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martedì 21 settembre 2010

Breccia di Porta Pia, una guerra sacrilega e osannata oggi da una gerarchia modernista...


Pio IX Giovane
Pio IX: "Signor generale , ora che si va a compiere un gran sacrilegio e la più enorme ingiustizia, e la truppa d'un Re cattolico, senza provocazioni, anzi senza nemmeno l'apparenza di qualunque motivo, cinge d'assedio la capitale dell'Orbe cattolico, sento in primo luogo il bisogno di ringraziare Lei e tutta la truppa nostra della generosa condotta finora tenuta, dell'affezione mostrata alla Santa Sede e della volontà di consacrarsi interamente alla difesa di questa metropoli. Siano queste parole un documento solenne che certifichi la disciplina, la lealtà, il valore della truppa al servizio di questa Santa Sede. In quanto poi alla durata della difesa, sono in dovere di ordinare che questa debba unicamente consistere in una protesta, atta a contrastare la violenza e nulla più, cioè di aprire trattative della resa ai primi colpi di cannone. In un momento in cui l'Europa intera deplora le vittime numerosissime, conseguenza di una guerra fra ...
... due grandi nazioni , non si dica mai che il Vicario di Gesù Cristo, qantunque ingiustamente assalito, abbia ad acconsentire a qualunque spargimento di sangue. La nostra causa è Dio, e noi rimettiamo nelle sue mani la nostra difesa.Benedico di cuore Lei, signor generale, e tutte le nostre truppe" ...
I fatti:
Il giorno 10 settembre 1870, ricevuto l'immotivato ed esilarante ultimatum del Savoia di abbandonare Roma, il Papa Pio IX chiamò a se il Ministro della Guerra, Generale Hermann Kanzler e serenamente gli ordinò: "Ebbene a questo esercito io debbo dare un grande dolore: esso dovrà cedere".
Infatti l'ordine fu che le truppe pontificie si dovevano via via ritirare senza combattere, effettuando una semplice, ma non accanita resistenza e ciò solo ed esclusivamente per non avallare l'illegittimità dell'azione del Savoia e mostrare al mondo quanto la Chiesa di Cristo stava patendo.
Il giorno 19 settembre 1870 il Papa invia al suo generale una nota:"Signor generale, ora che si va a compiere un gran sacrilegio e la più enorme ingiustizia, e la trupa di un Re cattolico, senza provocazioni, anzi senza nemmeno l'apparenza di qualunque motivo, cinge d'assedio la capitale dell'Orbe cattolico, sento in primo luogo il bisogno di ringraziare Lei e tutta la truppa nostra della generosa condotta finora tenuta, dell'affezione mostrata alla Santa Sede e della volontà di consacrarsi interamente alla difesa di questa metropoli. Siano queste parole un documento solenne che certifichi la disciplina, la lealtà, il valore della truppa al servizio di questa Santa Sede. In quanto poi alla durata della difesa, sono in dovere di ordinare che questa debba unicamente consistere in una protesta, atta a contrastare la violenza e nulla più, cioè di aprire trattative della resa ai primi colpi di cannone.In un momento in cui l'Europa intera deplora le vittime numerosissime, conseguenza di una guerra fra due grandi nazioni, non si dica mai che il Vicario di Gesù Cristo, qantunque ingiustamente assalito, abbia ad acconsentire a qualunque spargimento di sangue. La nostra causa è Dio, e noi rimettiamo nelle sue mani la nostra difesa.Benedico di cuore Lei, signor generale, e tutte le nostre truppe".
L'aggressione
Alle 5.10 del 20 settembre 1870, le prime cannonate piemontesi riecheggiano nel cielo di Roma. Vengono colpiti gli archi ed i merli di Porta Pia e Porta Maggiore; le mura ed i contrafforti del colle Vaticano e della cinta leonina.
Alle 6.35 aprono il fuoco le batterie del generale Bixio che dirigono il tiro contro Porta San Pancrazio. I proiettili sfiorano la Cupola di San Pietro e finiscono nel Borgo e nei giardini vaticani. Altri cadono a Trastevere dove scoppia un furioso incendio.
Il Papa convoca il corpo diplomatico. Si presentano i rappresentanti di 17 nazioni ai quali espone la sua viva protesta per quanto stava facendo il Governo Italiano identificando nel verso giusto quell'impresa che aveva un significato più diabolico che politico.
Egli, infatti, tra l'altro affermò: "Bixio, il famoso Bixio, è là coll'esercito italiano. Oggi è generale! Bixio, fin dal tempo nel quale era repubblicano, aveva formato il progetto di annegare nel Tevere il papa e i suoi cardinali quando sarebbe entrato in Roma.
Io l'aspetto il liberatore insieme al sue re, novello Attila (...). Poi, scuro in viso e dopo aver parlamentato con il Colonnello Carpegna dichiara: "Io ho dato in questo istante l'ordine della resa totale.
Non si potrebbe più difendere se non spargendo molto sangue ed io mi rifiuto di ciò. Io non vi parlo di me: non è per me che io piango, ma per quei poveri figli che sono venuti a difendermi come loro Padre.
Voi vi occuperete per quelli dei vostri paesi: ve ne sono di tutte le nazioni; pensate anche, io ve ne prego, agli inglesi, ai canadesi, i quali non hanno qui rappresentanti".Nello stesso tempo veniva issata sulla Cupola di S. Pietro la bandiera bianca.
Nonostante il chiaro segno di resa, i colpi delle cannonate continuavano a solcare rabbiose il cielo di Roma. Il reparto comandato dal Generale Bixio, attestato di fronte a Porta San Pancrazio, continuava un tiro teso ed all'impazzata in direzione di San Pietro.
Alcuni ufficiali sabaudi chiesero conto di un tale comportamento fuori da ogni regola ed in violazione di chiari ordini.
Lo stesso generale Cadorna in seguito dichiarò: " (..) sul compianto generale Bixio diremo bravo, ma impetuoso e teatrale per natura, mal sofferendo di avere per compito una semplice dimostrazione, qui sotto Roma fece tirare all'impazzata (..)".
Avendo le truppe papaline di fatto smesso di difendersi per ordine del Papa, i bersaglieri si accostarono alla cinta muraria più debole, nei pressi di Porta Pia, per sistemare di fianco alcune cariche esplosive ad alto potenziale e ciò nonostante la porta fosse ormai libera da militi e da ostruzioni.
A seguito dell'esplosione si aprì una stretta breccia larga poco più di un paio di metri. Quindi la spaccatura venne enormemente allargata a colpi di cannone e piccone dagli uomini del genio sabaudo.
Nonostante le bandiere bianche di resa, la fanteria sabauda si dispose su tre colonne di attacco. Uno schieramento formidabile per assaltare una porta "spalancata".
Alla vista di quanto si stavano preparando a fare i "valorosi" bersaglieri, il capitano zuavo Berger, avuto anch’egli l'ordine di non combattere, si eresse piangendo sulle rovine delle mura tenendo per la lama la sua spada ed alzando verso il cielo l'elsa intonò l'inno dei crociati zuavi.
Quando fu suonata la carica una calca indescrivibile di soldati italiani formata dalle tre colonne si avventò sulle postazioni papaline che già da molto tempo avevano cessato il fuoco ed avevano issato la bandiera bianca.
Emblematica appare la probabilità in via di verifica che i feriti sabaudi della famosa carica siano solo il frutto del cosiddetto fuoco amico casuale che, oltre ad abbattere i bersaglieri, “(...) li espose al calpestio dei loro compagni intenti a conquistare Roma di corsa”.
Su questo squallido episodio militare, la mitologia risorgimentale si è sbizzarrita ad imbastire incredibili episodi di valore, costruendo eroi e vicende su stampe e foto raffiguranti cariche, scontri e luoghi esistiti solo nell'immaginario di una disonorevole e piratesca conquista.
Una volta dilagate in Roma, le truppe di conquista si preoccuparono di attestarsi nei punti chiave della città e di occupare i ministeri, le caserme ed i tribunali.Puntarono i loro cannoni su S. Pietro dal Gianicolo e da Castel Sant'Angelo e predisposero la cavalleria e la fanteria pronta ad attaccare il Vaticano.
Mancava solo un ordine e la città di Cristo sarebbe stata ridotta a poco più di un colle di rovine.Un ordine che tardò ad arrivare e mai arrivò.
Ancora una volta “Attila” era stato fermato da un Sommo Pontefice.Importante e significativo il resoconto di Ugo Pesci, un giornalista a seguito dei piemontesi: "Noto prima di ogni altra cosa la mancanza assoluta di qualunque entusiasmo (...)
Sette o otto reggimenti di fanteria traversano le strette vie della città colla musica. Nessun saluto, nessun sorriso, pianti si, molti".Ma allora, da dove è stato rilevato l'entusiasmo del popolo romano festoso raccontato dalla storiografia risorgimentale? Altrettanto interessante appare il fatto che l'ambasciata Inglese fu poi realizzata a pochi metri dalla famosa "breccia".
Un caso? Una necessità? Oppure un segnale importante, se non addirittura un monito, trasmesso a tutti coloro che ancora dubitano su chi sono stati i veri artefici di un risorgimento anticattolico e crudele che non fu altro che "una fase importante dell'imperialismo inglese"?
Don Bosco nell’ammonire "Chi ruba alla Chiesa ruba a Dio", coraggiosamente sentenziò a quella "maledetta dinastia" che aveva comandato l’aggressione alla Chiesa, che non avrebbe visto la 3^ generazione da regnanti.
E così fu.
A completamento dell'intera vicenda c'è la curiosa ma significativa decisione del generale Raffele Cadorna quando al decimo anniversario della "storica" breccia di Porta Pia si rifiutò categoricamente di prender parte ai festeggiamenti in ricordo di una "(...) battaglia disonorevole, inutile e sacrilega ".
Una curiosità molto importante.
Per la massoneria le date sono fondamentali, infatti le truppe sabaude, attestate da una settimana alle porte di Roma, attesero il 20 settembre 1870 per scatenare l’aggressione che si sarebbe dovuta concludere il 21, anniversario della fondazione della prima repubblica giacobina.
Con la resa immediata e, quindi, con l’amore verso la sua gente, il Sommo Pontefice ruppe l’incantesimo dei numeri dell’odio di Satana.  [Tratto dal web]  [Francesca Romano]
Bibliografia e fonti di archivio:De Cesare – Roma e lo Stato del Papa – Dal ritorno di Pio IX al XX settembre 1870 – Forzani – Roma;Hercule De Sauclières - Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud – Controcorrente – Napoli;Cesare Bartoletti – Il Risorgimento visto dall’altra sponda – Arturo Berisio – Napoli;Ivanoe Bonomi – la politica italiana da Porta Pia a Vittorio Veneto – 1870 – 1918 – Einaudi;Gerlandino Lentini – La bugia risorgimentale – Edizioni il Cerchio – Città di Castello – PG;Vincenzo Del Giudice e altri – I patti Lateranensi – Quaderno n. 12 – Ed. Aldo Cricca – Tivoli:Antonmaria Bonetti – La liberazione di Roma del 1870 – Osservazioni critiche – Tip. Arciv. Siena;Massimo Brandani ed altri – L’Esercito Pontificio da Castelfidardo a Porta Pia – Intergest – Milano;Gigi Di fiore – i Vinto del Risorgimento – Utet – Torino;Domenico De Marco – Il Tramonto dello Stato Pontificio – Edizioni Scientifiche Italiane – Napoli.Archivi di Stato di Roma,Archivi di Stato di Napoli;Archivio S.C.V.;Archivio Borbone Roma;Ufficio Storico Esercito Italiano. [Tratto dal web]  [Francesca Romano]
Carlo Di Pietro

3 commenti:

  1. Scioccante, sconcertante, agghiacciante...
    questi sono i cosiddeti "grandi della storia", che avrebbero "fatto" la storia moderna e dato vita alla nostra nazione...Bixio era al servizio della causa del terrorista internazionale (altro che eroe dei due mondi!)e capo degli spiritisti Giuseppe Garibaldi (il quale definì il Pontefice Pio IX "un metro cubo di letame")e a servizio del massone e satanista Giuseppe Mazzini.
    Questa gentaglia e le loro criminali gesta ci vengono ammannite nei libri di storia come esempi di eroicità: quante menzogne ci hanno raccontato!...

    La squallidissima sceneggiata della pseudo conquista di Roma, con tanto di strage ingiustificabile di avversari già arresisi, mi fa comprendere perchè dalle mie parti, nel centro Italia, quando si vuole irridere qualcuno che cammina tutto spedito per andare a fare...nulla, gli si dice: "'Ndo vai tanto de corsa?? A pijà Roma??..."

    Ironia a parte, la ancor più squallida partecipazione di questa attuale Gerarchia a simili indegne ricorrenze, in cui indirettamente si plaude all'uccisione bestiale di giovani militari che in ubbidienza al Papa avevano già issato bandiera bianca e non si stavano difendendo, quando invece occorrerebbe avere il coraggio di innalzarli agli onori degli altari come Martiri di Cristo per la Sua Chiesa, dimostra l'attuale stato di completa apostasia a cui la Chiesa cattolica conciliare è giunta, apostasia ancor più pericolosa perchè ammantata di buonismo, tolleranza, falsa sacralità e falso ecumenismo del tipo "volemose bene che poco ce costa" e "venite cani e porci, c'è posto per tutti nella Chiesa".
    Grazie Gianluca, bellissimo contributo.

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