«O Dio, perché ci respingi per sempre, perché divampa la tua ira contro il gregge del tuo pascolo?
Ruggirono i tuoi avversari nel tuo Tempio, issarono i loro vessilli come insegna. Come chi vibra in alto la scure, nel folto di una selva, con l’ascia e con la scure frantumavano le sue porte. Hanno dato alle fiamme il tuo Santuario, hanno profanato e demolito la dimora del Tuo nome».
(Salmo 73, 1. 4-7)
lex credendi, lex credendi!
Alla luce di questa lapalissiana evidenza, se si intendeva autominare seriamente la credibilità della Chiesa Cattolica e di oscurare gli insegnamenti diinnumerevoli Papi Santi, tutti fermi nella medesima Verità di sempre, allora va detto che, con questo grave atto, si riuscì pienamente nell'intento. Difatti dopo il concilio almeno ottantamila sacerdoti esterefatti da certi capovolgimenti dottrinali lasciarono disgustati la talare.
Ufficialmente definiti solo osservatori i sei, come conferma il Vescovo William Baum (nominato Cardinale nel 1976 da Paolo VI) ebbero invece un ruolo molto più pragmatico: «Essi non si trovavano lì solo come osservatori, ma anche come consulenti che parteciparono attivamente al rinnovamento liturgico. Non avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati ad ascoltare; essi vi contribuirono pienamente».
Il NOM ne è la prova evidente: una messa moderna protestantizzata, svuotata di contenuti e del tutto simile alla messa protestante di luterana memoria.
Lutero non nascose mai il suo accanito livore per la Messa- Sacrificio- Cattolica e per il Vicario di Cristo:
“Il papa è il diavolo; se io potessi uccidere il diavolo perché non dovrei farlo?”-“Quando la messa sarà stata rovesciata, io sono convinto che avremo rovesciato con essa tutto il papismo.
Il papismo, infatti, poggia sulla messa come su di una roccia, tutto intero, con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola, con tutta la sua pancia.
Tutto ciò crollerà necessariamente quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole. Io dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa papista».
E allora alla luce di queste insane parole e dell'insegnamento del Santo Magistero sull'eresia come pronunciarsi, come definire le "acute" scelte della Chiesa di allora?
Con tutto l'amore che possiamo avere verso coloro che si sono allontanati improvvidamente da Santa Madre Chiesa va detto che è altamente insano mutare ciò che Dio ha disposto per il Suo Corpo Mistico.
La via di salvezza è una sola: Extra Ecclesiam Nulla Salus.
Allora auspichiamo un immediato ritorno alla bellezza e alla Veracità della Chiesa di Cristo nell'immutabile Depositum Fidei e nella tradizione. Preghiamo con fede.
Giorgio Mastropasqua
Il seguente testo è tratto dal recente libro: “Il Card. Ferdinando Antonelli e gli sviluppi della riforma liturgica dal 1948 al 1970.” di Nicola Giampietro O.F.M
(L’Autore ha potuto consultare i diari del Cardinale, conservati fino a poco tempo fa nell’Archivio de La Verna, e tramite essi ci ha fornito la conferma formale di quanto si continua a sostenere da parte tradizionalista: i lavori di studio e di elaborazione che hanno condotto alla stesura dei nuovi libri liturgici, comunque approvati da Paolo VI, sono stati eseguiti da degli incompetenti, degli arruffoni, degli ignoranti in campo liturgico e teologico. Queste cose le dice il Card. Antonelli nei suoi diari):
«Mi dispiace del come è stata cambiata la Commissione: un raggruppamento di persone, molte incompetenti … Discussioni molto affrettate. Discussioni a base di impressioni: votazioni caotiche. … La Commissione o il Consilium è composto di 42 membri: ieri sera eravamo 13, neanche un terzo.» (pp. 228-229). «…Ma lo spirito non mi piace. C’è uno spirito di critica e di insofferenza verso la S. Sede che non può condurre a buon termine. E poi tutto uno studio di razionalità nella liturgia e nessuna preoccupazione per la vera pietà. Temo che un giorno si debba dire di tutta questa riforma… accepit liturgia recessit devotio. Vorrei sbagliarmi.» (p. 234) [sulla formula dell’Ordinazione] «Non metto in dubbio che i periti abbiano studiato a fondo la tradizione… Ho l’impressione però che il corpo giudicante, che in questo caso erano i 35 Padri del Consilium presenti, non fossero all’altezza. C’è poi un elemento negativo: la fretta di andare avanti quia tempus urget.» (p. 237) «… in una adunanza di detto Consilium… (19/4/67) …Paolo VI vi intervenne personalmente… si disse amareggiato, perché si facevano esperimenti capricciosi nella Liturgia e piú addolorato ancora di certe tendenze verso una desacralizzazione della Liturgia. Però ha riconfermato la sua fiducia al Consilium. E non si accorge il Papa che tutti i guai vengono dal come sono state impostate le cose…» (pp. 237-238) «1. confusione. Nessuno ha piú il senso sacro e vincolante della legge liturgica. … 4. negli studi di piú vasta scala continua il lavoro di desacralizzazione, e che ora chiamano secolarizzazione; … 6. la grande crisi perciò è la crisi della dottrina tradizionale e del magistero.» (pp. 242-243) «5. nel Consilium ci sono pochi Vescovi che abbiano una preparazione liturgica specifica, pochissimi che siano veri teologi. La carenza piú acuta in tutto il Consilium è quella dei teologi. Si direbbe che siano stati esclusi.» (p. 257) «Quello che però è triste […] è un dato di fondo, un atteggiamento mentale, una posizione prestabilita, e cioè che molti di coloro che hanno influsso nella riforma, […], ed altri, non hanno alcun amore, alcuna venerazione per ciò che ci è stato tramandato. Hanno in partenza disistima contro tutto ciò che c’è attualmente. Una mentalità negativa ingiusta e dannosa. Purtroppo anche il Papa Paolo VI è un po’ da quella parte. Avranno tutti le migliori intenzioni, ma con questa mentalità sono portati a demolire non a restaurare.» (p. 258) «Potrei dire molte cose di questo uomo [Mons. A. Bugnini]. Devo aggiungere che è stato sempre sostenuto da Paolo VI. Non vorrei sbagliarmi, ma la lacuna piú notevole in P. Bugnini è la mancanza di formazione e di sensibilità teologica. … Ho l’impressione che si sia concesso molto, soprattutto in materia di sacramenti, alla mentalità protestante.» (p. 264).
1^ ADUNANZA Al termine della prima adunanza l’Antonelli annota: "Non sono entusiasta dei lavori. Mi dispiace del come è stata cambiata la Commissione: un raggruppamento di persone, molte incompetenti, più ancora avanzata nelle linee della novità. Discussioni molto affrettate. Discussioni a base di impressioni: votazioni caotiche. Ciò che più mi dispiace è che i Promemoria espositivi e i relativi quesiti sono sempre su una linea avanzata e spesso in forma suggestiva. Direzione debole. Spiacevole il fatto che si riaccende sempre la questione dell’art. 36 § 4. Mons. Wagner era inquieto. Mi dispiace che questioni, forse non tanto gravi in sé, ma gravide di conseguenze, vengano discusse e risolte da un organo che funziona così. La Commissione o il Consilium è composto di 42 membri" (op. cit., pp. 228-229).
2^ ADUNANZA I rilievi dell’Antonelli rivelano il clima nel quale si lavorava. Si viene a sapere che non c’erano solo discussioni su determinati problemi, ma che si facevano anche degli esperimenti liturgici veri e propri (op. cit., p. 230).
3^ ADUNANZA "Dispiace lo spirito che è troppo innovatore. Dispiace il tono delle discussioni troppo sbrigativo e tumultuario talvolta. Dispiace che il Presidente non abbia fatto parlare, domandando a ciascuno il parere" (op. cit., p. 230).
5^ ADUNANZA Si proponeva di togliere il Confiteor dalla S. Messa. Dopo un intervento dell’Antonelli si decide che ci deve essere un atto penitenziale nella Messa e all’inizio. Si discute sul Kyrie e Gloria, sulla Liturgia Verbi e sull’offertorio. "Mi dicono che per l’offertorio è stato rilevato come il passo dei Proverbi 9, 1-2, sia cosa artificiale. Ma questo è proprio il sistema deprecato di Durando de Mende, di prendere cioè dei passi della Scrittura solo perché vi ricorre la parola di un rito. Nella Sapienza, i vini e i cibi sono i consigli e la dottrina che derivano dalla Sapienza, che cosa ha da vedere con l’Eucaristia?" A conclusione della quinta sessione l’Antonelli esprime un giudizio preoccupato: "Lo spirito non mi piace. C’è uno spirito di critica e di insofferenza verso la S. Sede che non può condurre a buon termine. E poi tutto uno studio di razionalità nella liturgia e nessuna preoccupazione per la vera pietà. Temo che un giorno si debba dire di tutta questa riforma quello che fu detto della riforma degli inni al tempo di Urbano III: accepit latinitas recessit pietas; e qui accepit liturgia recessit devotio. Vorrei ingannarmi" (op. cit., pp. 233-234).
6^ ADUNANZA "Nelle ordinazioni si decide, con poca maggioranza, che i concelebranti impongano solo le mani (la materia) senza dire la formula (la forma). A mio modo di vedere la questione è grave e non si può permettere quanto è stato proposto da Dom Botte" (op. cit., pp. 234-236).
7^ ADUNANZA "A questa Sessione, per la prima volta, hanno partecipato osservatori delegati di chiese protestanti". In merito all’ordinazione sacerdotale l’Antonelli osserva con sorpresa che, nell’allocuzione del Vescovo agli ordinandi, che è nuova, tra gli uffici del sacerdote non è citato il suo impegno principale: offrire il sacrificio eucaristico. Osserva che anche l’espressione usata dal Vescovo subito dopo per indicare agli ordinandi cosa devono fare "è una formula vaga e non si può accettare. Bisogna ammettere chiaramente che il sacerdote ha il preciso ufficio di offrire il sacrificio eucaristico". Dopo un altro incontro di studio il Padre Antonelli annota: "Ho l’impressione che il corpo giudicante, che in questo caso erano i 35 Padri del Consilium presenti, non fossero all’altezza. C’è poi un elemento negativo: la fretta di andare avanti con urgenza" (op. cit., pp. 236-237)].
8^ ADUNANZA Nell’adunanza del 19 aprile 1967, Paolo VI intervenne personalmente e parlando del cammino in corso dell’attuazione della riforma liturgica, Paolo VI si disse amareggiato, perché si facevano esperimenti capricciosi nella Liturgia e più addolorato ancora di certe tendenze verso una desacralizzazione della Liturgia. Però ha riconfermato la sua fiducia al Consilium. E non si accorge il Papa che tutti i guai vengono dal come sono state impostate le cose in questa riforma del Consilium. "È pessimo il sistema delle discussioni: a) gli schemi spesso vengono prima della discussione. Qualche volta, e in cose gravissime, come quella delle nuove anafore, è stato distribuito uno schema la sera, per discuterlo l’indomani. b) Il Card. Lercaro non è l’uomo per dirigere una discussione. Il P. Bugnini ha solo un interesse: andare avanti e finire. c) Peggiore il sistema delle votazioni. Ordinariamente si fanno per alzata di mano, ma nessuno conta chi l’alza e chi no, e nessuno dice tanti approvano e tanti no. Una vera vergogna. Non si sa quale maggioranza sia necessaria, se dei due terzi o quella assoluta. Altra mancanza grave è quella che manca un verbale delle adunanze". Viene deciso di rivedere la struttura e l’ordinamento del Consilium.
Ecco cosa - tra l’altro - l’Antonelli scrive al Papa: "a) è molto diffusa, in gran parte del clero e dei fedeli, una notevole inquietudine per queste continue mutazioni. b) Questo stato di instabilità favorisce gli arbitri e abbassa sempre più il rispetto sacro delle leggi liturgiche. c) Gli esperimenti è necessario che siano pochi, limitati nel tempo e riservati a pochissimi ambienti qualificati, con persone responsabili. Esperimenti in vasta scala e la larghezza, forse con la quale sono stati permessi, ha fatto sì che non pochi sacerdoti, un po’ dovunque, si ritengano autorizzati a tentare le cose più stravaganti, con il pretesto che si fanno ad experimentum. d) È cosa nuova che un organo della S. Sede prepari da sé il suo statuto e lo approvi e che il Papa soltanto lo confermi. e) Nella nomina dei componenti il Consilium, compresi i Cardinali, come dei suoi Consultori e dei suoi organismi, per i quattro quinti la scelta è fatta dallo stesso Consiglio di Presidenza e al Papa spetta solo la conferma (è chiaro che se vuole può non confermare, ma in pratica è la scelta che determina). Il Papa così può scegliere direttamente e nominare solo una quinta parte, compresi, ripeto, i Cardinali. Questo sistema non ha precedenti nella storia, perché anche dopo Trento e il Vaticano I, terminato il Concilio, fu la Santa Sede che tornò ad avere piena autonomia" (op. cit., pp. 237-242).
Con queste recenti rivelazioni trattate in questo libro, pensiamo di poter rispondere a chi vorrebbe mettere in dubbio il lavoro di Romano Amerio. Ma anche se si obbiettasse sugli scritti del Cardinale Antonelli, risponderemmo che la storia parla più di tutte le parole di questo mondo, e ad oggi la cosiddetta riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha fallito, anzi ciò che sta producendo porterà definitivamente la distruzione della SANTISSIMA MESSA.
E non è forse vero che quarant’anni fa la Chiesa, (in coloro che hanno sposato dottrine anticattoliche e moderniste), ha intenzionalmente quasi interamente abbandonato la cattolica Fede del Santo Concilio di Trento, azzerando di fatto 1900 anni di Tradizione e cominciando ad impiantare, attraverso la Riforma Teologica e la Riforma Liturgica, qualcosa che di “cattolico” ha ben poco? A conferma di ciò che abbiamo affermato lo stesso Cardinale Ottaviani, Prefetto del Sant’ Uffizio, (non un analfabeta quindi, se posto a tale responsabilità!) nella sua lettera al Santo Padre Paolo VI, disse a proposito della nuova Messa: «Il Novus Ordo Missæ rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia della Santa Messa, quale fu formulata nella sessione XXII del Concilio Tridentino…», e fece seguire un breve esame critico, redatto assieme al Cardinale Bacci, al quali non è mai stata data una risposta.
Lei stesso quando era Prefetto della Congregazione della Dottrina della fede ha affermato:
«La promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano solo essere tragiche…». «Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia». «La riforma liturgica, …, ha prodotto danni estremamente gravi per la fede». (CARD. RATZINGER, La mia vita, ed. San Paolo, 1997).
Difatti: “Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all'opera e la loro rovina è in agguato”.(seconda lettera di San Pietro)
Non è forse vero che in tutte le parrocchie del mondo si vive la cosiddetta Messa ecumenica?
Per non dimenticare…
Paolo VI
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PER NON DIMENTICARE…PAOLO VI. di Don Luigi Villa
La "formella" originale N° 12, che raffigurava il Concilio Ecumenico Vaticano II, con quattro Padri conciliari tra Giovanni XXIII e Paolo VI | ||
LA "STELLA A CINQUE PUNTE" SULLA MANO DI BRONZO DI PAOLO VI | ||
La "porta di bronzo", quando venne inaugurata, sul "Battente del Bene", al N° 12, vi figurava il "Concilio Ecumenico Vaticano II": quattro Padri conciliari tra Giovanni XXIII e Paolo VI" (Vedi figura soprastante). Però, mentre Giovanni XXIII e gli altri quattro Padri conciliari erano scolpiti con la faccia che guardava in avanti, Paolo VI (l'ultimo a destra) era invece scolpito di profilo, in modo da presentare, ben visibile, la sua mano sinistra con su, incisa, l'insegna massonica: la "Stella a cinque punte" o "Pentalfa massonico". (1) |
A sinistra: ingrandimento della figura di Paolo VI, con la "Stella a cinque pun-te", (evidenziata da noi in rosso) sul dorso della mano sinistra, come appariva nella "prima formella". A destra: ingrandimento del dorso della mano sinistra di Paolo VI, con incisa la "Stella a cinque punte", satanico marchio massonico che rappresenta, graficamente, il Marchio della Bestia: 666. |
"Speciale" de "L'Osservatore Romano" (Domenica 25 set-tembre 1977), per il Suo ottantesimo Compleanno, e proprio con quel satanico marchio massonico sulla mano, quasi a "firma" -e non generica!- del Suo Pontificato! |
Paolo VI è anche colui che deposita definitivamente la tiara. | (1) A seguito di proteste di un certo peso, la formella in questione venne sostituita con una equiparata alle altre |
Questa fotografia riproduce una cerimonia di enorme importanza simbolica: Paolo VI depone, definitivamente, la tiara sull'altare. È il grande obiettivo della Rivoluzione francese, attuato per mano di colui che sedeva sulla cattedra di Pietro; un risultato più importante della decapitazione di Luigi XVI, e anche della "breccia di Porta Pia". Richiamiamo le parole del Pontefice della Massoneria Universale, Albert Pike: «Gli ispiratori, i filosofi e i capi storici della Rivoluzione francese avevano giurato di rovesciare la Corona e la Tiara sulla tomba di Jacques de Molay... Quando Luigi XVI fu giustiziato, la metà del lavoro era fatta; e quindi da allora l'Armata del Tempio doveva indirizzare tutti i suoi sforzi contro il Papato» (Albert Pike, Morals and Dogma, vol. VI, p. 156). |
Il gesto di Paolo VI è avvalorato da una sua frase: “Non mi sentivo portato al chiericato che , talvolta, mi sembrava statico, chiuso... implicante la rinuncia alle tendenze terrene [da lui disinvoltamente vissute n.d.r] nella misura della sua condanna al mondo... Se io sento così, vuol dire che io sono chiamato ad un altro stato, dove io mi realizzerò più armoniosamente, per il bene comune (sic!) della Chiesa”. “Ho notato quanto il suo pensiero fosse di tipo laico. Con lui non si era in presenza di un “chierico”, ma di un laico promosso, inaspettatamente, al papato”! [Un modo elegante per esprimere una realtà orrenda n.d.] (Paolo VI a Jean Guitton, in “Dialoghi con Paolo VI” p.258, e Jean Guitton, in ”Paul VI secret”, Ed Paoline). ”Il potere del Papa non è illimitato: non solo Egli non può cambiare nulla in ciò che è l'istituzione divina ma, messo per edificare e non per distruggere, è tenuto dalla legge naturale a non gettare confusione nel gregge di Cristo”. Cfr.Diet. De Th. Cath.t.cell. 202940. (Citazioni tratte da “PaoloVI°...Beato?”, di Don Luigi Villa, Ed. Civiltà, Brescia). Ma evidentemente Paolo VI ha voluto dimenticare... | Questo è il Monumento dedicato alla memoria di Paolo VI, eretto nella piazzetta posteriore del Santuario della Beata Vergine Incoronata, al Sacro Monte di Varese, con la paternità di Mons. Pasquale Macchi, segretario personale di Paolo VI. Il Monumento fu inaugurato il 24 maggio 1986 alla presenza del Ministro degli Esteri, Giulio Andreotti, e benedetto dal Card. Agostino Casaroli, Segretario di Stato Vaticano. |
Particolare del Monumento a Paolo VI, sul Sacro Monte di Varese, che mostra uno strano "monile", di forma quadrangolare, sul suo petto. (Per ulteriori dettagli sul Monumento, si veda: Franco Adessa, "A Paolo VI un monumento massonico", Editrice Civiltà - Brescia - 115 pagine). |
L'elaborazione a colori del "monile", posto sul petto del bronzo di Paolo VI, dimostra, sen-za ombra di dubbio, che questo è l'EPHOD, il monile indossato da Caifa quando con-dannò a morte Gesù Cristo! Sull'ingrandimento, si evidenzia la corrispondenza delle incisioni con le dodici tribù, o meglio i 13 capi delle 12 tribù d'Israele. Utilizzando le forme (quadrangolare, circolare, le linee rette, quelle di forma identica, quelle uscenti da uno stesso punto, e tutte con la cronologia che dalle linee chiuse esterne va a quelle interne e delle linee aperte, poste in senso orario partendo dalla linea verticale sulle ore 12, si dimostra che: | ||
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La sua “nuova religione”: “Il culto dell’uomo”.
La sua “apertura al mondo” fondata sul principio della libertà religiosa, che deve essere corretta sino in fondo... nel senso delle “soluzioni ecumeniche”.
La sua “apertura al modernismo”.
La sua “apertura alla massoneria”.
La sua “apertura alla democrazia universale”. Il NOVUS ORDO.
La sua “apertura al comunismo” , da sempre una sua utopia giovanile, poi realizzata.
La distruzione dei seminari. (tratto da “Paolo VI… Beato?, di Don Luigi Villa, Ed. Civiltà, Brescia)
La “sua” Messa, ecumenica, che stravolge completamente, anche nella sua essenza, ovvero nella formula della transustanziazione, quella tradizionale, quella degli Apostoli: “Questo è il mio corpo”, “Questo è il calice del mio sangue che verrà sparso per voi e per molti” [E NON PER TUTTI, secondo la formula di Paolo VI].
Quello che si vede in giro per molte chiese, da quel momento sino ad oggi, dà l’esatta idea della distruzione sistematica operata nell’ambito della religione cattolica.
Il 20 marzo 1965, Paolo VI ricevette in udienza un gruppo di dirigenti del “Rotary Club”, durante la quale disse che la forma associativa di quel gruppo para-massonico “era buona” e che “buono era il metodo” e, quindi, erano “buoni anche gli scopi”, come se non si sapesse che questa organizzazione era di origine massonica.
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