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lunedì 6 settembre 2010

La conversione dell’ebreo rivoluzionario (parte II)...

«Gli 'ebrei' rifiutarono Cristo perché fu crocifisso (...) Essi divennero rivoluzionari già ai piedi della croce»

ebreo-riv2 A dispetto di quarant'anni di esagerazioni e di «chutzpah» da parte ebraica, certi fatti restano incontestabili. In primo luogo, la Chiesa non è, e non può essere, antisemita, perché il termine fa riferimento in primo luogo alla razza e all'odio razziale.

La Chiesa non può promuovere l'odio razziale verso nessuno, e certamente non verso gli ebrei, considerando anche il fatto che il suo fondatore proveniva da quel popolo.

Tuttavia, il Vangelo di Giovanni chiarisce che esiste una profonda e persistente animosità cristiana nei confronti degli ebrei che hanno rifiutato Cristo.

Questa «Judenfeindlichkeit», per usare un termine di Brumlik, è parte dell'essenza del cattolicesimo.
La Chiesa è in posizione di antagonismo nei confronti degli ebrei perché essi si sono definiti come coloro che hanno rifiutato Cristo; essa assume dunque una naturale posizione anti-giudaica anche se ai cristiani viene detto di amare i propri nemici, a differenza di quanto viene detto agli ebrei per i quali, come ha spiegato Rabbi Soloveichik sul periodico «First Thing» l'odio è una virtù.
San Giovanni definisce «ebrei» coloro che hanno rifiutato Cristo, coloro che, in virtù di quel fatto, divennero nemici dei cristiani, distinguendosi da quelli che invece furono trasformati dalla sua venuta. Bisognava accettare Cristo come il Messia o rifiutarlo: i giudei che lo accettarono furono conosciuti come cristiani, mentre quelli che lo rifiutarono divennero noti, appunto, come «ebrei».

Gli «ebrei» rifiutarono Cristo perché fu crocifisso; loro non desideravano un servo sofferente ma un leader potente nel mondo.
I loro capi Annas e Caifa, furono da esempio per tutti gli «ebrei» che lo avrebbero rifiutato in futuro quando dissero a Cristo che se lui fosse sceso dalla croce, loro lo avrebbero accettato come Messia.
Di conseguenza, quei negatori di Cristo divennero rivoluzionari poiché risultava per loro impossibile accettare un Messia disposto a soffrire e a morire invece che a restaurare il regno secondo i loro desideri, cioè nel senso carnale della parola. Essi divennero rivoluzionari già ai piedi della croce, ma il significato vero della loro scelta si sarebbe chiarito 30 anni più tardi, quando si ribellarono contro Roma e Roma, per ritorsione, distrusse il loro Tempio.

Gli «ebrei» dunque si ritrovarono senza Tempio, senza sacerdozio né sacrificio, e con l'impossibilità perciò di adempiere al loro Patto. Prevedendo l'esito della battaglia, un rabbi che si chiamava Jochanan ben Zakkaui, riuscì a farsi portare fuori da Gerusalemme nascosto in un sudario.
Dopo essere stato riconosciuto amico di Roma, gli fu garantito il privilegio di fondare una scuola rabbinica a Javne. È proprio in questo momento, circa 30 anni dopo la fondazione della Chiesa, che è nato il giudaismo moderno così come lo conosciamo oggi.

Gli «ebrei» avevano cessato di essere i figli di Mosé, fedeli alla pratica dei riti da compiere in rispetto del Patto, e pertanto il giudaismo si trasformò essenzialmente in una società di dibattiti, perché in mancanza del Tempio, questo era tutto ciò che restava loro.
Il risultato di questi interminabili dibattiti sarebbe stato poi conosciuto come Talmud, e messo per iscritto nei sei secoli successivi.

Il dibattito non servì a sradicare lo spirito rivoluzionario dal popolo ebraico.
In molti sensi, anzi, esso lo intensificò, dato che insegnava l'attesa di un messia militante.
E un messia di questo tipo fu identificato circa 60 anni dopo la distruzione del Tempio, nell'anno 136, quando Simon bar Kokhbar si ribellò a Roma.
Tutti i rabbini di Gerusalemme riconobbero bar Kokhbar come il messia, e, quasi a dare la prova che il giudaismo etnico aveva perso ogni significato, gli ebrei cristiani furono espulsi perché non volevano riconoscerlo.
L'espulsione degli ebrei cristiani, al tempo di Simon bar Kokhbar, è la prova che gli ebrei non sono una vera entità etnica ma una costruzione teologica.

Il fattore definitivo di giudaicità era divenuto il rifiuto di Cristo, che portò inesorabilmente all'assunzione di una posizione rivoluzionaria: rifiutando Cristo gli ebrei si trasformarono in rivoluzionari.
Negli ultimi 2000 anni la Storia è stata una lotta tra i discendenti spirituali di due gruppi di ebrei: coloro che hanno accettato Gesù Cristo come Messia e coloro che lo hanno rifiutato.
La Storia è diventata, in un certo senso, una guerra intestina ebraica, combattuta ai piedi della Croce.

Nell'autunno del 2003, Mahathir Mohammed, il primo ministro della Malesia, ha annunciato che «Gli ebrei governano il mondo con i loro complici. Riescono a far combattere e morire altri per loro». Mahathir è stato immediatamente denunciato come antisemita e accusato di «compiere atti d'ostilità e di terrorismo contro gli ebrei», nonostante sia evidente alla lettura del discorso che egli non abbia pronunciato nulla di simile e nonostante che molti ebrei fossero d'accordo con lui.
Henry Makow, per esempio, è persuaso che il discorso di Mahathir avesse lo scopo di «combattere il terrorismo». Un altro ebreo che si sente in accordo con Makow si è espresso in un modo simile: è Elias Davidson, originario di Gerusalemme, che si dice certo che gli ebrei governino il mondo grazie ai loro amici.

«Io stesso, come ebreo (ma oppositore del Sionismo) non ho bisogno che il primo ministro della Malesia, Mahathir Mohammed, mi faccia vedere ciò che dovrebbe essere ovvio ad ogni osservatore obiettivo, e cioè che gli ebrei effettivamente hanno un controllo sulla politica estera degli Stati Uniti, e che in questo modo influenzino in gran parte la condotta di molte nazioni… Lo stesso si può dire per l'affermazione che gli ebrei controllino il mondo. E' ovvio che non controllano ogni singola azione; e ciò non significa comunque che ogni ebreo partecipi al 'controllo'. Ma, ai fini pratici, l'affermazione di Mahathir ha un suo senso».

Ciò che distingue ebrei come Davidson da altri come, per esempio, Stanely Fish, non è certo l'appartenenza etnica, e neppure quella politica, ma un diverso modo d'interpretazione degli enunciati. Davidson crede all'obiettività dell'affermazione: esaminando ciò che ha veramente detto il primo ministro della Malesia non vi riscontra nulla di antisemita: «Mahathir non ha mai chiesto di discriminare gli ebrei, e tantomeno di ucciderli. E' vergognoso paragonarlo agli accoliti di Hitler quando si limita a invitare i musulmani a combattere gli ebrei adottando metodi moderni, la tecnologia, l'educazione, in altre parole a sorpassarli in eccellenza. Cosa c'è di sbagliato in tutto questo? In questo modo, non fa che cercare il bene dei musulmani (più di un miliardo di persone) e dell'umanità. Gli ebrei devono stare al loro posto e contentarsi dell'influenza che dovrebbe derivare dal loro numero limitato. Gli ebrei devono imparare l'umiltà…».

Gli ebrei, se con questo nome vogliamo indicare quella sorta di cricca che governa le comunità ebraiche sotto il nome di Sinedrio, Kahal, Politburo, ADL o altre importanti organizzazioni, hanno maturato un'esperienza di centinaia d'anni per trattare con ebrei eretici come Makow e Davidson.

Il modus operandi della dirigenza ebraica nei confronti degli ebrei dissenzienti risale agli inizi del giudaismo moderno, cioè al tempo di Cristo, quando, secondo il Vangelo di san Giovanni, i genitori del cieco nato rifiutarono di parlare «per paura dei giudei, che avevano già convenuto di espellere dalla sinagoga chiunque avesse riconosciuto in Gesù il Cristo». Qualunque ebreo avesse preferito il Logos, in tutte le sue forme, al Talmud, ideologia anticristiana elaborata dai loro capi per tenerli in schiavitù, sarebbe incorso nelle ire del giudaismo organizzato.

Se ne accorse Spinoza nell'Amsterdam del 17 secolo.
Se ne è accorto Norman Finkelstein ai giorni nostri.
Siccome definire «antisemiti» gli ebrei che dissentono da altri ebrei suona contrario al buon senso, il moderno Kahal ha ideato un nuovo termine: quelli che dissentono dalla versione più recente del Kahal quando sono espulsi dalla sinagoga del politicamente corretto diventano «ebrei che odiano se stessi» («self-hating jews»).

Il Kahal era un sistema legale autonomo creato dagli ebrei in Polonia per occuparsi del loro affari. Lo spirito che informava quel corpus legale era il Talmud.
Secondo la «Jewish Enciclopedia», il Talmud è «la suprema autorità nella religione… per la maggior parte degli Ebrei». Il Talmud è «una sistematica deformazione della Bibbia», dove «l'orgoglio razziale, unitamente all'idea del dominio universale, viene esaltato sino alla follia… il rispetto dei Dieci Comandamenti non viene considerato un obbligo… e tutto è permesso nei confronti dei Goym…».

Ogni volta che ne hanno conosciuto il contenuto, i cristiani hanno condannato il Talmud come incompatibile con ogni ordine sociale.
Ma anche ebrei convertiti al cattolicesimo dal tempo di Nicholas Donin in poi hanno condannato il Talmud.
E lo stesso hanno fatto numerosi Papi, perché esso contiene un attacco diretto alla divinità di Cristo e alla legge morale di Mosé.
Il Talmud è stato creato perché gli ebrei fossero tenuti in schiavitù dai loro capi; perché fosse loro impedito il contatto con il Logos, nella persona di Cristo o della Verità o del ragionamento basato su principi di solida logica.
Addestrati a ingannare grazie al Talmud, gli ebrei hanno finito per ingannare se stessi e per essere burattini nelle mani di capi che li manipolano per i loro fini.

continua...

Michael E. Jones

(Su licenza del professor Michael E. Jones, tratto da «Culture wars», ottobre 2006).
(Traduzione Effedieffe edizioni)

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