Inizio l'articolo con l'intervento di un carissimo amico e fratello in Cristo:
|
Tettamanzi e le sue scandalose dichiarazioni |
Dopo le ultime e, direi reiterate, frasi a difesa non dei cristiani cattolici italiani, ma di altri e di altre fedi,
Come esponente di un classe media di cittadini milanesi,
desidero,
interpretando centinaia se non migliaia di sentimenti comuni (anche se sembra che al cardinale non interessi nulla) che il cardinale Tettamanzi si interessi di più, e faccia interessare di più i sottoposti sacerdoti,alla catechizzazione e conversione di zingari ed islamici, (dandone dimostrazione ed informazione)piuttosto che dilungarsi in diatribe di sapore politico e demagogico che nulla hanno a che vedere con una realtà sociale che evidentemente lui non capisce più,data la troppa distanza con i fedeli,o non gli viene fatta capire.
Tradotto in altre parole: la cittadinanza milanese ed in particolare i fedeli cattolici vogliono un pastore cattolico che insista nell'enunciare valori cattolici specialmente a quelli di fedi diverse, piuttosto che fare dichiarazioni tutte rivolte alla difesa di cosiddette "minoranze" che non hanno alcun bisogno di difesa poichè non fanno altro che turlupinare e frodare la buona fede altrui, vivendo di espedienti e di furti.
E se questo discorso risulterà un discorso "leghista" allora il cardinale e chi lo segue nelle sue esternazioni, dimostrerà di NON aver proprio capito più niente della popolazione milanese; quindi se ne vada, si dimissioni in modo irrevocabile senza che il Santo Padre lo reintegri come ha fatto recentemente!
Comunicare, grazie.
N.B. La eventuale risposta, se ci sarà, sarà diffusa, come doveroso, a ben più persone di quante notificate per questo invio.
Milano, 09-09-2010 dott.Mario Dalbuono
Lungo servizio del Quotidiano
LIBERO di oggi a pag. 17:
Strane priorità
ISLAM E LUTERANI: QUANDO LA CHIESA SI FA MALE – Tettamanzi chiede più integrazione e apre la strada alla nuova moschea milanese. Ma a Verona c’è di peggio
di
Luigi Santambrogio
***Gli capitasse di tornare in vita, il monaco Martin Lutero oggi sceglierebbe di appendere le 95 tesi della sua Riforma non sul portone della cattedrale di Wittemberg ma sul più modesto ingresso di San Pietro Martire, patrono di Verona. E non avrebbe tutti i torti. Cinquecento anni dopo l’eretica protesta che spaccò la Chiesa di Roma, Verona è diventata la roccaforte del luteranesimo europeo che ha installato, colmo dei paradossi, il suo santuario proprio nella chiesa simbolo della città scaligera. Con grande scandalo della Verona cattolia e fedele perché proprio nel tempio dedicato al martire Pietro si potrebbero celebrare le prime unioni tra gay e lesbiche in Italia. La cosa, invece, pare proprio non impensierire i vertici della Curia veronese, anzi: è stato proprio il vescovo Giuseppe Zenti ad assegnare la chiesa di San Pietro alla confessione evangelico-luterana, il cui sinodo (si è tenuto lo scorso maggio proprio a Verona) ha stabilito appunto di “benedire le unioni gay”. Per la verità, monsignore si è limitato a prorogare la convenzione già stipulata tre anni fa’ dal suo predecessore. Che non fu stracciata neppure quando i luterani svedesi consacrarono la loro “papessa” : una lesbica dichiarata, tale Eva Brunne “sposata” con un’altra sacerdotessa della stessa confessione, politicamente di sinistra e sedicente ammiratrice del presidente Barack Obama.
LUTERO IN AFFITTO
Va ricordato, tanto per precisare, che i luterani son tipetti alquanto tosti: rigettano la mediazione dei Santi, non credono alla Santissima Vergine, negano il Purgatorio e la Confessione, proclamano la salvezza in forza della sola fede senza le opere, sono predestinazionisti e tanto altro ancora [non hanno neppure l'Eucarestia! n.d.r.]. Inoltre, l’ordinazione sacerdotale conferita ad una donna è sacramentalmente invalida e sia chi la conferisce che chi la riceve incorre automaticamente nella scomunica. E potrebbe proprio essere la “vescovessa” lesbica a officiare il matrimonio omosessuale nella chiesa del Santo veronese. San Pietro Martire (da noon confondere con San Pietro Apostolo, il primo Papa) fu un frate domenicano inquisitore del ‘200, nato a Verona e martirizzato a Milano dagli eretici catari, in odio alla fede. oggi, gli eredi spirituali dei catari sono propio i luterani cui la chiesa è stata “affittata” dalla Curia scaligera.
Insomma per molti fedeli la misura è colma: si chiedono se il vescovo di Verona sia davvero colpevole dello sfregio inferto al suo popolo. Cattolici spaesati e scandalizzati proprio da coloro che dovrebbero essere pastori premurosi e guide sicure. Ma come si fa a ritenerli tali se regalano la chiesa madre della città a degli eretici che vorrebbero mettere il Papa sul rogo, non credono alla Madonna, dileggiano i Santi mentre offrono benedizioni e incenso alle unionni omosex?
Nella foto sotto: OMAGGIO ALL’IMMIGRATO: Il cardinale Tettamanzi, arcivescovo di Milano, lava i piedi a dodici extracomunitari durante le celebrazioni pasquali
MOSCHEA AMBROSIANA
Se Verona piange, Milano certo non ride. Anzi, da qualche tempo non riesce neppure più a dormire: i cittadini che abitano in Viale Jenner per tutto il periodo del ramadan sono stati svegliati dalla voce registrata del muezzin che chiama i mussulmani alla preghiera. Zittite le campane delle chiese cattoliche, la stessa regola pare invece non valere per i mattinieri imam. E quel minareto per ora soltanto virtuale potrebbe ben presto trasformarsi in una vera e grande moschea. Lo chiede la sinistra e lo domanda con insistenza pure l’arcivescovo di Milano, il Cardinale Dionigi Tettamanzi [che da buon liberale sta facendo altrettanto per la Messa antica, n.d.r.]. In nome di una libertà religiosa e diritto al culto peraltro già garantiti e che tuttavia non giustificano la costruzione della big moschea: ce ne sono già due più una decina di centri di preghiera sparsi nei più diversi quartieri. Ma tant’è: anche per certi prelati ed eminenze reverendissime il Vangelo pare diventato una sorta di breviario zen e la Chiesa una nuova Onu dello Spirito. Relativismo e cedimento alle mode del mondo: Benedetto XVI non si stanca di ricordare che non sono nemici che stanno fuori le mura della Chiesa [dimenticando che, in teoria, spetterebbe a lui l'onere del governo e che è lui stesso a promuovere il falso ecumenismo e la falsa libertà religiosa conciliari, applicati nelle diocesi n.d.r.]. L’assedio a volte trova complici all’interno, nei corridoi delle Curie e dei Palazzi arcivescovili [ non scordiamo neppure le stanze dei pontefici...n.d.r.]. La stessa dolorosa consapevolezza che già 40 anni fa spinse Paolo VI a pronunciare la sua terribile confessione:” Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida della Chiesa”. Già, oggi sono più attraenti le “papesse” luterane e i muezzin di Allah.
” La solitudine è una delle ferite più profonde di Milano, che è frutto di troppi individualismi ed egoismi. La seconda ferita è la mancanza di integrazione, penso in particolare agli immigrati ” (CARD. DIONIGI TETTAMANZI)
Nella foto sotto la pastora luterana Vogt
Scandalo scaligero
LA CURIA DA’ UNA CAPPELLA AI LUTERANI, LORO CI BENEDICONO LA COPPIA OMOSEX
***dall’inviato a Verona Francesco Specchia
Una roncola piantata nel cranio, metà piena dell’aureola: lo sguardo rassegnato; le braccia aperte. Se l’iconografia classica significa qualcosa basterebbe osservare quella di San Pietro Martire, inquisitore generale del Sant’Uffizio massacrato nel 1252 dagli eretici, per descrivere l’arruffata soap opera della chiesa veronese a proprio di San Pietro Martire concessa ai luterani che è – formalmente – diventata il primo luogo di culto cattolico in cui possono essere benedette e celebrate le “unioni di vita”, coppie omosex comprese. La storia è giornalisticamente appetibile. Accade questo, insomma. In Via Sant’Alessio, nell’antico quartiere di Santo Stefano, affacciata sull’Adige s’erge l’abitazione di San Pietro, inquisitore domenicano di rara efficenza tecnica. Il luogo, un ex casa di tolleranza dove le mignotte rispettose si pregiavano di utilizzarne per il meretricio tutte le stanze tranne quella del santo, era stato riscattato dai fedeli e trasformato in una chiesa. La situazione rimane tale per qualche secolo. Finché, nel 2007, il vescovo di Verona, il cappuccino Flavio Robero Carraro cultore di un morbido cattolicesimo sociale alla Carlo Maria Martini, concede San Pietro Martire alla comunità luterana evangelica. gratuitamente. In realtà, ad oggi, sono circa 25 le chiese della provincia di Verona date in concessione (la maggioranza a comunità cattoliche africane, filippine, rumene, un paio di cattoliche ortodosse e, per un breve lasso di tempo, la parrocchia di Santa Lucia ai buddisti). Ma è sui luterani che s’incendia la polemica. I primi ad appicciare il fuoco dell’indignazione sono i Tradizionalisti cattolici i quali, ritenendo San Pietro “ucciso due volte” (la seconda dall’arrivo dei luterani eredi degli eretici catari) addirittura creano un Comitato apposito per togliere la chiesa ai culti non cristiani. Costoro, agguerritissimi, seguono per un paio d’anni il vescovo in ogni sua uscita pubblica; organizzano manifestazione-guerrilla a botte di striscioni, slogan e volantini; allestiscono pubbliche petizioni.
Cambia il vescovo. Il nuovo Giuseppe Zenti, più conservatore, ritiene quella luterana “una concessione che scricchiola”. Finché a fine aprile 2010 – durante i giorni di festeggiamento del co-patrono- si riunisce a Verona il Sinodo Luterano che, in tre giorni congressuali, stabilisce di benedire le “unioni di vita”, vale a dire tutte quelle unioni – tra cui anche quelle omosessuali – che non sono composte dalla “famiglia tradizionale”. Per i tradizionalisti è un colpo.
“La mozione che parifica le unioni omosex alla famiglia tradizionale, annunciata da tempo dai giornali, è stata approvata dai padri sinodali luterani a larghissima maggioranza, inclusa l’accoglienza liturgica attraverso benedizioni” afferma uno dei due presidenti, Maurizio Ruggiero, spingendosi fino a ipotesi apocalittiche:” Un anno fa’ i luterani svedesi hanno consacrato una episcopessa lesbica: proprio lei potrebbe essere chiamata a officiare il primo matrimonio omo qui…”. Certo, il tradizionalista ha una certa enfasi (i veronesi che celebrano la messa con rito latino non hanno ancora una chiesa) [i veronesi della parte dell'altro responsabile del Comitato dispone di una chiesa privata, n.d.r.] e una voglia di visibilità nazionale. E la Curia retta da Giuseppe Zenti affida la pratica al responsabile dell’ecumenismo Don Diego Righetti [che recentemente ha sostituito don Gaburro, dimessosi perché implicato in un processo per questioni di soldi...n.d.r.]. I veronesi osservano l’esito della guerra santa. I tradizionalisti richiedono “tre legittimi provvedimenti”, li definiscono: “1) Revoca della chiesa di San Pietro Martire ai luterani. 2) revoca della concessione del centro mons. Carraro quale sede del convegno protestantistico-omosessualista. 3) Il vescovo Zenti condanni pubblicamente le dottrine omo, come da magistero”. Il vescovo non si pronuncia chiaramente, ma don Bruno Fasani, eminenza grigia locale dichiara:”I luterani, a fine mese, si trasferiranno nella chiesa di S. Domenico sotto l’egida del Comune. Noi abbiamo preso posizione contro le affermazioni sui gay; ma bisogna tenere conto che, nell’ambito del dialogo ecumenico la Chiesa è rispettosa di tutte le confessioni…”.
E ad esporre le proprie ragioni intervengono anche i luterani come Kerstin Vogt, moglie del pastore Thomas Vogt che, puntuali, celebrano la messa ogni domenica alle 10:”Certo, qui c’è la possibilità di benedizioni delle coppie gay, ma solo se fossero della nostra comunità che, finora, è formata da 50 persone tra Brescia, Mantova e Verona, da donne tedesche che hanno sposato italiani, e soprattutto tenderemmo a non fare nulla che potrebbe urtare i cattolici che ci ospitano [ e qui il problema si fa serio, perché tali sedicenti cattolici non si sono affatto sentiti urtati dal sinodo pro-omosex. Che razza di cattolici sono? n.d.r.]. Dispiace questa polemica: noi con la parrocchia di S. Stefano andavamo d’accordo…” .[e su questa "vicinanza" non avevamo dubbi, purtroppo...n.d.r.]
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.