CITTA’ DEL VATICANO - Dopo l’ articolo del Direttore Gianluca Barile dal titolo: “Le braccia incrociate di Kiko tra disobbedienza e messaggi in codice”,
in redazione, come previsto, sono giunte numerose e-mail, sia di consenso che di critica, da parte dei lettori. In qualita' di vicedirettore di ‘Petrus’, e prima ancora come sacerdote, sento la necessità di intervenire per un ulteriore chiarimento e per ribadire che non stiamo assolutamente conducendo una campagna denigratoria pregiudiziale nei riguardi del Cammino Neocatecumenale
, ne' ci stiamo accanendo a dismisura contro gli ideatori di tale movimento. E’ solo che da cattolici e studiosi della materia, riteniamo, in coscienza, che il Cammino Neocatecumenale abbia gravi falle dottrinali e di prassi e, quindi, per amore della Chiesa, ci permettiamo di far notare ciò che, umilmente, consideriamo sbagliato.
Ciò premesso, andiamo per gradi, tralasciando gli articoli precedenti e soffermandoci solo sull’editoriale-denuncia, firmato nell’area approfondimenti dal Direttore Barile, che tanto ha richiamato l’attenzione dei principali blog e siti cattolici della Rete. Come è noto, Domenica scorsa, in San Pietro, Benedetto XVI ha ordinato 29 nuovi sacerdoti, di cui 9 Neocatecumenali formatisi presso il seminario “Redemptoris Mater” di Roma.
Al momento della Comunione, tra i fedeli che hanno ricevuto l’Eucaristia direttamente dalle mani del Papa, c’era anche Francisco Argüello, meglio conosciuto come ‘Kiko’, l’iniziatore spagnolo del Cammino. Kiko ha ricevuto la Santa particola sulla lingua ma con le braccia conserte, manifestando un atteggiamento esteriore non propriamente consono alla sacralità dell’Eucaristia. Questo atteggiamento esteriore poco rispettoso nasce probabilmente anche da errori dottrinali di Kiko verso la Santa Messa. Servendoci del testo “Orientamenti alle Equipes di catechisti per le catechesi dell’annuncio”, - pro manuscripto - Luglio 1986 (d’ora poi indicato con la sigla Or.), che contiene gli appunti presi dai nastri degli incontri avuti da Kiko e dalla co-inziatrice Carmen Hernandez per orientare gruppi di catechisti di Madrid nel Febbraio del 1972, cioè quando il Cammino muoveva i primi passi, vogliamo dimostrare questa ipotesi.
Proprio grazie a tale testo di formazione di base dei Neocatecumenali, quindi, veniamo a conoscenza di gravi inesatezze prospettate da Kiko e Carmen. Essi, infatti, dichiarano: “La Chiesa primitiva non ha mai avuto problemi circa la presenza reale. Ma se già nella Pasqua Dio era presente... Dio è presente completamente, in maniera efficace, come diciamo noi; è una presenza sacramentale, reale, autentica, memoriale. Come si realizza la Pasqua se non c’è il braccio potente di Jahvé che trae fuori dall’Egitto? Con Gesù Cristo è lo stesso. Il memoriale che egli lascia è il suo spirito risuscitato da morte, fatto vita per portare al Pater tutti quelli che celebrano la Pasqua, tutti quelli che celebrano la cena con lui.
La Chiesa primitiva non ha problemi a proposito di questa presenza” (Or. pp. 345-346); “Quando scoprirete quello che è il centro, tutte le altre cose che vi girano attorno perderanno importanza, a vantaggio del tesoro centrale nascosto” (Or. Pag. 312). Con tali espressioni, gli iniziatori del Cammino nascondono la negazione della “Presenza reale”, che non è espressione di un determinato momento storico contro i protestanti, ma la base necessaria e assoluta dell’Eucarestia, sia come Sacramento che come Sacrificio; è un problema che, nato nella sinagoga di Cafarnào, come primo annunzio dell’Eucarestia, si è realizzato nell’ultima Cena, ed è stato sottolineato da San Paolo (“Chi mangia indegnamente, viola il corpo di Cristo”), ed ha avuto perfino un’eco nel pensiero dei pagani, i quali sospettavano erroneamente che i cristiani uccidessero e mangiassero e bevessero la carne ed il sangue di un bambino; è attestato dai Padri, che anticipano il termine transustanziazione: come Cirillo di Gerusalemme, come Gregorio Nisseno; come Giovanni Crisostomo; come Cirillo di Alessandria; come Giovanni Damasceno; come Sant’Ambrogio, il quale parlando del pane che diventa corpo di Cristo dice: “Se è tanta la potenza delle parole di Gesù Cristo, che le cose che non esistevano incominciarono ad essere, quanto più efficaci saranno per far sì che le cose che già esistevano si convertano in altre!”.
Quindi, con Kiko e Carmen siamo alla demolizione della vera dottrina cattolica sulla Santa Eucaristia. Già nel Medio Evo le eresie di Berengario furono condannate dalla Chiesa, e poi tante altre, fino a Lutero, che non negò la Presenza reale ma, come dice Kiko, negò solo “la parolina transubstanziazione, che è una parola filosofica che vuole spiegare il mistero” (Or. Pag. 345). Ma la più aperta eresia di Kiko e Carmen è la negazione sia del Sacrificio espiatorio della Croce, sia del sacrificio della Messa, perché, secondo loro, l’idea del Sacrificio espiatorio di Gesù Cristo è un’idea pagana da rigettare. Rileggiamoli: “...quando nel Medio Evo si mettono a discutere (i teologi, cioè l’intellighenzia della Chiesa!, ndr) del sacrificio, in fondo discutono di cose che non esistevano nell’Eucarestia primitiva. Perché sacrificio, nella religione, è “sacrum facere”, fare il sacro, mettersi a contatto con la divinità tramite sacrifici cruenti”. In questo senso non c’è sacrificio nell’Eucarestia: l’Eucarestia è sacrificio in un altro senso, perché nell’Eucarestia c’è, sì, la morte, ma c’è anche la resurrezione. Per questo dire che l’Eucarestia è sacrificio è giusto ma è incompleto. L’Eucarestia è sacrificio di lode, una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore. Ma, in quest’epoca, l’idea di sacrificio non è intesa così, ma nel senso pagano. Ciò che essi vedono nella Messa è che qualcuno si sacrifica, cioè Cristo. Nell’Eucarestia vedono soltanto il sacrificio della Croce di Gesù Cristo. e se oggi chiedeste alla gente qualcosa a proposito, vi direbbe che nella messa vede il Calvario” (Or. Pag. 312).
Ora, la gente dice cosi perché questo è l’insegnamento prurisecolare del Cattolicesimo che per generazioni di cattolici è stato offerto dal catechismo. Insegnamento ortodosso che, invece, Kiko e Carmen rinnegano. E ancora: a pagina 353 degli “Orientamenti ai catechisti” i due iniziatori del Cammino neocatecumenale scrivono: “Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali, che Israele aveva avuto ed aveva sublimato, s’introdussero di nuovo nella Eucarestia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del sangue del suo Figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di suo figlio, alla maniera degli dei pagani. Per questo gli atei dicevano: che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro suo figlio sulla Croce?... E chi poteva rispondere?...”. “Le razionalizzazioni sull’Eucaristica ci avevano condotto a queste deformazioni. Ma le cose non stavano così.
Dio in Cristo, dice San Paolo, stava riconciliando il mondo in noi, non perché Cristo placa Dio in qualche modo, ma perché vuole dimostrare agli uomini che ci ama nonostante il nostro peccato, aveva bisogno di dimostrarci che anche se ammazziamo suo Figlio continuava ad amarci...”. La dottrina cattolica, al contrario di quella di Kiko e Carmen, è di una logica assoluta: Gesù si è fatto uomo, nostro fratello; non avendo noi come riparare gli oltraggi fatti a Dio, ecco che Egli, uomo come noi, nostro fratello per solidarietà, si è offerto Lui a riparare tutti i nostri peccati! Ma Kiko e Carmen travisavano la Bibbia e la fede che la Chiesa ha sempre professata e definita! Nella Sacra Scrittura è Dio stesso che stabilisce i sacrifici espiatori. A tal riguardo, già nell’Antico Testamento Levitico 16,2 seg. è esemplare ed afferma: “Disse Jahvé a Mosé: ordina ad Aronne tuo fratello... Aronne entrerà nel santuario in questo modo: con un giovenco per un sacrificio espiatorio e con un montone per un olocausto...”. Ora, questa idea non è stata mai corretta o sublimata; difatti, Malachia, ultimo dei profeti (cap. 1), ci parla di sacrifici espiatori che Dio rigetta solo perché i sacerdoti gli offrono gli scarti del gregge, come gli animali storpi; questi sacrifici critici, non solo non Lo placano, ma suscitano il Suo sdegno, e Dio annunzia il degno sacrificio messianico (verso 11): “In ogni luogo si presenta un sacrificio, si offre al mio nome un’oblazione monda. Sì, il mio nome è grande tra le genti, dice Jahvé degli eserciti!”. Dunque, è falso quello che dicono Kiko e Carmen, che è Dio che offre, mentre è vero che, nell’Eucaristia, è l’uomo che offre a Dio l’oblazione monda.
Ecco le parole degli iniziatori del Cammino: “È chiaro che questo offrire a Dio non è affatto una cosa cattiva. Tu puoi offrire a Dio quello che vuoi, ma l’Eucarestia è una cosa ben diversa e nettamente distinta da tutto ciò. Nell’Eucarestia tu non offri nulla! È Dio assolutamente presente quello che dà la cosa più grande e cioè la vittoria di Gesù Cristo sulla morte” (Or. Pag.341). A Conferma della loro inesattezza, proprio nell’ultimo libro storico della Bibbia, il secondo libro dei Maccabei, troviamo l’offerta di sacrifici espiatori: Giuda Maccabeo manda a Gerusalemme 12.000 dracme d’argento per far celebrare un sacrificio di espiazione per i peccati dei soldati morti in battaglia; e l’autore ispirato dice: “Egli era per un pensiero buono e pio riguardo alla resurrezione. Se, infatti, non avesse avuto la speranza che coloro caduti sarebbero risorti, superfluo e vano sarebbe stato pregare per i morti!”.
Dal servo di Jahvè di cui parla il profeta Isaia, “ ...trafitto a causa delle nostre colpe...” (Isaia 53,5), all’Agnello dell’Apocalisse, a cui tutto il cielo innalza il canto: “tu sei degno... poiché fosti immolato e acquistati per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione”, tutta la scrittura parla del sacrificio perfetto di Cristo! A noi basta ricordare le parole stesse della consacrazione Eucaristica: “Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi... Questo è il mio sangue, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati...”. Kiko e Carmen, quindi, stanno ripetendo esattamente tutte le eresie Eucaristiche già condannate apertamente dal Concilio di Firenze, contro i catari e gli albigesi, e da quello di Trento (sessione XXII, cap. 1) contro i luterani. Il Concilio Vaticano II tratta dell’Eucarestia nel documento sulla liturgia, ai capitoli intitolati: “Magistero e vita sacerdotale” (n° 5); “Chiesa e Mondo” (n°38); “Lumen Gentium” (nn. 3 e 28).
Che dire? E’ molto triste che con tutte queste autentiche ed autorevoli catechesi del Concilio, Kiko e Carmen si ostinino ancora ad inviare ai loro catechisti, che a loro volta la ripetono ‘pappagallescamente’ ai fedeli del Cammino Neocatecumenale, questa loro vecchia catechesi degli anni ‘70 che genera solo confusione sull’autentica dottrina cattolica e sulla Santa Messa. Cosicché è chiaro che, alla fine, si arrivi ad andare a ricevere la Santa Comunione dal Papa addirittura con le braccia conserte…
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