)

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    5. Lo hanno fatto a bella apposta. Sapevano che così avrebbero scardinato le cose!

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  6. Se il significato del verbo "subsisto", "arrestarsi in un luogo o in una determinata situazione", fosse veramente vincolante, che senso ha Giovanni Paolo II quando bacia il Corano? Che senso ha Giovanni Paolo II e Benedetto XVI quando dichiarano che l'alleanza di Dio con il popolo ebraico, anche dopo Cristo, non ha cessato di esistere?

    Sono solo alcuni esempi che consigliano di non fare divisioni fittizie tra il significato filologico di un termine e il modo in cui è compreso ed applicato nella realtà.

    Quello che sfugge a molti cattolici odierni è che un' anti-chiesa si nasconde nelle parole e negli atti della Chiesa conciliare, anche quando quest'ultima ama mascherarsi con paramenti tradizionali.

    Non è il paramento o l'esteriorità che fa la Chiesa ma la giusta mentalità, quella che certamente non è né mondana né conciliare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Al di là.

      Veramente nella mia interpretazione (ma non sono latinista) il significato non è di "arrestarsi definitivamente"; tutt'altro: "subsistere in itinere" (analogo come costruzione a "subsistit in Ecclesia catholica") significa: fermarsi lungo il percorso, con il proposito implicito di riprendere il cammino. Appunto per questo ho sollecitato il confronto con il testo latino. L'ambiguità della frase è (forse) maggiore nella redazione del testo latino. A me questo non pare affatto un dettaglio sottile. Si può, cioè, intendere come segue: Haec Ecclesia (unica Christi Ecclesia) subsistit in Ecclesia catholica = Questa Chiesa (l'unica Chiesa di Cristo) si è stabilita in questo momento storico nella Chiesa cattolica. La sostituzione di "est" con "subsistit" mi sembra ben più chiara e perniciosa nella versione latina. Se qualcuno conosce il latino meglio di me e mi corregge, accetto ben volentieri!
      Forse ho chiarito meglio il mio pensiero.
      Un abbraccio.

      Al di là.

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    2. Splendido!!!

      Questa riflessione indica CHIARAMENTE che già allora esisteva l'idea di una "tradizione vivente" tale quale BXVI ha fatto esplicitare ai tradizionalisti nei recenti colloqui:

      la tradizione vivente trasmessa ai fedeli è espressione dell'interpretazione della fede data NEL PRESENTE dagli organi magisteriali della Chiesa. In questo concetto di "tradizione vivente" non si fa più riferimento a verità passate e atemporali VINCOLANTI.

      Se l'Unica Chiesa di Cristo si stabilisce come tale nel Cattolicesimo IN QUESTO MOMENTO PRESENTE ("subsistit in"), nulla toglie che in un successivo momento non sia più esattamente così.

      E, infatti, per quanto riguarda la religione ebraica, il papa attuale osa affermare quanto fino a 50 anni fa sarebbe suonato come bestemmia: l'alleanza di Dio con gli Ebrei, anche dopo Cristo, continua, pur dinnanzi al rifiuto di questi ultimi del Messia comparso 2000 anni fa.

      Cosa ci vuole, ancora, per mostrare che la Chiesa conciliare è in aperto scisma con il suo passato?

      Paradosi

      Elimina
    3. Già! La chiesa conciliare è in aperto scisma col passato. Ovvero la chiesa ed i papi conciliari sono in aperto scisma con il passato.

      Ovvero non solo " Succede, così, che comunità nelle quali si onora la tradizione e si fa quanto la Chiesa ha sempre fatto, sono ritenute "imperfette" perché prive del timbro vaticano. E' il caso dei cosiddetti "lefebvriani"." in queste comunità, ma IN TUTTE LE COMUNITA' IN CUI SI ONORA LA TRADIZIONE !

      Tanto per essere chiari senza ipocrisie o soggezioni di natura "politica"

      Elimina
    4. Al di là.

      Caro Sig. Paradosi,
      a dire quel che penso non trovo scorretta la definizione di "tradizione vivente" a priori. Mi pare però che proprio nella Chiesa conciliare la Tradizione sia tutto fuorché "vivente"! Anzi, penso che la tradizione non possa che essere viva (essendo Cristo stesso vivente).
      Ma se nelle nostre chiese (minuscolo poiché mi riferisco agli edifici) spariscono i tabernacoli... Scusatemi: questa non è "tradizione vivente"; questo è un tradimento bello e buono! Tutto ciò mi ricorda il romanzo "1984" di Orwell, dove il "ministero dell'amore" (se ricordo bene) era in realtà il luogo dove torturavano i cittadini dissidenti.
      Mi viene il sospetto che Orwell sia stato un po' profeta nel suo romanzo: in fondo, a pensarci bene, l'idea che l'autore esprimeva nel suo romanzo, cioè che si potesse manipolare il linguaggio fino a trasformarlo nel suo contrario, ecco, questa idea non mi pare molto lontana dai giorni nostri.
      Sinceramente.

      Al di là.

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    5. La tradizione per essere veramente tale è vivente, è praticata. Consta nel fatto di trasmettere qualcosa e nel contenuto trasmesso e vissuto di generazione in generazione.

      Una tradizione che non vive nella prassi di una Chiesa è morta e quella Chiesa ha cessato d'esistere. Oppure si tratta di una tradizione, sì, ma alterata e allora quella Chiesa si è trasformata in qualcos'altro.

      Sotto questo punto di vista anche i Luterani hanno la loro "tradizione".

      La cosa realtmente più ridicola è che chi ci parla tanto di "tradizione vivente", la Chiesa conciliare, di fatto ne ha smarrito totalmente il riferimento tradizionale e vive una specie di protestantesimo neppur tanto mascherato.

      Paradosi

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  7. http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/irlanda-ireland-14245/

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  8. Ma ! Associazione Preti Cattolici in Irlanda (870 su 3400 circa + o -) un po' pochini...inoltre le campionature sugli esseri umani, riguardo a risposte, soffrono del perchè si risponde, chi è che domanda e vari fattori che esulano dal contesto scientifico in cui il soggetto è passivo (prendere una pillola e basta).

    Comunque se l'indagine ha valore effettivo, c'è da chiedersi in quanti SIA (IN-sista)ancora la fede cattolica nel mondo, se l'Irlanda è così ridotta !

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il modernismo è entrato ovunque tranne in quegli ambienti dove non lo si è fatto entrare né in nome del Vaticano II, né in nome di presunte obbedienze anticristiane.....

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