“L’importante non è l’assoluzione ma che l’uomo abbia una vera conversione interiore.
“Nel catecumenato la Chiesa considera la conversione interiore come una lunga gestazione, attraverso esorcismi, scrutini, ecc. La Chiesa per un lungo periodo, gesta la conversione del catecumeno, senza che mai si consideri la conversione come qualcosa che si ottiene con i proprio sforzi, ma come un dono, un’opera che Dio fa attraverso la Chiesa che gesta la conversione. La conversione del penitente dipendeva dalla preghiera della Chiesa e dalla gestazione alla conversione che si operava nuovamente in lui. Perché è fondamentale, in questa esclusione che si fa del penitente, la partecipazione comunitaria della Chiesa. La Comunità era molto in ansia per i penitenti. Cioè il valore essenziale, di questo tempo, del sacramento della penitenza è quello comunitario ed ecclesiale, perché è la Chiesa che gesta e conduce alla conversione” (OR, p. 168).
La conversione “è quel atto interiore...in cui l’uomo non può esser sostituito dagli altri, non può farsi ‘rimpiazzare’ dalla Comunità” (R.H., 20).
Secondo Kiko e Carmen, la conversione non consiste tanto nel dispiacere d’aver offeso Dio e nel proposito di emendarsi, ma semplicemente nel riconoscimento (anche pubblico) delle colpe commesse e nella totale fiducia nella potenza salvifica di Gesù Risorto. Di conseguenza non avrebbe senso insistere sulla Penitenza perché la Santità non è possibile. In ogni aspetto della fede, Carmen insiste sempre sul suo valore comunitario.
La preghiera della Chiesa e la partecipazione della comunità è cosa molto importante, ma non è il valore essenziale. Ciò che conta è che il penitente apra il suo cuore alla Grazia. Se non c’è la disposizione personale del cuore, non c’è comunità che possa dare la conversione. La comunità può intercedere, aiutare, seguire il convertito, ma può accadere che la persona per cui si prega non continui poi il cammino di conversione.
NON DITE NULLA ALLA GENTE DI TUTTE QUESTE COSE
DIO PERDONA PER MEZZO DELLA COMUNITA’
“Questo non dovete dirlo alla gente. Questo lo dico a voi. La verità è che ci siamo fatti adulti senza che nessuno ci abbia fatto maturare nella fede, senza avere mai ascoltato la Parola che ascoltò Abramo, Dio che gli è venuto incontro e lo ha posto in cammino…” (OR, p. 53).
“La Chiesa vuole fare celebrazioni penitenziali nelle quali la Parola sia proclamata e diretta all’uomo. Perché quelle confessioni di direzione spirituale, di piccoli consigli che noi facevamo, sono sorte quando è sparita la Parola di Dio che guida l’uomo. E’ la parola che risolve tutti i problemi di direzione ed aiuta a riconoscersi peccatori.
“Quello che noi facciamo è recuperare a poco a poco questi valori del sacramento della penitenza, FACENDO PERO’ LA CONFESSIONE PRIVATA CHE E’ TUTTORA IN USO” (OR, p. 177).
“Uno si sente perdonato, quando si sente in comunione con i fratelli: per questo è importante l’abbraccio di pace… “Alla gente non dite nulla di tutte queste cose, semplicemente rivalorizzate il valore comunitario del peccato...” (OR, p. 177).
“Non imbarcatevi per nulla in questo discorso parlando con la gente perché creereste un mucchio di problemi. Non mettetevi nella questione della confessione perché la gente reagisce come se steste facendogli del male. Perché siamo tutti immobilisti. Crediamo che la religione non sia vera se Dio ha permesso sbagli ed errori. Noi può darsi che siamo un po’ più esperti in questo, ma la gente pensa che lo stesso confessionale lo ha inventato Gesù Cristo” (OR, pp. 184-185).
“Un uomo…, come si renderà conto che Dio perdona i suoi peccati? Mediante la comunità ecclesiale che ha davanti,… è essa che lo perdona concretamente” (OR, p. 189).
“La gente non capirà nulla; ma non preoccupatevi assolutamente. Non cercate di convincerli dicendo le cose che abbiamo detto prima sulla penitenza. Ve le ho dette perché le abbiate di fondo, perché quando vi interroghino possiate chiarire meglio, ma non cercate di convincere nessuno” (OR, p. 191).
Kiko raccomanda spesso ai catechisti di non rivelare quanto hanno udito. Così i catechisti impongono agli aderenti di non rivelare assolutamente nulla di quanto hanno udito o vissuto nella Comunità o nelle ‘convivenze’. Su chi dovesse trasgredire incombe la seria minaccia di maledizione fino alla terza e alla quarta generazione: maledizione che sembra provenire dalla Chiesa, perché i catechisti si qualificano come suoi rappresentanti.
Queste affermazioni sorprendenti e deleterie, sono talmente gravi che meriterebbero un intero trattato di spiegazioni e di contestazioni. Non voglio addentrarmi nella problematica, tanto mi sembra assurdo (ed evidentemente erroneo) quanto Kiko e Carmen vanno dicendo. Riporto soltanto alcune affermazioni dell’Ex-Catechista più volte citata. La sua testimonianza (inviata alle competenti Congregazioni Vaticane) sarà certo più efficace di tante dimostrazioni teologiche, perché rispecchia la tragedia di chi ha creduto e vissuto in questa fede. In essa ella afferma che la dottrina di Kiko e di Carmen, riguardante la Confessione, è totalmente ripresa dal noto teologo protestante Bonhoeffer.
“Quale peggiore squarcio della confessione pubblica che Kiko riprende da Bonhoeffer, perfetto luterano? I peccati (anche gravissimi) vengono detti in pubblico durante l’Eucaristia,… durante la ‘Redditio’… anche davanti a giovani e ragazzini che forse non ci hanno mai pensato. Le conseguenze di questo sono disastrose perché c’è gente che si separa dal marito per essere stata costretta a confessare in pubblico che lo aveva tradito, gente che… in una ‘Redditio’ ha confessato d’essere omosessuale, è dovuta sparire dal paese dove la sua reputazione era ormai compromessa… e non bisogna scandalizzarsi dei peccati, altrimenti il Signore te li farà sperimentare (come dice Bonhoeffer). La conseguenza di tutto questo è che ben presto il NC dirà a se stesso che se lo fanno gli altri, perché io no.
“Dice Bonhoeffer: <
“E ancora: ‘Il peccato confessato a parole ha perso ogni suo potere. Si è manifestato come peccato ed è stato giudicato… Può confessare il suo peccato e proprio in questo trovare la comunione… Nel fratello a cui confesso il peccato e che mi concede il perdono incontro tutta la comunità…’ (Vita Comune, p. 141). ‘Radice di ogni peccato è la superbia… infatti l’uomo, proprio nel peccato che è in lui vuole essere come Dio. La confessione al fratello è la più profonda delle umiliazioni, fa male, umilia, colpisce terribilmente l’orgoglio… Nella confessione dei peccati concreti e precisi il vecchio uomo muore, soffrendo atroci dolori di morte vergognosa al cospetto del fratello” (Vita Comune, p. 142).
“Dopo venti anni di cammino non ricordavo più (l’atto di dolore)… Mi venne da piangere… avevo capito che quella confessione, per venti anni non mi era servita a nulla. Mi era venuta meno (ascoltando le catechesi) l’attrizione e la contrizione che facevano ridere Kiko e per questo arbitrariamente aveva eliminato dalle sue catechesi e quindi dalla confessione, l’atto di dolore e la penitenza” (Test. Ex-Cat., p. 46).
“A volte si critica la Chiesa, poi si afferma la validità del sacramento. Poi si dice che il rinnovamento del sacramento della penitenza verrà con la scoperta del cammino, cioè con loro. Innanzitutto si comincia a pensare che la conversione è solo opera di Dio senza che minimamente la persona sia coinvolta in quest’opera di rinnovamento. E comincia così una quieta rassegnazione al fatto che sei peccatore e non puoi fare nulla per cambiare se non quando Dio (cioè i catechisti) lo diranno… L’unica cosa che bisogna fare è riconoscersi peccatori, consapevoli di non potersi migliorare, se non quando Dio lo vorrà. Scompare dal cuore il pentimento visto che per Carmen la conversione non è pentirsi del passato; ma se non ti penti del passato, come puoi avere uno stimolo a cambiare? Viene negata (esattamente come in Bonhoeffer) la funzione del sacerdote, perché viene considerato un uomo qualsiasi, che non amministra un sacramento, ma compie un rito. Della Grazia, che scaturisce dal sacramento, non esiste cenno. Il perdono è solo essere in comunione con i fratelli. La responsabilità personale viene eliminata… Dio non si offende con il peccato. Ordine categorico poi a tutti i sacerdoti di non fare direzione spirituale e quindi i veri direttori spirituali… sono i catechisti… I sacerdoti non fanno più direzione spirituale, cosa che… Bonhoeffer detesta. La confessione non serve più… perché non si sente più dentro il dolore d’aver offeso Dio… e i fratelli... e si diventa insensibili alle sofferenze inflitte agli altri… I catechisti… cominciano a sostituire non solo il sacerdote ma anche Dio, perché sono loro che devono dire se dai i segni di cristianesimo,… sono loro gli inviati del Vescovo, che hanno il carisma di discernere gli spiriti” (Test. Ex-Cat. pp. 48-49).
DIO NON VUOLE CHE CERTUNI SI CONVERTANO
Il fondamentalismo è l’atteggiamento di chi interpreta la Bibbia solo in modo letterale.
Ecco un esempio:
“… Molti di quanti state qui, non avete ancora creduto, perché si compia così la Parola di Isaia che dice: Signore, chi ha creduto alla nostra Parola se la gente ride di noi, se la gente ci ascolta dicendo: e questo sciocco che dice? Dice: “Non potevano credere perché aveva detto anche Isaia: io ho accecato il loro cuore, io ho accecato i loro occhi, perché non vedano con i loro occhi, perché non comprendano con il loro cuore, perché non si convertano, perché io non li curi... Chi comprende questa Parola comprende tutta la scrittura. Chi non la comprende non ha ancora capito nulla della scrittura.
“… è la risposta al fatto che molti non credono… Dio ha accecato i suoi occhi ossia non dice che siamo noi quelli che non vogliamo ascoltare la Parola di Dio, no, no, dice che Dio ha accecato i suoi occhi, è Dio che ha indurito il suo cuore, colui che ha tappato le sue orecchie, perché Dio non vuole che si converta, infatti, se aprono le loro orecchie ascoltano e Dio non vuole che si convertano, chiaro?” (1°SCR, p. 17).
“Applichiamo questa Parola a noi, pensiamo che c’è qualche fratello cui Dio ha accecato gli occhi e che Dio forse non vuole che si converta, forse perché non ha diritto a convertirsi, perché Dio è stato molto paziente con lui, perché Dio lo ha chiamato per molto tempo a conversione ed ormai è giunto il momento in cui non vuole più che si converta” (1°SCR. p. 19).
Secondo Kiko, Dio non vorrebbe che certuni si convertano! Questo non corrisponde all’intenzione dell’autore sacro. Se fosse vero che l’uomo non si converte perché Dio non vuole, egli non ne avrebbe colpa e la colpa ricadrebbe su Dio che l’ha accecato!
Dio “illumina ogni uomo che viene in questo mondo” (Gv 1,9).
Dio “Vuole che tutti gli uomini si salvino” (1 Tm 2,4).
“La tua rovina, o Israele, viene da te” (Os 13,9).
“La loro malizia li aveva accecati” (Sap 2,21).
“Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai fatto, non avrebbero alcun peccato” (Gv 15,24).
“Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa del loro peccato” (Gv 15,22).
L’accecamento e l’indurimento di cui si parla non riguarda Dio, bensì l’uomo che ha in sé qualcosa di incompatibile con la Grazia.
Kiko non ha tenuto conto di quanto ha detto il Concilio né della esegesi biblica cattolica. “Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana, l’interprete della Sacra Scrittura, per capire bene ciò che Egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione, che cosa gli agiografi abbiano inteso significare e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole” (C.C.C., n. 109).
“Per comprendere l’intenzione degli autori sacri, si deve tenere conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei generi letterari allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca… La verità, infatti, viene diversamente proposta ed espressa in varia maniera nei testi storici, o profetici, o poetici, o con altri generi di espressione” (Dei Verbum, 12,2; C.C.C., n. 110).
Sulla catechesi nei Gruppi, nei Movimenti e nelle Associazioni, Giovanni Paolo II ha scritto: “Non permettete a nessun costo che questi gruppi… manchino di uno studio serio della dottrina cristiana. Essi, allora, rischierebbero (il pericolo si è già verificato più volte) di deludere i loro aderenti e la Chiesa stessa” (Cat. Trad., n. 47).
“E’ sommamente importante che tutti questi canali catechistici convergano veramente verso la stessa confessione di fede” (Cat. Trad. n. 67; 70).
Kiko ripete la dottrina protestante sulla ‘predestinazione’.
A sua volta Lutero si rifece alle dottrine del prete Lucido (V° secolo) che sosteneva che “Cristo, Signore e Salvatore nostro, non è morto per la salvezza di tutti” e che “la prescienza di Dio spinge l’uomo violentemente verso la morte, e chiunque si perde, si perde per volontà di Dio” (D-S 335; 397). Queste tesi, riprese da Hus e da Wyclif sono state condannate sia nel Concilio di Costanza che in quello di Trento (D-S 1201-1206).
Secondo Lutero “Dio ama gli uomini o li odia di un amore o di un odio eterno e immutabile, e ciò non solo prima delle loro opere, ma prima ancora che il mondo esistesse” (D-S 1567).
In realtà Dio vuole veramente la salvezza di tutti gli uomini e non fa mancare ad alcuno le grazie necessarie perché possa conseguirla. La ‘predestinazione’ è una disposizione della Provvidenza che comporta la partecipazione libera della creatura e manifesta il piano meraviglioso (anche se misterioso) di Dio che conosce in anticipo il raggiungimento di quella che sarà la nostra vita in eterno. Con assoluta certezza noi ci sentiamo creature libere e autonome nelle nostre decisioni. Una salvezza non meritata mal si concilia con la dignità della persona umana, e una dannazione che non sia legata ad una colpa è incompatibile con la giustizia divina. La salvezza suppone il ‘merito’ dei buoni e la perdizione è condizionata alla ‘colpa’ di quanti, rifiutando l’illuminazione dello Spirito Santo, si ostinano nel fare il male. Pertanto gli eletti avranno realmente ‘meritato’ il premio, e i dannati avranno veramente meritato la pena, che dovranno attribuire soltanto a se stessi. La Chiesa ci assicura che Dio ha un disegno di salvezza che abbraccia tutti: “Dio non è neppure lontano dagli altri che cercano Dio ignoto nei fantasmi e negli idoli, poiché Egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa, e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino. Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e che tuttavia cercano sinceramente Dio e con l’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna…” (L.G. 16).
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