Maria, Regina del Cielo e della Terra, prega per noi e per la Santa Chiesa...
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Se questi fossero i motivi della rinuncia al Papato da parte del modernista Ratzinger verrebbero confermate alcune cose molto importanti: "1) Dentro le mura del Vaticano agirebbero dei Consacrati corrotti e nessuno in questi anni è risucito a fermarli (probabilmente perchè codesti corrotti, se denunciati, si porterebbero dietro altri insospettabili all'interno del Vaticano). 2) Ratzinger ha dimostrato che non è riuscito a governare la Chiesa di Cristo, ingabbiato dall'eretica "collegialità conciliare" e forse altro. 3) Ratzinger chiese all'inizio del Suo Pontificato, impregnato di modernismo Conciliare, di pregare per Lui affinchè non scappasse dai lupi, ebbene è miseramente scappato lasciando ad altri l'incombenza di rimediare gli scandali all'interno del Vaticano. 4) Le cosidette aperture al mondo Conciliari hanno permesso a satana di infiltrarsi attraverso i suoi adepti all'interno del Vaticano, in primis cambiando la dottrina con le varie eresie nate nella Chiesa, che San Pio X chiamò modernismo, secondo, grazie al cambiamento di dottrina, si è formato dei "consacrati" secondo il suo satanico gusto. 5) La situazione della Chiesa è umanamente quasi compromessa, dato che i nuovi pretendenti al Papato fanno comunque parte della combriccola modernista che in questi 50 anni ha occupato le mura del Vaticano.
Si potrebbe andare ancora avanti ma meglio fermarsi cosi', daltronde noi viviamo di fede quindi ad essa ci affidiamo per stare col Signore Gesù che ci ha promesso che le porte degli inferi non prevarranno sulla Sua Santa Chiesa.
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"In questi 50 anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato
originale esiste, si traduce sempre in peccati personali che possono
divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore
c'è sempre la zizzania. Che nella rete di Pietro si trovano i pesci
cattivi".
La zizzania. I pesci cattivi. Le "strutture del
peccato". È giovedì 11 ottobre, Santa Maria Desolata. È il giorno in cui
la Chiesa fa memoria di papa Giovanni XXIII, cinquant'anni dal
principio del Concilio. Benedetto XVI si affaccia al balcone e ai
ragazzi dell'Azione cattolica raccolti in piazza dice così:
"Cinquant'anni fa ero come voi in questa piazza, con gli occhi rivolti
verso l'alto a guardare e ascoltare le parole piene di poesia e di bontà
del Papa. Eravamo, allora, felici. Pieni di entusiasmo, eravamo sicuri
che doveva venire una nuova primavera della Chiesa". Breve pausa.
Eravamo felici, al passato. "Oggi la gioia è più sobria, è umile. In
cinquant'anni abbiamo imparato che la fragilità umana è presente anche
nella Chiesa". Che c'è la zizzania, ci sono i pesci cattivi.
Nessuno
ha capito, in quel pomeriggio di ottobre. I ragazzi in piazza hanno
applaudito e pianto il ricordo di papa Giovanni. Nessuno sapeva che due
giorni prima Benedetto XVI aveva di nuovo incontrato il cardinale Julian
Herranz, 83 anni, lo spagnolo dell'Opus Dei da lui incaricato di
presiedere la commissione d'indagine su quello che i giornali chiamano
Vatileaks. Il corvo, la fuga di notizie, le carte rubate dall'appartamento del
Papa. Herranz ha aggiornato Ratzinger con regolarità. Ogni settimana,
in colloquio riservato, da aprile a dicembre. Il Papa ha appreso con
crescente apprensione gli sviluppi dell'inchiesta: decine e decine di
interviste a prelati, porporati, laici. In Italia e all'estero. Decine e
decine di verbali riletti e sottoscritti dagli intervistati. Le stesse
domande per tutti, dapprima, poi interviste libere. Controlli
incrociati. Verifiche. Un quadro da cui veniva emergendo una rete di
lobby che i tre cardinali hanno diviso per provenienza di congregazione
religiosa, per origine geografica. I salesiani, i gesuiti. I liguri, i
lombardi. Infine, quel giorno di ottobre, il passaggio più scabroso. Una
rete trasversale accomunata dall'orientamento sessuale. Per la prima
volta la parola omosessualità è stata pronunciata, letta a voce alta da
un testo scritto, nell'appartamento di Ratzinger. Per la prima volta è
stata scandita, sebbene in latino, la parola ricatto: "influentiam", Sua
Santità. Impropriam influentiam.
17 dicembre 2012, San Lazzaro. I
tre cardinali consegnano nelle mani del Pontefice il risultato del loro
lavoro. Sono due tomi di quasi 300 pagine. Due cartelle rigide rilegate
in rosso, senza intestazione. Sotto "segreto pontificio", sono
custodite nella cassaforte dell'appartamento di Ratzinger. Le conosce
soltanto, oltre a Lui, chi le ha scritte. Contengono una mappa esatta
della zizzania e dei pesci cattivi. Le "divisioni nel corpo ecclesiale
che deturpano il volto della Chiesa", dirà il Papa quasi due mesi dopo
nell'Omelia delle Ceneri. È quel giorno, con quelle carte sul tavolo,
che Benedetto XVl prende la decisione tanto a lungo meditata. È in
quella settimana che incontra il suo biografo, Peter Seewald, e poche
ore dopo aver ricevuto i tre cardinali gli dice "sono anziano, basta ciò
che ho fatto". Quasi le stesse parole, in quell'intervista poi
pubblicata su Focus, che dirà a febbraio al concistoro per i martiri di
Otranto: ""Ingravescente aetate". "Noi siamo un Papa anziano", aveva già
allargato le braccia molte volte, negli ultimi mesi, in colloqui
riservati.
Dunque nella settimana prima di Natale il Papa prende
la sua decisione. Con queste parole la commenta il cardinale Salvatore
De Giorgi, un altro dei tre inquisitori che redigono la "Relationem",
presente al momento della rinuncia: "Ha fatto un gesto di fortezza, non
di debolezza. Lo ha fatto per il bene della Chiesa. Ha dato un messaggio
forte a tutti quanti nell'esercizio dell'autorità o del potere si
ritengono insostituibili. La Chiesa è fatta di uomini. Il Pontefice ha
visto i problemi e li ha affrontati con un'iniziativa tanto inedita
quanto lungimirante". Ha assunto su di sé la croce, insomma. Non ne è
sceso, al contrario. Ma chi sono "coloro che si ritengono
insostituibili?". Riecheggiano le parole dell'Angelus di domenica
scorsa: bisogna "smascherare le tentazioni del potere che
strumentalizzano Dio per i propri interessi".
La "Relationem" ora
è lì. Benedetto XVI la consegnerà nelle mani del prossimo Papa, che
dovrà essere abbastanza forte, e giovane, e "santo" - ha auspicato - per
affrontare l'immane lavoro che lo attende. È disegnata, in quelle
pagine, una geografia di "improprie influenze" che un uomo molto vicino a
chi le ha redatte descrive così: "Tutto ruota attorno alla non
osservanza del sesto e del settimo comandamento". Non commettere atti
impuri. Non rubare. La credibilità della Chiesa uscirebbe distrutta
dall'evidenza che i suoi stessi membri violano il dettato originario.
Questi due punti, in specie. Vediamo il sesto comandamento, atti impuri.
La Relazione è esplicita. Alcuni alti prelati subiscono "l'influenza
esterna" - noi diremmo il ricatto - di laici a cui sono legati da
vincoli di "natura mondana". Sono quasi le stesse parole che aveva
utilizzato monsignor Attilio Nicora, allora ai vertici dello Ior, nella
lettera rubata dalle segrete stanze al principio del 2012: quella
lettera poi pubblicata colma di omissis a coprire nomi. Molti di quei
nomi e di quelle circostanze riaffiorano nella Relazione. Da vicende
remote, come quella di monsignor Tommaso Stenico sospeso dopo
un'intervista andata in onda su La 7 in cui raccontava di incontri
sessuali avvenuti in Vaticano. Riemerge la vicenda dei coristi di cui
amava circondarsi il Gentiluomo di sua Santità Angelo Balducci, agli
atti di un'inchiesta giudiziaria. I luoghi degli incontri. Una villa
fuori Roma. Una sauna al Quarto Miglio. Un centro estetico in centro. Le
stanze vaticane stesse. Una residenza universitaria in via di Trasone
data in affitto ad un ente privato e reclamata indietro dal Segretario
di Stato Bertone, residenza abitualmente utilizzata come domicilio
romano da un arcivescovo veronese. Si fa menzione del centro
"Priscilla", che persino da ritagli di stampa risulta essere
riconducibile a Marco Simeon, il giovane sanremese oggi ai vertici della
Rai e già indicato da monsignor Viganò come l'autore delle note anonime
a suo carico. Circostanze smentite dai protagonisti sui giornali, ma
approfondite e riprese dalla Relazione con dovizia di dettagli.