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sabato 31 luglio 2010

Testimoni Luminosi, dalla mia amata terra, EDVIGE CARBONI ED IL DEMONIO.....

  Preghiera
Signore Gesù, ci rivolgiamo fiduciosi a Te, memori delle parole: "Cercate e troverete, chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto". Degnati di glorificare su questa terra, la tua fedele serva Edvige Carboni e per la sua intercessione concedi a noi di imitare le sue virtù, la sua inalterabile pazienza, il suo amore verso Dio e il prossimo e, infine, la grazia che umilmente imploriamo. Amen.

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre...

EDVIGE CARBONI ED IL DEMONIO
Pontifex.RomaEdvige Carboni, una mistica sarda nata a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari, il 2 maggio del 1880 ed  in seguito trasferitasi a Roma e là deceduta nel 1952 all’età di settantadue anni fin da giovanissima rinunziò alla scelta della vita religiosa per dedicarsi con eroismo, al servizio della mamma, della nonna e di altri familiari provati dalla malattia. Fu arricchita di doni soprannaturali fino ad essere configurata, nella sua carne, a Gesù crocifisso. Le numerose grazie, seguite alla sua morte, indussero i Passionisti, nel 1968, ad iniziare i processi informativi sulla fama di santità per avviare la serva di Dio alla gloria degli altari. La sorella Paolina sintetizzò in proposito:” il demonio si accaniva contro Edvige; la picchiava alla testa, alle reni; le graffiava il collo, tanto che io dovevo medicarla e disinfettarla con l’alcool. Le ha bruciato anche i libri, lettere; le ha disfatto il lavoro di lana al quale la Serva di Dio attendeva; una volta strappò  ...
... un piccolo quadro raffigurante S.Teresa del Bambin Gesù; un’altra volta il demonio bruciò il mio soprabito sulla parte anteriore, che poi fu riadattato e coperto nella parte bruciata con dei bottoni, che ad Edvige regalò S. Gabriele dell’Addolorata”. “La mia Superiora di allora, compianta Madre Filomena Pianura (ricordò Suor Teresa Magnasciutti, delle Suore Pie Venerini), mi raccontò che lei stessa aveva medicato la Serva di Dio della ferita che il demonio le aveva inferto piantandole le unghie nella schiena.
Ebbene, la Edvige non ha mai emesso un lamento”. Al demonio venne attribuito anche questo fatto. Un giorno mentre era in Chiesa a La Forma (FR) si sentì picchiare in testa. “Mentre pregavo ho inteso come un colpo datomi in testa: come vede vi è del sangue”. Così Edvige manifestò l’accaduto al Parroco Mons. Enrico Damizia. Questi ricordò:”Difatti si vedeva un po’ insanguinato un punto della sua nuca”. A sua volta il Parroco mise al corrente il cugino Aristide, il quale, a distanza di molti anni, ricordava di aver visto del sangue anche “sulla predella di legno dell’Altare dell’Addolorata”. Questa dichiarazione è della sorella Paolina:”…Gesù portò la Serva di Dio a vedere le pene dell’Inferno.
Vi era rinchiuso un giovane… Ricordo che durante quella visione la Edvige si contorceva mostrando di soffrire e pronunciava parole di dolore”. Le dichiarazioni che seguono sono dell’amica e confidente Vitalia Scodina :” La virtù della fortezza rifulse in Edvige prima di tutto nella sopportazione paziente delle angherie cui la sottoponeva il diavolo. Quindi per farle dispetto, le bruciava i quattrini che dovevano servirle per la spesa, le versava acqua sul letto che poi fu asciugato dalla madonna Ausiliatrice, la legava al letto, la graffiava. Mons. Viatli, le buttava via la farina, la polenta, la pasta e le faceva mille altri dispetti. Ad alcuni di questi dispetti fatti dal demonio alla Serva di Dio ho presenziato, per esempio quando il diavolo picchiò Edvige col battipanni e la legò al letto, quasi la strozzava; altri episodi dispettosi invece me li ha raccontati la Serva di Dio….Ricordo che per sciogliere i nodi della corda con cui il demonio aveva legato Edvige al letto, ho faticato molto e non ci sono riuscita finchè non dissi una invocazione alla Madonna. Ricordo che quella volta la Serva di Dio si lamentava di avere il capo in sdolenzito dalle botte che il demonio le aveva dato con un pugno di ferro. In queste ed in altre contrarietà la Serva di Dio era solita ripetere:”Sia fatta la volontà di Dio, Sono nata il giorno della Santa Croce e devo portare la croce fino alla morte.
Sia tutto per amore di Dio”. Dionisio Argenti rievocò alcuni episodi: “Il diavolo la perseguitò per tutta la vita. Le rompeva oggetti di casa, la maltrattava, la ingiuriava. Ultimamente Ella dovette stare a letto, perché lo spirito maligno le aveva dato una martellata in un ginocchio. Anch’io una volta mi accorsi che il demonio le era per la casa, perché d’un tratto nella porta di casa vedemmo conficcato un coltello da cucina e un’altra volta ritrovai il mio cappello tutto sgualcito e coperto di nero”. Stralciamo dai diari di Edvige altre notizie riguardanti i dispetti del demonio: “ ( settembre 1941)- Ieri sera il diavolo mi si presentò vicino, me lo sentivo, mi faceva delle smorfie. Ti farò dei dispetti, mi diceva; poi si avvicinò a mia sorella e le faceva delle smorfie e boccacce; la mattina appena mi alzai, mia sorella entrò nella sala ove trovò tre libri regalatimi da Mons. Vitali tutti sfogliati e malconci sparsi per terra e sopra il divano” (Diario. – scritti, III pag. 47, 48). ( Febbraio 1942) – Mentre pregavo davanti a sant’Anna mi si presentò il diavolo brutto brutto, mi graffiò il polso e mi disse: sei mia nemica. Che brutto il diavolo, mi fece uscire il sangue dal polso. ( Febbraio 1942)- Mi ero preparata per andare in chiesa.
Sento suonare il campanello. Mi affacciai, vidi davanti alla porta una bestia brutta brutta. Ti è guarito il polso? Mi disse e mi graffiò di nuovo, poi corse sulle scale, sembrava una brutta bestia, ed io invocai la Madonna affinché non mi maltrattasse più” ( diario- scritti III, pag.77).
Don Marcello Stanzione

Biografia

La famiglia di EdvigeEdvige Carboni nacque a Pozzomaggiore (Sassari) il 2 maggio 1880 da Giovanni Battista e Maria Domenica Pinna; una piccola croce impressa nel suo petto sembrò destinarla, sin da piccola, ad un'esistenza singolare. Trascorse la sua infanzia e adolescenza in un ambiente familiare moralmente sano, onesto, forte e generoso, dedito al lavoro assiduo e diligente; lavorava al telaio, ricamava ed aiutava la madre nei lavori domestici, senza trascurare i suoi studi che furono diligenti e proficui. Verso i dieci anni, Edvige fece la Prima Comunione e, anche se la sua vita non rivelava esternamente niente di singolare, la Serva di Dio iniziò un cammino di perfezione evangelica, corroborato dalla preghiera incessante, dai Sacramenti e dal desiderio di essere gradita in tutto agli occhi del Signore; umile, ubbidiente, pura e caritatevole con tutti, Edvige Carboni corrispondeva generosamente alla Grazia di Dio che in Lei lavorava in modo pieno, accrescendo i suoi doni.
Non furono poche le incomprensioni, le affrettate condanne e le invidie da parte di molti; Edvige perdonava tutti e sempre, con quella dolcezza ed umiltà che tutti poi le riconobbero. Nella parrocchia natale svolse con amore la sua attività di catechista, insegnando a tutti in che modo amare e servire Dio... e non solo a parole; per tutti aveva un sorriso, una parola di incoraggiamento, una preghiera; i poveri e gli ammalati erano i suoi prediletti; chi l'avvicinava avvertiva in Lei la presenza del sacro.
Furono molti i sacerdoti e i vescovi che la stimarono e videro in Lei il dito di Dio; tra questi il Servo di Dio P. Giovanni Battista Manzella, Mons. Ernesto Maria Piovella, il Beato Don Orione, P. Felice Cappello, Padre Pio da Pietralcina e il Passionista Ignazio Parmeggiani, suo ultimo confessore.
I lutti e le malattie dei familiari le impedirono di farsi religiosa e di accettare un impiego presso l'Ufficio Postale di Pozzomaggiore; a casa c'era bisogno di lei, specie dopo la scomparsa della madre; Edvige pensò e si donò a tutti senza risparmiarsi e con gioia.
Pur se bisognosa di tante cose, si privava anche del necessario per sovvenire ai poveri a agli affamati durante le due grandi guerre, per la cui cessazione digiunava e pregava. Non lontana dai problemi del mondo, Edvige Carboni seppe calarsi nelle difficoltà della vita ed ebbe e diede il coraggio di affrontarle; la fede e Dio erano al centro di tutte le sue intenzioni e azioni: ecco il suo segreto; ecco il perchè della "singolarità" in Lei rispetto a tante donne sue e nostre contemporanee.
Pur se i suoi occhi miravano a lontani traguardi, ultraterreni, la Serva di Dio seppe soffermarsi a guardare gli uomini con amore e disinteresse, lontana da ogni forma di egoismo o desiderio di apparire.
Il quadro della Madonna SistinaEdvige era, insomma, la donna forte della Bibbia e la vergine sapiente del Vangelo, che seppe perfettamente fondere e unire il ruolo di Marta e Maria. "Signore vorrei morire a forza di amarti" era il suo motto e tutto il suo diario è permeato di espressioni simili, tanto da potersi avvicinare il suo linguaggio a quello di S. Caterina da Siena o di S. Teresa d'Avila, le uniche donne dottori della Chiesa. Immenso il suo amore per l'Eucarestia, per la Ss. Vergine e le Anime del Purgatorio.
Nel 1929 Edvige lasciò con grande rimpianto, ma rassegnata alla volontà di Dio, il suo paese natale per vivere, in seguito, in varie località del Lazio e, dal 1938 a Roma, anno in cui fece la sua ultima visita alla Sardegna.
Si farebbe un torto alla sua dolce e gigantesca figura insieme, se non si facesse un cenno ai doni mistici di cui fu insignita, a quei carismi che moltissimi notarono in Lei, nonostante Ella facesse di tutto perchè non si conoscessero. Non furono però questi doni che la resero "santa" già in vita, ma solamente le Virtù evangeliche che Ella praticò, la sua fede robusta, la sua speranza e carità, lo spirito delle Beatitudini che la resero straordinaria nelle cose più ordinarie ed infine l'ubbidienza alla Chiesa e al Papa che difendeva a spada tratta quando non mancavano le critiche al suo Magistero.
I fatti che si raccontavano su di Lei furono molti e meravigliosi: leggeva nei cuori, prevedeva eventi futuri, si sollevava in estasi dalla sedia su cui stava inginocchiata, sudava spesso sangue dalla fronte, la farina che regalava per il pane fruttava il doppio, otteneva la grazia della pioggia e con la preghiera riportò in vita un ragazzo rimasto ucciso dal calcio della sua cavalla.
Le stimmate che Edvige portava nelle maniIl dono che "più le costò" furono le stimmate, che portò sul proprio corpo dal 1909 fino alla morte, come i Servi di Dio Padre Pio da Pietralcina e Teresa Newmann. Oltre le stimmate, tra gli altri fenomeni mistici: estasi e visioni, visite della Madonna e dei Santi, animazioni di sacre immagini, persecuzioni diaboliche, bilocazione, comunioni misteriose, profumi e contatti con le Anime del Purgatorio. Edvige Carboni mistica! Non si pensi a malattie psichiche; la Serva di Dio era donna equilibrata e sana; bisognerebbe piuttosto pensare che: Dio non è poi così lontano se si rivela così misteriosamente e meravigliosamente nei suoi Santi; Dio, perchè potente, agisce come vuole in chi vuole; Dio ci vuol ricordare che esiste. Il muro che separa questa nostra realtà da quella eterna, è fragile; nei mistici Dio lo vuole abbattere e dare una risposta a tante tesi che lo negano.
La tomba di Edvige ad Albano LazialeEdvige Carboni chiuse la sua giornata terrena per iniziare quella celeste, eterna, la sera del 17 febbraio 1952, a Roma; il suo corpo riposa nel cimitero di Albano Laziale. I suoi devoti, che La invocano con fede e che tante grazie hanno già ottenuto dalla Sua intercessione, si augurano che, superate le inevitabili e comprensibili difficoltà volute dal lungo iter che è necessario percorrere prima di arrivare alla Beatificazione, vedano quanto prima Edvige Carboni elevata agli onori degli altari.


Testo tratto da Ernesto Madau "La Serva di Dio Edvige Carboni - Ricerche", la Celere Editrice, Alghero 1994, pagg. 4-6

La causa di beatificazione

La causa di beatificazione e di canonizzazione della Serva di Dio Edvige Carboni, su iniziativa dei padri Passionisti del santuario della Scala Santa in Roma, ebbe inizio nel dicembre del 1968 e fu introdotta presso la Congregazione delle Cause dei santi nel maggio del 1971.
In circa quaranta anni la causa ha avuto vari momenti di difficoltà, sempre però superati. La vita della Carboni, colma di grazie e particolari carismi, più che per altri servi di Dio è stata sottoposta a ricerche e studi di ogni genere, compresi quelli in re mystica et psicologica. Non è neppure mancata una sessione supplementare di indagine sulle virtù e la fama di santità, tenutasi tra il 1999 e il 2001. L'esito fu positivo. Da quella data sembrava che la Serva di Dio Edvige Carboni dovesse presto avere il titolo ufficiale di Venerabile in riconoscimento delle virtù praticate in grado eroico. Il traguardo è a pochi passi. Tutto è riposto nelle competenze del relatore, p. Josè Luis Gutierrez dell'Opus Dei, e del postulatore della causa, l'avvocato romano Andrea Ambrosi, un laico che segue diverse altre cause; valga per tutte quella della mistica tedesca Teresa Neumann. Ambrosi è ufficialmente il postulatore della causa della Carboni dal maggio 2005.
Nel maggio 2008 è stata presentata la positivo super vita, virtutibus et fama sanctitatis presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Per la primavera 2009 sarà pronta anche la positivo super mira sanatione che esamina e presenta il miracolo utile per la beatificazione.

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