Vietati i funerali in chiesa per i lefebvriani
....che vengono concessi a massoni, suicidi e quant'altro....
Ricorderete tutti la vicenda del canonico Escher, monaco agostiniano che, esasperato dall'avversione dell'abate e del vescovo nei confronti di qualsiasi cosa attinente la Tradizione, in primis il motu proprio Summorum pontificum, ha lasciato il convento e si è unito alla Fraternità S. Pio X.
Ebbene: a tutti coloro che possano aver dubitato delle gravi ragioni del canonico, fondate sull'astio implacabile nei confronti della Tradizione, dedichiamo questa notizia che ci giunge dalla diocesi di Sion (la stessa all'interno della quale si trova l'abbazia territoriale di St. Maurice, da cui proviene il canonico Escher). Il parroco di Troistorrents ha rifiutato di celebrare (o comunque consentire che si celebrasse nella chiesa del paese) il funerale di un abitante del comune, che lì aveva trascorso l'intera vita e lì, nella sua parrocchia da sempre, desiderava ricevere l'ultimo commiato. Un divieto gravissimo che, negli ultimi quarant'anni, non era mai stato preso: non diciamo per suicidi o pubblici peccatori, ma nemmeno per chi notoriamente avesse lasciato la Chiesa o simili.
Ma in questo caso il crimine del defunto era senza possibilità di perdono: il defunto frequentava Ecône, la sede della Fraternità San Pio X.
Il parroco di Troistorrents, Philippe Aymon, non nasconde il vero motivo: «I fedeli di Ecône non possono utilizzare una chiesa cattolica. Non l'ho deciso io, si tratta di una direttiva diocesana!»
A quando risale questa direttiva? Il vescovo è in vacanza e non è stato possibile interpellarlo, ma secondo un altro parroco risale almeno agli anni Novanta.
Il motto 'parce sepulto' non va di moda in Svizzera. Che, poi, si accolgano in chiesa senza problemi fedeli di altre religioni (come in un matrimonio misto in Francia in cui l'imam ha letto brani del corano all'ambone), è un altro discorso.
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