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sabato 25 settembre 2010

Ecco un esempio di rottura teologica all'interno della Santa Messa, promulgata dai modernisti inventori del "Novus Ordo Missae"...La berakah ebraica al posto dell'Offertorio...

Esempio di Offertorio della Nuova Messa Protestante di Paolo VI...Sconcertante

Un lettore, che si è dato il nick "Christe eleison", con i suoi input mi induce ad una ulteriore riflessione, che vorrei condividere.

Inserisco in nota(1), per comodità di chi legge, il n.10 della Sacramentum Caritatis, che è una Istruzione Post-Sinodale (febbraio 2007), non un'enciclica. Tuttavia, pur avendo il pregio di aver precisato molte cose soprattutto in ordine agli abusi liturgici, ci dà modo di toccare con mano dove ci sta portando la nuova Chiesa conciliare.

Basta un solo 'iota' espunto, per deteriorare la bellezza la perfezione la sacralità di quello che Benedetto XVI, quando era ancora cardinale, ha definito "Edificio antico"(2) mirabile e intangibile. « ... A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale.» [Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 52]

Questo il messaggio integrale del lettore:

"Oltrepassamenti franchi sono pure quelli in cui, tenendo in non cale la lettera del Concilio, si sviluppano le riforme in senso opposto alla volontà legislativa del Concilio. L'esempio più cospicuo rimane quello della universale eliminazione della lingua latina dai riti latini, la quale secondo l'articolo 36 della Costituzione sulla liturgia si doveva conservare nel rito romano e che viceversa fu di fatto proscritta, celebrandosi dappertutto la Messa nelle lingue volgari, sia nella parte didattica sia nella parte sacrificale." (citazione da "Iota unum" di Romano Amerio)

. l'abolizione del Latino
. lo scempio degli altari
. l'emarginazione del Tabernacolo
. l'accantonamento del gregoriano e della musica liturgica
. la berakà ebraica al posto dell'Offertorio
. il Sacrificio di Cristo sempre più dimenticato e sostituito dalla protestante Cena

è forse un punto di non ritorno?

Dio non voglia!
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Estraggo la berakàh ebraica al posto dell'Offertorio

A parte l'evidenza della prassi, mi colpisce che questo sia detto esplicitamente in un documento come la Sacramentum Caritatis, al n.10

"... È in questo contesto che Gesù introduce la novità del suo dono. Nella preghiera di lode, la Berakah, Egli ringrazia il Padre non solo per i grandi eventi della storia passata, ma anche per la propria « esaltazione ». Istituendo il sacramento dell'Eucaristia, Gesù anticipa ed implica il Sacrificio della croce e la vittoria della risurrezione."

E' tutto molto bello e anche vero, soprattutto nelle esplicitazioni successive. Ma è stato espunto qualcosa di non secondario, perché prima che un dono a noi, l'Eucaristia è l'unico Sacrificio di espiazione e propiziatorio di Cristo da Lui presentato, offerto al Padre...

E nessun documento conciliare autorizzava a fare tagli selvaggi all'Offertorio, sostituendo all'Hostia (vittima) pura santa e immacolata il "frutto della terra e del nostro lavoro", trasformando così l'Offerta di Cristo alla quale uniamo la nostra offerta al Padre, in una berakah ebraica, che il Signore ha certamente pronunciato, ma che non è il punto focale della sua Azione, del Novum che egli ha introdotto nell'Ultima Cena...

Come dice Romano Amerio: "Poiché la parola consegue all'idea, la loro scomparsa [delle parole, nel nostro caso intere formule -ndR] arguisce scomparsa o quanto meno ecclissazione di quei concetti un tempo salienti nel sistema cattolico."

E' successo, quindi, che nella S. Messa cattolica, nel Nuovo Rito, la benedizione ebraica sostituisce quella che nel Rito secondo l'uso antiquior è l'Offerta cristiana.

Questo, come possiamo chiamarlo se non 'discontinuità'? E tanto più grave in quanto tocca il Rito, e lo de-forma, proprio nel preludio e nella preparazione in crescendo al suo momento più sacro e solenne?

Ricordando che funzione primaria della Chiesa è rendere l'autentico culto a Dio...

... sorvolando, per ora, sugli altri tagli non meno selvaggi operati al Rito Gregoriano, ad esempio tutti i riferimenti a S. Michele Arcangelo, alla Vergine e alla Comunione dei Santi! Sulle modifiche perfino alla formula consacratoria (oltretutto con accenti narrativi, quando invece è un Fatto, Actio di Cristo)! Sorvolando anche su alcune improprie traduzioni del messale latino di Paolo VI!

Sempre dalla Sacramentum caritatis, n.11 «...In questo modo Gesù inserisce il suo novum radicale all'interno dell'antica cena (pasquale) sacrificale ebraica. Quella cena per noi cristiani non è più necessario ripeterla. Come giustamente dicono i Padri, figura transit in veritatem: ciò che annunciava le realtà future ha ora lasciato il posto alla verità stessa. L'antico rito si è compiuto ed è stato superato definitivamente attraverso il dono d'amore del Figlio di Dio incarnato. Il cibo della verità, Cristo immolato per noi, dat ... figuris terminum.» (Breviario Romano, Inno all'Ufficio delle Letture della solennità del Corpus Domini.)

E allora, a maggior ragione, che senso ha per noi, la berakah ebraica al posto dell'Offertorio?

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NOTE

(1) Sacramentum Caritatis
10. In tal modo siamo portati a riflettere sull'istituzione dell'Eucaristia nell'Ultima Cena. Ciò accadde nel contesto di una cena rituale che costituiva il memoriale dell'avvenimento fondante del popolo di Israele: la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. Questa cena rituale, legata all'immolazione degli agnelli (cfr Es 12,1-28.43-51), era memoria del passato ma, nello stesso tempo, anche memoria profetica, ossia annuncio di una liberazione futura. Infatti, il popolo aveva sperimentato che quella liberazione non era stata definitiva, poiché la sua storia era ancora troppo segnata dalla schiavitù e dal peccato. Il memoriale dell'antica liberazione si apriva così alla domanda e all'attesa di una salvezza più profonda, radicale, universale e definitiva. È in questo contesto che Gesù introduce la novità del suo dono. Nella preghiera di lode, la Berakah, Egli ringrazia il Padre non solo per i grandi eventi della storia passata, ma anche per la propria « esaltazione ». Istituendo il sacramento dell'Eucaristia, Gesù anticipa ed implica il Sacrificio della croce e la vittoria della risurrezione. Al tempo stesso, Egli si rivela come il vero agnello immolato, previsto nel disegno del Padre fin dalla fondazione del mondo, come si legge nella Prima Lettera di Pietro (cfr 1,18-20). Collocando in questo contesto il suo dono, Gesù manifesta il senso salvifico della sua morte e risurrezione, mistero che diviene realtà rinnovatrice della storia e del cosmo intero. L'istituzione dell'Eucaristia mostra, infatti, come quella morte, di per sé violenta ed assurda, sia diventata in Gesù supremo atto di amore e definitiva liberazione dell'umanità dal male.

(2) "... Come era già avvenuto molte volte in precedenza, era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse a una revisione del messale, soprattutto in considerazione dell'introduzione delle lingue nazionali. Ma in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti. Non c'è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest'ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi. In questo modo, infatti, si è sviluppata l'impressione che la liturgia sia «fatta», che non sia qualcosa che esiste prima di noi, qualcosa di «donato», ma che dipenda dalle nostre decisioni. Ne segue, di conseguenza, che non si riconosca questa capacità decisionale solo agli specialisti o a un'autorità centrale, ma che, in definitiva, ciascuna «comunità» voglia darsi una propria liturgia. Ma quando la liturgia è qualcosa che ciascuno si fa da sé, allora non ci dona più quella che è la sua vera qualità: l'incontro con il mistero, che non è un nostro prodotto, ma la nostra origine e la sorgente della nostra vita". [J. Ratzinger, La mia vita: ricordi, 1927-1977", p. 110.]

2 commenti:

  1. Ora, considerando queste "considerazioni" del card Ratzinger, che stridono con la sua evoluzione modernista e con la scuola che frequentò, come si può considerare l'atteggiamento che ha con la setta neocatecumenale? Sa o non sa ?il suo atteggiamento attuale, supponendo egli sappia "cosa" elogia, è in linea con quanto scrisse nei suoi ricordi(elogiando e riattivando il fulcro del Sacrificio della Messa) o con quando disse a Lefebvre che le sue idee tradizionali erano ormai vetuste e trapassate? Mistero!Evidentemente vi sono delle lotte intestine nel cercare di esporre quel che è assodato e dogmatico, con quanto è confuso e "conciliare" per cercare di salvare "capra e cavoli" ma senza accorgersi che,intanto, la confusione regna sovrana !

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  2. ....del resto il papa è vittima della sua stessa evoluzione teologica. Abiurandosi, nel Concilio ultimo, la premimenza ed obbedienza al papa, ed introducendo un Concilio "pastorale" dove le decisioni vescovili avevano la prevalenza sulle decisioni papali, ora Ratzinger stesso, divenuto papa, si trova a combattere gli errori che lui stesso aveva sostenuto..scherzetto del Signore, che non manca affatto di "spirito" umoristico, per amore di noi!Ha un bel daffare ora il pontefice,a cercare la quadratura del cerchio! Finchè resisterà ai suggerimenti dall'Alto, ahinoi, qualora si sottomettesse bene, allora molte brutte cose cambierebbero. Qui non si tratta di dire al papa ciò che è giusto o sbagliato con fare da maestri, ma si tratta di usare la logica ed il raziocinio. se il Concilio non ha prodotto solo buono frutti (dove sono?) ma anche cattivi, si sbrighi il papa a definire quali buoni e quali cattivi e chiarisca dove sta il buono e dove sta il cattivo, altrimenti, come la messa tradizionale celebrata da lui stesso in sordina e l'emanazione di un decreto per riattuarla, non serve ad un fico secco....ed infatti si vede quanti vescovi obbediscono!

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