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martedì 23 novembre 2010

La C.E.I. , modernista, si prepara a resistere sul 'pro multis'...

Messainlatino.it è in grado di fornire informazioni molto precise in merito ai lavori in corso alla Conferenza Episcopale Italiana per la traduzione della terza edizione del Messale romano.

Nel corso dell’Assemblea Generale della C.E.I. della scorsa settimana, sono stati sottoposti ai vescovi alcuni quesiti sulla traduzione di altrettanti punti sensibili. Vediamoli distintamente.

1. Et ne nos inducas in temptationem (Pater noster). E’ stata votata, come già noto, la modifica in "e non ci abbandonare alla tentazione". La traduzione approvata è in linea con la nuova traduzione della Bibbia CEI ed era già stata oggetto, dunque, di un dibattito acceso che alla fine aveva messo d'accordo sia la fazione facente capo al biblista-progressista Card. Martini, sia quella del teologo-moderato Card. Biffi. Ed è questo che ha convinto i Vescovi a votare a favore di "non ci abbandonare alla tentazione". Chiaramente, l'approvazione e pubblicazione della Bibbia CEI ha posto come un veto a qualsiasi altro tipo di intervento (era stata proposta da alcuni vescovi una terza traduzione, per alcuni aspetti peggiore): “o come la Bibbia o come si fa da 40 anni”, si è detto. Questa votazione è stata la più "sentita", tanto che alcuni vescovi hanno riferito essere "l'unico punto dottrinale che si deve spiegare molte volte durante il ministero, su richiesta dei fedeli".

Ora, come giustamente osserva Cantuale Antonianum in un articolo tutto da leggere, non solo il verbo ‘indurre’ è il più vicino (anche semanticamente) all’originale greco e attestato fin dalle prime traduzioni cinquecentesche della Bibbia in italiano; ma soprattutto, è il più corretto teologicamente. Dio, infatti, "induce", ossia lascia che l’uomo sia esposto alla tentazione. Se così non fosse, addio libero arbitrio. Cantuale riporta più passi scritturistici in tal senso: fu lo Spirito Santo a condurre Gesù nel deserto, affinché il demonio lo tentasse; Iddio "provò" la fede di Abramo e degli Ebrei in fuga dall’Egitto. Ma soprattutto, aggiungiamo noi, nel libro di Giobbe il diavolo chiede, ed ottiene, il permesso di Dio per mettere alla prova (tentare dunque) la fede di Giobbe. Quanto mai opportuno, quindi, pregare Iddio di "non indurci" in tentazione. Sapendo a priori che nella prova non ci abbandonerà.

Senza contare poi che la modifica della Preghiera del Signore è una rivoluzione che, in tempi di anarchia come quelli che viviamo da 40 e più anni, rafforza l’impressione comune che la fede cambi, che tutto sia relativo, che nulla sia veramente importante e definitivo.

Ultimo rilievo: se proprio si vuol metter mano al Padre Nostro, come mai a nessuno è venuto in mente di modificare l’ultima frase "sed libera nos a malo" nel senso più aderente all’originale greco: "ma liberaci dal Maligno"? Forse a molti pastori una simile ‘professione di fede’ nell’esistenza del diavolo non sarebbe andata per nulla a genio.

2. Et in terra pax hominibus bonae voluntatis (Gloria). Anche qui, come noto, è stata votata una modifica nel senso: "e pace in terra agli uomini che Egli ama". Questa traduzione, sinceramente, pone diversi problemi, tanto che lo stesso Presidente della Commissione Episcopale pare avesse proposto di soprassedere. Ma alla fine si è deciso di dare valore al sottinteso "Dei" (bonae voluntatis Dei) e dunque reinterpretare la frase nel calco latino: "agli uomini della dilezione benevola di Dio", cioè tradotto letteralmente: "agli uomini che Egli ama".

3. Canone: sono state proposte tre modifiche. La prima è l’ipotesi di tradurre al futuro i verbi della consacrazione: “Tradetur” e “Effundetur. Le lingue moderne usano il futuro (inglese, francese, spagnolo, ecc.), l'italiano ha sempre usato il presente. Si è deciso di lasciare il presente, affermando anche che la Santa Messa, evidentemente non è solo la "ripresentazione" dell'Ultima Cena, ma il "memoriale" di tutta la Passione, Morte e Risurrezione di N.S.Gesù Cristo. E dunque, si è detto, tradurre con dei futuri potrebbe disorientare anche la comprensione dei fedeli (Cristo ha già offerto per noi o no il suo Corpo e il suo Sangue?).

4. Il famigerato "pro multis" (per il quale il card. Arinze, allora Prefetto per il Culto Divino, in un documento di ben 4 anni fa aveva richiesto la corretta traduzione in "per molti" anziché, come attualmente è nella maggior parte delle lingue, "per tutti"). Si è deciso di lasciarlo invariato: "per tutti". La scusa generale è stata: sulle parole della consacrazione meglio evitare troppi cambiamenti per non dare l'alibi ai sacerdoti (sic!) di sentirsi liberi di cambiarle a proprio piacimento e senza approvazione della Sede Apostolica (rendendo così invalido il Sacramento). A quanto risulta, quasi tutte le Conferenze Episcopali Regionali avevano a suo tempo votato affinché rimanesse il "per tutti" e così si è votato anche nell'Assemblea Generale di questo mese. La cosa era stata tempestivamente sottoposta al Santo Padre il quale, secondo voci insistenti negli ambienti vaticani, avrebbe risposto che si sarebbe adattato alla decisione dei Vescovi, se la maggioranza qualificata si fosse espressa per mantenere la attuale traduzione.

Ora, a ben vedere possono anche sussistere ragioni teologiche a giustificazione della traduzione pur inconfutabilmente infedele: si può distinguere tra "salvezza oggettiva" (Cristo è morto per tutti) e "salvezza soggettiva" (la libertà dell'uomo può accettare o rifiutare la salvezza offerta da Cristo). Stando al momento in cui queste parole sarebbero state dette, si potrebbe ipotizzare che Cristo le abbia riferite in modo oggettivo: "Io offro la mia vita (potenzialmente) per tutti, perché desidero che tutti si salvino". Detto questo, è chiaro che chi ascolta oggi (il fedele medio) comprende la cosa solo da un punto di vista soggettivo, non riuscendo più (è la qualità dell'uomo moderno) a distinguere tra oggettività e soggettività, e quel "per tutti" viene concepito come un passaporto per la salvezza senza bisogno di pagare il bollo… Senza contare che se gli Evangelisti utilizzano il greco pollòi che significa, appunto, "molti", saran ben stati meglio informati sugli ipsissima verba Domini, ed anche meglio ispirati, dei nostri odierni mitrati.

5. Sempre nelle parole di consacrazione: "novi et aeterni testamenti". Si è votato in favore di una nuova traduzione, ("questo è il mio Sangue della nuova ed eterna") al posto di "per la nuova ed eterna". In effetti è lo stesso Sangue ad essere la nuova alleanza, sulla scia della tradizione sacerdotale del Tempio (come nell’Esodo e nel Levitico, per esempio) e della profetica "nuova alleanza".

6. Non sum dignus. Qui l’infedeltà della traduzione italiana è massima. Non sum dignus ut intres sub tectum meum ("non sono degno che Tu entri sotto il mio tetto") diventa "non sono degno di partecipare alla Tua mensa". Si noti quell’insidioso inserimento della "mensa", inesistente nel testo originale latino (sia vetus che novus ordo), che naturalmente è frutto dello svilimento della natura sacrificale della Messa in favore di quello di "Santa Cena" o sinassi. Non dimentichiamo che l’art. VII dell’Institutio Generalis del Messale postconciliare, presenta questa definizione eretica (quanto meno per omissione): "La cena del Signore o messa, è la sacra sinassi o assemblea del popolo di Dio, presieduta dal sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore. Vale perciò eminentemente per questa assemblea locale della santa Chiesa, la promessa del Cristo: là dove due o tre sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt. 18, 20)". Fu necessario il Breve esame critico dei cardd. Ottaviani e Bacci per far aprire gli occhi a Paolo VI, che mesi dopo la pubblicazione di quella definizione protestante fece modificare la dizione in senso più ortodosso.

Se c’era quindi un punto bisognoso di modifica rispetto all’attuale traduzione, era questo, al pari del ‘pro multis’.

Come han deciso i vescovi?

Di lasciar la cosa com’è, con la sua ‘mensa’ a cui si deve ‘partecipare’ (e quando mai alle mense, in lingua italiana, si 'partecipa'? Ma anche qui, c’era da sacrificare all’idolo della actuosa participatio...), contro il significato del passo evangelico da cui la frase è tratta (il centurione che dichiara di non esser degno che Gesù lo onori di una visita a casa sua) e contro il testo originale dello stesso Messale riformato.

Forse tradurre "non sono degno che tu entri sotto il mio tetto" non è stilisticamente perfetto, ma qui non si è voluto nemmeno fare ipotesi differenti che, senza tradire il testo, potessero tenere conto della nostra lingua. Una ipotesi sarebbe potuta essere: "Signore, io non sono degno di riceverti in casa mia..." il che è molto simile alla traduzione francese e a quella spagnola.

Ma contro la modifica del non sum dignus ha inciso anche il voto sul punto successivo ossia:

7. Apportare modifiche o meno alle "risposte" dei fedeli. Si è deciso di non modificare nulla per non disorientare i fedeli. Il che, tra l’altro, è in risibile contraddizione con stravolgimenti molto più gravi imposti a brani recitati anche dai fedeli: il Gloria e il Padre Nostro.
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Il card. Arinze ai presidenti delle Conferenze episcopali
La traduzione "per tutti"
va cambiata in "per molti"

Lettera della Congregazione per il Culto Divino sulla
traduzione di "pro multis" nella Consacrazione del Calice



Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum
Prot. N. 467/05/L
Roma, 17 Ottobre 2006
Eminenza / Eccellenza,
Nel mese di luglio del 2005 questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, d'accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha scritto a tutti i presidenti delle conferenze episcopali per chiedere il loro parere autorizzato sulla traduzione nelle diverse lingue nazionali dell'espressione pro multis nella formula della consacrazione del prezioso Sangue durante la celebrazione della santa Messa (rif. Prot. N. 467/05/L del 9 luglio 2005).
Le risposte ricevute dalle conferenze episcopali sono state studiate dalle due Congregazioni e un rapporto è stato inviato al Santo Padre. Secondo le sue direttive, questa Congregazione scrive ora a Vostra Eminenza / Vostra Eccellenza nei termini seguenti:
1. Un testo corrispondente alle parole pro multis, tramandato dalla Chiesa, costituisce la formula che è stata in uso nel rito romano in latino fin dai primi secoli. Negli ultimi trent'anni, più o meno, alcuni testi approvati in lingua moderna hanno riportato la traduzione interpretativa "for all", "per tutti", o equivalente.
2. Non vi è alcun dubbio sulla validità delle messe celebrate con l'uso di una formula debitamente approvata contenente una formula equivalente a "per tutti", come già ha dichiarato la Congregazione per la Dottrina della Fede (cfr. Sacra Congregatio pro Doctrina Fidei, Declaratio de sensu tribuendo adprobationi versionum formularum sacramentalium, 25 Ianuarii 1974, AAS 66 [1974], 661). Effettivamente, la formula "per tutti" corrisponderebbe indubbiamente a un'interpretazione corretta dell'intenzione del Signore espressa nel testo. È un dogma di fede che Cristo è morto sulla Croce per tutti gli uomini e le donne (cfr. Gv 11,52; 2Cor 5,14-15; Tit 2,11; 1Gv 2,2).
3. Ci sono, tuttavia, molti argomenti a favore di una traduzione più precisa della formula tradizionale pro multis:
a. I Vangeli Sinottici (Mt 26,28; Mc 14,24) fanno specifico riferimento ai "molti" (polloi) per i quali il Signore offre il sacrificio, e questa espressione è stata messa in risalto da alcuni esegeti in relazione alle parole del profeta Isaia (53,11-12). Sarebbe stato del tutto possibile nei testi evangelici dire "per tutti" (per esempio, cfr. Lc 12,41); invece, la formula data nel racconto dell'istituzione è "per molti", e queste parole sono state tradotte fedelmente così nella maggior parte delle versioni bibliche moderne.
b. Il rito romano in latino ha sempre detto pro multis e mai pro omnibus nella consacrazione del calice.
c. Le anafore dei vari riti orientali, in greco, in siriaco, in armeno, nelle lingue slave, ecc., contengono l'equivalente verbale del latino pro multis nelle loro rispettive lingue.
d. "Per molti" è una traduzione fedele di pro multis, mentre "per tutti" è piuttosto una spiegazione del tipo che appartiene propriamente alla catechesi.
e. L'espressione "per molti", pur restando aperta all'inclusione di ogni persona umana, riflette inoltre il fatto che questa salvezza non è determinata in modo meccanico, senza la volontà o la partecipazione dell’uomo. Il credente, invece, è invitato ad accettare nella fede il dono che gli è offerto e a ricevere la vita soprannaturale data a coloro che partecipano a questo mistero, vivendolo nella propria vita in modo da essere annoverato fra "i molti" cui il testo fa riferimento.
f. In conformità con l’istruzione Liturgiam authenticam, dovrebbe essere fatto uno sforzo per essere più fedeli ai testi latini delle edizioni tipiche.
Le Conferenze episcopali di quei paesi in cui la formula "per tutti" o il relativo equivalente è attualmente in uso sono quindi invitate a intraprendere la catechesi necessaria ai fedeli su questa materia nei prossimi uno o due anni per prepararli all'introduzione di una traduzione precisa in lingua nazionale della formula pro multis (per esempio, "for many", "per molti", ecc.) nella prossima traduzione del Messale Romano che i vescovi e la Santa Sede approveranno per l’uso in quei paesi.
Con l'espressione della mia alta stima e rispetto, rimango della Vostra Eminenza / Vostra Eccellenza
devotissimo in Cristo
+ Card. Francis  Arinze, Prefetto

6 commenti:

  1. Senza conoscere di Greco, è da molto tempo che la sottoscritta, istintivamente, spontaneamente, pronuncia "ma liberaci dal Maligno"...come , del resto, dovendo per problemi pratici e logistici partecipare sempre al Novus Ordo, inserisco nelle mie risposte le formule (in latino o tradotte) appartenenti al Vetus Ordo, "Domine non sum dignus ut intres sub tectum meum....", recito sottovoce il Confiteor nella forma antica che invoca, specificandoli per Nome, tutti i Santi, e che soprattutto non dice il protestante "confesso a voi fratelli" ma "a te, o Padre"...e mi ripeto il Confiteor prima della Santa Comunione...insomma, per quanto sta alla mia coscienza cerco di vivere la Santa Messa secondo la Santa Dottrina e Liturgia di sempre e con le intenzioni teologiche della Chiesa di sempre....

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  2. Questa Gerarchia, come al solito si aggiusta ipocritamente ogni cosa secondo i suoi iniqui fini....quando "non è il caso di modificare" con mille scuse, non si modifica, ma quando fa comodo lo si fa in fretta....così per i fedeli: quando non vogliono far recuperare al popolo la giusta dottrina c'è la scusa del non cambiare testo...ma quando fa loro comodo, cambiano subito le danze....

    Sul "bonae voluntatis"...ci sarà anche stato il sottinteso Dei....ma mentre prima il fedele si sentiva spinto ad esercitare la propria buona volontà, valorizzando la dottrina del libero arbitrio, con la formula "che Egli ama" riesce fuori il protestantissimo principio che "Dio ti ama come sei", senza bisogno di sforzarsi di entrare per la porta stretta....sono quarant'anni che hanno chiuso a chiave questa "porta stretta"....

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  3. Sul "pro multis" poi!.... se la scusa di non dar il destro ai Sacerdoti di cambiar foornula a loro piacimento, pena l'invalidità del Sacrificio, fosse vera....non pensano che ad aver cambiato, con una mala traduzione, la formula originale possano aver infiiciato LORO STESSI, Ala validità del Sacrificio, e questo da un bel pezzo??....

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  4. ...Ed il Papa, al Quale questo passaggio del "pro multis" stava molto cuore, che fa?.... "La cosa era stata tempestivamente sottoposta al Santo Padre il quale, secondo voci insistenti negli ambienti vaticani, avrebbe risposto che si sarebbe adattato alla decisione dei Vescovi, se la maggioranza qualificata si fosse espressa per mantenere la attuale traduzione." ....Meraviglie della Collegialità conciliare!!....si accetta ogni sfondone, basta che sia deciso collettivamente, secondo il mozartiano principio "così fan tutti..."
    Come con lo scempio dell'ultima traduzione della Cei: l'altro giorno vado alla Messa e al Salmo Responsoriale,(Salmo 149) che ti sento??? Invece di proclamare "sorgano lieti dai loro giacigli", sento "FACCIANO FESTA SUI LORO GIACIGLI"!!!!! Cosa vuol dire??? Invece di sorgere in piedi (invito alla sobrietà e al dominio di sè, unito all'atteggiamento di chi comincia la giornata con la lode a Dio in cuore), si invita a restare a letto, FACENDO FESTA SUL LETTO??? In che modo “si fa festa sul giaciglio”??! Magari con l'aiuto di qualche ... "condom moralizzatore"??.....

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  5. "faccian festa sui loro giacigli " ????ALLUCINANTE ! Ma ti credo ! Non c'è nulla di più squallido ed avvilente dei salmi responsoriali dove le risposte dell'assemblea o sono frasi bibliche che ora non hanno più niente a che fare o sono frasi ripetute che non collimano con le invocazioni. Sono i guai della messa moderna. Infatti hanno mantenuto "...partecipare alla tua mensa" per non deludere i neocatecomunisti.
    Per ciò che riguarad il Padre Nostro devo dire che 30 anni fa un abate dotto sull'aramaico disse che l'induzione in tentazione ha una ragione teologica sì, ma come è detta nel "Padre Nostro" italiano ha un'accezione di Dio tentatore, che lo omologa al demonio. Quindi era il caso di precisare per "non indurre nella tentazione" di sbagliare gravemente nella teologia...Ora è più chiaro per ognuno!

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  6. Caro amico, mi scuso per non essermi spiegata bene...riguardo al Salmo Responsoriale ascoltato alla S. Messa, quella frase non era pronunciata come risposta dall'assemblea, ma era proprio un pezzo del Salmo 149, proclamato all'ambone dal lettore, purtroppo: trattasi quindi della traduzione ufficiale della CEI. Quindi ben più che allucinante...confesso che dopo la prima reazione di sconcerto (ho fatto un salto) ho dovuto trattenermi dal ridere...naturalmente per non piangere...

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