Per quanto quella qui sotto sia una perfetta confutazione della giustificazione dell’uso del profilattico, non dimentichiamo che Benedetto XVI da perfetto neo-modernista, afferma la giustificazione del profilattico e la nega: “la Chiesa non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale”. Cinismo post-moderno… (don Floriano Abrahamowicz)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Giovedi 25 Novembre 2010
di Radio Cristiandad
Un’opinione morale erronea

[Elementare, Watson...]

Il libro intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI è da oggi in vendita; possiamo ora leggere che cosa dice realmente circa l’uso del preservativo, senza bisogno di speculare sulla cattiveria dei mass media. E’ successo di nuovo: di quando in quando, nell’ambito degli insegnamenti equivoci del magistero post-conciliare, ci imbattiamo in alcune dichiarazioni che non possono essere ridotte ai canoni della dottrina tradizionale.
Ecco una prima considerazione, dopo la lettura del testo stampato.
La cosa è abbastanza più semplice di quanto si è voluto ritenere; tutti i casi ai quali fa riferimento BXVI quando parla dell’uso del preservativo sono gravemente immorali, tutti peccati mortali in se stessi, tutti contro natura.
Il testo menziona vagamente l’uso del dispositivo, come esempio, negli atti venerei e che riguardano il meretricio, senza precisare se con persona di diverso o dello stesso sesso; questi ultimi sono atti contro natura e che gridano al cielo per se stessi e proprio per questo formalmente inadatti alla procreazione; il motivo della loro depravazione non è l’impedimento dello scopo procreativo, in quanto non sono atti facenti parte della sessualità umana in senso proprio. Non sono mancati “esegeti” i quali hanno affermato che, trattandosi di atti che non hanno alcun rapporto con la generazione, in essi l’uso del preservativo è ammissibile se con questo si ottiene di evitare un male fisico. Ma coloro che si esprimono così ignorano che l’abominevole gravità di questi atti proviene dall’impedimento del fine proprio alla natura umana stessa, e proprio per questo nessun fattore riduttivo può attenuare la gravità dell’atto, sebbene se ne possa, questo sì, aumentare la malizia.
Gli atti venerei con complicità del sesso opposto, in se stessi sempre gravemente illeciti (peccato mortale), diventano contro natura (onanistici) con l’uso del preservativo, dunque ciò aggrava la loro immoralità, poiché muta la specie dell’atto.
Nel caso dei sodomiti, il ricorso al preservativo (al fine di evitare un contagio) non cambia la perversità dell’atto già costitutivamente contro natura, ma in nessun caso si può dire che l’utilizzo di quell’ammenicolo al fine di ottenere un fine che è un bene fisico (profilassi) riduca la malvagità dell’atto, la quale si misura con la violazione della finalità di un ordine infinitamente superiore, e tantomeno, di conseguenza, sarà legittimo parlare di accettazione, convenienza o liceità del suo uso a questo titolo; affermare ciò significa ricorrere ad un argomento sofistico: poiché si uccide l’anima, aspirando a preservare il corpo, quest’atto non ha in sé niente che abbia a che fare con la bontà.
Vi è per di più un fattore aggiunto che va nella direzione opposta; l’uso del preservativo in tali atti soggettivamente ne aumenta la malvagità, poiché se si cerca di preservare la salute fisica ciò non è in vista di eventuale futura conversione morale, come lascia ad intendere BXVI, ma è tutto il contrario: è per meglio peccare di nuovo nello stesso modo. Pertanto l’uso del preservativo nelle unioni sodomitiche, che cercano di evitare le conseguenze naturali – giustizia immanente – di tali atrocità, pongono coloro che agiscono in questo modo nell’illusione che le loro azioni siano lievi e li allontana dalla loro conversione: praticamente esso fa supporre di dissociare gli atti contro natura da ogni conseguenza fisica, accecando spiritualmente, e sempre più, coloro che così agiscono rispetto alle inevitabili conseguenze spirituali.
L’uso del preservativo nella fornicazione tra persone di sesso diverso trasforma la fornicazione stessa in atto contro natura e, di conseguenza, quest’uso stesso diventa non solo una circostanza aggravante, ma dà anche luogo alla trasformazione della specie del peccato, poiché lo rende sempre onanistico. Coloro che dicono che l’unica unione sessuale lecita è quella matrimoniale (questo è ovvio) e che pertanto, tutti gli atti sessuali extraconiugali sono disordinati e per ciò stesso non dovrebbero essere considerati atti alla generazione, argomentano anch’essi in modo sofistico; il motivo è che lo scopo dell’uso della sessualità è dato dall’intera natura umana, non da questo o da quell’individuo o da certe persone tra di loro. La natura esige l’ambito del vincolo matrimoniale, che è naturale, come fattore essenziale perché si realizzi la finalità della procreazione ordinata (e non solo della mera procreazione). Tuttavia ciò non impedisce che l’ordinamento generale al bene della specie sia presente in tutti gli individui e che in ogni esercizio della facoltà procreativa prevalga il bene della specie (scopo riproduttivo sebbene disordinato) sul bene personale (nei casi di cui parliamo, moralmente parlando, un male: il commettere un peccato grave, la morte spirituale). Pertanto impedire il fine procreativo aggrava il male già gravissimo dell’unione sessuale illegale.
Stando così le cose, come si può parlare di “casi fondati di carattere isolato, per esempio quando uno che si prostituisce (prostituto) usa il preservativo, potendo ciò essere un primo atto di moralizzazione, un primo momneto di responsabilità al fine di sviluppare di nuovo una coscienza che non tutto è permesso e non si può fare tutto quello che si vuole” (pagina 132 della edizione spagnola)? In che modo  l’uso del preservativo in un’unione sodomitica, peccato che grida al cielo, potrà diventare un “primo atto di moralizzazione? Pensare ciò presuppone un allontanamento impressionante dal criterio di finalità e bontà o malvagità intrinseca degli atti umani, criterio di moralità naturale e cristiana. Presuppone il considerare che un ingrediente dell’azione (uso del profilattico) che non solo non rettifica la costitutiva devianza morale dell’atto, ma che anche contribuisce a che esso si realizzi in modo più tranquillo, sicuro e ripetibile abbia un qualche valore morale distinto e positivo. In che modo l’uso del preservativo in un’unione illecita tra un uomo e una donna può diventare un “primo atto di moralizzazione”, quando un simile uso aggrava sempre ulteriormente l’illiceità dell’atto?
Che significato può avere l’aggiungere che “questo non è il vero modo di affrontare il male dell’infezione da HIV” e che “tale modalità deve consistere realmente nel umanizzazione della sessualità“, quando la posta in gioco è infinitamente superiore, la vita e la salvezza delle anime, e che di ciò non si fa neppure la minima menzione?
In realtà siamo di fronte ad un’opinione morale, se così si può chiamare, fondamentalmente discordante da quella naturale e cristiana; un’opinione che pretende di qualificare la moralità di un atto in funzione di un duplice scopo, uno chiaro, la conservazione del bene fisico dell’uomo, e uno vago l’”umanizzazione della sessualità” che, a causa della propria stessa vaghezza, in pratica si eclissa di fronte al fine della “riduzione del rischio di contagio” (di certo, dopo che per tanti anni si è detto che il preservativo moltiplicava il rischio invece di ridurlo, alcuni dovranno “formattare” il loro disco rigido…)
El Brigante
 
[PS: evitiamo il ricorso al sempre labile argomento del male minore. L'uso limitato di questo argomento - che qui non ripeto - si riferisce a situazioni in cui l'origine del male non è nel soggetto che vuole agire moralmente; se decido di rapinare una banca, non posso sostenere che rubo solo un migliaio di euro perché è un male minore rispetto al rubare un milione, dato che mi è possibile non rubare nulla. La ragione è che non si può mai desiderare un male, in ogni caso si può tollerare, ma ancora una volta, volere deliberatamente il male dipende da me, mentre il male tollerato non dipende da me. L'uso del preservativo non può mai avocare la scelta del male minore perché c'è sempre la possibilità di rifiutare l'atto disordinato in toto; ciò dimostra come la morale personalista sia, oltreché erronea, disfattista e come conduca inevitabilmente al fallimento:. "Siccome in ogni caso vi sarà fornicazione ..." davvero evangelico tutto questo!]
 
Fonte: http://radiocristiandad.wordpress.com/2010/11/25/no-hay-justificacion-posible-para-la-cita-de-los-preservativos-de-benedicto-xvi/