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venerdì 30 luglio 2010

Cammino Neocatecumenale i distruttori del Sacramento della Confessione..3° parte

 Carmen e Kiko, eretici fondatori della setta Neocatecumenale....



Tratto dal libro di Don Elio Marighetto I SEGRETI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE 
3° PARTE.......

PRESUPPOSTI NEGATIVI
IL PECCATO NON OFFENDE DIO

“Alcuni diranno che non si può offendere Dio solo perché siamo il Corpo Mistico, e quindi il peccato di ognuno si ripercuote sugli altri… Ci si domanda se si può offendere unicamente Dio. La domanda è posta perché noi abbiamo del peccato una concezione verticale, individualistica; di essere noi ad offendere in modo particolare Dio, come se il peccato fosse una offesa a Dio nel senso di poter rubare a Dio la sua gloria. Noi crediamo che si possa recare danno a Dio.
“La prima cosa che dobbiamo pensare è che non si può recare danno a Dio. Dio non lo si può offendere nel senso di togliergli la sua gloria, perché allora Dio sarebbe vulnerabile e non sarebbe Dio. Dio è invulnerabile. Non gli puoi togliere la sua gloria in nessun modo…
“Questa è una cosa che sorprende moltissimo la gente perché da piccoli ci hanno detto che il peccato fa soffrire Gesù bambino se siamo cattivi e indocili. E la gente ha dei concetti molto sentimentali, pensano che il peccato fa soffrire molto Gesù Cristo.
“In che senso si può parlare di offendere Dio? Nel senso che il peccato rompe il piano di Dio. Qual è il piano di Dio il disegno di Dio sull’uomo? L’amore. Il peccato è sempre una lesione dell’amore. Anche una bestemmia che io ho detto senza che nessuno se ne accorga, mi degrada interiormente come persona. E questa degradazione si ripercuote in qualche modo nelle mie relazioni con gli altri, in qualche modo distrugge gli altri. Questo lo dice anche la psicologia del profondo…
“Allora quando pecchi offendi Dio nel senso che rompi il piano di Dio ed allora quello che succede è che rechi danno a te stesso e agli altri. Pertanto è impossibile offendere Dio senza offendere gli altri e se stessi” (OR, p. 182).
“Non è che tu manchi ad una legge astratta, è che tu entri nella morte. Dio ha detto ad Adamo di non peccare non perché ciò dia fastidio a Dio, ma perché se Adamo pecca muore, e Dio non vuole che Adamo muoia. Però Adamo pecca e muore. Rompe il piano di Dio che era stabilito per lui e la sua vita si trasforma in un inferno… La gente crede che il peccato sia una cosa buona, che a te piace, ma non ti lasciano fare perché offende Dio… Questo concetto di peccato è antibiblico.

“Il peccato è un male per chi lo commette… fa entrare nella morte”.

(Carmen) “Il peccato rompe il piano di salvezza che Dio ha per il mondo, che è la Chiesa. In questo senso il cristiano che pecca, pecca contro la Chiesa. Ma non nel senso ontologico dei vasi comunicanti, come molti dicono, che il male cioè si estende a tutto il mondo, bensì nel senso sacramentale” (OR, p. 183).
“Che tu commetta dei peccati, Dio lo permette per scoprire la tua realtà… Questa è la parte positiva del peccato” (OR, p. 185).
Questa affermazione ha dell’incredibile! Come potrebbe Dio permettere o desiderare il peccato, quasi avesse in sé una parte positiva: farci conoscere che non siamo capaci a nulla se non di peccare!
La Comunità è formata da persone che la rendono ricca o povera a seconda del bene o del male che fanno. Ma il peccato è l’atto d’una persona, cosciente, libera e responsabile d’ogni suo gesto.
Il peccato, pur non offendendo unicamente Dio, è principalmente offesa a Dio anche se non Gli sottrae per nulla la gloria e l’onore.
Non ‘offende’ solo chi toglie l’onore ad altri ma anche chi tenta di toglierlo.

Certamente col peccato l’uomo rifiuta a Dio l’amore che Egli merita.L’uomo non può togliere gloria a Dio né danneggiarLo, ma Lo “offende” perché Gli nega  quanto Gli è dovuto e se potesse… Lo sopprimerebbe. In realtà l’uomo, nella sua presunzione, tenta di sottrarsi a Dio, e pecca turbando l’ordine oggettivo della verità e della giustizia. Se peccando l’uomo danneggia solo se stesso, non ha obbligo di riparare “perché Dio non può esser offeso”.
Ma nella Bibbia si parla spesso di peccato come offesa a Dio (Gb 1,5; Sal 119,11; Prov 14,21; 17,5; Ez 20,27; Rm 2,23).
E anche il Concilio parla di offese fatte a Dio con il peccato (L.G. 11).
Dice Giovanni Paolo II: “E’ vano sperare che prenda coscienza un senso del peccato nei confronti dell’uomo e dei valori umani, se manca il senso dell’offesa commessa contro Dio, cioè il vero senso del peccato (R.P. 18).
IL PECCATO HA SEMPRE DIMENSIONE SOCIALE, MAI INDIVIDUALE

“La Chiesa primitiva è un Corpo che esplicita nel mondo la resur-rezione di Gesù Cristo. Allora se uno dei membri fa qualche peccato, cioè nega Gesù Cristo, fa un male all’umanità intera perché non esplicita più all’umanità la salvezza che la Chiesa esprime. Per questo… uno che ha rinnegato il cammino sarà sottoposto alla scomunica… “Questa sarà una delle prime espressioni esterne del peccato nella Chiesa primitiva. Uscito, poi lo sottomettono alla penitenza… Perché ogni peccato ha, come nell’Antico Testamento, una dimensione sociale, mai individuale, e quindi offende tutta la comunità, la Chiesa che è sacramento di salvezza per il mondo” (OR, p. 167).
Certamente non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente personale, che riguardi solo chi lo commette. Ogni peccato si ripercuote anche sugli altri fratelli di fede e sull’intera umanità. Ciò non significa che la responsabilità di tale danno non sia del singolo peccatore o che questi possa attribuire alla comunità il suo peccato che è sempre un atto libero della singola persona. Le conseguenze del peccato ricadono principalmente sul peccatore che si separa da Dio.
La R. et P., al n. 16, indica sia la dimensione personale che quella sociale del peccato; Carmen invece sembra negare la dimensione personale.
Quanto meglio non sarebbe dire che: “Il peccato ha anche una dimensione sociale, mai solo individuale!”.
L’UOMO NON PUO’ FARE IL BENE E SE PECCA NON NE HA COLPA E’ SCHIAVO DI SATANA: E’ LUI CHE PECCA IN NOI NON E’ LIBERO E QUINDI NON PUO’ PECCARE

“Tu sei schiavo del male: sei schiavo del maligno e obbedisci alle sue concupiscenze e ai suoi comandi” (OR, p. 129).
“Questa è la realtà dell’uomo: vuol fare il bene e non può. Il marxismo dirà che non può perché alienato dalle strutture… la psicologia… a causa dei suoi complessi psicologici. Tutto questo non mi convince. Il cristianesimo dice un’altra cosa. Dio ha rivelato la realtà dell’uomo così: 
L’UOMO NON PUO’ FARE IL BENE PERCHE’ SI E’ SEPARATO DA DIO, PERCHE’ HA PECCATO, ED E’ RIMASTO RADICALMENTE IMPOTENTE E INCAPACE IN BALIA DEI DEMONI. E’ RIMASTO SCHIAVO DEL MALIGNO. IL MALIGNO E’ IL SUO SIGNORE. (Per questo non valgono né consigli né sermoni esigenti. L’uomo non può fare il bene).

“Domani t’imbatterai in questa realtà:… vuoi e non puoi. Tutto va molto bene, ma appena ti scontri con un evento di morte e ti ribelli, non ce la fai, affondi e servi il demonio. Non puoi camminare sulla morte, non puoi passare la barriera, perché sei schiavo del maligno che ti manipola come vuole, perché è molto più potente di te. Non puoi compiere la legge, perché la legge di dice di amare, di non resistere al male, ma tu non puoi: tu fai quello che vuole il maligno” (OR, p. 130).
Ho constatato che queste affermazioni hanno suscitato stupore e sorpresa persino in persone “abituate a peccare liberamente”. Ma per Kiko, l’uomo sarebbe costretto a peccare: la sua natura non gli permetterebbe di compiere il bene. Sarebbe quindi vano ogni suo sforzo per correggersi.
Qualche esperto in materia potrebbe trovare in queste espressioni (come in quelle di Lutero) un riflesso della personale situazione esistenziale.
A noi non resta che pregare perché il Signore lo illumini e lo salvi.
“Non serve a nulla dire alla gente che si deve amare. Nessuno può amare l’altro… chi può perdere la vita per il nemico… E’ assurdo.
“E chi ha colpa di questo? Nessuno. Per questo non servono i discorsi. Non serve dire sacrificatevi, vogliatevi bene, amatevi. E se qualcuno ci prova si convertirà nel più gran fariseo, perché farà tutto per la sua perfezione personale” (OR, p. 136).
“Uno guarda se stesso e si rende conto di essere un comodo cui costa perfino andare in chiesa la domenica e che è triste di non essere capace di cambiare. Al massimo cercherà di fare qualcosina per guadagnarsi il cielo nell’altra vita con qualche opera buona. Non può fare di più perché è profondamente tarato. E’ carnale. Non può fare a meno di rubare, di litigare, d’essere geloso, di invidiare, ecc. Non può fare altrimenti e non ne ha colpa” (OR, p. 138).
“Lo Spirito che Gesù invierà non è affatto uno Spirito di buone opere e di fedeltà al Cristo morto” (Or, p.151).
“L’uomo che pecca vive nella morte. Ma non perché lui sia cattivo, perché vuol fare del male. Perché questo è religiosità naturale, che crede che la vita è una prova, che tu puoi peccare oppure no. No, no, l’uomo pecca perché non può fare altro, perché è schiavo del peccato” (1°SCR, p. 93).
Non è possibile negare la libertà e la responsabilità nel peccare e continuare a credere a quanto la Chiesa insegna in proposito. Il C.C.C. parla di ‘libero arbitrio’; di libertà di scelta tra bene e male; della disobbedienza che è abuso di libertà; di responsabilità dell’uomo; di imputabilità e di responsabilità d’ogni atto… da imputarsi a chi lo compie (nn. 1731-1736). Lutero diceva: “Acconsenti dunque a ciò che tu sei, angelo mancato, creatura abortita. Il tuo compito è di mal fare, perché il tuo essere è malvagio!” (J. Maritain, “I Tre Riformatori”, Morcelliana, 1964, p. 48).
“La responsabilità personale viene eliminata e nessun NC si sentirà più di promettere… che cambierà, visto che Kiko ha convinto tutti che per quanto si sforzino non ce la faranno mai, se non quando Dio vorrà” (Test. Ex-Cat., p. 49). “La confusione che Kiko ha, di conseguenza si ripercuote sui NC e si sta diffondendo sempre più nella Chiesa e lascia intendere che non c’è nessuna responsabilità per i peccati perché è solo questione di circostanze e potenzialmente siamo tutti assassini, stupratori, ladri, ecc. Questa predicazione… convince la gente d’essere vittima degli eventi. Queste idee entrano nella mente e fanno sentire dentro malvagi e peccatori senza via d’uscita” (Test. Ex-Cat., p.18). “Conseguenza di questo insegnamento, è la scomparsa nell’intimo dei NC, di qualsiasi pentimento; visto che non è lui responsabile per il male che fa, di che cosa si deve pentire?” (Test. Ex-Cat., p. 22). “E’ terribile quello che Kiko dice: ‘Lo Spirito che Gesù invierà non è affatto uno Spirito di buone opere…!’. Non spinge forse a credere che non occorrono le opere ma basta la fede? E’ proprio così, e così credono i NC: “Poiché non siamo capaci di opere buone, non restano che quelle cattive”. Questo ragionamento non avviene a livello cosciente ma inconscio. Senza rendersene conto, molti convinti che Dio permetta i peccati… si sentono giustificati a farli” (Test. Ex-Cat., p. 44).
“Quando un uomo è stato gestato passo a passo e gli è stato dato lo Spirito Santo… peccare…, odiare…, assassinare, è difficilissimo. Dice la teologia antica che per poter fare questo bisognava commettere prima molti peccati, perché se realmente dentro di te c’è lo Spirito di Dio, come potrai desiderare di fare del male, peccare?… Per questo dice: che nessuno si inganni: quello che pecca è il demonio. Quindi, se qualcuno pecca è perché il demonio è in lui” (SH, p. 14).
Queste espressioni sono illusorie, quasi soporifere, come se, per raggiungere la perfezione, l’uomo debba comportarsi passivamente, abbandonandosi a Dio, senza preoccuparsi personalmente della sua salvezza (D-S n. 2241; n. 2244; n. 2247-2248).
“Noi dobbiamo scoprire attraverso questo cammino... che il peccato originale non è una macchietta giuridica con la quale noi nascevamo e che va via col Battesimo e siamo puri e immacolati per sempre. Il peccato originale è qualche cosa di molto diverso e questo concetto un po' strano nasce con Sant’Agostino ed è un modo di vedere il problema in una forma molto povera.
“Il peccato originale è una realtà che ci circonda, che è quella che ha condizionato i nostri genitori, che ci ha gestato veramente in questa realtà. Se non fosse così allora il Battesimo sarebbe magico, cioè senza aver capito nulla ci viene data di punto in bianco una nuova realtà che ci dà una nuova natura. Non è vero questo” (SH, p. 42).
“Nessuno fa niente in questo mondo se Dio non lo aiuta. Non è il senso stoico, che sempre insegna che bisogna fare rinunce per soffrire di meno. Pensate che la Spagna è un paese stoico dove prevale il sacrificio, la rassegnazione, l’austerità, la povertà... Ci fu un tempo in cui si credeva che per essere virtuosi era necessario sacrificarsi molto facendo piccoli atti per esercitare la volontà… Oggi questo non si accetta più. E’ stato per altre epoche” (SH, pp. 97-98).
Povero Agostino! Quanti poveri santi illusi non ha generato!
 
...... Continua....

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